LOJACONO IGNAZIO

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LOJACONO IGNAZIO

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Bari 25 maggio 1922 – 2 ottobre 2009

Storico fondatore e presidente del Cus Bari e del Cus Italia per decenni dal dopoguerra ai primi anni del terzo millennio; Membro fondatore del Cusi (il Cus Italia) nel 1946, ne è stato vicepresidente dal 1947 al 1957, presidente dal 1957 al 1995 (ben 38 anni) e presidente onorario dal 1995 al 2009.

In un articolo di Checco Lananna  “Don Ignazio, una vita per il Cus Bari” pubblicato su la Gazzetta del Mezzogiorno del 25 maggio 2022 in occasione del centenario della nascita dello storico fondatore e presidente del Centro Universitario Sportivo Barese vengono rievocate le diverse iniziative promosse dal mitico sportivo, affermando “Cento anni son passati, mille anni sarà ricordato: oggi, cento anni fa, nasceva a Bari il dott. Ignazio Maria Filippo Lojacono, storico fondatore e presidente del Cus Bari e del Cus Italia per decenni dal Dopoguerra a primi anni del terzo millennio.

Ignazio era figlio del dott. Natale, il notissimo «speziale», fondatore della Democrazia Cristiana in Puglia nel 1943 e primo sindaco della città dopo la liberazione.

Già a ventidue anni segue le orme del padre rivestendo gli incarichi di vicesegretario e segretario cittadino della DC. Nell’83 si dimette spontaneamente dal partito perché non ne condivide più la politica, sia locale sia nazionale. E scrive ad un alto dirigente: «Mio padre ha creato la DC in terra di Bari, io non voglio essere tra coloro che la distruggeranno». Le ragioni di quelle dimissioni vengono pubblicate nell’edizione del 17 agosto 1984 de La Gazzetta del Mezzogiorno.

Grande fu il suo amore per lo sport e di rilievo fu il suo ruolo nelle istituzioni che lo portarono a “costruire una realtà sportiva che parte da Bari e arriva in Europa. In una sua intervista pubblicata sul quotidiano barese 1’11 dicembre del 2002 (e pubblicata sul libro di Vito D’Agostino, Sotto il molo delle petroliere) c’è l’essenza del suo operato: «In questa lunga vicenda mi hanno guidato due principi. Non rubare: è stato facile avendo presenti l’insegnamento e l’esempio di mio padre. Non farsi derubare: è stato meno facile ma ritengo di esserci riuscito».

Ignazio Lojacono è prima di tutto un uomo di studi: dopo la maturità classica al Di Cagno. Abbrescia di Bari, si laurea in Medicina, Farmacia e Giurisprudenza. Lo fa per l’amore per lo studio, certamente, ma c’è chi pensa che lo faccia per l’amore dell’ambiente universitario. Avrebbe potuto scegliere qualsiasi professione in Ateneo o in clinica ospedaliera ma preferisce portare avanti l’omonima farmacia di corso Cavour.

Diverse furono le cariche ricoperte dal Don Ignazio, partendo da quelle politiche nel Comune di Bari, nel Consiglio Provinciale di Sanità e nel Consiglio d’Amministrazione dell’Università degli Studi di Bari. Membro fondatore del Cusi (il Cus Italia) nel 1946, ne è stato vicepresidente dal 1947 al 1957, presidente dal 1957 al 1995 (ben 38 anni) e presidente onorario dal 1995 al 2009.

Nel lungo periodo di presidenza del Cusi diverse le sue iniziative promosse per ottenere dai vari Governi le leggi per disciplinare e finanziare la costruzione di impianti sportivi (e le relative attività) presso le Università italiane. E grazie a queste leggi vengono ripartiti tra le istituzioni universitarie italiane centinaia di milioni di euro sia per l’edilizia universitaria sia per la gestione, permettendo la costruzione di oltre 300 impianti sportivi.

È stato membro fondatore della Fisu (Federazione Internazionale dello Sport Universitario) nel 1948 e membro d’onore fino al 2009 oltre che consigliere della Federazione italiana pallacanestro e della Federazione italiana canottaggio. Fondamentale la sua esperienza come membro del Comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo di Bari ’97.

La sua creatura più importante è stata sicuramente il Cus Bari: “ne è stato l’ideatore e ne ha ricoperto ininterrottamente la carica di presidente dal 1947 al 2007 (ben 60 anni) e presidente onorario dal 2007 al 2009. Adesso la sua statua saluta atleti e non, all’ingresso del centro di lungomare Starita.

“Siamo nel dopoguerra. Don Ignazio è un intellettuale molto attivo nella vita politica e sportiva della città. Ha una visione: costituire un organismo autonomo che regoli tutte le attività fisiche del mondo studentesco. Fu così che nel 1944 fonda, con Vito Accettura, Franceschino Capocasale ed_altri, la Polisportiva Universitaria dell’Ateneo Barese (Cusab) con l’approvazione dello Statuto del 29 marzo 1947 come organo del Cusi (Centro universitario sportivo italiano). È l’inizio dello sport universitario barese e italiano. Nel 1953, con le ulteriori modifiche statutarie indicate dal Cusi, il Cusab diventa Cus Bari.

Il Cus Bari è fiore all’occhiello di Loiacono. Il complesso polisportivo oggi si estende su circa 9 ettari. Comprende una pista per l’atletica leggera da 400 metri a 8 corsie con incluso un campo di calcio a 11 di dimensioni regolamentari, un campo di pattinaggio a rotelle, un campo di calcio a 5, un campo da tennis, un palazzetto per lo sport con 1.260 posti per spettatori, due sedi nautiche per il canottaggio e la canoa, una darsena per imbarcazioni da diporto con 300 posti, una piscina scoperta da 25 metri ed una coperta da 50 m, due palestre fitness di cui una di 600 metri quadrati. Si tratta di un impianto che non trova eguali in Italia e pochi in Europa.”

Ignazio Lojacono è il Cus Bari e il Cus Bari lo ha ripagato con tanti successi sportivi: dal nuoto all’atletica al basket la sala della è piena di trofei. Ma il cuore di Loiacono era il canottaggio: era un campione vero, sia come atleta sia come giudice arbitro. 1 canottieri del Cus Bari hanno gareggiato in tutto il mondo, in suo onore, portando a casa un grande numero di titoli nazionali, europei, mondiali e olimpionici.

Citarli tutti sarebbe un’impresa. Due per tutti: Domenico Montrone (bronzo alle Olimpiadi di Rio e campione mondiale nel 2017) e Antonio Maurogiovanni (olimpico degli anni Novanta e tecnico internazionale, ora responsabile della nazionale irlandese, dopo le esperienze in Australia e Olanda).”

“Ma questo sport negli ultimi anni non è stato prolifico di risultati come da tradizione cussina. E alla crisi di risultati si è aggiunta una tragedia nel 2015: l’atleta master Nicola Mangialardi ha perso la vita durante un allenamento nel porto. Un dolore immenso che difficilmente sarà dimenticato. Le acque del porto sono sempre state amiche: il bacino di allenamento di canoa, canottaggio, vela e nuoto d’altura del mitico Paolo Pinto. Certamente don Ignazio avrebbe pianto più di tutti.

Il diario del Pirata: Salutiamo Ignazio Lojacono (baricanoa.blogspot.com)

Il diario del Pirata

Le imprese dei Cavalieri del Mare

venerdì 2 ottobre 2009

Salutiamo Ignazio Loiacono

Ho appreso qualche minuto fa della morte, avvenuta stamattina, di Ignazio Lojacono, storico Presidente del CUS.

Per quanto la cosa non mi colga di sorpresa, data l’età e lo stato di salute del Presidente Onorario (mai dizione è stata più appropriata), un groppo in gola l’ho avvertito: quasi 35 anni della mia vita trascorsi fino ad oggi (e con la voglia di continuare) all’interno del CUS, vedendo crescere persone e strutture, vivendo successi e momenti meno felici, ma tutti comunque con il comune denominatore della presenza, molto spesso attiva, e solo a volte nominale (ma poteva essere sufficiente), del dr. Lojacono.

Il Palazzetto dello sport, i campi di calcio, la nostra palazzina della canoa, il raddoppio della piscina, la nuova palestra, sono opere che, dal momento del mio ingresso nel CUS, ho visto crescere grazie all’impegno ed alla passione di Lojacono, che ha sempre saputo utilizzare il suo carisma, e la fiducia guadagnata presso le istituzioni sportive locali, nazionali ed internazionali, per far crescere il nostro Centro.

Un episodio per tutti: anno 2002, il CUS BARI organizza i Mondiali Universitari di Canoa su acqua piatta; non potrò dimenticare le facce estasiate ed ammirate delle diverse delegazioni, venute da tante parti del mondo, girando per i nostri impianti, compreso il nostro Oreste Perri, allenatore della selezione italiana, che si complimentò tanto per la struttura quanto per l’organizzazione, nella fattispecie, della manifestazione.

Il mio non vuole essere quello che in gergo giornalistico si definisce “coccodrillo” (articolo di commemorazione di chi viene a mancare), ma un breve (ma sentito) tributo ad una figura che non si estingue col suo passaggio terreno, e che ritengo fondamentale nella mia crescita sportiva e, soprattutto, comportamentale.

Vi invito a cogliere, insieme a me, l’eredità spirituale di Ignazio Lojacono, cercando sempre di mantenere un alto profilo, sicuramente sportivo, ma soprattutto morale, che non passa necessariamente dall’ottenimento di grandi risultati (che comunque benvengano), ma piuttosto dal sentirsi, ed essere riconosciuti, come persone oneste e degne di stima, soprattutto in un’epoca che sembra non tenere nella dovuta considerazione tali valori.

Gualtiero Melchiorre

(Nicola Macina)

Il mio sogno, finora non realizzato, è stato e permane quello di fare di ogni CUS un laboratorio di ricerca sull’esercizio fisico con sistematica misurazione dei parametri registrati nei vari apparati organici, con particolare riferimento al consumo d’ossigeno, alla gittata cardiaca, alla capacità vitale, ai tracciati elettrocardiografici ed ecocardiografici, al contenimento della frequenza cardiaca e di quella respiratoria sotto sforzo nonché alle altre analoghe osservazioni.

Infatti, solo la periodica, sistematica misurazione dei suddetti parametri può chiarire se l’allenamento praticato – nelle sue varie componenti di frequenza, durata ed intensità – è proficuo o meno, se le dosi somministrate sono adeguate o insoddisfacenti o eccessive; in una parola, se il sistema di allenamento adottato risponde ai canoni della fisiologia ed alle possibilità di ciascun soggetto ovvero se è sbagliato, improduttivo o se, infine, induce sia pure iniziali manifestazioni patologiche o stati di sovrallenamento.

Va, comunque, evidenziato che l’Università è, innanzitutto, una scuola, la scuola per eccellenza, quella primaria. Suo compito fondamentale è quello di varcare la frontiera dell’ignoto, di aprire nuovi spazi di conoscenza, di mettere a disposizione della società ulteriori strumenti di civiltà e di progresso. Il nostro sport sarà veramente universitario se, nel nostro settore, sapremo contribuire a tale processo, svolgere compiutamente la nostra funzione.

Ignazio Lojacono

Prof. Enrico Petrocelli

Fuori la pioggia scrosciante aveva increspato la superficie del mare ma non aveva spento l’entusiasmo che ci animava tutti. L’atmosfera era inizialmente tesa.

Nella palestra del CUS gli spalti gremiti già alle 9.30 del mattino, un andirivieni di personale addetto all’accoglienza: mai un’inaugurazione di anno accademico aveva richiamato tante persone. Al piano di sopra: operatori televisivi e giornalisti accorsi per la conferenza stampa del Ministro.

Negli spogliatoi toghe appese agli attaccapanni o adagiate sulle panche. Ovunque personale di pubblica sicurezza. L’ufficio del Presidente il luogo più sicuro per le borse, i sigilli, oltre che per ricevere e trasmettere fax. Il grande tavolo della sala riunioni trasformato all’occorrenza in buvette. La silenziosa presenza del padrone di casa, quasi invisibile, vigilava discreta sul brusio della gente indaffarata nei preparativi.

A guardarlo con attenzione, dietro il viso scavato dagli anni e dalle esaltanti esperienze, si sarebbe indovinata una grande soddisfazione: la stessa che, gli occhi lucidi, lo aveva accompagnato mentre illustrava al Ministro la storia e le virtù di quel suo piccolo, grande miracolo, costruito nei decenni con pazienza, tenacia, competenza e soprattutto passione.

L’applauso fragoroso al termine del mio primo discorso inaugurale sciolse la tensione accumulata come alla vigilia di una grande partita, come quelle che da sempre si giocavano e si giocano nella palestra del CUS. Con lo stesso entusiasmo di un tifoso, di un allenatore, di un atleta, il Presidente assisteva ad un incontro unico, mai disputato nel Suo palazzetto, un incontro che – mi confidò – non avrebbe mai più dimenticato.

Era l’11 dicembre 2006 e l’Università degli Studi di Bari inaugurava, per la prima volta nella storia, l’anno accademico in una palestra, quella del Centro Universitario Sportivo, per oltre sessant’anni guidato dal Presidente Ignazio Lojacono. “Don” Ignazio, la sua vita, le sue attività, i riconoscimenti ottenuti: in lunghi, pieni, esaltanti 87 anni di vita. Dal 1936 ha vogato verso i Suoi obiettivi senza mai perdersi d’animo, e anzi, propagando nuove idee, fondando associazioni (come la Polisportiva Universitaria Barese, o ancora la Federazione Internazionale dello Sport Universitario), sostenendo i Suoi ragazzi, le Sue squadre, mietendo vittorie e consensi.

Questi riconoscimenti si aggiungevano a quelli ufficiali: Sigillo d’oro della nostra Università, tre lauree in Medicina e Chirurgia, Giurisprudenza e Farmacia e un’attività da farmacista con cui ha ottenuto il Caduceo d’Oro dall’Ordine dei Farmacisti di Ma erano la stima e l’affetto degli amici, dei Colleghi, degli allievi per lui la ricompensa migliore dei decenni di lavoro indefesso come “Presidente dei Presidenti”; così lo chiamavano, ricordando il periodo in cui aveva guidato a livello nazionale il CUSI e aveva portato ovunque la fede nei giovani e nelle discipline sportive.

Oggi, che ci aspetteremmo di veder comparire la Sua alta figura da gentiluomo d’altri tempi fra le palazzine e le imbarcazioni del Suo “regno”, oggi ci sentiamo più soli, epperò insieme consapevoli di quanto è stato realizzato e pronti ad operare nel solco tracciata.

Grazie “Don” Ignazio.

Prof. Corrado Petrocelli

Magnifico Rettore Università degli Studi di Bari “Aldo Moro

Dott. Michele Emiliano

Ignazio Lojacono è unanimemente riconosciuto, a ragione, come il grande padre dello sport barese: chiunque nella nostra città sia appassionato di sport o lo abbia conosciuto personalmente, ne ha sentito parlare come di una figura mitica.

A lui si deve l’intuizione – in anni difficili come il primo dopoguerra – che non c’è sport di eccellenza senza impianti di qualità: da cui la fondazione del CUS Bari, che a tutt’oggi rimane una delle strutture sportive universitarie più belle d’Italia, un luogo di educazione ai valori nobili dello sport e della vita, un fiore all’occhiello per la nostra città.

È grazie alla sua dedizione, alla sua infinita passione che migliaia di atleti e di sportivi sono cresciuti nelle palestre, nelle piscine e nel tratto di mare antistante il CUS: uno scenario bellissimo, sullo sfondo del quale Ignazio Lojacono si muoveva con la naturalezza ed il carisma del vero leader.

Come non ricordare le sue incursioni domenicali, a metà tra passeggiate di piacere e sopralluoghi ispettivi per controllare che tutto andasse per il verso giusto, o le sue improvvise apparizioni a bordo di un gommone per seguire un allenamento di canottaggio, la sua vera, grande passione?

Io che ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza agonistica nella squadra di basket del CUS Bari non potrò mai dimenticare la sua figura di uomo e dirigente: un esempio raro di competenza ed etica professionale, di passione ed eleganza, di cultura e di rigore. 60 anni alla guida del CUS Bari e l’impegno ininterrotto sullo scenario nazionale con il CUSI, con la FISU, ne fanno senz’altro una delle figure di riferimento per lo sviluppo dello sport nel nostro Paese.

Questa raccolta di testimonianze, in fondo, non è che un modo di dirgli Grazie a nome dell’intera città, una città che lo ricorda e lo ricorderà nel tempo a venire.

Dott. Michele Emiliano

Sindaco della Città di Bari

Natale Lojacono

Esistono persone che parlano ed esistono persone che agiscono. Probabilmente questo libro non sarebbe mai uscito se il giovane Autore, fedele collaboratore di mio padre, non avesse sentito un desiderio maggiore delle sue forze, che lo spingeva a pubblicare il libro. Nicola Macina appartiene alla categoria delle persone che agiscono.

Legati da fili invisibili l’affetto li ha uniti nel ricordo con sentimenti coinvolgenti.

Entrambi hanno creduto in ciò che facevano.

Mio padre prima ancora che per se stesso ha avuto l’onestà intellettuale di chi ha combattuto anche per chi doveva venire dopo: le generazioni future.

A lui interessava rendere giustizia ai fatti, alla verità, spesso purtroppo travisati o adattati a convenienze ideologiche. Ignazio si è sempre rivolto soprattutto ai giovani universitari, affinché sappiano che se loro oggi vivono di sport, lo devono anche a chi come lui ha combattuto per lo sport.

Questo libro, che possiede un ricco patrimonio testuale e fotografico grazie anche al fatto che mio padre abitualmente conservava con precisione certosina tutti i suoi album fotografici, non è quindi solo un omaggio a mio padre ma è una parte di storia, la storia dello sport universitario in Italia e nel Mondo.

I giovani devono conoscere per riflettere, capire, giudicare.

Dobbiamo essere grati all’Autore, cui ho affidato la Direzione di questo Progetto, perché, interpellando con coraggio e determinazione Autorità Accademiche, politiche, religiose, collaboratori, operai, archivi, ecc., ha dato vita a questo preziosa opera offrendoci la possibilità di arricchire il valore della nostra conoscenza.

Natale Lojacono

il figlio

Ignazio con il figlio Natale e la moglie Rita Alesse nella presidenza del CUS Bari.

PRESENTAZIONE

Nicola Macina

Sei meraviglia narrata dai musicanti del mare…”

 

Ricordare Ignazio Lojacono, seguire il suo amore per lo sport attraverso i ricordi della gente, vedere gli impianti sportivi universitari così come ora si presentano a tutti noi cittadini, costituisce un omaggio che onora non soltanto la città di Bari, ma l’intero mondo sportivo accademico.

Le preziose testimonianze corredate da storiche foto costituiscono un intreccio d’amori che rendono questo volume unico e prezioso.

Non è una pubblicazione che si esaurisce in sé stessa ma solo un modo per far arrivare il suo messaggio, i suoi insegnamenti, a chi lo leggerà.

Ricordi e commozione che fanno rivivere il passato e ritornare alle persone amate. Ho dato vita a questo progetto perché ho avvertito l’esigenza di ritrarre su carta il calore umano di Ignazio. Il tutto è stato supportato dal contributo volontario, e involontario, offertomi dalla gente che lo ha conosciuto. Registrando le loro testimonianze è venuto fuori che, per un motivo o per altro, ci si riconosceva in lui. Questo progetto va considerato un’opportunità per formare un personale e libero ragionamento sulla straordinaria personalità di Ignazio.

Questo libro è un prezioso “oggetto” di cultura scritto col cuore e con la passione.

Leggendolo si avrà anche il piacere e l’opportunità di guardare il lato segreto della vita di Ignazio. Spero che lo renda immortale e che tutti possiate condividere le sue idee ed emozioni.

Se oggi lo state leggendo vorrà dire che il suo operato non è stato inutile.

Ho partorito quest’idea prima ancora che Ignazio Lojacono prendesse il largo verso l’orizzonte della vita eterna e solo i ripetuti incoraggiamenti degli amici a continuare a scrivere mi hanno convinto che lasciare una testimonianza di come sia nato il mondo dello sport universitario sarebbe stato un bene.

Nel mio piccolo ho veleggiato sull’onda dei miei e vostri ricordi e mi sono attenuto a quelle che erano unicamente le rivelazioni.

Ho arricchito i testi dell’opera con numerose fotografie cercando di chiarire il contesto storico nel quale sono state prodotte e le finalità verso cui si indirizzava la loro fruizione.

Questo libro ci fa ascoltare, ancora una volta, la sua voce attraverso la gente che lo ha conosciuto.

È un progetto editoriale che pone il valore dell’amore per lo sport al servizio della storia. Con coraggio e determinazione e senza timore sono andato avanti per la mia rotta, così come lui avrebbe fatto. Scorreva in me giovane adrenalina e voglia di agire e di portare a casa un po’ del suo mare, curato con passione.

Attraverso le centinaia di Poesia “L’infinito” di Giacomo Leopardi: testimonianze da me raccolte con pazienza e dedizione potrete passeggiare tra i ricordi

in un’affascinante atmosfera di serenità dove commozione e passione si toccano e si confrontano attraverso la sperimentazione dei diversi linguaggi.

“Salire” sul suo pensiero conquistava l’immaginazione, soddisfaceva la curiosità, incantava la fantasia di molti, facendo assaporare scenari estasianti.

Per me Ignazio è stato un invito a sognare e a sperare. Mi ritengo fortunato ad averlo conosciuto, ad averlo vissuto e ad essere stato accolto a lavorare nella sua casa, il CUS Bari.

Quando lo guardavo ed il cuore mi si riempiva di sensazioni che mai avrei pensato di provare. Col fiato sospeso in lui ammiravo luoghi imperdibili ove riflettere.

Una volta mi disse “Colino, non aspettare il momento opportuno: crealo”, citando George Bernard Shaw. Ho realizzato questa idea che con entusiasmo regalo a voi, e con la speranza di farvi ascoltare suoni, voci, profumi, fatti, idee legati alla sua affascinante carriera.

Il suo ricordo rimarrà indelebile, come le gesta di un Cavaliere.

Erano le 13,13 del 2 ottobre 2009 uscivo dal lavoro ed il mio cellulare squillò. Era Valentina Muciaccia sua nipote: mi comunicava che Don Ignazio aveva avuto un malore mentre stava pranzando e si era accasciato sul piatto. «Non è possibile – dissi – non è possibile, sei sicura Vale?». Non volli credere a quella triste verità. Lui era immortale non poteva morire. Sentivo in cuor mio che quell’evento avrebbe chiuso una pagina importante della città dello sport barese e nazionale. Comunicai la notizia all’allora Presidente del CUS Bari prof. Corsi, che nonostante conoscesse le gravi condizioni di salute di Ignazio e la veneranda età di 87 ani, rimase stupito. Tutti sapevano che un giorno o l’altro sarebbe successo, ma tutti non credevano alla sua scomparsa terrena.

Lo conobbi nel 1989. Il suo instancabile lavoro di dirigente sportivo ad alti livelli è stato per lui un cammino di fede dove ha alimentato lo spirito e la ricerca di un sentimento etico-sportivo-culturale che ha abbracciato tutti. Una strada del gusto di vivere meglio, un’ondata di musica di qualità e professionalità. C’era da innamorarsi di Ignazio delle sue preziose verità.

Dopo la sua scomparsa proposi l’ambizioso progetto editoriale alla famiglia Lojacono, la quale apprezzò subito con entusiasmo l’iniziativa anche perché proveniva da un fedele collaboratore. L’11 ottobre 2009 una lettera ufficializzò la commissione del libro.

Così mi resi conto che in tanti anni accanto a lui ho assunto un impegno morale.

Lui, principe dello sport – così definito dall’amico giornalista Franco Castellano – ha coinvolto tutti i palcoscenici del mondo sportivo ed accademico. Abbiamo ascoltato un’ondata di musica di qualità. Si parte dunque con tanta voglia di dire, Ignazio c’è, è un cuore pulsante e inarrestabile che, come obiettivo, rincorre le belle, anzi bellissime, promesse di uno sport ai massimi livelli.

Avvolto da un cielo stellato ho raccolto testimonianze inedite ed imperdibili.

Per oltre 2 anni ho avuto il piacere di frequentare luoghi privilegiati del cuore della gente impregnata del suo amore: ascoltandola catturavo un po’ della sua anima.

È per me entusiasmante poter condividere le mie emozioni con voi lettori qui.

Il Centro Universitario Sportivo di Bari infatti è una prova tangibile, uno spettacolo come pochi altri in Italia: ed io mi ritengo fortunato ad essere stato accolto come suo segretario.

Così ho contattato quasi 500 persone. Tutti mi parlavano bene di lui, ma lui dov’era? L’ho cercato per quasi due anni ma non riuscivo a trovarlo… eppure, tra le righe della gente echeggiava la sua gran voce. Alla fine, mi accorsi che è sempre stato accanto a me.

Mi permetto di esprimere un mio piccolo vanto, spero non me ne vogliate: il 2 febbraio 2007, in occasione della cerimonia di premiazione dei Campionati Nazionali Universitari del precedente anno a pochi mesi dallo storico passaggio di consegne della prestigiosa Presidenza del CUS Bari, mi assegnarono un premio con su scritto “Al nostro Segretario Nicola Macina, fedele ed intraprendente collaboratore sportivo, con tanta gratitudine e riconoscenza per il suo prezioso contributo”. Ne fui felicissimo ed orgoglioso tanto che tutt’oggi mi ha dato l’energia per realizzare questo progetto. Mi sembra ancora di vederlo lì, sul bordo della banchina; gli rivolgo un pensiero affettuoso ogni volta che passo per andare a lavorare.

E lui magari con un vento maestrale o libeccio, silenziosamente, ricambia il mio saluto.

Ciò che spero vi arrivi è l’essenza di semplicità mista a genialità, di quella gentilezza che oggi è diventata più rara di un’auto d’epoca.

Credo che Ignazio abbia lasciato un ricordo piacevole per tutti, non solo come Dirigente sportivo, a cui si deve rispetto solo per il fatto di essere stato un po’ “il padre dello sport universitario”, ma come uomo intelligente, sensibile, di cultura.

Un mito che stregava tutti con la sua caparbietà con la quale affrontava le sue imprese.

In ogni sentiero della sua vita Ignazio profondeva lo stesso costante impegno, affrontando sempre lealmente ogni sfida. Forza di volontà e sacrificio: uno sportivo nel senso più nobile del termine, lontano dagli agonismi odierni che sciupano ogni sana competizione. Fiero della baresità aveva costruito un ponte ideale tra lo sport e la cultura universitaria. Abile nel reperire i fondi per i suoi progetti, anche la sua ultima vogata aveva lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema importantissimo: la salute attraverso lo sport.

Non gli mancava mai una parola di incoraggiamento per il mio impegno lavorativo, ed io ero sempre al suo fianco nelle nuove sfide che amava lanciare.

Ignazio non c’è più da oltre due anni ma il suo esempio, i suoi insegnamenti, continueranno ad essere patrimonio delle generazioni future, alle quali racconteremo con orgoglio le sue gesta.

E quando sentiremo la sua mancanza, lo ricorderemo guardando vogare giovani studenti nei mari dell’eccellenza universitaria. Lo sport allena l’intelletto.

Ignazio concimava la sua vita giorno dopo giorno: non ha mai smesso di imparare.

Alla veneranda età di 80 anni frequentava un corso di inglese alla Lord Byron College School di Bari in occasione dei Campionati Mondiali Universitari di Canoa da lui organizzati, leggeva montagne di libri (ultimo suo libro letto è stato Andreotti. La vita di un uomo politico, la storia di un’epoca di Massimo Franco), sempre motivato… anche quando volle che gli insegnassi ad usare il computer.

Grazie alla sua tenacia ed intraprendenza imparò presto ad utilizzare il Cd-Rom del Corso di inglese nel PC e a vedere giornalmente l’intero bilancio del CUS Bari. Successivamente gli spiegai dell’esistenza delle email: uno strumento che utilizzò da subito in quanto gli permetteva di ricevere in breve tempo risposte da tutto il mondo ed in particolare dal Giappone, ma soprattutto di fargli risparmiare denaro in quanto tutte le richieste le avrebbe volute fare con il telefax (sempre pronto alla parsimonia!!).

Quando organizzò il Campionato Mondiale Universitari di Canoa mi volle come suo Segretario Generale della Manifestazione. Ovviamente non me lo chiese con una domanda bensì come un dato di fatto non discutibile.

Desiderava continuamente conoscere e crescere: “Il desiderio è la forza che muove la natura umana” mi diceva sempre sollevando il sopracciglio sinistro.

Così come un muscolo che va allenato costantemente, lui si ingegnava sempre nuovi obiettivi per il bene della comunità.

Quando è stato ricoverato all’ospedale Santa Rita di Bari la prima cosa che mi ha chiesto è stata quella di essere portato al CUS Bari, la sua creatura, la sua dimora, la sua casa…

“Giacomì, portami una birra fresch” disse rivolgendosi al custode del CUS che mi aveva accompagnato.

Il CUS Bari ed il CUSI erano la sua linfa vitale, la sua ragione di vita.

Essere pioniere dello sport universitario è stato difficile e rischioso. Ogni sua nuova idea, dettata dall’onesta vocazione volta al futuro, merita tutto il nostro coraggioso appoggio.

Le sue idee sono state semi da cui l’albero della storia sportiva universitaria è nata ed è cresciuta.

Amava divertirsi con moderatezza. Mostrava interesse per la gioia e il divertimento.

Rideva a crepapelle alle barzellette raccontate dal Presidente del CUS Messina, dott. Piero Jaci.

I suoi “amici” erano autorità politici, segretari, operai.

Non l’ho mai visto piangere… ma profondamente deluso sì.

Nel suo frigorifero? Molta frutta e gelato.

Amava i gatti a tal punto da avere come password di accesso al conto bancario la parola “micio”… o forse codesta parola si riferiva alla tenera e sfuggente bellezza di una donna?

Una volta gli chiesi, mentre si sistemava quel buffo ma simpatico basco russo: “Dottore, perché non hai mai assunto donne al CUS Bari?” e lui rispose “Colino, le donne portano scompiglio!!”.

è morto povero e col desiderio di una granita di caffè con panna… desiderio che 2 giorni prima di lasciarci soli sulla Terra mi chiese al telefono… e che mai ho potuto esaudire: il mio unico rimorso.

Quella che avete tra le mani è l’opera nata per amore e conclusa con amore. Ogni qualvolta vorrete la sua compagnia cercate la sua voce tra le righe di chi lo ha amato.

L’incantesimo continua anche dopo aver chiuso il libro con l’abbraccio di note della pianista compositrice Antonella Chiarappa.

Lentamente oltre l’orizzonte,

navigava alla ricerca di un tempo che verrà.

Con passo silenzioso

ed un pensiero fisso – la cultura e lo sport –

catturava i nostri sguardi,

inebriandoli di morbida follia,

plasmandoli con virtù e saggezza.

La sua luce soffia su di noi,

facendoci volare, crescere e sognare.

Imitiamo serenamente il suo giovane sorriso,

estendiamo la sua musica eterna al genere umano,

costruiamo il presente con veri progetti di vita.

Nicola Macina

Ignazio Loiacono nel 1937 al Barion

Leonardo Coiana

La prima istituzione nazionale che ho contattato è stato il Centro Universitario Sportivo Italiano. Il Presidente del CUSI Coiana, successo ad Ignazio, anche in questa occasione mi ha accolto a braccia aperte. E per il tramite del Segretario Generale Antonio Dima ricevetti subito testimonianza e patrocinio. La sua è una voce essenziale per capire il progresso dello sport universitario nazionale.

 

Parlare di Ignazio Lojacono, il nostro Presidente onorario scomparso da poco, significa rileggere le pagine della nostra storia, quelle più importanti, direi storiche.

Perché Lojacono è stato il Padre delle Leggi più significative, quelle che hanno legittimato lo status del nostro movimento, dell’uomo che ha saputo unire sport e cultura come pochi.

Lo conobbi nel 1965 a Roma, in occasione di un’assemblea da lui diretta nel suo ruolo di Presidente del CUSI, posto che occupò per ben 38 anni, cioè dal 1957 al marzo del 1995 quando ebbi l’onore di subentrargli.

Allora ero delegato della Sardegna, rappresentavo Andrea Arrica che era impegnato nel consiglio federale del calcio. Ebbi modo di conoscere una persona dall’enorme cultura come dimostravano le sue tre lauree in medicina, farmacia e giurisprudenza ottenute tutte all’Università di Bari dove nel ’43, subito dopo l’arrivo delle truppe alleate nella città, iniziò ad occuparsi di sport universitario. Tre anni dopo partecipava alla fondazione del CUS Bari e del CUSI quindi nel ’48 a quella della FISU.

Da giovane aveva praticato il canottaggio ma amava anche altri sport come il nuoto, il basket e la pallanuoto. Una passione che non ha mai tradito. La sua dimestichezza nella politica, grazie alla quale scoprì anche importanti incarichi negli assessorati del Comune di Bari, gli permisero di addentrarsi con la necessaria autorità in un mondo difficile nel quale faceva sfoggio della sua cultura, ottenendo risultati impensabili.

Avendo lauree diverse, arrivava lontano non soltanto nell’ambito sportivo ma anche in quello politico con una facilità ed una concretezza che colpivano.

Quando subentrò alla presidenza del CUSI nel ’57 al posto di Alberto Pettinella, diede subito al movimento un impulso che era necessario per sradicare quelle opposizioni che rischiavano di frenare il nostro sviluppo. Il bello è che allo stesso tempo lavorava in modo fruttuoso anche in altre federazioni quale membro della Federbasket e della Fede canottaggio nonché da membro organizzatore dei Giochi del Mediterraneo e poi come assessore al bilancio del Comune di Bari nella giunta del sindaco Dell’Andro nel ’59.

Per il futuro del CUSI fu essenziale l’impostazione ed il varo della Legge 394 che dava certezza e riconoscimento allo sport universitario. La sua lungimiranza portò ad un riconoscimento giuridico di cui portiamo ancora oggi le conseguenze. Sino a tre anni fa era ancora in carica come presidenza del CUS Bari, sempre prodigo di suggerimenti per noi tutti, sempre con una grande civiltà.

Con Lojacono e Nebiolo abbiamo potuto muoverci su due binari diversi: quelli dello sport e della politica. Lojacono con Merola, Scarpiello ed il sottoscritto con Nebiolo.

Ignazio ci ha permesso di imporci nella politica istituzionale con la sua limpidezza ed onestà intellettuale, quel rigore al quale mi sono ispirato.

Per noi del CUSI era difficile galleggiare in un sistema nel quale occorreva muoversi con attenzione, direi quasi con delicatezza. Lojacono era nato per farlo, per smuovere ogni perplessità, per indirizzarci verso quelle posizioni che sono le stesse che attualmente ci permettono di essere all’avanguardia.

Nel suo lungo periodo di presidenza al CUSI ha promosso ed ottenuto tramite i ministri Gui, Malfatti e Falcucci le leggi atte a disciplinare e finanziare la costruzione di impianti sportivi nonché la relativa attività presso le maggiori Università del Paese.

I numerosi riconoscimenti ricevuti, fra i quali ricordo la medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola e della Cultura del Ministero della Pubblica Istruzione, il collare e la stella d’oro al merito sportivo, rispecchiano soltanto in minima parte i suoi meriti, i risultati ottenuti dei quali noi dello sport universitario gli saremo sempre grati ricordandolo per la sua correttezza, la lealtà, autentico Maestro di vita.

Dott. Leonardo Coiana

Presidente Centro Universitario Sportivo Italiano

Luigi d’Ambrosio Lettieri

Entusiasta fin dal principio il Senatore D’Ambrosio Lettieri, dopo uno scambio di e-mail, non solo mi consegnò la sua preziosissima testimonianza ed il patrocinio dell’Ordine da lui rappresentato ma volle conoscermi di persona, in occasione della premiazione del Caduceo d’Oro 2011, massima onorificenza della professione di Farmacista, presso la sede dell’Aeronautica militare di Bari. Proprio lì dove nel 2008 anche Ignazio ricevette l’ambito riconoscimento, alla presenza della figlia Mara, della nipote Valentina e mia.

 

All’inizio di questa XVI Legislatura, in una seduta l’Aula, ebbi il piacere di sedere accanto al Presidente Andreotti. Dopo una breve conversazione, avendo appreso chi fossi, da dove venissi e cosa facessi, mi disse più o meno così: «Caro senatore, Lei ha una grande eredità sulle spalle! Da farmacista e da barese non dimentichi mai che Natale Lojacono, “lo speziale”, che fu il primo Sindaco di Bari del dopoguerra, ebbe un ruolo politico di rilevo nazionale nella fase costituente dell’Italia repubblicana».

In effetti, come è noto non solo agli storici e ai cultori delle tradizioni baresi, Natale Lojacono fu artefice e protagonista di pagine importanti della vita politica, animatore acuto di un fecondo movimento culturale che nel “retrobottega” della Sua farmacia trovò il suo atanor pulsante e vivo, capace di coinvolgere e affascinare molti intellettuali e ampie fasce sociali.

Questo particolare – tutt’altro che irrilevante – mi sembra assai utile per capire meglio chi era e come era il nostro Don Ignazio, per conoscere l’ambiente nel quale visse e per comprendere come si sviluppò la Sua sensibilità e crebbe il senso del Suo impegno pubblico. Ed in questo percorso fu certamente determinante l’influenza che su di Lui ebbe la figura paterna dalla quale Ignazio Lojacono ereditò il carattere schivo, essenziale e pragmatico, apparentemente brusco e severo ma, in realtà, carico di profonda umanità e capace di straordinaria generosità.

Che il camice gli stesse “stretto” lo si capì subito! Dopo quella in Farmacia, conseguì altre due lauree: in Medicina e in Legge. Il desiderio di conoscenza era in Lui tanto prorompente sino a diventare potente forza per esplorare il nuovo, per approcciare altre esperienze, per sviluppare idee che si traducevano in progetti ai quali si dedicava con passione, talento e competenza. E per tanti di quei progetti Don Ignazio profuse le Sue migliori energie sino alla realizzazione. Che era sempre destinata ad una finalità “alta”, alla crescita collettiva, alla fruizione pubblica.

La testimonianza più palpabile e concreta che ci lascia il Suo fecondo impegno sociale la si ritrova principalmente nella promozione delle pratiche sportive, che Egli intese come mezzo di promozione della salute e per agevolare importanti dinamiche sociali e culturali.

Dal bancone di una delle più antiche farmacie di Bari, Ignazio Lojacono, forte della sua passione dello sport seppe intercettare, già nei difficilissimi anni dell’immediato dopoguerra, uno dei problemi della nostra Città: la grave carenza di strutture sportive e la conseguente difficoltà a sviluppare una sana abitudine allo sport e all’esercizio fisico.

Con entusiasmo e spirito da pioniere, Lojacono, unitamente a un gruppo di sodali, concorse nel 1946 alla fondazione del Centro Universitario Sportivo, assumendone la presidenza nel 1947 e dando un forte impulso alle attività sportive cittadine, in particolare l’atletica leggera, il nuoto, il canottaggio, la pallacanestro e – più tardi – la lotta e il pattinaggio.

Dopo una prima fase di pratica agonistica svolta in installazioni di fortuna il CUS, sotto la Sua presidenza, dette inizio, grazie anche al sostegno degli illuminati Rettori succedutisi alla guida dell’Ateneo, a una vera e propria politica di investimenti in impianti sportivi, fornendo così una risposta forse non pienamente risolutiva ma certamente di grandissimo rilievo alla domanda di sport della Città.

Grazie alla sua attività di apostolo della pratica dello sport dilettantistico inteso come palestra di vita e di crescita culturale e sociale, Lojacono diventò meritoriamente uno dei personaggi di maggior spicco della comunità barese.

Alla guida del CUS Bari dal 1947 ininterrottamente fino al 2007, ne fu presidente onorario, a testimonianza della riconoscenza che il Sodalizio, e con esso l’intera Città, nutre nei suoi confronti.

Nel 2008, l’Ordine dei Farmacisti, Gli conferì la massima onorificenza professionale: il “Caduceo d’Oro”. Un gesto con cui la Classe Farmaceutica, onorata di averlo tra i suoi iscritti, intese riconoscerGli il merito di aver saputo affiancare al quotidiano servizio professionale un impegno di straordinarie durata, qualità e generosità nel vivo delle Istituzioni, garantendo

uno prezioso contributo alla comunità barese e diventando un esempio mirabile di sensibilità e di pragmatismo operativo.

Non solo è importante ricordarne il copioso lascito in opere. è fondamentale custodirne lo stile di vita sobrio e poco incline alla “celebrazione”, il metodo di lavoro sempre ispirato al bene comune, la fermezza e il rigore morale che elesse a stella polare della Sua esistenza.

Emularne l’esempio è il modo più bello per onorarne la memoria e il modo più giusto per restituire Speranza alla nostra Comunità.

Sen. Luigi D’Ambrosio Lettieri

Presidente dell’Ordine Interprovinciale dei Farmacisti

di Bari e Barletta-Andria-Trani

On. Pino Pisicchio

Sempre tra gli elenchi in rubrica vi era il nome dell’On. Pino Pisicchio, il quale fu gentile e cortese ad inviarmi, sempre tramite e-mail, in tempi brevi il suo ricordo.

Don Ignazio apparteneva a quella genìa, sempre più rara in verità, capace di offrire generosamente l’intelligenza di cui il buon Dio aveva fatto dono, non ad una sola disciplina, ad un solo mestiere, ad un solo talento, ma a molte cose.

Contemporaneamente e con eguale profitto.

Un umanista capitato per caso in una stagione che esige unicità e rassicurante specializzazione,

un uomo curioso della vita e delle sue più alte declinazioni. La straordinaria e trascinante passione sportiva, che seppe farsi anche progettualità creativa e fattualità concreta: la sua creatura, il CUS, racconta di Don Ignazio più di ogni altra cosa.

La sua prima vocazione professionale, la farmacia, che spiega una parte di sé vocata all’altro, alla “cura” dell’umanità sofferente. Una cura somministrata con la precisione certosina del farmacista, figura di riferimento nella comunità cittadina anche come gestore del “luogo” dove l’intellettualità, gli uomini delle professioni “liberali” impegnano un itinerario dialogico nel segno della politica nuova come la giovane democrazia del dopoguerra. Gli studi di diritto, una laurea in giurisprudenza

che testimonia ancora una volta la voglia di intendere le ragioni e i modi della giustizia umana, che la politica è chiamata a garantire e a tradurre in realtà normativa. E poi l’ispirazione religiosa, il profondo sentimento cristiano che non si sovrappose mai alla militanza politica: Ignazio Lojacono fu un cristiano integrale, così come sarebbe piaciuto ad Emmanuel Mounier, senza mai lasciarsi sopraffare da tentazioni di integralismo, senza abdicare al dovere di testimonianza laica, alla maniera degasperiana.

Dei molti Don Ignazio ho meglio conosciuto il politico. Il democristiano gentile, raffinato, dalle parole smorzate, dai toni eleganti, dalla rispettosa attenzione alle ragioni degli altri. Lui, che era figlio di un grande sindaco della Bari liberata e democratica, e che portava con orgoglio dentro di sé quella storia importante, accettò con entusiasmo il compito di guidare la DC nella città di Bari.

Ricordo interminabili dibattiti all’ultimo piano di Piazza Roma, poi diventata Piazza Moro, dialettiche anche molto forti che consumavano ore molto piccole.

Ricordo le spesse coltri di fumo che pesavano sui vestiti e s’infilavano nella gola e negli occhi come nebbia velenosa. Ricordo la stanchezza, l’estenuazione dell’ascolto di tutti, ma proprio tutti i membri del comitato, perché le decisioni andavano prese insieme. Allora forse apparivano riti incomprensibili e inutili: erano lezioni di democrazia, dal valore immenso, a guardarle con l’occhio di una contemporaneità cui è stata rubato il bene del confronto e della decisione democratica. In quelle interminabili riunioni che trasformavano i più miti e tolleranti in lottatori irascibili, l’unico a non perdere mai la pazienza e il tono cortese era lui, Ignazio. Un galantuomo perfetto, che ha attraversato una lunga e laboriosa esperienza di vita con la sapientia cordis di un umanista, in cui non una specializzazione, ma l’afflato umano ha rappresentato la bussola, l’orientamento, la stella polare.

A ben pensarci era proprio la politica, quella con la P maiuscola, quella che da Platone in poi, fino ai grandi pensatori liberali e cattolici che aveva tanto amato, a rappresentare quella sintesi dei molti Don Ignazio. Un uomo gentile, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce per farsi sentire.

                                                                       On. Giuseppe (detto Pino) Pisicchio

                                                                       Camera dei Deputati

Prof. Ing. Nicola Costantino

Il Rettore del Politecnico di Bari, dopo il mio invito a partecipare al progetto, apprezzando l’iniziativa, mi inviò questa sua testimonianza.

Come tantissimi altri, ho conosciuto (o, meglio, e più modestamente, solo incontrato) “il Presidente” Ignazio Lojacono, frequentando il CUS da studente, nei primi anni ’70: alto, imponente, lo sguardo acutissimo, il suo arrivo aveva l’immediato effetto di ricondurre all’ordine ed alla compostezza le nostre intemperanze in piscina o sulle piste d’atletica.

Attorno a lui fiorivano leggende, fondate – come sempre – sulla realtà, ed ingigantite dall’alone di autorità che lo circondava: i suoi successi sportivi nel canottaggio diventavano così di livello olimpico, ed il numero delle sue lauree (già indubbiamente rilevante) nelle chiacchiere di spogliatoio lievitava ulteriormente a quattro, cinque, sei…

Ho avuto modo poi di conoscerlo personalmente circa trent’anni dopo, quando mi è capitato di rappresentare il Politecnico in alcuni incontri pubblici: confesso che il timore reverenziale che la sua figura mi aveva ispirato tanti anni prima riaffiorò immediatamente, e fu quindi una piacevolissima sorpresa scoprire le sue grandissime doti di umanità, modestia e simpatia, seconde solo all’immensa passione che dedicava alla sua creatura: il CUS.

Se oggi la comunità universitaria di Bari può disporre di strutture sportive di primissimo livello, se l’attività agonistica del CUS Bari si colloca a livelli d’eccellenza in tante discipline, lo dobbiamo a “Don Ignazio”, al sogno da lui caparbiamente costruito e realizzato nell’arco di 60 anni, con la stessa miscela di incrollabile volontà e di eccezionali doti naturali che caratterizza tutti i grandi campioni dello sport: grazie, Presidente!

                                                                           Prof. Ing. Nicola Costantino

                                                                          Magnifico Rettore del Politecnico di Bari

Prof. Ing. Domenico Laforgia

 

Rimasi stupito quando lessi la testimonianza del Rettore del Salento. Non sapevo che l’amicizia tra loro era forte in quanto Ignazio Lojacono conosceva benissimo anche suo padre.

 

Forse vi sorprenderà sapere che il Dr. Ignazio LOJACONO è stata una figura presente nella mia famiglia di origine, e quindi anche nella mia vita. Amico di mio Padre, entrambi nel dopoguerra condivisero la passione politica, l’impegno Civile e Sociale, da Avversari in Politica: Papà era Socialista Lombardiano, Lojacono Democristiano DOC, dapprima Moroteo, poi Lattanziano; erano grandi Alleati nella promozione dell’attività Sportiva nella Città di Bari.

Lojacono da sempre nel CUS come fondatore e animatore sia a Bari che in Campo Nazionale nel CUSI, mio Padre dapprima nell’Angiulli e poi distribuendo le Sue grandi energie nella Federazione Pattinaggio, nella Federazione Motociclistica, nella FederBasket, nella FederBoxe, sempre ed unicamente interessati nella promozione dello Sport per e con i giovani.

Lojacono era un pilastro della FederCanottaggio, ed a Lui vanno riconosciuti i successi Olimpionici di Città del Messico, quando il mitico equipaggio di Baran e Sambo nel due-con vinse l’oro Olimpico, mentre tutti gli equipaggi avversari, a quell’altura, finirono in debito di Ossigeno!

Fu la vittoria di Lojacono, allora Vice-Presidente della FederCanottaggio: riuscì a convincere la dirigenza del CONI che bisognava mandare gli atleti a Città del Messico almeno un mese prima delle Olimpiadi per il condizionamento ambientale e cioè permettere loro di adattarsi all’altura, alla rarefazione dell’aria, al minor contenuto di Ossigeno, cognizioni che Egli possedeva da studioso della Fisiologia Umana fin da quando frequentava l’Istituto allora diretto dal Prof. Mitolo, nel quale si era formato durante gli studi che lo portarono alla Sua prima Laurea in Medicina e Chirurgia, alla quale seguirono quelle in Farmacia e poi in Giurisprudenza.

Le strade di mio Padre e di Lojacono si incrociarono molte volte a Bari, sin dal periodo di Dirigenza alla A.S. Calcio Bari, nella quale furono entrambi coinvolti agli inizi degli anni ’50, fino ai Campi di Basket quando il glorioso CUS Bari guidato da Fulvio Izzo poi divenne Officine Calabrese Basket che mantenendo il telaio della squadra e ed il suo allenatore, vide un cambio Societario e quindi di Dirigenza con Papà che fu il Presidente della OCB.

Lojacono costruiva nel frattempo la sede del CUS BARI, anzi si inventava uno spazio di terraferma dal mare, sfruttando in positivo la grande speculazione edilizia del boom economico degli anni ’50 e ’60 che vedeva crescere a dismisura la città di Bari: Egli faceva scaricare nelle acque di Marisabella la terra rimossa per costruire le fondamenta in cemento armato dei nuovi e numerosi palazzi cittadini, precursore delle Isole Paradisiache che ora gli Arabi si inventano e sulla scia di quanto i Pionieri Americani avevano fatto a Washington creando la loro capitale sulle acque del fiume Potomac.

Lojacono da pioniere nella città di Bari aveva visto dove doveva nascere la più Grande Polisportiva del Sud Italia, e lentamente riempiva l’acqua antistante la Fiera e vi costruiva sopra campi da tennis, di calcio, un Palazzetto dello Sport, piscine, pista di pattinaggio, fino alla pista d’atletica con annesso campo di calcio regolamentare, e io nel corso degli anni seguivo gli avvenimenti, dapprima attraverso gli occhi di mio fratello, più piccolo di me, che era inizialmente un atleta del Canottaggio del CUS e ci faceva vivere in casa tutte le novità ed esperienze della Società.

Mio fratello conclusa l’attività sportiva passò alla Dirigenza della Società affiancando il Presidentissimo Lojacono, in anni in cui c’era una grande fermento sociale fuori e dentro il CUS.

Era da poco trascorso il periodo della grande contestazione studentesca ed anche nel piccolo di quella società sportiva si sentiva un’aria di rinnovamento. Un gruppo di giovani tra cui mio fratello cercò di unire gli atleti delle varie sezioni del CUS Bari – Canottaggio, Basket, Nuoto, Atletica, Pattinaggio, Vela – per mezzo di iniziative che li vedessero insieme, e tra queste fondarono il giornale «L’Incontro», che battevano a macchina e ciclostilavano reclutando tutti, amici e parenti ed anche io fui talvolta coinvolto.

Lojacono reagì a queste iniziative con la perspicacia dei grandi personaggi: partecipò attivamente! Mio fratello mi raccontava che Egli era aperto e metteva a disposizione fondi e personale impegno con articoli e interviste, promuovendo la maggior parte delle idee di quei giovani.

Egli aveva creato nel CUS in seno al Consiglio Direttivo una formidabile scuola Dirigenziale e nonostante fosse talvolta contestato dai Suoi per il dispendio di risorse nell’Edilizia sportiva della Società, Egli continuava a incoraggiare chi lo circondava e a formarli nella correttezza di comportamento nell’Amministrazione della cosa Pubblica, e anche questo impegno lo assolveva generosamente, sempre gratuitamente.

Molti anni trascorsero ed io ero già docente Universitario a Bari quanto ebbi modo di avere direttamente a che fare con Lojacono: mi chiese delle Consulenze Professionali sugli impianti delle Piscine mentre stava per allungare quella coperta che portava da 25 a 50 metri, che alla fine io collaudai.

Mi impressionò in quei numerosi incontri, tra persone che in fin dei conti si conoscevano già da tempo attraverso la mia famiglia, come Lojacono avesse delle precise conoscenze tecniche delle problematiche che si dovevano affrontare: Egli dopo un cinquantennio trascorso ad edificare il CUS con una dedizione e determinazione senza uguali era ormai talmente addentro a problematiche di misure, volumi, carichi, portate e strutture che mi indusse a pensare quanto straordinario fosse il personaggio, che forse sul campo aveva conseguito la Laurea che gli mancava: quella in Ingegneria Civile, con indirizzo in Edilizia Sportiva!

                                                        Prof. Ing. Domenico Laforgia

                                                       Rettore Università del Salento

Prof. Vittorio Marzi

Qualche giorno dopo la morte di Ignazio mi recai a casa sua, stavolta non per portagli la spesa, il giornale o consegnarli la posta del CUS, ma per raccogliere tutto il materiale necessario per il mio progetto: foto, libri, rubriche, diplomi, medaglie, fascicoli, ecc. Era così tanta la roba che dovetti fare due viaggi con la mia auto da casa sua a casa mia trasformandola temporaneamente in “laboratorio Lojacono”. Lavorai di notte per giorni e giorni e scoprii che gli fu conferito anche il titolo di membro onorario dell’Accademia Pugliese delle Scienze. Subito contattai il

Presidente Marzi il quale, disponibilissimo, mi diede foto e testi utili al progetto.

L’attività sportiva nell’Università di Bari è legata al nome di Ignazio Lojacono, che per il Suo costante impegno, dedizione e passione può definirsi il Padre del CUS. Storicamente, la tradizione sportiva nasce nel 1926 quasi contemporaneamente con l’istituzione dell’Università di Bari, allorché per volontà del fascismo venne costituito il GUF (Gioventù Universitaria Fascista), finalizzata all’educazione dei giovani nella vita sportiva e nella dottrina del regime.

Le testimonianze sui risultati delle competizioni sportive sono lusinghiere nel confronto di Atenei vetusti di anni, inizio di una attività agonistica, che ha dato in seguito soddisfazioni ai giovani sportivi del nostro Ateneo.

Purtroppo, gli esiti tragici della guerra sospesero per un po’ di anni le attività sportive, che, però, furono tra le prime ad essere riprese nel luglio del 1944, con la costituzione della Polisportiva Universitaria con la presidenza di Franceschino Capocasale, che si avvalse della intensa collaborazione del giovane segretario Ignazio Lojacono.

Subito dopo nell’anno accademico 1946-47, si costituì il CUS, alla cui presidenza venne chiamato il Dott. Lojacono, il quale iniziò quell’opera di potenziamento della struttura sportiva, partendo dal nulla e portando avanti vigorose battaglie per il riconoscimento della personalità giuridica dell’ente.

Attraverso i documenti di archivio ho avuto l’occasione di seguire le sue prime realizzazioni negli anni di rettorato dei proff. Resta e Ricchioni, con l’acquisto delle imbarcazioni nel 1950 e l’inaugurazione della sede nautica nel 1957. In seguito, ho potuto apprezzare da vicino le opere e le azioni di Ignazio Lojacono, con il quale ho avuto modo di colloquiare nei frequenti incontri nei corridoi dell’Università e di ascoltarlo nelle approfondite relazioni tecniche, tenute al Rotary Club di Bari nel settembre 1983, in occasione della settimana della gioventù con la premiazione di giovani atleti distintisi nel canottaggio e nella canoa, e nel 1999 presso l’Accademia Pugliese delle Scienze, di cui era socio, su “Realtà e significato degli impianti sportivi”.

La rilettura di questa relazione, che percorre mezzo secolo di storia del CUS nell’Università

si Bari, è la testimonianza del suo operato per i giovani sportivi, come nelle sue parole:

«Ben tre generazioni di giovani si sono succedute nei nostri impianti, si sono impegnate fino all’esaurimento in estenuanti allenamenti, in spasmodiche competizioni, hanno vinto gare di elevato livello tecnico senza alterigia e, talvolta, hanno perso ma sempre con il sorriso sulle

labbra. Si contano a migliaia gli atleti passati attraverso il nostro Centro: tutti ne serbano un gran ricordo, tutti vorrebbero tornare sui campi di gara per rivivere una nuova stagione giovanile, quella che ha colmato di soddisfazioni le loro prime esperienze sociali».

Così, tutti quelli che in questo cinquantennio hanno operato nell’Università di Bari e hanno conosciuto Ignazio Lojacono ne serbano di Lui il gran ricordo per la signorilità della figura, per l’amabilità del carattere, per l’impegno nel lavoro e Gli sono grati per quanto ha saputo realizzare per il CUS.

                                                                    Prof. Vittorio Marzi

                                                                   Presidente Accademia Pugliese delle Scienze

Prof. Giovanni Dotoli

 

Quando spiegai al prof. Dotoli l’idea del progetto editoriale che avevo in mente di realizzare non solo la gioia del cuore prese corpo su una pagina, ma mi trasmise la forza di andare avanti dando la carica all’entusiasmo che avevo dentro di me. Aver dedicato una poesia a Ignazio mi ha toccato l’anima poiché anch’io l’avevo fatto… ma in privato. Ancora una volta bevvi al calice dell’amore di Ignazio attraverso la gente che lo aveva vissuto.

 

Caro Ignazio,

Nicola Macina mi chiede un pensiero o un ricordo sulla tua persona, come se tu non ci fossi più. Ma tu sei qui accanto a me.

Ho pensato che fosse meglio scriverti. So che anche nell’azzurro del Cielo si legge molto e si è affamati di notizie e di lettere di amici.

 

Non ti ho mai scritto veramente, se non per ragioni ufficiali, soprattutto quando ero Prorettore Vicario dell’Università di Bari, accanto al compianto meraviglioso Prof. Aldo Cossu, tuo e mio grande amico. Ma questa volta voglio scriverti una vera e propria lettera, e dirti tutto quello che non ho osato mai dirti e che ho sempre tenuto dentro di me.

Ci siamo telefonati centinaia di volte, sempre con argomenti precisi, il CUS, questioni finanziarie, il ruolo dei giovani, la politica, io socialista e tu democristiano, in una visione

comune delle cose della nostra terra.

Questa volta voglio aprirti il mio cuore, totalmente, e rivelarti quello che mai ho saputo dirti. Troppo tardi, mi dirai. No, l’amicizia e l’amore per il mondo non sono mai tardivi.

Vanno secondo il loro ritmo, che è quello dei grandi cuori come il tuo. Tu, caro Ignazio, hai un cuore grande come il mare. Mentre parli, si apre il mio cuore. E sogno e sogno con te.

Quanti progetti mi riveli di fronte al porto di Bari. Vuoi fare del CUS il centro della gioventù mediterranea, il luogo dell’amore e della pace, del sorriso e della grande visione del futuro. Ti vedo con la mano puntata verso le navi, le barche e le canoe. È come se recitassi un poema del viaggio, lontano, sempre più lontano, per andare e andare, senza mai fermarci. Mi prendi sottobraccio come un tuo coetaneo – ma tu sei sempre giovane, non ho mai saputo che età avessi –, e mi esponi il senso dell’infinito.

Ecco, qui vorrei fare questo, lì ci sarà una grande piscina, dall’altra parte i giovani universitari

potranno sognare, con me, con tutti noi, con te. Ed io mi lascio prendere. Sono un sognatore come te.

Ho voglia di librarmi nell’aria, e tu mi dai l’energia segreta per volare in cielo. Poi un piccolo caffè. Ci sediamo insieme e, carte alla mano, sveliamo i tuoi progetti. E rimango incantato. Mai un attimo di pessimismo, mai un segno di delusione. Si farà! È la tua missione.

Ogni momento mi parli di missione, nei confronti dei giovani, della nostra amata città di Bari, della Puglia, del Sud, dell’Italia.

Accanto a noi il tuo mare canta. Dolcemente accarezza quello che hai fatto e che stai per fare. La tua voce viene dalla gioia, dalla vita.

Sì, Ignazio mio, tu ci infondi la vita, quella vera, quella che è dentro di noi, che spesso teniamo nascosta, per paura. Di cosa hai paura, mi dici? Non avere paura, sussurri dolcemente.

Vai sempre. Forse abbiamo lo stesso carattere. Rispondo di sì, e ricomincio a volare, per i tuoi immensi sogni, mano nella mano con te.

Voglio dedicarti qualche piccolo verso, lo sai che sono poeta, di tanto in tanto. Convinto che ti farà piacere – prendili come credi, nella loro semplicità –, eccoli:

 

Per Ignazio

Ti vedo seduto sulla punta di una roccia

All’Adriatico mare come bimbo incantato

Sogni e sogni ogni mattina l’infinito

Per Bari per i giovani e per il nostro futuro

 

Tracci progetti centri sportivi punti d’incontro

Sei la stella del nostro quotidiano andare

Oh! La tua barca non ha mai paura

Ti guida la stella dell’Orsa Maggiore

 

Parli al mare come gli studenti

Ricrei l’antico dialogo delle genti

La tua fede racchiude la vita

Ci dici “Guardate l’arcobaleno”

 

Entusiasmo entusiasmo gridi

Al mondo che si chiude in se stesso

E parli con voce di profeta

Al nostro cuore stanco di attesa

 

Ti seguiamo all’unisono cantando

Sei la guida del nostro destino

Ci indichi la rotta dell’avvenire

Grazie Ignazio del tuo sorriso.

 

Ecco, Ignazio mio, questo volevo dirti. Non è molto, ma ti assicuro di averti parlato con

la voce interiore del mio io.

Non abbandonarci mai, ti supplico ancora, anche a nome di tutti noi.

Prega per questi tempi non proprio sicuri.

Tu ci avresti dato il giusto sentiero.

So che continuerai a farlo. E mi torna un senso di gioia

Ti abbraccio con l’affetto di sempre.

Tuo, Giovanni.

 

                                                                   Prof. Giovanni Dotoli

                                                                  già Prorettore Vicario Università degli Studi di Bari

Dott.ssa Rosalba Catacchio

Fondamentale è stato il contributo della dott.ssa Catacchio poiché fornisce una preziosissima testimonianza storica attraverso una ricca documentazione archivistica.

“Nel progettare questa sede non abbiamo tenuto conto soltanto delle esigenze dei nostri canottieri […] Qui troveranno sempre ospitalità i vogatori di tutti i circoli, qui saremo sempre lieti di organizzare manifestazioni agonistiche di portata nazionale e internazionale. È un’immagine di una scuola universitaria che funge da esempio e stimolo, di un Ateneo che costruisce il cuore e il cervello di un ben ordinato tessuto sociale.”

Dal discorso inaugurale di Ignazio Lojacono per la nuova sede nautica del CUS, Bari 27 gennaio 1957

Nel presentare questo mio contributo all’opera meritoria del compianto dr. Ignazio Lojacono, atleta, fondatore e presidente per oltre un cinquantennio del CUS Bari, è doveroso fare una dovuta premessa di natura istituzionale.

Nell’ambito delle iniziative tecnico-scientifiche che la Soprintendenza archivistica per la Puglia, organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività culturali, ha realizzato a partire dagli anni Novanta del secolo passato, si è intervenuti in settori archivistici allora poco conosciuti: nello specifico il censimento degli archivi degli enti e delle associazioni sportive pugliesi con riferimento particolare agli istituti baresi.

A tale scopo è stata istituita presso la Soprintendenza Archivistica la sezione di vigilanza degli archivi sportivi che ho diretto con l’incarico di studio e di coordinamento del censimento.

È stata avviata sia un’attività di tutela e di valorizzazione degli archivi degli enti sportivi sia un’azione di recupero del materiale documentario-iconografico posseduto dagli enti di promozione sportiva e privati, in grado di consentire una rilettura della storia sportiva regionale più ampia e articolata. In tale ambito sono stati acquisiti i dati dell’archivio del Centro Universitario Sportivo di Bari, uno tra i più importanti archivi dello sport della Regione.

La cospicua documentazione cartacea e il notevole materiale iconografico (diplomi, medaglie, coppe e trofei) conservati nell’archivio del Centro Sportivo Universitario di Bari testimonia, a partire dall’anno 1944, la storia della formazione sportiva universitaria del capoluogo pugliese dal secondo dopoguerra, poiché Bari è stata a lungo il solo polo universitario nella Regione e che deve il suo sviluppo soprattutto a Ignazio Lojacono, atleta, fondatore e presidente per oltre un cinquantennio, del CUS Bari. (..)

Il Centro Universitario Sportivo Bari, ente sportivo universitario conosciuto con l’acronimo CUS BARI, è istituito presso l’Università degli Studi di Bari nel 1946, quando si registra in Italia la ripresa della vita universitaria e si istituiscono in tutte gli atenei italiani le Rappresentanze delle Opere Universitarie.

Queste le tappe salienti: già nel 1944, con libere elezioni, si erano costituiti a Roma, e per spontanea emulazione in tutte le altre sedi universitarie, i Consigli Rappresentativi degli studenti con lo scopo di agevolare le particolari esigenze degli studenti universitari reduci di guerra ma soprattutto, superando il punto morto della ripresa universitaria, di affermare l’esigenza di organizzare quanto prima e su basi democratiche una nuova comunità universitaria, quale futuro centro dinamico di cultura del Paese da ricostruire.

Il Decreto luogotenenziale n. 238 del 5 aprile 1945 sopprimeva il Comitato centrale delle Opere Universitarie che durante il Ventennio fascista aveva finanziato l’attività dei GUF e provvedeva a devolvere alle Opere assistenziali universitarie il contributo statale, istituito nel 1933 col T.U. n.1592, per il sostegno alle manifestazioni sportive. Ma del patrimonio morale e materiale del GUF non era rimasto nulla e lo sport universitario dell’immediato dopoguerra si trovò impantanato in una stasi quasi totale.

Nel marzo del 1946 a Padova i rappresentanti sportivi di otto Università italiane (Padova, Trieste, Pavia, Venezia, Genova, Bologna, Parma e Firenze, ai quali si aggiunsero, senza parteciparvi, i rappresentanti delle Università di Bari, Modena, Napoli, Pisa, Torino e Urbino) con l’intendo di riunire tutto ciò che rimaneva dello sport goliardico, decidevano di avviare l’opera di ricostruzione sportiva. Dal Comitato promotore fu approvata una Carta istitutiva di una nuova organizzazione sportiva universitaria unitaria: in ogni Ateneo gli sportivi universitari avrebbero formato un Centro Sportivo Universitario, organismo autonomo rispetto ai vari circoli e associazioni sportive studentesche allora esistenti. Per il funzionamento dei CUS si sosteneva la pressione, iniziata dal Centro di Bari presso il Ministero della Pubblica Istruzione, affinché fossero messi a disposizione i contributi versati dagli studenti per le attività assistenziali e sportive. Per la partecipazione all’attività agonistica si stabiliva che alle gare universitarie tutti gli studenti atleti dovevano essere tesserati presso le Federazioni sportive per usufruire delle assicurazioni sociali d’infortunio.

Nel maggio dello stesso anno, nell’imminenza della Costituente, si svolgeva a Roma il I Congresso nazionale degli universitari italiani, presieduto da Giorgio Napolitano.

I lavori furono incentrati sui principali problemi organizzativi dell’Università italiana tra i quali la rappresentanza unitaria di fronte alle autorità legislative e governative e il coordinamento nazionale delle attività sportive in vista della ripresa delle manifestazioni agonistiche nazionali e internazionali e di conseguenza riallacciare i contatti con gli sportivi universitari stranieri. In attuazione del secondo punto nasceva il Centro Universitario Sportivo Italiano (CUSI), al quale aderivano tutti i CUS, riconosciuto come l’unico organismo rappresentativo degli interessi dello sport universitario italiano in campo nazionale e internazionale.

Intanto, per quanto riguardava la creazione di una rappresentanza unitaria studentesca, con il II Congresso nazionale svoltosi a Torino nel 1947, si approvava l’atto costitutivo dell’Organismo Rappresentativo Unitario italiano (conosciuto con la sigla ORUI) e in ogni sede universitaria erano costituiti gli Organismi Rappresentativi Studenteschi (ORUS).

A Bari si costituiva l’Organismo Rappresentativo dell’Ateneo barese (ORUAB) con il compito di finanziare, tra l’altro, lo sport in ambito universitario. Il 29 marzo del 1947 si teneva nell’aula 1 di Legge a Palazzo Ateneo un’importante assemblea degli sportivi baresi, presenti il capitano Giosuè Poli, presidente del Comitato pugliese del CONI e i delegati sportivi, tra cui Ignazio Loiacono, delle associazioni sportive promotrici: FUCI, Corda Fratres, AUAB ecc. All’ordine del giorno: la trasformazione della associazione Polisportiva Universitaria Ateneo Barese, organo dell’AUAB, in Centro Universitario sportivo Ateneo Barese conosciuto con l’acronimo CUSAB.

La nascita del CUSAB era motivata da una duplice necessità: la prima, che tutte le associazioni universitarie fossero interessate allo svolgimento della attività sportiva: la seconda che, previo accordo con le stesse, il Centro sportivo di Bari entrasse definitivamente a far parte del CUSI. L’assemblea approvava anche lo Statuto – relatore del progetto fu ancora Loiacono – e una petizione da inviare al Ministro della Pubblica Istruzione con la richiesta che un rappresentante dei singoli Centri Sportivi italiani entrasse a far parte del Comitato Direttivo dell’Opera Universitaria.

Lo scopo del CUSAB, fondato su basi democratiche e con il diritto di essere l’unico organismo sportivo riconosciuto e finanziato dalle Autorità accademiche, era quello di organizzare e potenziare lo sport dell’Ateneo barese. Vi facevano parte gli universitari e i laureati fino a tre anni dal conseguimento del diploma o dopo l’espletamento di corsi di specializzazione. Il possesso della tessera universitaria era la sola condizione per poter essere iscritti e godere di eventuali agevolazioni. Per lo svolgimento dell’attività agonistica si stabiliva che il CUSAB si affiliasse alle Federazioni di atletica leggera, di nuoto e pallanuoto, canottaggio e pallacanestro, costituendo le prime sezioni sportive. Dal 1947, anno della sua istituzione e fino alla metà degli anni Sessanta, il CUSAB ebbe sede in un angusto locale a pianterreno, sito nell’Ateneo barese in piazza Umberto I.

Nel luglio dello stesso anno arrivava, in ambito nazionale, il riconoscimento della costituzione del CUSI da parte del CONI a firma del presidente Giulio Onesti.

Nel 1948 il III Congresso, definendo i principi e le strutture della rappresentanza studentesca universitaria, approvava lo Statuto definitivo dell’Unione Nazionale Universitaria Rappresentativa Italiana (UNURI) e riconosceva il CUSI, come organo tecnico dell’UNURI, regolandone i rapporti. Infatti, al CUSI era affidata la propaganda e l’organizzazione istituzionale dell’educazione fisica e sportiva degli studenti iscritti; il controllo tecnico dei Centri Universitari Sportivi (CUS), istituiti in ogni città sede di Università; all’UNURI spettava il compito di fornire i mezzi necessari all’organizzazione dei Campionati nazionali universitari e alla costruzione degli impianti sportivi presso le sedi universitarie.

Presso l’Ateneo barese, a seguito dell’entrata in vigore dello Statuto, fu stipulata una convenzione con la quale si pattuiva che l’ORUAB per svolgere specifiche attività, nella fattispecie artistiche e sportive, si sarebbe avvalso dei suoi organi tecnici: il Centro Artistico Universitario Ateneo Barese e il Centro Sportivo Ateneo Barese. I Centri, dotati di un proprio regolamento, agivano autonomamente per la risoluzione tecnica dei problemi inerenti alla loro attività sempre però nell’alveo dei programmi approvati dall’Organismo Rappresentativo. Infine, l’ORUAB attraverso il Congresso affidava la direzione degli organi

tecnici ad esperti scelti tra gli iscritti all’Ateneo.

Nel medesimo anno oltre all’attività sportiva universitaria i CUS iniziavano l’attività federale costituendosi in vere e proprie Società polisportive federali affiliate alle varie Federazioni sportive e partecipando ai campionati di categoria. Tuttavia, nel Congresso si cercò di tracciare un indirizzo sportivo comune ai vari Centri Sportivi in modo che gli stessi fossero in grado di incontrarsi in sport comuni: l’atletica leggera come sport obbligatorio, due sport a squadre e uno individuale. Si invitò inoltre i CUS a non spendere risorse per

sport isolati che andavano a beneficio delle Federazioni ma non dello sport universitario.

Nel 1949 il Ministro della Pubblica Istruzione, On. Ermini, riconosceva ufficialmente l’attività del CUSI e con la circolare ministeriale del 2 febbraio si attivava l’organizzazione periferica. Ai singoli Centri universitari sportivi era conferita l’autonomia gestionale e contabile.

L’attività sportiva universitaria in campo nazionale aveva avuto inizio nell’estate del 1947. Con solo le concessioni dell’uso dei pochi campi sportivi e palestre agibili da parte dei Comitati provinciali CONI per gli allenamenti e le agevolazioni ferroviarie concessi ai gruppi universitari dal Ministero dei Trasporti, si svolgevano a Bologna i primi campionati Nazionali Universitari maschili e a Merano i campionati universitari femminili.

Lo sport universitario si era rimesso in moto. Finanziati e appoggiati materialmente dai Magnifici Rettori, in ogni Ateneo si organizzavano i Tornei interfacoltà ai quali partecipavano tutti gli atleti universitari immatricolati. In campo internazionale l’attività del CUSI aveva avuto inizio già nel 1946 con la partecipazione ai campionati mondiali di Parigi. Nel 1948 gli universitari dell’Europa occidentale fondavano un nuovo organismo internazionale: la Federazione internazionale dello Sport Universitario (FISU) con l’avvio nel 1949 della I Settimana Sportiva Internazionale Universitaria a Merano.

Per quanto riguarda l’attività agonistica del CUSAB, nei cinque anni successivi alla sua istituzione essa si estenderà a livello regionale, seguita con interesse e simpatia crescente dapprima dagli ambienti sportivi locali, quindi dalla stampa cittadina e poi nazionale.

Tra le affermazioni la triplice conquista della Coppa Adriatica in atletica leggera, il 2^ posto della jole di mare nelle regate nazionali di Milano del 1949, il 3^ posto nel campionato italiano di nuoto di serie C nel 1950, le vittorie nelle regate nazionali di Napoli e Milano del 1951 e nello stesso anno la promozione in B della squadra di pallanuoto nel campionato italiano. Si penserà di aprire anche una sezione di motoscouter

su richiesta di Pasquale Pirro e introdurre nell’attività sportiva nuove discipline come l’atletica pesante, giapponese e greco-romana, grazie ai livelli tecnici raggiunti. Questo rilevante complesso di risultati trova testimonianza nei 28 premi, tra coppe, trofei, targhe, che arricchiscono le bacheche del Centro.

Per oltre un ventennio il movimento sportivo universitario ruotò nell’orbita degli organismi rappresentativi con contrasti sempre più crescenti nelle ripartizioni dei fondi destinati alle opere assistenziali. «Nel settore universitario – accuserà Lojacono – gli sportivi trovano un edificio serrato da chiavistelli della dipendenza di fatto da organismi extra sportivi e considerati politici». Il mancato versamento delle somme necessarie alla partecipazione ai Campionati Universitari e l’interferenza dell’UNURI nell’elezione degli organi direttivi e la violazione dei diritti di rappresentanza dello sport universitario del CUSI furono la causa di un dissidio sempre più profondo che ebbe termine solo nel 1968 quando il CUSI e in conseguenza i CUS, organi periferici, ottenevano con il DPR n. 770 del 30 aprile il riconoscimento della personalità giuridica.

Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento l’azione dei CUS si concentrò sulla risoluzione di tre fondamentali problemi:

– la trasformazione dei contributi volontari in tasse ordinarie allo scopo di assicurare la realizzazione delle attività sportive in programma;

– la costruzione presso le sedi universitarie di impianti sportivi necessari;

– la preparazione professionale del personale tecnico.

Le affermazioni in campo sportivo fornirono una prova del continuo progresso dello sport universitario, avviato ormai sulla via del rinnovamento dei ranghi e delle strutture organizzative. I CUS si rivelavano forze sempre più importanti di penetrazione tra i giovani e per il livello tecnico superiore raggiunto nell’attività agonistica dagli atleti universitari: nel 1953, 12 furono i titoli conquistati dagli universitari italiani nella III Settimana Internazionale Sportiva Universitaria. C’era sì una prevalenza delle Università dell’Italia Centrale ma c’era anche la rivelazione di notevoli gruppi sportivi dell’Italia meridionale, tra i quali i CUS di Napoli, Bari e Catania (dove si distingueva il giovanissimo universitario Candido Cannavò) che facevano sperare di risolvere il problema della partecipazione causa la cronica carenza nel Mezzogiorno degli impianti e delle attrezzature.

Nel 1951 entrò in vigore la legge del 18 dicembre n. 1551, ricordata comunemente come Legge Ermini dal nome dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione.

L’approvazione della legge in una formulazione confacente alle esigenze dei Centri sportivi, grazie all’iniziativa instancabile di Ignazio Lojacono, garantiva un finanziamento, stanziato nell’ambito delle tasse universitarie, per il sostegno all’attività sportiva nelle Università.

Altrettanto impegnativo e costante si rivelava il lavoro organizzativo del presidente del CUSAB tendente a favorire un proficuo rapporto con le autorità istituzionali baresi. In tale ambito va collocato il dono fatto all’Università del quadro di Levi Donna lucana, premio Bari di pittura per il 1951.

Si poté così affrontare il secondo problema. Lo scopo dei CUS era quella di ottenere che gli universitari non dovessero praticare gli sport fuori dall’Università o, se desideravano veramente dedicarsi all’agonismo, ricorrere alle società sportive, ma restare nell’Università partecipando alle gare nel nome dell’Università.

Così Aldo De Martino nel suo articolo di fondo dal titolo “Perseverare per emergere” pubblicato su Sport universitario nel 1953 scriveva: «E avviando l’attività su questo binario, che finiremo con l’ottenere di allevare in seno all’Università gli atleti, liberi di fare però dello sport di massa o di entrare nell’élite. Gli impianti sportivi consentiranno di allargare sempre di più il limite di partecipazione degli universitari alla vita sportiva».

In questi anni a Bari, dopo la demolizione dei vecchi fabbricati al molo S. Antonio, funzionava la nuova sede nautica al molo Pizzoli e si pensò all’acquisto della piscina in località Pizzilli. «L’attività è stata impostata sulla base di programmi organici e finanziari disponibili e l’adeguamento di dette concrete possibilità all’attività che si voleva affrontare.

Questo metodo di rigoroso accertamento dei nostri valori tecnici prima di affrontare qualsiasi competizione oltre a darci una meritata forma di serietà ci ha evitato sorprese che potessero scalfire il nostro prestigio» così esordiva il presidente Lojacono nella sua Relazione Tecnica del 1953. Per il CUSAB il 1953 fu un’annata di netto progresso qualitativo e ricca di risultati tecnicamente notevoli con le vittorie del duo Dalfino-Ferrigni nel canottaggio, di Ermanna de Rosa nel nuoto.

«Il processo di stabilizzazione di un Ente, in notevole sviluppo, non può essere affidato a riconoscimenti ufficiosi ma essere riconosciuto dai poteri delle leggi dello Stato» dirà Lojacono battendosi per il riconoscimento di fatto del CUSAB, da parte del Senato e del Consiglio di amministrazione accademici, quale unico organismo universitario delegato a svolgere attività sportiva in nome dell’Università di Bari con l’autorizzazione ad assumere tutte le iniziative che concorrevano al miglioramento e accrescimento degli impianti sportivi.

Nel progetto di regolamentazione dei rapporti tra i due enti, i mezzi economici erano individuati dai contributi versati annualmente dagli studenti per l’attività sportiva e riscossi direttamente dall’Università. Le somme accantonate erano poi messe a disposizione del CUSAB in apposita contabilità speciale attraverso la quale l’Università ne avrebbe curato l’amministrazione. Altre somme potevano essere devolute per l’incremento patrimoniale del Centro sportivo con particolare riferimento alla costruzione degli impianti sportivi. Con il contributo statale i CUS diedero inizio alla costruzione in tutte le sedi universitarie d’impianti sportivi attrezzati.

La situazione in Italia era precaria sia per la distruzione dovuta dagli eventi bellici e, successivamente dalla destinazione ad altri usi degli impianti superstiti. Le poche iniziative del CONI e delle società sportive o erano modeste, frutto di preoccupazioni finanziarie, o di prestigio perché si aveva maggior cura di soddisfare le esigenze dello spettacolo e non di suscitare nella massa lo stimolo a partecipare al potenziamento dello sport. Mancavano gli impianti per una attività extrascolastica che completasse la preparazione fisica degli studenti. Poche le palestre per i corsi di educazione fisica, di preatletica, di attrezzistica e le piste di atletica leggera. Mancavano le piscine, mancavano i campi di pallacanestro e di tennis e ciò determinava durante l’inverno una stasi forzata.

Sorprendentemente toccò proprio al CUS di Bari, all’avanguardia tra il 1952-57 nella rinascita dello sport regionale e non soltanto per i risultati agonistici raggiunti ma anche per le capacità del presidente Lojacono, figura rappresentativa dello sport universitario ormai nota, stimata e apprezzata non soltanto in Puglia, di avviare la risoluzione di quei problemi finanziari che, risolti, avrebbero portato lo sport universitario ad occupare un posto preminente nel complesso organismo dello Sport nazionale.

Nel 1955 Il Rettore dell’Università di Bari, prof. Vincenzo Ricchioni, diventava il primo rettore italiano a firmare per conto dell’Opera Universitaria un contratto di mutuo con la gestione speciale per il Credito sportivo finalizzato alla costruzione di impianti sportivi destinati agli studenti. L’operazione aveva lo scopo di finanziare parzialmente la costruzione di una sede nautica per canottaggio e vela destinata al CUS. A questo importante risultato si era giunti attraverso una complessa procedura burocratica (approvazione della Commissione interministeriale Impianti sportivi del CONI; richiesta del mutuo al Comitato Esecutivo per il Credito sportivo della Banca Nazionale del Lavoro; elaborazione di contratto e approvazione del Consiglio di Amministrazione dell’Università; approvazione del Ministero della pubblica Istruzione). Il CONI offerse un concorso del 3%. La costruzione, su progetto dell’architetto Michele Fano, era destinata ad ospitare i Campionati Italiani juniores di canottaggio che si sarebbero svolti nel mese di luglio dello stesso anno.

I lavori furono appaltati alla ditta dell’ingegner Muciaccia. Un secondo finanziamento fu chiesto per la costruzione di una piscina scoperta presso la Casa dello Studente.  Il 27 gennaio 1957 fu inaugurata la nuova sede, anche se non completa per quanto riguarda gli uffici di rappresentanza. Per quegli anni era uno dei pochi risultati concreti conseguiti attraverso la collaborazione degli Enti interessati.

L’impianto nautico sorse sul suolo demaniale, concesso dalla Capitaneria di Porto di Bari nella zona portuale, al molo San Cataldo in prossimità del Quartiere Fieristico, dove negli anni 1968-69 saranno definitivamente trasferiti gli uffici amministrativi.

La cerimonia, alla quale intervennero il Ministro di Grazia e Giustizia, l’On. Aldo Moro, il Ministro della Pubblica Istruzione, On. Paolo Rossi, e il Ministro dell’Agricoltura, Emilio Colombo, oltre a dirigenti e vogatori dei Circoli remieri della Regione, fu inquadrata nel programma ufficiale delle manifestazioni indette dall’Università di Bari per l’inaugurazione dell’Anno Accademico 1956-57. L’intento era chiaro e lo ribadì il presidente Lojacono nel suo discorso inaugurale: «Nel progettare questa sede non abbiamo tenuto conto soltanto delle esigenze dei nostri canottieri ma abbiamo voluto porre il nostro impianto al centro dell’attività remiera della Regione. Qui troveranno sempre ospitalità i vogatori di tutti i circoli, qui saremo sempre lieti di organizzare manifestazioni agonistiche di portata nazionale e internazionale. è un’immagine di una scuola universitaria che funge da esempio e stimolo, di un Ateneo che costruisce il cuore e il cervello di un ben ordinato tessuto sociale».

E così è stato. La sede del CUS Bari ha ospitato, negli anni, importanti eventi sportivi e cito gli ultimi in ordine di tempo, le gare di canottaggio dei Giochi del Mediterraneo nel 1997 e Universiadi di canottaggio del 2002.

Nel 1959 sarà approvato il progetto della piscina sopraelevata. Con i notevoli progressi registrati nello sviluppo organizzativo e nella sistemazione degli impianti negli anni Sessanta, il CUS Bari raggiungeva notevoli risultati sportivi che avrebbero portato nel ventennio 1970-80 l’organizzazione universitaria nel complesso dello sport nazionale. Restava il problema del definitivo inserimento dell’attività sportiva nel nuovo ordinamento universitario e l’inquadramento giuridico e professionale dei tecnici per la preparazione degli atleti.

Nel 1971 nella relazione programmatica di Lojacono, quale presidente nazionale del CUSI, sono indicati i punti cardini del programma:

– realizzazione degli impianti sportivi pluridisciplinari con attrezzature di carattere culturale e ricreativo come centri di aggregazione contro la parcellizzazione della vita sociale italiana;

– incentivazione, attraverso l’attività dei Campus e dei Centri di avviamento allo Sport, della pratica sportiva di massa contro l’affermazione dello sport professionistico;

– recupero del significato dello sport come problema sociale nazionale per le masse giovanili e arginare la contestazione studentesca;

– crescita dei quadri dirigenti e tecnici con l’allargamento della base di partecipazione.

Gli anni successive furono decisivi nella evoluzione del movimento sportivo universitario:

– Nel 1974 il CONI riconosceva il CUSI ente sportivo ai sensi dell’art. 31 del DPR n. 530.

– nel 1977 la legge n. 50, collegandosi a quella precedente del 1966, approvava il progetto dell’edilizia universitaria con il vincolo a favore di quella sportiva;

– Nel 1979 il LVII Consiglio Nazionale del CONI, con deliberazione n. 116 del 22 febbraio, riconosceva il CUSI quale Ente nazionale di promozione sportiva universitaria e lo dichiarava di notevole interesse sportivo.

Il ventennio si chiudeva con l’affermazione degli atleti universitari alle Olimpiadi di Seul nel 1988.

Nell’ultimo decennio del Novecento si registra un’intensa attività agonistica che culminerà con 31 medaglie conquistate alle Universiadi di Fukuoka nel 1995, oltre un’importante attività organizzativa e ministeriale.

Nel 1991 Bari ospita il XLVI Congresso nazionale del CUSI a conclusione del quadriennio olimpico. L’approvazione della legge istitutiva del Ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica e l’avvio dell’iter parlamentare per l’istituzione della Facoltà di Scienze dell’educazione fisica e motoria e dello Sport in cui viene stabilito che per le esercitazioni teorico-pratiche e del tirocinio ci si avvaleva degli impianti sportivi e delle attrezzature universitari determinavano lo stanziamento statale dell’aliquota destinata alla costruzione, all’uso e alla manutenzione delle opere universitarie.

Con il riconoscimento della personalità giuridica da parte delle Regioni i Centri Universitari Sportivi diventano un’azienda che eroga un particolare servizio sia nei confronti degli studenti universitari sia, per le residue disponibilità, nei confronti degli studenti degli ordini scolastici inferiori.

Il CUS si pone come l’unica struttura unitaria che promuove un processo di conoscenza attraverso attività socialmente utile e contribuisce alla formazione morale e alla lotta al doping. La tutela della salute fisica degli atleti universitari sarà alla base dell’istituzione del Centro di fisiologia sportiva funzionante presso il CUS Bari.

Nel 1998 il CUS Bari è insignito dal CONI della Stella d’oro al merito sportivo per la sua lunga attività e dal 2004 è iscritto nel Registro delle persone giuridiche della Regione Puglia.

Il processo di rinnovamento dell’ordinamento delle Università italiane, avviato nel primo decennio del Duemila, caratterizzato dai gravi avvenimenti internazionali (gli attacchi terroristici in America, le guerre in Afghanistan e in Iraq,) ha visto un nuovo momento di confronto tra l’Università e il mondo dell’associazionismo sportivo universitario.

Se la legge 394 del 1977 aveva riconosciuto l’autonomia dell’associazionismo sportivo universitario (organi e competenze degli enti sportivi come il CUSI) la legge 341 del 1990 ne aveva sancito l’autonomia universitaria.

In ciascun Ateneo nel rapido processo costituente diretto a elaborare gli Statuti dell’autonomia universitaria, la collaborazione con il CUSI e i CUS incontrava delle difficoltà. Occorreva trovare un nuovo equilibrio tra le due autonomie.

Lo sport nel nuovo modello di università non sempre riusciva ad affermarsi come uno dei momenti basilari della formazione dello studente e ad essere annoverato tra gli obiettivi istituzionali. Lo stesso Parlamento, consapevole del vuoto in tale campo, varava una serie di interventi finalizzati alla realizzazione dell’edilizia sportiva e allo stanziamento di risorse finanziarie per la promozione dell’attività sportive. Riconosceva

infine, le figure legittimate a governare il movimento sportive presso ogni università statale tramite l’istituzione di un Comitato per lo sviluppo dello Sport: il Rettore, come rappresentante della struttura universitaria, l’associazionismo sportivo universitario legalmente riconosciuto, la componente elettiva studentesca e il direttore amministrativo.

In verità la difficoltà a recepire nei principi statutari l’importanza della pratica sportiva si è rivelata di natura culturale. Lo sport accademico si caratterizza su due livelli distinti ma di pari importanza; il primo è quello dello sport come servizio di qualità finalizzato al benessere psicofisico e alla socializzazione con l’utilizzo di figure specializzate.

Il secondo è quello agonistico spettacolare che comporta il confronto con altre realtà universitarie e deve essere organizzato da una struttura autonoma, il CUS, associata ad altre società sportive universitarie.

L’università italiana nel campo sportivo aveva purtroppo accumulato il maggior ritardo nei confronti di altri paesi dell’Unione Europea.

Al contempo la spinta del diritto comunitario europeo spingeva la riforma statutaria del CUSI verso l’istituzione di una federazione dei CUS italiani non più organi ma membri del CUSI, eretti a enti autonomi di promozione sportiva no profit. Ciò ha contribuito a radicare ciascun Centro periferico nel tessuto ordinamentale di ogni Ateneo, intendendo l’attività sportiva come componente educativa nel processo globale della formazione della persona umana.

Attualmente il CUS Bari attua le sue finalità istituzionali con autonomia organizzativa, finanziaria, amministrativa e patrimoniale, ai sensi dell’art. 2 dello Statuto del 23 marzo 2003, nell’ambito aggregativo universitario dell’Università degli Studi e del Politecnico di Bari.

                                                         Dott.ssa Rosalba Catacchio

                                                         Socio Onorario della Società Italiana degli Storici Sportivi

                                                         già Direttore della Sez. di Vigilanza Archivi dello Sport

                                                        della Sovrintendenza Archivistica per la Puglia – MIBAC

Eugenio Fazio

 

Non potevo non contattare il figlio del noto dott. Domenico Fazio a cui Ignazio doveva molto tanto da intestargli la sua creatura: il CUS Bari. Ma come potevo raggiungerlo non avendo nessun riferimento? Con pazienza iniziai la mia ricerca su internet. L’Era della tecnologia riuscii a venirmi incontro ed a consegnarmi la sua email. Anch’egli fu entusiasta dell’iniziativa e aderì con immenso piacere.

 

L’Italia sta cambiando. Sì, l’Italia sta inesorabilmente cambiando. Sta perdendo quelle persone che avevano i piedi nella Seconda guerra mondiale e la testa nel futuro. Quelle persone capaci di guardare lontano, per cui la parola “sacrificio” non era un disonore ma una virtù su cui fondare pensieri ed azioni. Sta perdendo quelle persone per cui l’Italia era un Valore, da portare con orgoglio e merito in giro per il mondo. Sta perdendo quella classe dirigente fatta di Servitori dello Stato, di persone che hanno costruito l’Italia giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, sempre nell’ombra, sempre attivi senza mai fermarsi. Sta perdendo quelle persone che non vivevano per il proprio piccolo tornaconto, ma pensavano esclusivamente agli altri, ai più giovani. La vera spina dorsale del Paese. Quelle persone che la lingua italiana chiama “signori”, ma che meglio di tutti hanno codificato gli inglesi con l’appellativo “Lord”.

Ho conosciuto Ignazio Lojacono da piccolo, quando partecipavo con papà a delle cerimonie sportive ufficiali o quando lo incontravo nel privato. Sono sempre stato un amante del mare e quando lo incrociavo la mia fantasia di bambino mi portava ad associarlo, per altezza e corporatura longilinea, ad un faro.

Non per niente la sede del CUS Bari da lui voluta e costruita si trova proprio al porto! Ignazio Lojacono era un faro per le nuove e meno nuove generazioni, una persona in grado di guardare in avanti ed indietro contemporaneamente, progettare e realizzare la politica sportiva universitaria, con il cuore sempre rivolto al bene dei più giovani.

Personaggio austero quasi severo, a me giovane bambino incuteva rispetto, quasi timore.

Tuttavia era una persona che sapeva essere presente senza farsi vedere, sapeva costruire il futuro senza farlo pesare… e devo dire che lo costruiva bene e senza soste. Ma non era un burbero: era una persona cordiale e precisa, a volte se non spesso anche caparbia, che sapeva andare in meta con determinazione, dovesse anche metterci anni.

Quando lo incontravo a Roma, a casa o al Ministero dove papà lavorava, mi rivolgeva sempre un sorriso, ma il suo aplomb mi ricordava più un burocrate, una persona lontana dalla gente, tutta presa soltanto dal suo lavoro fatto di carte, di leggi, di documenti. Ma mi ingannavo: infatti si percepivano, in quel suo atteggiamento schivo, passionalità e soprattutto un certo distacco da quel mondo cercato ma non voluto.

Ricordo però che “scoprii” Lojacono alle Universiadi, credo quelle di Città del Messico del 1979. Nelle cerimonie ufficiali, alla apertura dei giochi e negli incontri diplomatici era in effetti la persona conosciuta a Roma; tuttavia nei suoi occhi si leggeva chiaramente una luce nuova, un misto di orgoglio, di italianità, di fierezza nel presentare i colori nazionali al mondo, ma soprattutto di entusiasmo tipico degli atleti, dei giovani atleti che aveva portato a gareggiare in Messico dalla Puglia e da tutte le parti di Italia.

E ne aveva ben ragione visto che proprio dalla Puglia, in particolare da Barletta, arrivava un ventisettenne atleta di nome Pietro Mennea, che il 12 settembre di quell’anno, proprio a Città del Messico, stabiliva il record del mondo nei 200 m (19”72).

Quel record, trovato alle Universiadi, rimase imbattuto per ben 17 anni, fino al 1996! Ma se questo era il suo atteggiamento nelle cerimonie ufficiali, Lojacono cambiava faccia all’interno del villaggio olimpico, quando poteva parlare con gli atleti, quando poteva cenare con i ragazzi, quando poteva respirare l’aria dello sport. Allora usciva l’uomo, il suo cuore, la voglia di fare, la voglia di gareggiare, il suo essere un perenne ragazzo, essere un indomito sportivo. Lojacono era una persona seriamente passionale, che metteva il cuore nello sport e nella sua organizzazione: potrebbe sembrare azzardato ma ha sempre avuto l’entusiasmo di un ragazzo, in tutte le cose che faceva. Non amava apparire:

invece delle ambasciate preferiva il villaggio sportivo. Lui era così: era un uomo-ragazzo, uno con i piedi nella Seconda guerra mondiale, il corpo nell’oggi e la mente nel futuro, forse un sognatore.

Lo sport era la sua vita: onestamente non posso proprio dire che fosse un fortunato perché faceva un lavoro che gli piaceva. Il lavoro, lo sport erano parte integrante del suo essere. Era un amore nutrito ogni giorno. Era un lavoro inventato ogni giorno. Nessuno gli diceva cosa fare: era lui che delineava la politica sportiva in Italia, quella vera, lontano dai grandi ingaggi economici, quella degli studenti universitari, quella fatta da giovani che lo sport lo vivono ogni giorno con passione e sacrificio. Lui doveva inventare ogni giorno il modo di far fare sport all’Italia Universitaria.

Sì: l’Italia sta cambiando, sta inesorabilmente cambiando.

Stiamo vivendo un nuovo momento storico, dove situazioni, persone ed eventi cambiano ogni giorno panorama e prospettive. È meglio? È peggio? Ognuno darà la propria risposta. Ma forse una vera ed onesta risposta non c’è. Non è meglio, non è peggio: è solo un momento diverso. La globalizzazione indotta dalla tecnologia ha reso questo mondo piccolissimo, percorribile in lungo ed in largo con voce, con immagini e scritti in pochi centesimi di secondo, e fisicamente in pochissime ore. Questo incide inesorabilmente nel modo di prendere le decisioni, nel modo di affrontare i problemi. È un momento diverso da quello di 20 anni fa, che richiede uomini nuovi, forse però… con lo spirito di sempre!

Persone come Lojacono ci sono, ci sono sempre state e sempre ci saranno (InshAllah!).

Sono quelle persone che lavorano nell’ombra, non hanno nomi altisonanti e non vanno in televisione, semplicemente perché sono persone serie. Ma sono soprattutto queste le persone che costruiscono il futuro, sono loro che lavorano per un mondo migliore, per un mondo fatto di uomini e donne e non di interessi personali. Chi può le appoggi, le aiuti nel raggiungimento del fine che da significato alle loro vite. C’è chi lo fa per un sano trasporto religioso, chi lo fa per una ideologia politica, chi lo fa perché crede nella laica possibilità di costruire un futuro. Ognuno a proprio modo costruisce piano piano un mondo nuovo. Sono loro i veri Statisti, quelli che la patria e la bandiera ce l’hanno nel sangue, non chiusi in un crudo nazionalismo ma con l’Europa ed il mondo intero negli occhi e nel cuore. Persone che sanno vivere questo mondo globalizzato,

perfettamente integrati nella storia ma con la mente nel futuro. persone per cui le parole “tu” e “loro” sono più importanti della parola “io”.

Se le incontrerete aiutatele; se pensate di poter essere voi, non abbiate paura di perseguire il fine per cui siete stati creati.

È questo che ha fatto Lojacono nella sua vita, vissuta fino in fondo, ed è questo l’esempio da seguire: ascoltare il proprio cuore e non aver paura di assecondarlo. Forse non lo abbiamo visto mentre lavorava, ma possiamo ogni giorno godere dei frutti del lavoro di Ignazio Lojacono. E così, passeggiando per il Lungomare di Bari, potremo sempre respirare un po’ di sport ed un po’ di iodio nella sede del CUS Bari da lui voluta e costruita.

I nomi forse si dimenticheranno, ma i frutti del lavoro no… i frutti di un vero Servitore dello Stato, i frutti di un vero “Lord” italiano, nato e vissuto in quella terra di galantuomini chiamata Puglia.

                                                                    Prof. Eugenio Fazio

                                                                    Docente Scienze di Base ed Applicate per l’Ingegneria

                                                                    Università La Sapienza di Roma

Prof. Giorgio Otranto

 

Mi mancò la forza nelle gambe quando incontrai per la prima volta il prof. Otranto. Lessi nei suoi occhi un mare di gratitudine nei confronti di Ignazio. Offrì subito la sua disponibilità a collaborare al progetto non solo con la sua preziosa testimonianza ma anche nel darmi consigli e suggerimenti su come realizzare l’opera. Stavo sognando o era solo una pura coincidenza? Dunque, anche il prof. Otranto era uno dei suoi intimi e chissà quanti altri.

 

Ho conosciuto il dr. Ignazio Lojacono alla metà degli anni ’60 nella sua farmacia di Corso Cavour in occasione di un suo incontro con un gruppo di studenti calabresi: ci eravamo rivolti a lui per chiedergli l’autorizzazione a frequentare il Centro Universitario Sportivo di Bari anche in orari diversi da quelli stabiliti.

La sua immediata disponibilità e gentilezza mi colpirono molto ed ebbi subito l’impressione di trovarmi di fronte ad una persona eccezionale, fortemente impegnata a risolvere i piccoli e grandi problemi degli studenti. Lo rividi alcuni anni dopo nel pieno della sua attività di Presidente dello stesso organismo sportivo universitario. Nel frequentare il CUS ero solito passare a salutarlo e intrattenermi con lui. Discutevamo non solo di questioni universitarie, prevalentemente legate alla pratica dello sport, ma anche di storia barese e di politica. Da medico, mi spiegava con grande partecipazione personale, che il suo impegno in favore dei giovani universitari si fondava sulla nota espressione del poeta latino Giovenale (Satira 10, 356) Mens sana in corpore sano, alla luce della quale disquisiva con grande professionalità sulla funzione formativa dello sport, che divenne per lui un vero e proprio programma di vita.

Uomo di vasta, mai ostentata cultura, dal tratto sempre garbato e signorile, dotato di grande capacità di ascolto, era molto interessato anche a questioni e leggende riguardanti la storia del cristianesimo e dei santi, il mio settore di studi, su cui mi poneva tante domande, mostrando grande passione soprattutto per la vita di san Nicola e il suo rapporto con Bari.

In questo ambito, mostrava di conoscere molte tradizioni orali baresi, che puntualmente mi venivano confermate da Vito Maurogiovanni, altra figura di primo piano della società barese del XX secolo, anche lui recentemente scomparso.

Continuai a frequentare il dr. Lojacono, rimanendo sempre ammirato della sua laboriosità e della sua abilità nel concepire progetti e iniziative, che nel giro di qualche anno dovevano imporre il nostro Ateneo all’attenzione degli ambienti sportivi universitari nazionali.

La sua capacità di programmazione era supportata da una profonda competenza nei settori dello sport e dell’Università, oltre che da una fitta rete di relazioni con Enti e Istituzioni, anche a livello nazionale e internazionale. Tutto questo gli ha consentito di contribuire a promuovere diversi provvedimenti legislativi finalizzati a incentivare la pratica sportiva nel mondo universitario italiano. Colpivano in lui la determinazione, la concretezza e la chiarezza d’intenti con cui perseguiva le sue finalità, con semplicità e senza trionfalismi.

A livello locale, sotto la sua guida, il CUS Bari ha moltiplicato e ammodernato di continuo le sue strutture, che allo stato attuale sono sicuramente tra le migliori d’Italia e consentono agli studenti la pratica di quasi tutti gli sport. Basta visitare il CUS Bari – che è ormai diventato una vera e propria cittadella dello sport – per rendersi conto delle opere realizzate da Ignazio Lojacono in più di sessant’anni di attività al servizio dei giovani, dell’Università, della sua città.

Accanto alle opere realizzate vanno ricordati i numerosi eventi sportivi da lui organizzati.

In occasione dei Campionati Italiani Universitari svolti a Bari nel maggio 1999, intervenendo in rappresentanza dell’indimenticato Rettore Aldo Cossu, ebbi modo di verificare di quanta stima e affetto fosse fatto segno da parte di Rettori e responsabili per lo sport di tutte le Università italiane. Qualche mese dopo, accogliendo nella sede del CUS un gruppo di professori e studenti argentini che svolgevano uno stage nella nostra Università, parlò loro della organizzazione dello sport in ambito universitario e, su richiesta dei responsabili, promise che sarebbe andato in Argentina per tenere una conferenza sullo stesso tema: cosa che, per motivi di salute, non ha mai potuto fare e se ne rammaricava molto con me.

L’Università di Bari deve molto a Ignazio Lojacono che ha vissuto al suo servizio più di sessanta anni, contribuendo alla sua crescita e a quella dei giovani e dello sport universitario italiano.

                                                                Prof. Giorgio Otranto

                                                                Prorettore Vicario Università degli Studi di Bari

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