CARANO ENRICO

nuova puglia d'oro_total white

CARANO ENRICO

nuova puglia d'oro_total white

Gioia del Colle 1877-1943

Sviluppò la moderna biologia vegetale

L’identificazione da parte di Matthias Schleiden (1804-81) e Theodor Schwann (1810-82) della cellula come struttura base dell’organizzazione delle piante e degli animali condusse ad un lungo ed intenso periodo di ricerche sull’anatomia microscopica degli organismi pluricellulari. In questo quadro si colloca il prezioso contributo che Enrico Carano ha fornito al progresso delle conoscenze scientifiche in biologia vegetale.
Nato a Gioia del Colle nel 1877, studiò Scienze Naturali a Roma, conseguendo la laurea nel 1901. Il suo maestro Pietro Romualdo Pirotta (1853-1936) lo volle come assistente presso l’Istituto Botanico. Intraprese quindi una brillante carriera accademica a Roma ed a Firenze e nel 1929 successe a Pirotta nella direzione dell’Istituto Botanico di Roma. Godette della stima dei colleghi, alcuni dei quali gli resero omaggio dando il suo nome a piante di nuova identificazione: l’amico Emilio Chiovenda (1871-1941), studioso della flora dell’Africa orientale, gli dedicò il genere Carania e la specie Acacia caraniana. Ricoprì numerosi incarichi, tra cui la Presidenza della Facoltà di Farmacia, la direzione della sezione botanica dell’Enciclopedia Italiana, la vicepresidenza del comitato per la biologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ricevette numerose onorificenze, fu socio dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino e della Pontificia Accademia delle Scienze.
Questi riconoscimenti non mutarono il suo carattere schivo e riservato ed i suoi allievi ricordavano la sua proverbiale frase: “Anche gli onori sono castighi di Dio”. Dedicava tutto il suo tempo al laboratorio e alla didattica. Alberto Chiarugi (1901- 60), suo successore a Firenze, definì le lezioni di Carano un modello di preparazione, di metodo e di chiarezza. Altrettanta chiarezza e precisione pretendeva dai suoi collaboratori e se un incauto laureando definiva impropriamente “fetta” un preparato microscopico, veniva aspramente redarguito con un “non dica fetta, dica sezione: fette sono quelle del salame!”. Tra i suoi allievi, oltre al già citato Chiarugi, merita particolare menzione Eleonora Francini Corti (1904-1984), che operò a lungo a Bari.
Il legame di Carano con la Puglia rimase sempre molto saldo. Ogni estate tornava a Gioia del Colle per un paio di mesi, dedicandosi ad escursioni naturalistiche nelle Murge per studiarne la flora. Ne risultò un approfondito studio sul Suolo e la flora delle Puglie, pubblicato nel 1934. Ma gli studi floristici rimasero marginali nella sua vasta produzione scientifica: Carano fece scuola come uno dei massimi studiosi di anatomia ed embriologia vegetale. Ai tempi di Carano i limiti tecnici della microscopia impedivano un’osservazione dettagliata delle strutture subcellulari: la microscopia venire. In quel periodo si affinavano le tecniche di colorazione per l’identificazione di specifiche componenti cellulari. Il giovane Carano mise a punto nel 1909 un metodo, poi utilizzato da altri sperimentatori, per evidenziare la presenza di sostanze pectiche nelle pareti cellulari.
Successivamente si dedicò a studi di anatomia descrittiva (di particolare interesse sono le sue osservazioni sull’accrescimento in spessore dei fusti delle Monocotiledoni) e all’embriologia. In questo campo ottenne probabilmente i suoi risultati più interessanti. Fra il 1913 ed il 1920 pubblicò diversi lavori sullo sviluppo embrionale delle Asteraceae, famiglia che comprende numerosissime specie, tra cui le comuni margherite. I disegni che corredavano i suoi lavori denotano una non comune capacità di osservazione e di sintesi ed una assoluta precisione e fedeltà agli originali: basti guardare il dettaglio delle figure mitotiche.
I ritmi della copiosa produzione scientifica di Carano subirono una ovvia decelerazione negli anni della Seconda Guerra Mondiale, fino al tragico evento che segnò la fine della sua attività: il bombardamento americano del 19 luglio 1943, che ridusse ad un cumulo di macerie l’edificio dell’Istituto Botanico. Carano si salvò a stento dalle bombe, ma perse sotto le rovine tutti i suoi libri, il materiale didattico e persino il microscopio che aveva usato per tutte le sue ricerche. Profondamente scosso da questo evento e dagli esiti disastrosi della guerra, tornò a Gioia, dove morì per un attacco cardiaco nel dicembre dello stesso anno.
Nell’elogio funebre del suo maestro, Chiarugi scrisse: “Enrico Carano è una vittima, una delle tante vittime indirette, di questa guerra spaventosa che ha sconvolto tragicamente il nostro Paese e ha stroncato tante esistenze: non sono vittime di guerra, infatti, soltanto quelle abbattute dai colpi delle armi, ma anche quelle straziate dalle angosce e dalle sventure che la guerra semina con sì piene mani”. Malgrado gli importanti risultati conseguiti nel corso della sua brillante carriera, rimane dunque il rimpianto per quello che Carano avrebbe potuto ancora dare al progresso della biologia vegetale.
Mario De Tullio
Da Scienziati di Puglia (a cura di) Francesco Paolo de Ceglia Adda Editore, 2007 pag. 391-392

Cenni bibliografici

Letteratura primaria:
Ricerche sull‘embriogenesi delle Asteraceae, «Annali di Botanica»,XIII (1915), pp.251-301.
Il suolo e la flora delle Puglie «Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze», III (1934), pp. 32-50.
Corso di Fisiologia vegetale, Ed. Universitarie, Roma 1941.
Letteratura secondaria:
Chiarugi A. Enrico Carano, «Nuovo Giornale Botanico Italiano», 52 (1945), pp. 102-17.

Enrico Carano

Enrico Carano nasce a Gioia del Colle il 18 agosto 1877 da Francesco Carano e da Carmela Donvito, nello stesso anno in cui viene alla luce R. Canudo.
Frequenta con particolare distinzione le classi ginnasiali nel R. Ginnasio ” Archita ” di e successivamente il Liceo a Macerata, per seguire il fratello Giovanni ( nato il 30 giugno 1873 e morto il 23 aprile 1949, in seguito avvocato e Professore Ordinario di Scienze politiche ed economiche dell’Università di Bari ), che lì studiva Giurisprudenza.
La sua aspirazione era quella di laurearsi in Agraria, ma per seguire l’altro fratello, Vito, che studiava Medicina, si iscrive alla facoltà di Scienze presso l’Università di Roma, dove consegue a pieni voti la laurea in Scienze naturali nel 1901.
Segue altresì presso la stessa Università di Roma molti Corsi facoltativi, propri di Agraria, con il proposito di continuare gli studi e di laurearsi anche in Scienze Agrarie presso la Scuola Superiore di Portici.
Il professore Romualdo Pirotta, Direttore dell’Istituto Botanico di Roma, profondo conoscitore degli uomini, apprezzando le sue attitudini di ricercatore, la sua cultura e la sua indole, gli propone, a pochi mesi della laurea, di diventare suo assistente. Infatti il Pirotta non prendeva mai le sue decisioni senza aver interpellato questo suo braccio destro, nel quale riponeva massima fiducia. Il Carano, avendo accettato tale proposta, decide di dedicarsi completamente agli studi di Botanica e quindi alla scienza delle piante.
Durante tale periodo si prodiga per arricchire l’erbario del Museo Botanico, coadiuvato da sir Michael Lacaita, valente botanico per pura passione, col quale è in rapporto di intima e fraterna amicizia.
Poiché la sua vita è completamente dedicata allo studio e all’insegnamento, rinuncia a formarsi una famiglia.
Ecco in sintesi le tappe salienti della sua carriera accademica: Assistente alla cattedra di Botanica dell’Università di Roma dal 1° febbraio 1902, Aiuto nella stessa cattedra dal 31 maggio 1910, in sostituzione del professor Longo, vincitore della cattedra di Botanica a Pisa. Aveva consegue la libera docenza in Botanica generale nel 1909 e risulta terzo nella terna dei vincitori del concorso del 1921 a professore di Botanica nell’Università di Pavia. Il 28 dicembre 1921, a seguito della sua posizione di vincitore di concorso, è chiamato dalla facoltà di Scienze di Firenze a dirigere la cattedra di Botanica e il 25 ottobre 1922 lascia libero il suo posto di Aiuto a Roma. Poiché contro la sua nomina a Firenze viene presentato un ricorso al Consiglio di Stato, ricorso che è accolto, applicando una disposizione di legge allora in vigore, dal 15 febbraio 1923 deve retrocedere nella sua posizione di Professore Incaricato.
Si mostra deciso e fiero per quello che giudicava una inammissibile prepotenza, il dominio della dittatura, e mostra anche, al di là della sua mitezza, la sua ferrea volontà di non assoggettare la Scienza alla politica.
Una tale umiliazione trova piena riparazione morale a seguito del voto unanime della facoltà di Scienze di Firenze, che porta la sua nomina definitiva a Professore ufficiale nella stessa sede, a partire dal 1° dicembre 1904. Qui viene nominato socio dell’Accademia dei Georgofili ( Accademia fiorentina fondata nel 1753 e tuttora attiva, che promuove l’agricoltura e gli studi ad essa pertinenti ) che gli assegna una medaglia d’oro.
La sua permanenza a Firenze è però breve, perché il 26 ottobre 1925 è chiamato ad occupare la Cattedra di Botanica dell’Università di Roma, essendo nel frattempo il suo maestro, Prof. Pirotta, passato alla Cattedra di Fisiologia vegetale.
Quando nel 1929 il Prof. Pirotta va in quiescenza diviene Direttore dell’Istituto Botanico di Roma, mantiene altresì l’incarico di Fisiopatologia vegetale ed ottiene l’incarico di Direttore degli Annali di Botanica, in primo tempo insieme al Pirotta e in seguito da solo.Gli ultimi anni della sua Direzione sono dedicati in massima parte alla fondazione del nuovo Istituto Botanico, costruito nella Città Universitaria, che inizia a funzionare nel luglio del 1938.Fondamentali sono stati i dissensi del Prof. Carano per alcune delle caratteristiche costruttive dell’Istituto, che non riesce a far modificare.
Su incarico della Regina d’Italia, Elena, collabora agli studi e nella ricerca della terapia dell’encefalite letargica, studi coronati da una scoperta scientifica che gli procurano le lodi sia del mondo scientifico che le congratulazioni personali della stessa Sovrana.
Pur avendo trascorso quasi tutta la sua vita lontano da Gioia, rimane sempre legato alla sua città natale, nella quale risiedevano i suoi fratelli e i suoi familiari. Aveva accettato il trasferimento da Firenze a Roma non per il desiderio di onori o di gloria, ma soltanto ” per essere trecentosedici chilometri più vicino a casa “. Infatti si allontana dal suo posto di lavoro soltanto una volta all’anno, quando alla metà di agosto ritorna al suo natio paese per trascorrervi due mesi di ferie all’aria aperta nelle sue campagne. Per il resto dell’anno resta rintanato nel suo laboratorio, adiacente alle modeste stanze della sua abitazione, sistemate con la modestia delle celle di un monastero, dove trascorre tutte le giornate e da cui esce la sera per una metodica e solitaria passeggiata.
Dedica tutta la sua vita agli studi e all’insegnamento e all’educazione dei giovani, rinunciando, per questi impegni, a formarsi una famiglia.
Alle ore trascorse nel suo lavoro in laboratorio alterna quelle dedicate all’ossevazione diretta delle piante nel loro ambiente naturale; basta ricordare la conoscenza profonda della flora delle Murge, dell’Agro Romano, dell’Appennino Mugellano, dove effettua escursioni per osservare ” sul campo” i soggetti dei suoi studi.
Sta quasi sempre chiuso nella sua stanza, da cui esce regolarmente solo due volte al giorno per seguire i lavori che si effettuano nel laboratorio. Soltanto nel 1939 i suoi familiari lo convincono a trascorrere il Natale a casa, ed è stato il primo da quando se ne era allontanato per frequentare il liceo a Macerata. Ma anche questa decisione è dettata da un evento eccezionale: una frattura della mandibola, verificatasi nel Natale precedente, mentre sistemava la biblioteca, che lo aveva costretto ad una serie di interventi chirurgici e che per poco non mise a rischio la sua vita.
E’ molto esigente nel suo lavoro; insegna soprattutto a diffidare, ad ” andare con i piedi di piombo “. La precisione del suo linguaggio è mirabile sia nelle sue lezioni, che sono un modello di preparazione, di metodo e di chiarezza, sia in ogni discorso, durante il quale non esita a correggere i suoi studenti per la terminologia non appropriata che utilizzano..
Muore improvvisamente la sera del 23 dicembre del 1943, a seguito di un’attacco di angina pectoris. Era rimasto profondamente scosso, anche fisicamente, dalla rovina del suo Istituto, colpito da quattro bombe durante l’incursione aerea americana del 19 luglio dello stesso anno. Si era ” salvato a stento, per un vero miracolo “, come lui stesso riferisce, rifugiandosi nelle cantine situate sotto l’ala dell’edificio dove erano situati il suo laboratorio e la sua abitazione, che furono sventrati dalle esplosioni, le quali avevano disperso i suoi libri, il suo microscopio, a cui teneva tanto perché acquistato da studente con i suoi risparmi e sul quale aveva compiuto tutte le sue belle ricerche.
E’ stato un credente e fervente religioso. La ” pagellina ” commemorativa fatta stampare dai suoi familiari in occasione del trigesimo della sua morte ricorda che in vita fu, per i suoi parenti e cognati, un affetto e, in morte, una religione. In qualità di confratello è sepolto nella cappella della Confraternita del Purgatorio nel cimitero di Gioia del Colle, al piano superiore, 1° comparto a destra, 7^ fila, loculo n.5, nello stesso luogo in cui è tumulata la salma del sacerdote Vincenzo Angelillo, che pronunciò l’elogio funebre nel trigesimo della sua morte.
Per quella sua modestia che lo caratterizza durante tutta la sua vita i familiari hanno posto sulla sua tomba. oltre alla sua foto anche questa semplice iscrizione: Carano Enrico prof. Ord. nelle Università di Roma. Accademico dei Lincei. 18-8-1887 23-12-1943.
Numerose e ancora attuali le sue ricerche e le sue pubblicazioni, tra cui anche quelle riguardanti la tradizione agronomica in Puglia e il suolo e la flora della Puglia.
Nel 1934 perora l’istituzione di una facoltà di Agraria nella Regia Università di Bari, che avrebbe costituito una nuova pietra miliare per lo sviluppo economico-agrario dell’estremo Mezzogiorno.
Al suo nome è dedicato il genere Carania Chiovenda e la specie Acacia Caraniana Chiovenda, nonché la Melica Bauhinii var. Caraniana Popp e l’Epiaster Caranoi.
Si interessò di botanica, di embriologia, di genetica.

Nell’anno scolastico 1963-64, e precisamente il 16-3-1964, i docenti della Scuola media di Via Giovanni XXIII deliberano di intitolare al prof. Enrico Carano il loro edificio scolastico, dopo aver ascoltato i suggerimenti del preside, prof. Losito Leonardo, di orientare la scelta del nome verso un Uomo di pensiero e di scuola che avesse riscosso profonda stima e gratitudine, considerando l’opportunità di ricordare ed onorare chi nel campo culturale aveva lasciato una incancellabile impronta. “Ritenuto che il prof. Enrico Carano, insigne botanico gioiese, era sicuramente degno di essere ricordato per il suo valore di scienziato che gli procurò eccezionali riconoscimenti ufficiali e varie onorificenze, per la sua carriera di accademico, che si svolse quasi interamente a Roma, ove tenne la cattedra universitaria di botanica, e per le sue numerose pubblicazioni ancora oggi vive ed attuali; in considerazione dell’affettuoso e riverente ricordo che Gioia del Colle conservava del prof. Carano e della sua vivissima stima che egli riscosse dappertutto per i suoi profondi e severi studi, per la sua instancabile e scrupolosa opera di educatore e per le doti di mitezza e bontà; allo scopo di tramandare il suo ricordo alle future generazioni perché fosse di esempio luminoso e di monito”.
A Enrico Carano il Consiglio comunale di Gioia, in data 29-7-1964 ha intitolato l’edificio scolastico comunale destinato a Scuola media ( ex Avviamento Professionale ) al nome del prof. Enrico Carano. Tale decisione è approvata con Decreto Ministeriale del 1964. Il Consiglio comunale ha altresì deciso di intitolare al prof. Carano una strada cittadina, sita nei pressi dell’omonima Scuola.
Tra gli incarichi ricevuti, ricordiamo:
Direttore dell’Istituto botanico dell’Università di Roma
Preside della Facoltà di Farmacia
Direttore della sezione Botanica dell’Enciclopedia Italiana Treccani
Membro della Commissione Scientifica per la compilazione della 5° e 6° edizione della Farmacopea Ufficiale del Regno d’Italia
Presidente della Sezione Botanica della S.I.P.S. nel biennio 1936-37
Vicepresidente del Comitato Nazionale per la Biologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche
Membro del Comitato Scientifico dell’Istituto di Genetica per la Cerealicoltura
Membro del Comitato amministrativo della R. Stazione Sperimentale di Patologia vegetale e di quella Chimica Agraria di Roma
Membro dell’Ente Nazionale per la Cellulosa
Membro della Commissione per la disciplina delle varietà elette di frumento
Membro della Commissione Centrale di studio per il miglioramento della coltivazione del mandorlo
Membro del Comitato consultivo per il R. Istituto di Patologia del libro
Tra i riconoscimenti ricordiamo:
Commenda dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia d’oro per le Scienze Fisiche e Naturali della Società Italiana delle Scienze, detta dei XL, nel 1917
Premio Carpi della R. Accademia Nazionale dei Lincei, nel 1920
Nomina a Socio della R. Accademia Nazionale dei Lincei dal 1/8/1932
Nomina a Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino dall’8/5/1932
Nomina a Socio della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1935.
© E’ consentito l’uso del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte e il nome dell’autore.

Francesco Giannini

Enrico Carano – Gioiadelcolle.info

POTREBBE INTERESSARTI