FITTO RAFFAELE

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FITTO RAFFAELE

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Politico fin da giovane legato al territorio come esponente di punta della Democrazia Cristiana, poi di altre forze cattoliche moderate in seno alla coalizione del centro-destra pugliese e infine di Fratelli d’Italia. È stato consigliere e presidente della Regione Puglia, parlamentare in Europa e a Roma, ricoprendo ruoli di primo piano nell’amministrazione della Puglia e dello Stato. Dopo l’elezione dell’ottobre 2022 entra a far parte del governo di Giorgia Meloni, come ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Originario di Maglie, paese del Salento celebre per aver dato i natali ad Aldo Moro, è il secondo dei tre figli di Rita Leda Dragonetti e Salvatore Fitto, esponente della Democrazia Cristiana che ha ricoperto il ruolo di presidente della Regione Puglia dal 1985 fino alla sua morte – a soli 47 anni – in un tragico incidente automobilistico nel 1988. Ed è proprio la prematura scomparsa del padre, avvenuta il giorno dopo il suo diciannovesimo compleanno, che spinge il giovane Raffaele a dedicarsi attivamente alla politica. Fino a quel momento è stato un ragazzo come tanti, amante del calcio e delle motociclette, che si è appena diplomato presso il liceo scientifico statale “Leonardo da Vinci” di Maglie.

Insieme alla famiglia, un’illustre casata salentina decide di ereditare l’impegno politico del padre e inizia a militare nella Democrazia Cristiana, fino all’elezione – a soli vent’anni – nel Consiglio regionale della Puglia, avvenuta nel maggio 1990 con 77mila preferenze. In questo primo periodo alla regione ricopre il ruolo di assessore al Turismo, non trascurando nemmeno gli studi: infatti, nel 1994 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari.

Il giovane Raffaele vive sulla propria pelle la fine della Prima Repubblica quando nel 1994, in seguito allo scioglimento della Dc, prima aderisce al Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli e poi, a distanza di un anno, segue il segretario Rocco Buttiglione nella scissione di quella frazione minoritaria del partito che vorrebbe allearsi con Forza Italia e il centro-destra, i Cristiani Democratici Uniti (Cdu). È il primo dei cambiamenti di formazione che caratterizzeranno il percorso politico di Fitto, tutti però consumati all’interno del recinto di un cattolicesimo di ispirazione conservatrice.

Alle elezioni regionali del 1995 Raffaele torna a candidarsi, questa volta nelle fila del Cdu, ottenendo la riconferma in Consiglio. Il suo ruolo ormai di primo piano gli consente di essere nominato vicepresidente della giunta di centro-destra del governatore Salvatore Distaso che gli affida anche la delega al Bilancio.

Quando nel 1998 il Cdu tenta di portare avanti un progetto neocentrista, decide di lasciare il partito e fondare con altri esponenti politici come Roberto Formigoni i Cristiano Democratici per la Libertà, in modo da poter rinsaldare l’alleanza con la coalizione di centro-destra del Polo per le Libertà. In seguito a questa scelta di campo partecipa alle elezioni europee del giugno 1999 ed è eletto parlamentare nella circoscrizione Sud tra le fila di Forza Italia, rimanendo in carica fino alle dimissioni sopraggiunte nel 2000.

 

Infatti, nel 2000 Fitto decide di candidarsi alla presidenza della Puglia alle regionali per la compagine del Polo delle Libertà, ottenendo il 53,9% dei consensi, che gli permettono di battere il rappresentante dell’Ulivo, Giannicola Sinisi. Grazie a questo risultato Raffaele diventa il più giovane presidente di una regione nella storia della Repubblica Italiana. Il suo mandato da governatore è caratterizzato dall’impegno nel razionalizzare il sistema sanitario pugliese per ridurne i costi; questo gravoso compito lo porta a prendere anche decisioni impopolari, come la chiusura di diverse piccole strutture ospedaliere locali. Inoltre, in quegli anni si rinsalda il legame con Forza Italia, tanto che i Cristiano Democratici per la Libertà confluiscono nel partito di Silvio Berlusconi.

Nel 2005 si ricandida come presidente alle regionali; tuttavia, al termine di uno scontro serrato, il suo avversario di Rifondazione Comunista – Nichi Vendola – prevale per soli 14 000 voti, pari allo 0,6% dei consensi. Guida l’opposizione di centro-destra in consiglio per un anno, prima di essere eletto in Parlamento.

In questo periodo cresce il suo ruolo in Forza Italia, partito nel quale assume anche l’incarico – mantenuto fino al 2009 – di coordinatore regionale della Puglia. Alle politiche del 2006 è eletto alla Camera dei deputati nella Circoscrizione Puglia. Nel corso della XV legislatura è quindi componente della I Commissione Affari costituzionali e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Sempre nel 2006 Silvio Berlusconi lo nomina responsabile del partito per l’Italia meridionale; inoltre, nel dicembre 2007 assume il ruolo di responsabile per i rapporti con gli altri movimenti e formazioni politiche per Il Popolo della Libertà.

Alle successive elezioni politiche del 2008 Raffaele Fitto, candidatosi di nuovo in Puglia, è rieletto alla Camera nelle fila del Popolo della Libertà, che si presenta unito. Dopo la vittoria della sua compagine, nel maggio dello stesso anno è nominato ministro per gli Affari regionali nel governo Berlusconi IV. Nel giugno 2010 assume anche la delega per “la Coesione territoriale” che comporta anche la responsabilità sul Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, in precedenza legato al ministero dello Sviluppo economico. In seguito alla nuova sconfitta del centro-destra alle elezioni regionali del 2010 in Puglia, manifesta l’intenzione di lasciare il governo, assumendosi la responsabilità del risultato negativo, ma il Consiglio dei ministri respinge le sue dimissioni.

Nel 2013 partecipa anche alle elezioni politiche per la XVII legislatura, candidandosi come capolista alla Camera del Popolo della Libertà nella circoscrizione pugliese. Rieletto, entra a far parte della X Commissione Attività Produttive e in seguito passa alla XII Commissione Affari Sociali. Dopo lo scioglimento del Popolo della Libertà, Raffaele Fitto aderisce a Forza Italia il 16 novembre 2013, diventandone membro del Comitato di presidenza il 24 marzo dell’anno successivo.

 

Fitto decide di presentarsi di nuovo alle elezioni europee: il 16 aprile 2014 è candidato come capolista di Forza Italia nell’Italia meridionale (circoscrizione che oltre alla Puglia comprende anche Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Calabria). Con 284.547 voti è il secondo eletto più votato in assoluto in Italia in una singola circoscrizione, dopo Simona Bonafè del Partito Democratico. Opta per il seggio a Strasburgo, dimettendosi dalla carica di deputato.

 

In questo periodo si raffreddano i rapporti con Silvio Berlusconi, del quale non condivide alcune decisioni politiche, come il “Patto del Nazareno”, ossia l’accordo sulle riforme costituzionali e sulla nuova legge elettorale siglato all’inizio del 2014 con il segretario del Pd Matteo Renzi: per Fitto si tratta di un’operazione poco comprensibile da parte degli elettori di centro-destra, in grado di farli allontanare dal partito. Secondo il politico pugliese è necessario un radicale cambiamento nel centro-destra dato il bisogno di costruire una chiara e netta alternativa al Pd.

Dopo essere stato considerato il pupillo del Cavaliere, decide di creare la corrente dei Ricostruttori, formata da alcune decine di parlamentari, in gran parte pugliesi, che punta a un radicale cambiamento di rotta all’interno della formazione politica. Il 17 maggio 2015 Raffaele Fitto rende pubblica la sua decisione di lasciare definitivamente Forza Italia, annunciando anche la costituzione dei gruppi parlamentari dei Conservatori e Riformisti, mentre al Parlamento europeo lascia il Partito Popolare Europeo e aderisce al gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, di cui fanno parte i conservatori inglesi, divenendone il vicepresidente.

Il 6 dicembre 2018 Direzione Italia, la formazione creata dal politico pugliese, si unisce in federazione con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, con l’obiettivo di sviluppare un nuovo partito conservatore che tuteli gli interessi nazionali. Il primo appuntamento elettorale è quello delle europee del 2019: Fitto conquista 87.774 voti nella circoscrizione dell’Italia meridionale, risultando il secondo per preferenze della lista, subito dopo Giorgia Meloni. Una volta tornato a Strasburgo, il 19 giugno 2019, diventa co-presidente del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei. Inoltre, il 29 ottobre Direzione Italia confluisce definitivamente in Fratelli d’Italia.

Dopo le elezioni politiche del settembre 2022 entra a far parte del governo di Giorgia Meloni, come Ministro per Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr.

Gli esperti di politica riconoscono il lavoro costante e meticoloso di tessitura operato da Raffaele Fitto in ambito europeo, culminato con l’elezione all’unanimità nel 2019 del pugliese alla co-presidenza del gruppo dei Conservatori europei nel Parlamento: il suo impegno ha permesso a Giorgia Meloni di trovare nel tempo una sponda utile a farsi strada al di fuori dei confini nazionali. L’intesa tra i due nasce dalla risposta positiva del politico pugliese, nel 2018, all’appello lanciato dalla leader di Fdi «per arrivare alla costituzione, dopo le elezioni europee, di un grande movimento conservatore e sovranista che metta al centro la difesa degli interessi nazionali italiani». In particolare, si punta a realizzare una nuova proposta politica che sia in grado di rilanciare i valori tradizionali della destra, ma con un nuovo linguaggio e riuscendo anche ad allargare gli orizzonti per guardare al futuro. Infatti, l’obiettivo è di includere chi, pur provenendo da una storia diversa, risulta coerente con un determinato percorso.

L’idea condivisa da Fitto e Meloni prevede un’Europa in grado di tutelare l’identità, i confini e l’economia reale, con meno burocrazia e maggiore sovranità dei Paesi membri. Inoltre, si vuole realizzare una posizione chiara e coerente a livello internazionale, con il fine di costruirsi una credibilità anche all’estero, come testimonia anche il pieno supporto assicurato al tema delle sanzioni alla Russia, in seguito all’invasione dell’Ucraina, o al sostegno all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato. Dopo la vittoria nel 2022, Fitto sottolinea come durante la campagna elettorale gli avversari avessero detto «in modo strumentale» che in caso di affermazione del centro-destra l’Italia avrebbe avuto problemi con gli altri Stati, omettendo così di riconoscere il ruolo internazionale che la Meloni aveva nel frattempo conquistato, grazie all’incessante lavoro del politico pugliese.

Raffaele Fitto è sposato dal 2005 con Adriana Panzera e ha tre figli: Salvatore, detto Totò come il nonno, Gabriele e Anna.

Vincenzo Camaggio

FAMOSO PER

Entrato in politica giovanissimo nel 1988, in seguito alla prematura morte del padre Salvatore in un incidente automobilistico, è stato un rappresentante dell’area conservatrice della Democrazia Cristiana, prima di passare in Forza Italia e, successivamente, in Fratelli d’Italia. Dal 19 maggio 2000 al 27 aprile 2005 è stato presidente della Regione Puglia. Nel governo Berlusconi IV ha ricoperto il ruolo di ministro per gli Affari regionali dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Dopo l’esperienza da parlamentare europeo, il 22 ottobre 2022 è stato nominato ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr del governo Meloni; il 10 novembre dello stesso anno si è aggiunta la delega al Sud.

Di padre in figlio  Fitto: «Papà, tutta la mia vita racchiusa in un istante»

Rosario Tornesello,Quotidiano di Puglia, 28 ottobre 2018

 

C’è un momento – succede, a volte – in cui la storia si compie e si compie per sempre. Un attimo, uno solo, in cui davvero tutto avviene. E lì, indissolubilmente, passato e futuro si tengono assieme. È la frazione di secondo in cui si condensano i destini, si sconvolgono le esistenze, si cambiano le biografie. Lo squarcio di un tempo infinito ridotto a istante e consegnato alla morte. La vita ritorna sempre, ma sotto altra forma. La sera del 29 agosto 1988, trent’anni fa, al rientro nel Salento da Taranto, tra Francavilla e Latiano la Lancia Thema del presidente della Regione Puglia Salvatore Fitto, guidata dall’autista Lorenzo Capodiferro, si schiantò contro un autotreno che la precedeva a luci spente. Fitto, 47 anni, democristiano, ritornava a Maglie dopo la commemorazione dell’onorevole Nico Monfredi, morto tre anni prima in un incidente stradale, figlio del capogruppo Dc in consiglio regionale, Angelo. A casa, per cena, lo aspettavano la moglie e i tre figli. Erano le 20,45. Non doveva andarci, era febbricitante. Ci andò lo stesso. Bastò un attimo. Uno solo.

 

«Papà era questo. Ed è stato così fino all’ultimo». Raffaele aveva 19 anni, compiuti il giorno prima. Il 31 agosto, invece, la madre Leda Dragonetti ne avrebbe festeggiati 44 (i genitori si erano sposati giovanissimi, lei splendida ventiduenne). Fu quello il giorno dei funerali, invece. Una folla immensa davanti al Municipio, cinque ministri in prima fila, la Puglia in lutto. Raffaele era il secondogenito, dopo Felice, più grande di due anni, e prima di Carmela, più piccola di due. Salì lui, alla fine, sull’altare. Prese il microfono e ringraziò tutti. Un gesto inatteso, spontaneo. Fino a un’ora fa eravamo distrutti. Però quando siamo usciti da casa e abbiamo visto tanta gente, ci siamo subito ripresi. Ci avete dato forza: papà continuerà a vivere nei nostri e nei vostri cuori. Un impegno. Parlare del padre non è semplice. Non lo ha mai fatto. Lo fa ora. La vita ritorna, sempre.

«La mia è cambiata quel giorno». Raffaele, oggi 49 anni, molte cose assieme e tutte in poco tempo consigliere comunale, regionale, governatore, parlamentare, ministro, leader politico e adesso per la seconda volta eurodeputato è seduto dietro la scrivania, nella sua segreteria, nel suo paese. In alto, dietro di lui, l’icona di San Nicola, patrono (anche) di Maglie. Accanto, il diploma di laurea in Giurisprudenza, a Bari. Maglioncino grigio, camicia bianca. Non si schioda da lì. Non è alterigia, è posizione di difesa. Due ore di chiacchierata scioglieranno la diffidenza, aprendo alle emozioni. Si lavora di cesello per dare rilievo alle persone nel gioco incrociato di luci e ombre, vittorie e sconfitte. Qui c’è un uomo che parla di un altro uomo. Suo padre. Solo questo, nient’altro. Raffaele è appena rientrato da Strasburgo. Una settimana lì, tre a Bruxelles e il weekend a casa. «Ne ho bisogno come l’aria». Casa, poi, è un concetto relativo. I contatti col territorio sono fondamentali (uno degli insegnamenti del padre). I rapporti con la gente (un altro). Sicché l’agenda è piena di appuntamenti, inclusa una capatina in Basilicata. Ma domenica, oggi, si sta tutti assieme. Si va a Ortelle, Fiera di San Vito. Lui, la moglie Adriana e i tre figli, Anna, Gabriele e Salvatore, il primogenito. Lo chiamano tutti Totò, come il nonno. La vita, appunto, ritorna.

 

«Papà era estroverso. Io introverso, lo so. Lui aperto, sorridente, solare. Io riservato, talvolta spigoloso, diciamo meglio diretto, ecco: è la parola giusta. Non parlo alle spalle, non tramo nell’ombra. Ho un carattere più simile a quello di mia madre. Felice e Carmela, i miei fratelli, hanno preso invece da lui: la sua allegria, la sua giovialità». Venerdì scorso a Maglie, nel museo civico, la commemorazione per i 30 anni dalla morte. Era il rampollo di un’importante famiglia di imprenditori, Totò Fitto: la laurea in Economia e commercio, la politica e a 27 anni (pieno ‘68) l’elezione a sindaco di Maglie. Allora la Dc aveva un riferimento certo in un altro magliese doc, Giorgio De Giuseppe. Un predestinato, insomma. «La gente si ricorda di lui, mi riconsegna memorie e aneddoti. Nel tempo il dolore è stato compensato da questo affetto di ritorno. Per chi ha fede come me, è il senso di una presenza che va oltre la mancanza. È come se papà fosse qui. Sempre disponibile, trasmetteva un’idea di competenza oggi assente. La concretezza unita alla progettualità. Era il sorriso con cui affrontare grandi e piccoli problemi. Risolviamo tutto, diceva. Noi figli siamo cresciuti in questo clima. Ricordo la festa per la sua prima elezione al consiglio regionale, avevo sei anni. Poi, già ragazzi, lo abbiamo seguito nelle campagne elettorali. Quante scazzottate, io e Felice, con gli avversari di turno. Per le elezioni regionali dell’85, ad esempio: a Melpignano memorabili quelle con Sergio Blasi e a Lecce, poi, risolte in un paio di occasioni dall’intervento provvidenziale di Mario De Cristofaro. C’era passione. E, sembrerà strano, anche rispetto, frutto di un’educazione e di una formazione differenti. Ero con papà due giorni prima di quella terribile sera: tornavamo dalla Festa dell’Amicizia a Ostuni. Quante risate in auto».

 

Trent’anni. Sembrano un’eternità. Raffaele conserva la faccia da ragazzo. Il prossimo agosto ne farà 50. Ha attraversato prima, seconda e terza Repubblica, se vogliamo chiamarla così, aggiunge. «I tempi bruciano i contenuti. Coerenza e competenza sono optional». Dice di leggere un libro a settimana. E tira fuori l’ultimo di Antonio Polito, Prove tecniche di resurrezione. Deve suonare come un auspicio: dal 2011 non ricopre incarichi di rilievo, alle ultime politiche una débâcle. Il tempo passa. «I comizi sono in disuso, erano una prova di rispetto per sé stessi e per gli altri. Bisognava sapere, prima ancora di saper dire. Altro insegnamento di mio padre. Oggi, al contrario, basta un tweet. La gente non ricorda. Poi però vai al governo e hai evidenti difficoltà». Per dire: l’Ue, il reddito di cittadinanza, le manovre finanziarie… «Anche io sono convinto che l’Europa abbia sbagliato, sul piano sociale e su quello economico. Ma se decidi di sforare col deficit lo fai per gli investimenti, non per l’assistenzialismo». Bagliori di campagna elettorale. Il prossimo anno si vota per l’europarlamento. Lui è già al lavoro per una formazione di centrodestra. Si dialoga con Giorgia Meloni, Giovanni Toti, Nello Musumeci. Si vedrà. L’intesa deve essere sui contenuti. «Da quelli non si prescinde. Qualcuno mi incalza: sparala grossa ogni tanto, serve ad attirare attenzione e consensi. Non fa per me. Ho bisogno di seguire un’idea, non di perseguire calcoli elettoralistici. Il cambio di paradigma mi era già chiaro nel 2005, alla fine del mio mandato come presidente della Regione: avevamo raddrizzato il bilancio, rivoluzionato la sanità, realizzato molte altre cose. Scelte impopolari. Mi sarei potuto limitare a gestire il potere e sarei stato rieletto a occhi chiusi. Ma a me piace mettere una visione nelle cose, giusta o sbagliata. Ci trovammo di fronte una campagna elettorale piena di slogan. Perdemmo. Peccato, la Puglia poteva cambiare sul serio».

Era un ragazzo, ora è un politico. Il punto di svolta quella sera, a quell’ora, in quell’istante. Un solo attimo. «La tragedia ti cambia la vita. Sono passato dalla spensieratezza alla cupezza. Un’altra persona, completamente». Da quel momento è cambiato tutto. Ma prima, fino a quel giorno, chi era – esattamente – Raffaele Fitto? «Quasi uno scapestrato», sorride. «Con Felice siamo cresciuti in strada. Ragazze. Discoteche. Moto». Su una ruota, precisa e spiega: Sì e Ciao le sue propaggini naturali. Incidenti? «Tanti. Il più grave vicino al Bar 2001, qui in centro. Ero seduto dietro, fui sbalzato in avanti. Mi portarono in ospedale, a Lecce, avevo perso conoscenza». Lavate di testa? «Mio padre ci avrà sgridato due o tre volte rispetto alle mille che avremmo meritato. Ma quando si arrabbiava un po’ recitava. A mantenere il punto era la mamma, fondamentale considerate le assenze di papà». Anche il calcio ne ha segnato il fisico: centrocampista («di rottura», spiega ripensando alle proprie e altrui gambe). Col Maglie è arrivato in quarta serie, non oltre. Ma non era per gli infortuni in campo che poi, a scuola, zoppicava: rimandato più volte, matematica, latino, chimica, fisica, non proprio un dettaglio per chi come lui frequentava lo Scientifico. «Quando pochi anni dopo fui nominato assessore regionale al Bilancio, al mio prof di matematica, Antonio Ottini, quasi venne un colpo.

Mi chiamò al telefono: Non è possibile! Come hai fatto?». In compenso era rappresentante d’istituto, al da Vinci di Maglie. Che poi voleva dire liste contrapposte, campagna elettorale, elezioni. Prove generali, insomma.

«Decisi di raccogliere il testimone politico di mio padre e lo dissi quasi senza rendermene conto il giorno del funerale, tanta la rabbia. Poi ne parlammo a casa, fu discusso tutto in famiglia. Anche in questo mia madre è stata un punto di equilibrio straordinario. Per me e per i miei fratelli». Nel maggio 1990 l’elezione in Consiglio regionale. Accanto, nei primi passi, riferimenti imprescindibili. Ne cita due per tutti: «L’onorevole Giacinto Urso, persona con cui anche oggi, a 93 anni, è utile scambiare opinioni, presente con schiettezza in tutte le tappe della mia carriera. E Antonio Perrone, il segretario di mio padre. Ricordando loro penso a tutti quelli che mi sono stati vicini, anche nelle sconfitte. Ché nelle vittorie è facile: tutti ti sono accanto». Delusioni? «Potevo cedere alle lusinghe e diventare presidente della Puglia già nel 1998, nella stagione dei ribaltoni, all’epoca del governo D’Alema. Così come più tardi, nella fase del Patto del Nazareno e anche dopo, sarei potuto tornare a fare il ministro. Ma per coerenza ho detto no. Ho espresso sempre la mia opinione, fedele a una posizione di centrodestra, anche nella fase acuta della rottura con Silvio Berlusconi, contestato lealmente e direttamente. Possono cambiare le sigle di partito, non la mia collocazione. Allo stesso modo pretendo franchezza e correttezza da chi mi sta accanto. Tengo nella massima considerazione chi mi indica gli errori, chi mi critica frontalmente. Molti, pure beneficiati ai massimi livelli, mi hanno deluso tramando alle spalle o anche solo tacendo. Ma la colpa è mia: ho sbagliato a fidarmi delle persone sbagliate». Nomi nessuno. Non è il luogo. Forse non è il momento.

Oggi si va a Ortelle. Tutti assieme. Con la moglie, Adriana Panzera («donna straordinaria. Mi rimprovera spesso perché non gioisco mai abbastanza dei risultati, preoccupato come sono delle responsabilità. Ai miei bambini auguro di trovare persone come lei»). E con i tre figli («spero per loro un percorso diverso: che ognuno possa seguire la propria strada, senza scossoni, senza accelerazioni, vivendo pienamente»).

La tragedia ti cambia. Ma la vita ritorna, sempre. Come il ricordo del padre. «Ci penso spesso». Anche un attimo basta. Uno solo. L’eternità ha bisogno di poco.

DICONO DI LUI

Pnrr, Fitto: il piano va rimodulato in 3 mesi, ma troppi ministeri fanno resistenza

Il responsabile degli Affari europei: alcuni programmi saranno spostati al 2029

Marco Galluzzo, Corriere della Sera, 20 aprile 2023.

Alla fine del convegno organizzato da Civita, l’associazione di cui Gianni Letta è presidente da ormai dieci anni, l’ex alter ego di Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto si appartano sulle terrazze del palazzo delle Generali. La vista è magnifica, e lo sono anche gli apprezzamenti che Letta ha rivolto durante il dibattito al ministro che ha le deleghe per il Pnrr e i Fondi di coesione: «Sono sicuro che ce la farà, ha competenze, coraggio e il passo giusto per portare a termine un compito così impegnativo». Letta e Fitto si conoscono da anni, da quando il giovane ministro pugliese era uno dei pupilli di Berlusconi. Ricordano insieme un caso di fruttuosa cooperazione, al termine dell’ultimo governo del Cavaliere, quando riuscirono a far arrivare 100 milioni di euro da Bruxelles (proprio con i Fondi di coesione) per risollevare le sorti delle rovine di Pompei, che da troppi anni vivevano un degrado che appariva irreversibile.

 

La sfida di Raffaele Fitto

Paola Sacchi, Panorama, 18 novembre 2013

 

Raffaele Fitto, quando giovanissimo andò in California, non si fece mancare la visita alla statua di cera di Maverik. Il tenente (pilota di caccia, protagonista del film “Top Gun”, ndr) che volava inseguito dal fantasma del padre, perso giovanissimo. Proprio come Fitto. Perse il papà, e che papà (Salvatore Fitto era il potente presidente dc della Puglia), a soli 19 anni. Don Totò. Un dc ala destra, forlaniana, morì in un incidente stradale a 47 anni, solo tre più di quelli che ha ora Fitto. I maligni dicono che lui non si fida di nessuno, forse è per questo che non ha un vero e proprio staff. Qualcuno gli imputa di essere troppo legato alla madre, Rita Leda Dragonetti: donna di polso che spinse Raffaele a prendere il posto del padre. Ogni volta che tirano fuori questa storia, Fitto la bolla come una leggenda metropolitana.

È un fatto però che dopo una vita spericolata, il 29 agosto 1988, il giorno dopo il suo compleanno, quando l’auto del padre fu travolta da un camion, Fitto si dovette mettere giacca e cravatta. Fino ad allora era stato un vero discolo: figlio di papà, rampollo di una famiglia altoborghese latifondista. Rimandato a scuola, nottate in discoteca quando impazzavano la febbre del sabato sera e le canzoni del Califfo. Bravate sulla moto, guidata spesso su una ruota sola, scazzottate con i comunisti finite per poco in commissariato, a partite a calcio (è un ottimo centrocampista).

Poi: stop con i Rolling Stones, stop con i Beatles, stop. Il Vietnam di Fitto fu il crollo della Dc, nel 1992-93. Aderì poco più che bambino a Forze nuove di Carlo Donat Cattin. E mantenne la stella polare dell’anticomunismo.

OPERE

Regionalismo e regioni in Italia 1861-2011, AA.VV., a cura di Ernesto Longobardi, Gangemi Editore, Roma, 2011 (presentazione di Raffaele Fitto).

FONTI BIOGRAFICHE, SITI WEB E VIDEO

 

Chi è Raffaele Fitto, curerà Affari europei e Pnrr, Ansa, 21 ottobre 2022.

Chi è Raffaele Fitto, il nuovo Ministro degli Affari europei e Pnrr del governo Meloni, Sky Tg24, 21 ottobre 2022.

Di padre in figlio – Fitto: «Papà, tutta la mia vita racchiusa in un istante», Rosario Tornesello, Quotidiano di Puglia, 28 ottobre 2018.

Fitto, da Forza Italia a elemento chiave che ha sdoganato Meloni in Europa, Nicola Barone, Il Sole 24 ore, 5 ottobre 2022.

Il governatore, Lino De Matteis, Glocal Editrice, Lecce, 2004.

Il predestinato che studiava da leader. Così ha portato la Meloni in Europa, Corriere del Mezzogiorno, 22 novembre 2022.

Intervista a Raffaele Fitto: «Io dasempre dalla stessa parte politica», Fabrizio Tatarella, sito Nazione Futura, 7 luglio 2020.

La sfida di Raffaele Fitto, Paola Sacchi, Panorama, 18 novembre 2013.

“Noi eurorealisti, non euroscettici”. Parla Raffele Fitto, l’uomo di Meloni a Bruxelles, Gianluca De Rosa, Il Foglio, 15 settembre 2022.

Pnrr, Fitto: il piano va rimodulato in 3 mesi, ma troppi ministeri fanno resistenza, Marco Galluzzo, Corriere della Sera, 20 aprile 2023.

Raffaele Fitto, la biografia del nuovo ministro degli Affari europei che seguirà il Pnrr, Fernando Soto, Start Magazine, 22 ottobre 2022.

Raffaele Fitto, l’emozione lampo e i primi dossier: «Ue, Saremo propositivi», Francesco G. Gioffredi, Quotidiano di Puglia, 23 ottobre 2022.

 

biografieonline.it/biografia-raffaele-fitto

it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Fitto

www.europarl.europa.eu/meps/it/4465/RAFFAELE_FITTO/history/9

www.camera.it/leg19/29?tipoAttivita=&tipoVisAtt=&shadow_deputato=301551&lettera=&idLegislatura=19&tipoPersona=

www.treccani.it/enciclopedia/raffaele-fitto

www.youtube.com/@RaffaeleFitto_official

 

Governo Meloni, Cerimonia di giuramento di Raffaele Fitto (22 ottobre 2022): https://www.youtube.com/watch?v=rfJ22H_0ccc

 

State of the European Union – Co-Chairman Raffaele Fitto addresses President von der Leyen (14 settembre 2022): https://www.youtube.com/watch?v=a9vYAEjgxps

 

Gli istanti che hanno cambiato la mia vita. Conoscete Fitto. Vi racconto Raffaele (20 settembre 2020): https://www.youtube.com/watch?v=Ys0j5BaOlJU

 

Fitto: perché ho rotto con Berlusconi (da “Omnibus”, La 7, 29 settembre 2015):

 

Raffaele Fitto – Discorso a un evento elettorale di Bari del 4 Maggio 2014:

V.C.

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