PAGANO ONOFRIO

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PAGANO ONOFRIO

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Bari, giugno 1960

Dall’esperienza in una radio libera (era il 1977) e l’inserimento nella redazione barese de “Il Tempo” passò nella redazione per la Puglia dell’Agenzia Ansa. Nel ’97 si trasferì a Roma nella nuova redazione multimediale, quella deputata ai servizi per il neonato sito dell’Ansa. Per l’Ansa è stato anche inviato di guerra in Somalia e in Albania. 

Tornò a Bari come capo cronista della Gazzetta del Mezzogiorno. Nel ’98 gli è stato conferito al Quirinale il “Premio Saint Vincent di Giornalismo” per i suoi servizi di cronaca sull’esodo biblico di profughi albanesi lungo le coste pugliesi.

Dopo il pensionamento la sua passione è stata sempre e comunque la scrittura. “Ha un valore per me terapeutico e vitale”, ha sempre spiegato.   Da cronista dei fatti voglio diventare cronista dell’anima” aveva dichiarato nella premessa di “Per un giorno”, il suo primo libro edito nel 2010 da Progedit: una raccolta di racconti con cui vinse il “Premio Opera Prima” al festival nazionale “Il Libro Possibile” di Polignano a Mare.

Nato a Bari nel giugno del 1960 e cresciuto a Taranto, Pagone tornò con la famiglia nella sua città di origine quando frequentava ancora le scuole elementari. Negli studi primeggiava: sempre il massimo dei voti e anche la lode alla laurea, in Lettere Moderne con indirizzo storico sociale.

I genitori avrebbero preferito il percorso di studi giuridici, ma dopo i primi due esami il giovane aspirante giornalista appassionato di storia, di filosofia e in generale della cultura classica si incaponì e cambiò facoltà.

Terzo di quattro fratelli, il padre funzionario pubblico e la madre insegnante di matematica, abbastanza creativo e soprattutto capace di intrattenere relazioni, interessato più agli stimoli intellettuali che a quelli sportivi, fino ai tempi del liceo si dedicò all’atletica leggera e alla pallavolo a livello agonistico ma con scarsi successi, tanto da convincersi a concentrare le sue energie sulle attività culturali. Persino l’obbligo della leva militare riuscì ad assolverlo attraverso la professione giornalistica: indossò la divisa dell’Esercito e fu adibito al servizio comunicazione e stampa del Comando della Brigata. Al momento del congedo, lasciò in consegna una rassegna stampa particolarmente copiosa.

La decisione sul suo futuro, racconta in un’intervista televisiva, la prese a sedici anni. A conclusione di un corso di teatro sostenne la prova di recitazione davanti al regista: ci mise un quarto d’ora per presentare il suo testo e neppure due minuti a interpretarlo. Il regista prima fece oscillare la testa per far capire che no, non andava bene, e poi sentenziò: “Tu, da grande, o fai Pippo Baudo, o fai il giornalista. Ma la carriera dell’attore lasciala perdere”. Il giovane Onofrio Pagone non se lo fece ripetere due volte. Da allora abbandonò il teatro e si tuffò a capo fitto nel mondo dell’informazione.

La settimana dopo aveva già conquistato uno spazio in una radio libera (era il 1977 e le nuove emittenti stavano cominciando a diffondersi) e avviò una trasmissione di musica classica, a titolo gratuito e con i propri dischi. Poi cominciò a intervistare gli artisti dopo i concerti e il passo fino al notiziario radiofonico fu breve. Frequentava il liceo classico e si intrufolò nella redazione barese di “Il Tempo” collaborando alla rubrica settimanale di corrispondenza dalle scuole; in quella redazione rimase otto anni come collaboratore fisso, conquistando l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti nell’elenco dei pubblicisti a soli vent’anni. Diventare giornalista era il suo sogno: per realizzarlo non si è mai risparmiato. Il giornalismo è sempre stata la sua unica grande passione. Frequentava l’università e studiava di notte, dopo aver seguito le lezioni al mattino e scritto di cronaca locale nel pomeriggio-sera: cronaca politico-amministrativa, ma anche giudiziaria, economica e culturale.

La svolta professionale a quasi 27 anni, con l’assunzione alla redazione per la Puglia dell’Agenzia Ansa e la conquista del titolo ordinistico. Forte di una serie di esperienze maturate negli anni anche in uffici stampa e giornali locali, Pagone era riuscito a costruire una rete di contatti personali che si rivelarono utili come fonti attendibili nel lavoro di agenzia. Animato sempre da un innato senso di curiosità per le storie e le situazioni più varie e nello stesso tempo scrupoloso e certosino nella ricerca dei dettagli oggettivi, nell’Ansa svolse sempre più compiti fiduciari nei settori più disparati: cominciò con lo sport, per continuare poi con la politica, l’economia, la giudiziaria, la cultura. Il suo primo lancio di agenzia fu relativo alla partenza del Giro d’Italia di ciclismo davanti alla basilica di San Nicola a Bari nel 1987, anno nel quale la città celebrava il centenario della traslazione delle reliquie del Patrono. Le manifestazioni erano organizzate da un comitato nazionale presieduto dal ministro dei Beni Culturali e lo stesso Pagone ne curava l’ufficio stampa. I contatti con gli ambienti curiali gli consentirono poi di qualificarsi anche come vaticanista, tanto da riuscire a seguire tutte le visite del Papa in quegli anni in Puglia. A Lecce, per esempio, i suoi lanci Ansa sul karaoke di Wojtyla costrinsero gli inviati degli altri giornali a riscrivere i rispettivi servizi “precotti” rispetto all’incontro del pontefice con i giovani.

Sempre per l’Ansa, i servizi più complessi al seguito di Kissinger o di Craxi presidente del Consiglio, o di De Mita segretario della Dc e capo del governo, o ancora di Agnelli alla Fiera del Levante o di D’Alema nei giorni cruciali della trasformazione del Pci in Pds. Poi le due settimane di fuoco nell’agosto del ’91 per lo sbarco di ventimila albanesi dalla nave V l’ora nel porto di Bari e la missione “Ibis” in Somalia nel dicembre successivo al seguito dei militari italiani coinvolti nel contingente internazionale di pace. Ancora sul fronte bellico in Kosovo nel ’98, dopo l’esperienza di quaranta giorni un anno prima in Salento per gli sbarchi massicci di albanesi tra Otranto e Brindisi. Le cronache sui clandestini – come venivano definiti all’epoca gli immigrati dal Paese delle Aquile – valsero a Pagone il Premio Saint-Vincent di giornalismo, il più importante riconoscimento professionale in Italia. L’onorificenza fu consegnata al Quirinale dal Presidente Scalfaro per i servizi Ansa sugli sbarchi quotidiani per settimane fino alla collisione tra la corvetta militare italiana e la “carretta del mare” con gli albanesi a bordo: i morti furono più di ottanta. L’Ansa fu la prima agenzia di stampa a lanciare la notizia dell’incidente e l’unica fonte giornalistica a raccontarne i dettagli per tutta la notte in diretta dal porto di Brindisi.

Impegnato anche nel sindacato dei giornalisti, Pagone fu eletto per due volte (dal 1996 al 2001) consigliere nazionale e fiduciario regionale per la Puglia dell’Istituto di previdenza di categoria (Inpgi). Nel ’97 il trasferimento a Roma nella nuova redazione multimediale, quella deputata ai servizi per il neonato sito dell’Ansa, per la televisione Bloomberg e i notiziari radio e telefonici appaltati all’Agenzia dalla Tim. L’esperienza romana durò tre anni, fino al trasferimento improvviso e imprevisto di nuovo a Bari come capo cronista della Gazzetta del Mezzogiorno. Era l’autunno del 2000 e la Puglia era diventata attrattiva per i grandi giornali nazionali: la Repubblica e il Corriere del Mezzogiorno (testata annessa al più blasonato Corriere della Sera) aprivano proprie redazioni a Bari e i giornalisti erano contesi. Pagone accettò la proposta dell’Edisud e nell’arco di una settimana lasciò l’Ansa e Roma e si calò nell’esperienza del quotidiano di Bari. Una sfida entusiasmante e delicata: la Gazzetta a Bari era sfavorita sul mercato e invece invertì la rotta e riconquistò spazi che in regime di monopolio aveva perduto. Furono anni di intensa vivacità culturale e intellettuale per la città e la Puglia, con un confronto serrato tra le testate a colpi di scoop ma soprattutto di un lavoro continuo di tessitura sociale e confronto politico. Pagone è stato il capo cronista più longevo nella storia della Gazzetta, rimanendo nello stesso incarico per otto anni, poi trasferito nello staff di direzione come Segretario di Redazione e quindi nell’Ufficio del Redattore Capo Centrale, lavorando negli anni al fianco di quattro direttori.

Ben prima delle disavventure giudiziarie che travolsero nel 2018 l’editore della Gazzetta e il giornale stesso, Pagone aveva compiuto un salto di qualità nella scrittura lanciandosi anche in lavori di carattere narrativo. “Da cronista dei fatti voglio diventare cronista dell’anima” aveva dichiarato nella premessa di “Per un giorno”, il suo primo libro edito nel 2010 da Progedit: una raccolta di racconti con cui vinse il “Premio Opera Prima” al festival nazionale “Il Libro Possibile” di Polignano a Mare. Poi, nel 2016, il primo romanzo: “Io non ho sbagliato”, pubblicato da Giraldi Editore di Bologna, e due anni più tardi “Più di una regina”, racconto biografico autorizzato edito sempre da Progedit e dedicato alla storia di una donna affetta da sclerosi multipla.

Numerosi i racconti pubblicati in antologie o collettanee: con “Scene da un cassonetto” (da cui è stato tratto anche un corto cinematografico e pubblicato in “Le radici al tempo dei social” edito da Il Castello) si aggiudicò il primo premio nel 2020 al concorso nazionale intitolato a Melina Doti; il racconto “La comitiva delle mucche” fu pubblicato invece in “Bobine”; ancora: “L’odore della nonna” nella raccolta edita da Rubbettino “Buon Appennino – La cultura del cibo nell’Italia interna”. Di prestigio le pubblicazioni in due diversi testi d’arte del pittore Michele Damiani e ispirati alle sue opere: “Parole disegnate”, in “Melograni”, e il racconto “Anime nella tela” in “Itinerari della memoria”: entrambi i libri editi da Quorum nel 2017 e nel 2019.

Numerose anche le prefazioni firmate da Pagone a libri di poesia, a testi teatrali, a saggi storici o di carattere teologico, a cataloghi d’arte o di fotografia o ricerche di valenza turistica. Relatore in convegni e dibattiti pubblici come opinionista, Pagone ha concluso la sua carriera con la pensione anticipata a causa dello stato di crisi della Gazzetta del Mezzogiorno, ma la sua passione è rimasta sempre e comunque la scrittura. “Ha un valore per me terapeutico e vitale”, ha sempre spiegato.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bari/1027945/libri-piu-di-una-regina-una-donna-eroica-e-la-sua-malattia.html

Libri, «Più di una regina» una donna eroica e la sua malattia

FRANCO GIULIANO  20 GIUGNO 2018

BARI – Maria Elena alla domanda ‘come stai?’ risponde ‘un capolavoro. Ironica? No semplicemente eroica. Perché Maria Elena ha 54 anni ed è immobilizzata sulla sedia a rotelle da metà della sua vita e, nonostante tutto, non ha perso il sorriso. La sua storia, quella di una donna piegata nel fisico a causa della sclerosi multipla ma ‘ostinata e guerriera nello spirito, viene raccontata in un libro scritto da un amico della protagonista, Onofrio Pagone, giornalista, attualmente alla ‘Gazzetta del Mezzogiorno.

Per quasi 15 anni all’Ansa, è stato anche inviato di guerra in Somalia e in Albania.  Onofrio Pagone ha intitolato il suo ultimo libro ‘Più di una regina, edito Progedit, perché Maria Elena nella sua battaglia quotidiana si sente appunto ‘più di una regina ed è sostenuta da una fede incontrollabile.

«Io sono viva» ripete sempre. «Che vuoi di più? La cosa più bella è fare della vita un capolavoro, come faccio io». Con Maria Elena è difficile mantenere la conversazione perché – spiega Onofrio Pagone nel libro – lei «ha la capacità di demolire tutti i miei convincimenti con una sola battuta». Laureata in giurisprudenza, Maria Elena è sposata con Leonardo e madre di due figlie. E sono loro, le persone a lei più vicine, naturalmente, le prime ad essere informate sulla sua teoria: «Io sono più di una regina!». Una regina viene servita e riverita da tutte le parti. Ha damigelle e cameriere…La regina non è mai sola: ha chi l’aiuta a vestirsi, chi la pettina, chi le ripone i vestiti, chi lava…ma c’è un momento in cui la regina rimane sola ed è quando va in bagno».

E quindi? Tu che c’entri?» chiede Pagone alla sua amica: «Io c’entro! Io sono più di una regina perché io non resto sola neppure in bagno! Io ho bisogno sempre di un’assistente…Io non mi muovo più, non posso fare più niente da sola…».

Il racconto si snoda tra i gangli dei sentimenti e delle emozioni: Maria Elena e Onofrio Pagone sono amici da quando erano ragazzi, si conoscono bene e il loro è un confronto tra anime che alla fine riesce in qualche modo a rasserenare perché la «rassegnazione e la tristezza immobilizzano più e prima della sclerosi multipla». Pagone nel 2010 ha pubblicato con Progedit la raccolta di racconti “Per un giorno”; del 2016 il romanzo “Io non ho sbagliato”, edito da Giraldi.

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