DELLA MONICA MARIO

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DELLA MONICA MARIO

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La chimica delle relazioni.

“Ma la chimica non è soltanto ‘scienza’; è anche un vasto campo di attività e di interessi culturali, sociali e politici in senso lato. La chimica sono anche i chimici, nelle università, nel nostro Paese e nel mondo”. Questo è il modo di pensare alla chimica di Mario Della Monica, come egli stesso dichiara in più occasioni; ed è la chiave di lettura di tutta la sua attività scientifica e del suo impegno professionale, mirato a sviluppare interazioni tra scienza e società per la crescita culturale e civile del Paese .
Della Monica, pur avendo origini partenopee, palesemente evidenti nell’accento, è barese di adozione, poiché è a Bari che svolge principalmente la sua attività scientifica ed accademica, risiedendovi per la maggior parte della vita. Nato a Salerno il 9 gennaio 1932 e laureatosi all’Università di Napoli in Chimica Industriale nel 1958, dopo pochi anni di lavoro in Campania come propagandista della Shering, si trasferisce a Bari, già nel 1961, chiamato all’Università dalla Prof.ssa Liliana Iannelli, che ha avuto modo di conoscerlo ed apprezzarlo durante i suoi studi.
Nella città d’adozione condivide una casa in affitto, oltre che con la moglie Rosaria, sposata nel 1960 ed incinta della prima figlia Paola, anche con qualche giovane collega del gruppo di ricerca, per sostenere le spese in una condizione lavorativa incerta e poco retribuita. I problemi economici e soprattutto un contrastato rapporto con Iannelli lo portano, insieme ai colleghi ed amici fraterni Lucio Senatore e Ugo Lamanna, a pensare di lasciare l’attività universitaria e a cercare altre possibilità lavorative. Nel 1963 nasce la secondogenita Roberta.
Di lì a poco le strade dei tre amici, punto di riferimento per la chimica fisica italiana, si separeranno (almeno geograficamente). Lucio Senatore inizia così una nuova carriera universitaria a Pisa; Lamanna, dopo una breve parentesi fuori, riprende a lavorare a Bari; Della Monica parte per gli Stati Uniti per andare a lavorare con Joseph Steigman, uno dei leader nel campo della chimica delle soluzioni. Qui si tratterrà con tutta la famiglia per i primi 8 mesi del 1969. Anche questi tempi sono duri: il suo lavoro è mal retribuito e la famigliola deve contare sull’ospitalità di alcuni parenti per tutto il periodo. All’inizio i quattro devono soggiornare presso una zia di Della Monica non particolarmente generosa, così racconta la moglie del chimico; successivamente si trasferiscono da altri parenti, che addirittura li accompagnano in visita alle cascate del Niagara.
Rientrato a Bari, Della Monica torna all’Università e lavora per un breve periodo con il gruppo di chimica analitica del Prof. Paolo Papoff. Finalmente nel 1972 diventa professore associato e nel ’76 vive la prima delle esperienze da docente presso l’Università di Mogadiscio, dove tornerà ancora nell’81 e nell’87. Qui si interessa al problema della qualità delle acque; segue per questo (al di fuori dell’attività universitaria) un progetto sulla depurazione idrica, del quale porterà con sé molte idee al suo rientro in Italia. Nel 1984 organizza infatti un meeting sullo smaltimento delle acque di vegetazione delle olive, anticipando di circa 20 anni il concetto di bioremediation.
Molto del suo tempo è dedicato alla politica di miglioramento sociale. Il Prof. Marco Maestro così ricorda: “Il suo impegno nella traduzione pratica delle indicazioni generali per una gestione amministrativa della città più democratica, più efficiente e anche più pulita fu a tratti notevole. Io ricordo in particolare il lavoro accurato di revisione e di controllo dei progetti di una certa fase del piano edilizio dell’Università condotto da Mario. La sua delusione fu comprensibilissima quando il suo contributo non approdò al risultato che perseguivamo”. Racconta inoltre che in alcune riunioni di partito, nelle quali tra colleghi ci si scalda su varie questioni, egli, pacato, esclama: “E se invece di proporre continuamente un mondo ed una società profondamente diversi, cercassimo di gestire al meglio quella che ci è dato di vivere?”. Per questo suo carattere rasserenante è definito dall’amico Lucio Senatore “la mia camomilla”.
Il senso di responsabilità con il quale vive la professione e l’umanità profonda nelle relazioni con gli altri lo caratterizzano anche nelle esperienze in Somalia. A tale proposito, la moglie racconta di una volta che, costretto a letto, a causa di coliche renali, impiega il tempo scrivendo dispense per gli studenti che non possono acquistare i libri di testo … o di una volta che salva la vita ad un guardiano notturno punto da uno scorpione, regalandogli poi le sue scarpe invitandolo a ricordarsi di indossarle sempre per essere più protetto.
A partire dall’anno accademico 1981-82 rientra presso l’Istituto di Chimica Fisica dell’Università di Bari. Da questo momento in poi si dedica con maggiore serenità alla vita universitaria e alla ricerca. I suoi interessi sono molteplici e diversificati nel tempo. Partendo dai primi studi sulle proprietà colligative di soluzioni non elettrolitiche, si sposta verso la ricerca sulle proprietà di trasporto di elettroliti in vari solventi e in miscele di solventi al fine di definire condizioni e leggi che regolino il trasporto della corrente elettrica attraverso le soluzioni elettrolitiche. Simpaticamente celebri tra alunni e ricercatori sono le sue spiegazioni fatte ricorrendo al mitico “ione Michele”. Sposta poi l’attenzione sugli aspetti elettrochimici e sulla fotochimica della fotosintesi clorofilliana. Negli anni Novanta spinge infine fortemente verso la creazione di una linea di ricerca sui semiconduttori nanocristallini, curando personalmente l’aspetto riguardante la loro applicazione nella conversione fotoelettrochimica dell’energia.
Proprio lavorando su queste tematiche, fa in modo che al settore di Chimica Fisica sia assegnato il Centro CNR per lo studio dell’interazione luce-materia. La Prof.ssa Angela Agostiano, sua discepola fin dall’inizio dell’avventura del Centro CNR, ricorda quel periodo: “Mario, come direttore, si impegnò fortemente per far muovere i primi passi al neonato centro; all’inizio aderirono soltanto docenti universitari e, più tardi, cominciarono ad arrivare le prime assegnazioni di posti di ricercatore. Da subito vennero avviate nuove tematiche di ricerca e il centro cominciò a marciare proprio perché lui vi profondeva impegno ed entusiasmo, che trasmetteva a coloro che collaboravano con lui. Ha messo su in tal modo una scuola di giovani, sostenendoli ed innamorandoli alla scienza ed alla ricerca e interessandosi in prima persona al futuro dei suoi ragazzi”. In seguito alla riforma del CNR, il centro diventa una sezione dell’Istituto per i Processi Chimico Fisici; Della Monica ne è responsabile fino alla dipartita.
Egli crede nell’impegno in prima persona per il bene della comunità, anche quella scientifica. Ricopre infatti cariche e ruoli importanti a livello locale e nazionale. Fa parte del Consiglio di Amministrazione e del Consiglio dell’Opera dell’Università di Bari. Per due volte è eletto nel Comitato di Chimica del CNR, dove in realtà rimane per molto più di due mandati, essendo il secondo prorogato. A tale proposito dice col suo fare pacato: “Non c’è niente di più definitivo di ciò che è provvisorio”. Svolge anche un’importante funzione nella Divisione della Chimica Fisica della Società Chimica Italiana.
Insegna per oltre 40 anni. I suoi allievi lo ricordano con simpatia e lo considerano un amico. Agli esami pretende rigore e precisione, ma riesce a mettere lo studente a proprio agio, facendo ricorso ad una inesauribile cordialità e spesso a battute ed apologhi in lingua partenopea! Tutti i lunedì mattina successivi ad una vittoria calcistica del Napoli, veste con un pullover celeste in segno di celebrazione.
Ha una solida cultura umanistica e si dedica anche alla stesura di un racconto per il quale prende a modello il Candido di Voltaire. Si tratta del colloquio tra un vecchio, che rappresenta madre natura, ed un bambino, il quale espone meraviglie e dubbi, cui l’interlocutore dona una risposta. Per questo lavoro riceve apprezzamenti anche dall’astrofisica e divulgatrice Margherita Hack.
Ha una passione profonda per la famiglia (costruisce i suoi regali a mano per i nipoti), per la musica e per il mare. È innamorato dei quadri di Mino Maccari (1898-1989), dei quali custodisce gelosamente alcune bozze autografe. Mario Della Monica si.

Antonella Cilenti

Da Scienziati di Puglia (a cura di) Francesco Paolo de Ceglia Adda Editore, 2007 pag. 626-628

Cenni bibliografici

Letteratura primaria:

[ con L. Senatore] Solvated radius of ions in nonaqueous solvents, «Journal of  Physical Chemistry», 74 (1970) 1, pp. 205-7.

[con J. Steigman] Antagonistic interactions between copper sulfate and tetra-n-butylammonium salts in water at 25, «Journal of  Physical Chemistry», 74 (1970) 3, pp.516-20.

[con G. Petrella, A. Sacco, S. A. Bufo] Transference numbers in concentrated sodium chloride solutions, «ElectrochirnicaActa», 28 (1979), 1013-17.

[con A. Agostiano] Relevance of the protein-lipid interaction on the functioning of the bacterial reaction center, «Annals of the New York Academy of Sciences», 879 (30 giugno 1999), pp. 215-9.

[con F. Zezza, R. Comparelli, M. Striccoli, M.L. Curri, R. Tommasi, A. Agostiano] High quality CdS nanocrystals: surface effects, «Synthetic Metal», 139 (2003), pp. 597-600.

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