CERLETTI UGO

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CERLETTI UGO

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Conegliano Veneto 1877- Roma 1963

L’inventore dell’elettroshock, Nominato nel 1925 professore di clinica delle malattie nervose e mentali dell’università di Bari.

Nel panorama della scienza italiana ed internazionale il nome di Ugo Cerletti è legato alla celebre invenzione dell’elettroshock, da lui compiuta a Roma nel 1938. Nato a Conegliano Veneto il 26 settembre del 1877, Cedetti comincia gli studi presso il Liceo Classico “Visconti” di Roma. Figlio di Giovanni Battista Cedetti (1846-1906), tra l’altro fondatore e direttore della prima Scuola Italiana di Enologia e Viticoltura, il giovane Ugo cresce in un ambiente fortemente segnato dalla “religione della scienza” di stampo positivistico. Così, terminato il percorso scolastico, decide di iscriversi alla Facoltà di Medicina.
L’approdo alla psichiatria avviene grazie all’incontro con Giovanni Mingazzini (1859-1929) ed Ezio Sciamanna (1850- 1905), professori a Roma. I due lo avviano su un percorso di studio segnato dal connubio fra ricerca anatomopatologica e indagine clinica. Dopo la laurea, che consegue nel 1901 con Mingazzini, per Cedetti ha inizio una stagione di frequenti viaggi di studio all’estero. Meta prediletta è la Germania, dove in quegli anni fervono le ricerche di anatomia del sistema nervoso. Qui ha modo di lavorare dapprima a Heidelberg, sotto la direzione di Franz Nissl (1860-1919), poi a Monaco, con Emil Kraepelin (1856-1926) e Alois Alzheimer (1863-1915).
Sono soggiorni proficui, da cui Cerletti ritorna carico di entusiasmo ed iniziative. Ad ogni rientro, infatti, riporta a Roma i frutti delle competenze acquisite: con i colleghi Francesco Bonfiglio (1893-1966) e Gaetano Perusini (1879- 1915), in particolare, si impegna nell’allestimento del laboratorio anatomopatologico dell’università. I tre formano il così detto “gruppo di Monaco” e vengono appoggiati nelle loro iniziative da Augusto Tamburini (1848-1919), che nel frattempo si è trasferito da Reggio Emilia a Roma per dirigere la Clinica psichiatrica universitaria.
Così, prima in qualità di assistente, poi di aiuto, Cerletti trascorre gli anni successivi alla laurea fino alla prima guerra mondiale, allo scoppiare della quale parte per il fronte con la carica di capitano medico. Durante il conflitto svolge alcune ricerche sugli esplosivi, che lo portano alla messa a punto di un’arma denominata “spoletta a scoppio differito”. Il rientro alla vita civile coincide per Cerletti con il trasferimento a Milano, dove assume la direzione dell’Istituto Neurobiologico di Ricerca annesso al Manicomio di Mombello. Vi rimarrà fino al 1924.
L’approdo a Bari avviene nel 1925, anno in cui Cerletti viene nominato professore di Clinica delle Malattie nervose e mentali. Durante gli anni trascorsi nel capoluogo pugliese lo scienziato si dedica all’allestimento della Clinica Neuropatologica dell’Università. È un lavoro faticoso, per il quale deve davvero partire da zero: l’Ateneo barese è nato da poco più di un anno e tutto è ancora da farsi.
Nello stesso periodo approfondisce la riflessione su quella “mitologia del cervello” che ha trovato in Europa sostenitori convinti come Oskar e Cécile Vogt (1870-1959; 1875-1962). L’idea di localizzare la causa dei disturbi mentali in specifiche aree del cervello pare a molti una promessa allettante. Il professore barese è però, a riguardo, piuttosto cauto. La sua lunga esperienza, e come anatomopatologo e come clinico, lo porta a ritenere “troppo semplicistico il considerare ogni area come il centro di una funzione determinata”. L’idea, insomma, di individuare sedi cerebrali specifiche direttamente legate a determinate funzioni comportamentali non lo trova concorde. Del resto, come aveva già sottolineato Leonardo Bianchi (1848-1927) nel 1920, un conto è ammettere che siano localizzabili e ben definibili gli elementi che compongono e “sorreggono” il pensiero, un altro è ritenere che il pensiero sia esso stesso, di per sé, un fenomeno localizzabile.
Nelle riflessioni svolte in questi anni sul tema del localizzazionismo Cerletti dimostra di riconoscere il rischio di semplificazione esistente nell’ambiente degli addetti ai lavori: troppo facilmente si fa dipendere una malattia mentale da una lesione cerebrale specifica. I tranelli del semplificare, tuttavia, ricorrono spesso anche nelle concezioni del senso comune più diffuso fra il pubblico. Si tratta di due facce della stessa medaglia: è difficile avvicinarsi al mondo delle malattie mentali senza farsi fuorviare da idee preconcette e inverificate. Proprio a questo argomento Cerletti dedica la prolusione di ingresso nell’Ateneo di Bari, dal significativo titolo La psichiatria fra i normali, nella quale denuncia l’estrema difficoltà di tracciare una netta e marcata linea di separazione fra normalità e follia.
Il periodo barese termina con il trasferimento del 1928 a Genova, dove è chiamato a ricoprire la cattedra di Clinica delle Malattie nervose e mentali, precedentemente tenuta da Enrico Morselli (1852-1929). Di qui lo scienziato passa, nel ’35, all’Università di Roma, dove mette a punto il suo “rivoluzionario” metodo di cura delle malattie mentali: l’elettroshock. Nel giro di pochi anni questa terapia si diffonde in tutto il mondo. Cerletti acquisisce di conseguenza grande fama, anche a livello internazionale. Questa celebrità non sembra però soddisfarlo. Lo scienziato vorrebbe infatti poter continuare le sue ricerche per trovare metodi di cura meno violenti e aggressivi dell’elettroshock. Tuttavia, negli anni della guerra gli è estremamente difficile procedere in questa direzione.
Uno spiraglio sembra aprirsi sono nel dopoguerra. Nel 1947, in particolare, l’apertura presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche di un Centro, da lui diretto, per la Fisiopatologia dell’Elettroshock sembra offrirgli occasione per continuare nella direzione desiderata. Ha così avvio una stagione di intensa ricerca sulle modificazioni chimiche prodotte nel cervello a seguito dell’urto elettrico. La speranza dello scienziato – dichiarata pubblicamente a Parigi, nel 1950, durante il primo congresso mondiale di psichiatria – è di individuare la natura di queste sostanze, allo scopo di una loro somministrazione diretta, tramite iniezione, ai malati di mente. Concettualmente parlando, si è agli albori della psico­farmacologia.
In questa sua “lotta contro l’elettroshock” Cerletti spende gran parte delle energie degli ultimi anni di vita. Non è però questo l’unico fronte che lo vede impegnato. Come presidente della Società Italiana di Psichiatria interviene coraggiosamente nel dibattito sulla riforma dell’assistenza psichiatrica in Italia, criticando i manicomi e promuovendo un modello di assistenza decentrata sul territorio, in grado di integrare l’impiego di mezzi fisici e psichici di cura dei disturbi mentali. Per quello che riguarda la ricerca scientifica, inoltre, negli ultimi anni di vita ritorna a dedicarsi ad un argomento che lo ha impegnato ed appassionato fin dai primi anni dopo la laurea: il cretinismo e il gozzo endemico. Ed è proprio durante lo svolgimento di queste ricerche che lo coglie un malore, da cui non si riprenderà. Muore a Roma, nel 1963, a ottantasei anni, dopo una vita attivissima.
Roberta Passione
Da Scienziati di Puglia (a cura di) Francesco Paolo De Ceglia, Adda Editore, 2007 pag. 440-441

Cenni bibliografici

Letteratura primaria:

La psichiatria fra i normali, «Annuario della Regia Università Benito Mussolini di Bari», II (1925-26), pp. 23-70.
Istotettonica della corteccia cerebrale e malattie mentali, G. Federici, Pesaro 1927.
La fossa dei serpenti, «Il Ponte» (1949), pp. 1371-78.
Scritti sull’elettroshock, a cura di R. Passione, F. Angeli, Milano 2006.

Letteratura secondaria:

Passione R., Elettricità e vita. L’elettroshock di Cerletti e le ricerche sulle acroagonine, «Psicoterapia e scienze umane» (2002), pp. 33-55.
Passione R., La violenza nella storia della psichiatria: il caso dell’elettroshock, «Rivista sperimentale di psichiatria» (2003), pp. 99-120.
Passione R., Introduzione a U. Cerletti, Scritti sull’elettroshock, F. Angeli, Milano 2006.
Passione R., Ugo Cerletti. Il romanzo dell’elettroshock, Aliberti, Reggio Emilia 2007.

Enciclopedia on line https://www.treccani.it/enciclopedia/ugo-cerletti/

Cerlétti, Ugo. – Neuropsichiatra (Conegliano 1877 – Roma 1963), figlio di Giovanni Battista. Allievo di F. Nissl, nella clinica diretta da E. Kraepelin; prof. universitario dal 1925, insegnò a Bari, Genova e Roma. Autore di brillanti ricerche cliniche e sperimentali, pertinenti alla neuropsichiatria, alla patologia sperimentale e ad argomenti assai lontani dalle discipline mediche: durante la prima guerra mondiale ideò un particolare tipo di spoletta di artiglieria a scoppio ritardato. Dei suoi studî, oltre quelli sul gozzo, hanno un’importanza tutta particolare quelli sulla epilessia sperimentale, culminati nell’ideazione (1938) dell’elettroshock, che realizzò in collaborazione con L. Bini, suo aiuto.

Ugo Cerletti, Conegliano (Treviso) 1877 – Roma 1963. Dopo un soggiorno ad Heidelberg, dove si perfezionò nelle tecniche di istologia del sistema nervoso sotto la guida di F. Nissl, si laureò in medicina a Roma nel 1901, divenendo assistente della Clinica psichiatrica. Alternando la sua attività tra Roma e la Germania, pubblicò su riviste tedesche i risultati delle sue ricerche istopatologiche. Nel 1934, al fine di chiarire la natura dell’epilessia e analizzare dal punto di vista istologico i “cervelli epilettici”, utilizzò la corrente elettrica alternata come stimolo epilettogeno sui cani. In seguito all’avvento dei primi metodi epilettizzanti di cura della schizofrenia (scoperti fra gli anni venti e i trenta da Sakel e Medusa), si applicò a utilizzare l’elettricità anche a scopo terapeutico. Dopo aver provato sui cani per diversi anni, sperimentò, nell’aprile del 1938, il primo elettroshock sull’uomo. La pratica sembrò particolarmente efficace nei disturbi depressivi e schizofrenici e si diffuse immediatamente in tutto il mondo.

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