PASTORE GINO

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PASTORE GINO

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Giornalista, scrittore, poeta dialettale e storico patrio; il suo amore è ugualmente manifesto per la città dove è nato e per quella in cui è andato a vivere per molti anni, Capurso. È noto per la varietà delle sue pubblicazioni su diversi argomenti: dialetto, sport, religione, storia, tradizioni, dialetto, folclore, ecc. molti dei quali dedicati a Capurso, cittadina in provincia di Bari, nota in tutto il mondo come il paese della Madonna del Pozzo.

Giornalista e storico patrio, Pastore è nato a Triggiano nel 1938. Tuttavia, il suo amore è ugualmente manifesto per la città dove è nato e per quella in cui è andato a vivere per molti anni, Capurso.

Non che Pastore abbia dimenticato Triggiano, tutt’altro, perché alla sua città ha dedicato le poesie dialettali de “U ch’chzzale” (credo il contadino che coltiva zucche) e con Pietro Addante ben due volumi di Cronache triggianesi e ancora un Repertorio di soprannomi in uso in Triggiano, in Capurso e Cellamare tra XVI e XX secolo. Negli ultimi trent’anni però, Pastore ha pensato bene di scavare in ogni angolo di Capurso, con una furia analitica straordinaria e tale che ha permesso di costruire le basi della storia urbana e civile di questa città.

Sono nati così i Racconti popolari (2000) e il Lessico capursese. Il linguaggio angelico, (2002), ovvero la lingua “serpentina”, o metaforica usata dai commercianti, un vocabolario convenzionale che unisce venditori e acquirenti. A questi, Pastore ha aggiunto un ricchissimo libro su Capurso. L’album sportivo (2003), che ha provato a unire l’intera comunità sotto l’ala delle più disparate formazioni calcistiche, gli atleti del nuoto, della pallanuoto, della canoa, della pallavolo.

Un fiume di ricordi, di fotografie e di notizie raccolte dalla voce e dagli album privati dell’intera collettività. A questi ha aggiunto un volume sulla chiesa di San Francesco di Paola in Capurso. Dalla chiesa di Ara Coeli alla nuova parrocchia (2008). Straordinarie nella chiesa barocca due opere del Miglionico e dei De Filippis, che vanno ad arricchire con il museo Pappacoda e con le tele di Carella e Calì il patrimonio sparso nella città. Né poteva dimenticare le vicende legate alla Madonna del Pozzo, della quale scrive diffusamente in una poderosa indagine su La storia di Capurso. Le leggende, le cronache, il folclore.

“Il libro, scrive Pastore, è destinato ai miei concittadini e particolarmente agli studenti che potranno scoprire le radici culturali del nostro paese, la sua evoluzione urbanistica, la vocazione economica”.

Intanto perché questo nome, Capurso? Partendo dalle indagini di Francesco Pacifico, Breve istoria del miracoloso Ritratto di Santa Maria del Pozzo, che attribuisce l’origine ad Orso, principe di Bari nell’888, Pastore rigetta anche il caput ursi, testa di orso, proposto dal Garruba e approda all’intuizione dell’Alessio, Caprutius, ovvero luogo di capre.

Sta di fatto che il primo accenno di antropizzazione risale al VI –V sec. a. C., per una oinochoe trilobata scoperta in una tomba della periferia, sull’antica via Traiana. Ma una prima notizia certa è la citazione di Capurso tra i borghi assaliti dai saraceni nel IX secolo, presenza tradita dalla contrada Mastracina ovvero Lama saracina. Due secoli dopo, nel 1046, locus Capursi appare in un documento bizantino mentre nel 1061 i benedettini fondano il monastero di Ognissanti di Cuti. Nella stagione normanna Capurso trova un feudatario in Ruggero Arenge, che nel 1110-1126 vi costruisce un castello. Passata a Giovanni Della Marra e poi agli Orsini, la storia, secondo l’appassionata ricostruzione di Pastore, vede in primo piano la vicenda amorosa tra Gian Lorenzo Pappacoda e Bona Sforza, duchessa di Bari. Per volontà di Bona, venne edificato in Capurso la chiesa matrice, quasi un dono che la duchessa faceva all’amante. A questo punto si inserisce una ricostruzione straordinaria della Capurso seicentesca. La città, caduta nelle mani degli spagnoli, ha al centro della cinta muraria il palazzo rinascimentale dei Pappacoda e dalle sue porte partono le strade che uniscono il casale a Cellamare e a Bari. Nel 1656 Capurso conta circa 360 fuochi, all’incirca 2000 abitanti. Ma attaccata in quell’anno dalla peste perde un migliaio di abitanti che trovano sepoltura comune in una contrada detta da allora Pozzo dei morti. Ai primi del Settecento la borghesia intellettuale comincia a lottare contro il potere feudale sia dei Pappacoda sia dei successori Filomarino. La feudalità viene abbattuta nel 1799, quando viene alzato l’albero della libertà. Segue un rivolgimento urbanistico che a partire dal 1813 vede abbattere le mura medievali, la porta della “Strada larga”, prosciugare il cosiddetto lago e sollevare abitazioni per la crescente borghesia mercantile e per i nuovi ceti agrari.

Pastore diventa sempre più analitico nel ricostruire le vicende dell’Unità del Regno, la presenza dei garibaldini in Capurso, le rivolte sociali nella nuova Italia, l’elezione a sindaco di figure importanti per l’evoluzione della città: Mario Epifania, Marco De Giosa, Grassi, Lonero, Ginefra. Ormai prossimi ai nostri anni gli archivi diventano meno avari e c’è spazio per una cronaca analitica e puntuale. Direi che l’autore riassume ciò che ha già scritto nel 2001 in Alalà capursesi. Dalla fine della Grande Guerra alla nascita della Repubblica. Il risultato è una storia avvincente che contribuisce a dare dignità a Capurso e a stimolare quell’amore o quella “carità del natio loco” che sembra stia tramontando nel cuore delle ultime generazioni. Capurso è gelosa delle sue tradizioni, degli usi e dei costumi, ampiamente descritti da Pastore nel suo libro “La Storia di Capurso”.

Giornale di Puglia

Gino Pastore e la sua Capurso

Giornale di Puglia-aprile 11, 2018

 

di VITTORIO POLITO – Gino Pastore, prolifico scrittore e poeta dialettale, è noto per la varietà delle sue pubblicazioni. Egli, infatti, ha trattato diversi argomenti: dialetto, sport, religione, storia, tradizioni, dialetto, folclore, ecc. molti dei quali dedicati a Capurso, cittadina moderna e laboriosa in provincia di Bari, nota in tutto il mondo come il paese della Madonna del Pozzo, gelosa delle sue tradizioni, degli usi e dei costumi, ampiamente descritti da Pastore nel suo libro “La Storia di Capurso”.

Ha anche pubblicato “Capurso. L’album sportivo”, “San Francesco di Paola in Capurso”, dando un notevole contributo alla conoscenza dei tanti aspetti presenti nella storia di una istituzione che per circa due secoli ha alimentato la fede religiosa dei capursesi, ispirando anche comportamenti di solidarietà umana.

Con “Entro le mura” ha contribuito alla conoscenza del nucleo antico di Capurso, sviluppatosi entro le sue mura tra XI e XIX secolo. Nei “Racconti popolari”, l’autore espone fatti veri o parzialmente inventati, resi nel loro svolgimento temporale, nati al solo scopo di lasciare traccia delle ansie, dei timori, delle speranze e dei sogni e degli svaghi nell’immaginario dei capursesi.
Pastore ha pubblicato anche “Lessico capursese”, una raccolta di piccole storie, liriche, versi d’occasione, dialoghi, filastrocche, indovinelli, espressioni tipiche dei giochi infantili, modi di dire, proverbi, tutti espressi nel dialetto capursese, ricavando così un primo minimo glossario. La ricerca non poteva non tener conto del fenomeno tipicamente capursese che va sotto il nome di “Linguaggio angelico”, ovvero di quel linguaggio in codice ideato fin dalla seconda metà del XVII secolo dai mercanti di quella cittadina per intendersi tra loro e che ha finito per contaminare anche l’ordinaria parlata dei capursesi, riflettendone sentimenti ed emozioni.

L’ultima sua fatica è dedicata alla “Storia di Capurso”, tra leggende, cronache e folclore, che offre ai suoi concittadini e particolarmente agli studenti, l’onere di far aumentare in loro il senso di appartenenza al loro paese, in modo che si facciano promotori e custodi dello sviluppo del loro paese. Un libro che racconta le vicende del passato alle giovani generazioni perché ne conservino la memoria.

Tutte le pubblicazioni citate sono edite da Levante Editori di Bari dei fratelli Cavalli, che l’autore ringrazia espressamente per aver fornito il meglio della lunga, colta e qualificata esperienza editoriale.

La memoria dei luoghi – I luoghi della memoria. Cartoline colorate a cura di Gino Pastore. La mostra del maestro dal 18 maggio al 10 giugno 2022

Daniele Di Fronzo 17 Maggio 2022

Con il patrocinio del Comune di Capurso e della comunità francescana del Santuario della Madonna del Pozzo, mercoledì 18 maggio prossimo, nella Sala Mariana della Basilica, alle ore 20 sarà inaugurata la mostra di pittura intitolata “La memoria dei luoghi – I luoghi della memoria”, allestita da Gino Pastore nella Sala “Don Domenico Tanzella” con l’Associazione di Promozione Sociale Promolab716.

Si tratta di opere raffiguranti luoghi e monumenti di Capurso, così come apparivano diversi decenni or sono. Fonte di ispirazione per l’autore sono state foto d’epoca e vecchie cartoline illustrate, in bianco e nero, da lui riprodotte in scala e dipinte con i colori suggeritigli dalla fantasia, come appare dal manifesto raffigurante Piazza Umberto I, quando sul tetto dell’orologio pubblico “regnava” ancora il Re del Tempo.

Alla domanda sul perché di quel titolo, Pastore ha risposto: – L’espressione “La memoria dei luoghi” evoca immagini di case o monumenti non più esistenti, quali, per esempio, quelle delle casermette, dell’antica neviera, del Palazzo Stìfano. L’espressione “I luoghi della memoria”, allo stesso tempo, rimanda a immagini di case, piazze, strade e monumenti che, per i capursesi, rivestivano e rivestono un carattere particolare e, in qualche caso, affettivo, come, per esempio, quelle del Re del Tempo o del Cinema Jolly.

L’autore, è noto, ha dedicato buona parte della sua vita alle ricerche storiche su Capurso, come dimostra il fatto che ha corredato tutti i dipinti di sintetiche schede storiche relative ai luoghi rappresentati.
La mostra, ha accolto il favore del Sindaco Michele Laricchia, ed è stata allestita con la collaborazione dell’Assessore Johnny Calabrese e del Delegato alla Cultura Gianni Locorotondo.

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