La ripresa passa (solo) attraverso le riforme di Carlo Schilardi
Spesso mi sono intrattenuto su queste pagine per evidenziare l’esigenza che siano attuate alcune riforme rivolte a semplificare e rendere più agile ed efficiente il processo decisionale e dare concreta attuazione alle scelte politiche e gestionali, essendo sotto gli occhi di tutti che il principale vulnus del sistema Paese non è l’assenza della volontà di fare, né di reperire i mezzi finanziari occorrenti, quanto di realizzare in tempi ragionevoli piani e progetti e spendere correttamente le risorse disponibili, grazie ad un ben organizzato apparato amministrativo.
Occorre evitare il ripetersi degli ostacoli che rendono meno produttiva e defatigante l’azione di governo e che si sono puntualmente verificati.
La ripresa con le riforme
Da ultimo, in pendenza della pandemia grave che ancora ci attanaglia, con un Governo che, nel far fronte ad una catastrofe sanitaria planetaria, oltre a dover superare i paletti legati alle particolarità di partitiche alle ultime elezioni politichesi erano presentati con progetti e programmi affatto diversi, ha dovuto fare costantemente i conti con gravi insufficienze della burocrazia e con venti regioni portatrici di istanze non sempre conciliabili tra loro. E’ prevedibile che oltre delle difficoltà funzionali si ripresenteranno nell’attuazione delle misure e degli investimenti previsti nel Recovery lan, come nella gestione della pandemia e ciò malgrado le buone intenzioni dei governanti, che si troveranno inevitabilmente alle prese con le ritualità di una macchina burocratica lenta e autoreferenziale e con la difficoltà di coordinare le scelte dello Stato centrale con i desiderata delle Autonomie locali, in una sovrapposizione di ruoli e rivendicazione di competenze evidente a tutti, salvo il ricorso al gioco allo scaricabarile quando le scelte si presentano impopolari 0 incerto effetto. Si può essere certi che il nuovo Governo si impegnerà con ogni energia per superare la perdurante pandemia, il Recovery Plan e l’emergenza occupazionale ed economica in atto, ma per riuscirci appieno non dovrà rinunciare a riorganizzare da subito l’asfissiante burocrazia politica e amministrativa esistente e a mettere in
chiaro, una buona volta, chi ha il potere-dovere di decidere per tutti, quando sono sul tappeto scelte che attingono unitariamente gli interessi nazionali. Contemporaneamente, per cambiare passo all’attività amministrativa occorre procedere, prendendo spunto dal modello Genova, allo sfoltimento e alla semplificazione delle regole che disciplinano l’affidamento degli appalti, compreso quelle finalizzate alla prevenzione della corruzione e delle infiltrazioni mafiose, stilando delle tabelle con gli adempimenti e i tempi che gli addetti ai lavori devono rispettare, compreso quelli per l’esecuzione delle opere, senza nascondersi che alcune misure di garanzia sì sono dimostrate impattanti ma di modesto risultato. Fondamentale è, anche, limitare drasticamente il numero delle stazioni appaltanti, rispettando il principio dell’adeguatezza, e così gli onerosi concerti traenti ei tanti visti e pareri che costellano molti provvedimenti e che rappresentano spesso solo una riserva di potere per chi è chiamato in causa. Non si può prescindere, altresì, dall’esigenza che chiunque venga chiamato a ricoprire incarichi di responsabilità sia in possesso di professionalità adeguata alla bisogna, mettendo da parte l’abusata distinzione tra tecnici e politici, atteso che un buon politico
deve possedere un proprio bagaglio tecnico e un capace tecnico non può operare senza sapersi rapportare alle scelte della politica. È importante, come ormai da più parti si sostiene, che il Governo sia espressione dei migliori, ma anche l’apparato servente deve essere guidato dai migliori! Ancora, per ridare slancio all’amministrazione pubblica, non secondario è assicurare agli operatori onesti la possibilità di agire senza eccessive conflittualità e senza improprie chiamate in causa, spesso con atti anonimi, della Magistratura Penale, amministrativa e contabile, nell’aspettativa che il burocrate il politico preso di mira incorra in paralizzanti disavventure; e quanto il tema sia attuale provato dalla tutela chiesta con fermezza dalle strutture commissariali impegnate nella vicenda Coronavirus e nella ricostruzione del ponte di Genova. Tanto è dovuto nei confronti di chi ha il compito di servire il Paese, ma soprattutto per scoraggiare chi è aduso tirare perla giacca poteri dello Stato che, in molti casi, farebbero volentieri a meno di essere coinvolti o addirittura strumentalizzati in beghe che nulla hanno a che vedere con gli interessi generali, per potersi invece dedicare con ogni energia a perseguire i reati corruttivi, di grave allarme sociale, che sono un grave tarlo della Nazione e ne minano lo sviluppo e la credibilità internazionale. Una notazione va anche fatta su un’altra anomalia del nostro Paese, che appare travagliato da una permanente.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO del 15 febbraio 2021
campagna elettorale, alimentata dalla ricorrente di diffusione di sondaggi sulle cosiddette intenzioni di voto e sulla
popolarità delle scelte politiche ed economiche fatte e da fare. Accade, infatti, che ad ogni sondaggio indicativo della
presunta mutazione degli umori popolari, partiti usciti vincitori dalle elezioni politiche siano ritenuti privi del titolo di proseguire nell’azione di governo, con conseguente richiesta di scioglimento delle Camere da parte di chi, talvolta sostenuto da stampa amica, pensa di poter trarre vantaggio da nuove elezioni. Tali atteggiamenti sono un vulnus alla stabilità politica e alla governabilità e collidono con la nostra Costituzione che fissa in cinque anni la durata della legislatura, restando lo scioglimento anticipato delle Camere una soluzione estrema, riservata alla prudente valutazione del Capo dello Stato, che è il dominus di una procedura che vede il coinvolgimento di altri alti Organi dello Stato. Poche notazioni per migliorare la governabilità del Paese e imboccare la via della ripresa economica e morale, fermo restando che qualunque risultato rimane di difficile perseguimento se alle riforme, piccole o grandi, non si accompagna la volontà di lavorare tutti insieme, rinunciando a paralizzanti veti ideologici e a toni polemici che in una democrazia matura non sono di ausilio a cittadini che devono guardare con fiducia a chi è chiamato a servire il Paese.
* Presidente di Sezione o. del HAS