LABIANCA BEPPE

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LABIANCA BEPPE

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Ferdinando di Puglia 1947 – Bari 2021

Artista, pittore, docente di Discipline Pittoriche del Liceo Artistico di Bari.

Dopo la scuola dell’obbligo si trasferisce a Bari, dove, frequentati gli studi artistici, nel 1970 assume la cattedra di Discipline Pittoriche del Liceo Artistico di Bari, selezionato da Roberto de Robertis, Direttore e Vito Stifano suo vice.

Si inserisce nel panorama artistico-culturale con diverse mostre personali e collettive.

In parallelo comincia seriamente la sua carriera pittorica con le prime collettive e poi personali. Nel 1975 fonda e dirige il Centro d’Arte e Culturale “Officina Nuova” con Raffaele Nigro, nella quale convennero fermenti culturali diversi, diventando in quegli anni un ritrovo importante per artisti e intellettuali dell’area barese, a seguito anche di eventi di rilevanza nazionale ed internazionale

Compie diversi viaggi in Italia ed all’estero ed in particolare a Londra dove soggiorna per un lungo periodo dove ha successo soprattutto con i suoi ritratti, con una sua pittura che si avvicina a quella di Francis Bacon.

Molti critici si sono interessati alla sua opera: Vito Caiati, Raffaele de Grada, Pietro Marino, Giustina Coda, e molti altri. La sua produzione ha trovato in Raffaele Nigro un suggestivo ed importante mentore.

Sue opere sono in collezioni importanti sia in Italia che all’estero. Beppe Labianca, professore di molte generazioni di giovani del Liceo Artistico cittadino, è stato docente, consigliere, amico di tanti e tante nuove leve.

In un articolo “Sguardo del critico d’arte su Labianca” su La Gazzetta del Mezzogiorno del 6 aprile 2021 Pietro Marino ricordò che “nel 2014, alla pionieristica galleria di Alexander Larrarte di Corato, si stese per terra fra le sue sculture, come a farsi zerbino per i visitatori sconcertati. Era l’appello performativo – chiosò Raffaele Nigro, da sempre suo mentore e guida- “a fare in modo che l’arte e gli artisti non vengano calpestati o magari rimossi” – nella discarica del consumo indifferenziato. È il messaggio ostinato che Beppe ci lascia. E converrà ripensarlo e praticarlo. Il modo forse più giusto per rendergli omaggio.”

Delle oltre cento mostre si riportano le più recenti:

2010 “Primo isolato”, Galleria Orizzonti Arte, Bari – Aprile/Maggio.
2010 “Ex voto”, Galleria d’Arte Stelle d’Italia, Taranto – Maggio.
2010 “Rigorosamente libri”, Fondazione Banca del Monte, Foggia – Maggio.
2010 “Terra e Sale” a cura di Graziano Menolascina, Masseria Boezio, Ostuni (Br) – Agosto.
2010 Mostra personale, Orizzonti Arte, Ostuni (Br) – Agosto.
2010 “Traffico d’arte”, Ostuni (Br) – Settembre.
2010 “Eclettica”, Castello Carovigno (Br) – Ottobre.
2010 “Le dernier restaurant”, Orto Botanico, Bari – Ottobre.
2011 “Tracarte”, Fondazione Banca del Monte, Foggia – Maggio.
2011 “Biennale di Venezia”, Padiglione Italia, Arsenale, Venezia – Giugno/Novembre.
2011 “Galleria Maya” Londra – Giugno.
2011 “Kontraste” – Monaco di Baviera, Germania – Luglio.
2011 Personale – Galleria Pfenindorf, Parigi – Francia, Settembre.
2012 Personale, Portico delle Clarisse, Noci (BA), Maggio.
2012 “Odisseya” – Naxsos, Grecia – Giugno.
2012 “Odisseya” – Corfù, Grecia – Luglio.
2012 “Murarte” – Fiera del Levante – Bari, Italia – Settembre.
2012 “Murarte” – Bari, Italia – Settembre/Ottobre.

Scrivono di lui:
Raffaele Nigro – Novecento a colori – Percorsi nell’arte di un secolo infinito
Beppe Labianca: Dal dubbio al naufragio dell’io

Beppe Labianca e le risposte ai dubbi

 

Se Beppe non fosse appartenuto alla disgraziata e dimenticata generazione compresa tra i 65 e i 79 anni, forse un vaccino lo terrebbe ancora qui, tra noi. Ma anche nella scelta del sopravvivere, un artista viene per ultimo. Perché il nostro tempo lo ritiene inutile custode della solitudine e del silenzio.

“Sono forse il primo scultore occidentale – scherzava Beppe con la sua abituale bonomia riferendosi a un’importante mostra nella Moschea Alì Pascià di Gioanina – a presentare in una moschea un’opera di intonazione marxista e decadente”.

Ora mi torna quel sorriso dolce e affettuoso, i suoi capelli tagliati da una riga centrale alla Oscar Wilde, mentre andavamo verso Matera a trovare Ginetto Guerricchio, caro amico e maestro. O fuggendo con qualche ritardo verso una delle collettive che mettevano insieme il corollario degli amici, Iginio Iurilli, Lino Sivilli, Beppe Silos Labini, Michele Damiani, Gianna Maggiulli.

Se Guerricchio era nel sogno del realismo magico, Labianca era nell’ incubo di un realismo crudo. Un realismo venato di malinconia esistenziale, di mille interrogativi sulle ragioni della nostra presenza qui e ora. Tutto nato forse dalla frequentazione costante della Grecia, il paese da dove proveniva la sua cara Sofia, una terra che ha ispirato un metafisico come Giorgio De Chirico, un onirico come Alberto Savinio, un epico come Igor Mitoraj.

Negli anni Settanta e ottanta, Beppe ha attraversato la “Nuova Maniera Italiana” nel segno dell’inquietudine caravaggesca, ha raffigurato la solitudine dell’età che viviamo, il nostro essere foglie al vento, grani di sabbia nel deserto della vita. Lo ricordo vicino alle teorie di Giuseppe Gatt, ideatore della Nuova Maniera, fianco a fianco a Bruno D’Arcevia, Renato Nosek, Carlo Fusca, Giorgio Esposito e ai tanti che si lasciarono avvincere da quella pittura che mostrava come l’arte non fosse soltanto intuizione astratta ma anche tecnica, capacità di tenere in mano pennelli e colori.

 

“Non dura questa strada – mi diceva, sorseggiando un caffè ai tavoli del Mozart – ho troppi assilli nel mio cuore” Intendendo la presenza dell’infinito nel finito, il cielo che cercava asilo in lui.

Dopo la Biennale di Venezia del 2012, Beppe era ormai ospite di molti musei del mondo.  Da una collettiva dedicata al gioco,a Tel Aviv, al Museo di Ravenna, a Gioanina, e nella Fortezza veneziana  di Corfù e poi a Preveza e a Igoumenitza. Ci toccava un viaggio per la prossima estate a Corfù in una mostra voluta da Thenia Rigatu, direttrice dei musei ellenici, e un convegno sulla battaglia di Lepanto del 1571.

Non stava nei panni il mio amico Beppe quando Vittorio Sgarbi scelse nel 2012 una sua opera per la Biennale di Venezia. E lo fu ancora di più quando Philippe Daverio restò folgorato in Arsenale dall’installazione di un gigantesco Centauro ferito a morte: “Un’opera originale e di grande impatto emozionale”, la definì.

Chi era Beppe Labianca? Chi era questo artista schivo e silenzioso, affatto auto promozionale, che dallo studio di Via Capruzzi volava alle gallerie di Parigi, Londra, Berlino, Monaco e Roma? Secondo me un ricercatore che viveva a confine tra tradizione e modernità, tra installazioni di gemmazione postmoderna e avanguardie novecentesche.

Lo ricordo in viaggi solitari in Marocco, Inghilterra, Turchia, poi docente di Liceo Artistico e negli anni Ottanta il creatore di un “cantiere” a cui aveva dato nome di “Officina”, mutuandone il nome dalla rivista di Pasolini. Fu lì che discutemmo di “Fragile”, una rivista che curavamo presso le edizioni Levante. Lì ci vedevamo con i maestri del momento: Leonardo Mancino, Vittore Fiore, Michele Dell’Aquila, Giorgio Saponaro, Ettore Catalano. Lì approdò Pietro Marino, che Beppe stimava e dalle cui qualità critiche eravamo entrambi toccati. Fu lì che ascoltammo più volte Vitilio Masiello, Pasquale Voza, Arcangelo Leone de Castris e Franco Tateo. Un mondo che si è andato perdendo nella nebbia.

A quel tempo c’era Francis Bacon nella mano di Beppe, c’erano le ossessioni della deperibilità del corpo e dell’inquietudine esistenziale.  Così quando esplose la Nuova Maniera, Beppe l’attraversò con ansia di mistero e di incubo, inseguendo Caravaggio, le ombre e la luce delle passioni, con una gamma di interrogativi: Che ci stiamo a fare qui? Chi sono e dove vado?

Il penultimo approdo della sua barca, perché Labianca possedeva una barca ormeggiata nell’isola di Corfù, fu De Chirico. La Grecia era entrata così nella sua pittura, con la malattia metafisica che ci contagiano i templi della Grecia. Non era un grande lettore, ma tra i classici del pensiero Beppe amava Agostino, Pascal, Camus e Sartre. Che gli lasciavano un solco nel cuore e nella mano. La solitudine nell’età che viviamo, il dubbio che ci annichila e ci inquieta in questo immenso deserto della vita.

Il cielo in una stanza, mutuando da una canzone degli anni Sessanta, è ciò che lo aveva folgorato, l’infinito nel cerchio del tangibile. L’ oceano nella goccia smarrita che è l’individuo. E soprattutto l’immaterialità del sentimento e del metafisico precipitati nella ponderosità della materia. Una pittura che si faceva carico di inseguire la rotta, contagiare dubbi e interrogativi a chi osservava le sue opere. Beppe era consapevole che non tutto fosse chiuso qui, ma nella notte infinita che ci avvolge una luce ci doveva pur essere. Era una forma di religiosità, una fede della quale Beppe oggi sa già le risposte, malgrado tutto, finalmente consapevole di ciò che palpita oltre la linea dell’infinito.

                                                                                                     Raffaele Nigro 2021

https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2021/04/pug-Beppe-Labianca-Bari-covid-e8bf0dae-d7f3-4090-89ee-49922c176ba0.html

È morto a causa del covid-19 l’artista pugliese Beppe Labianca

Artista contemporaneo molto apprezzato in Italia e all’estero. Era ricoverato nell’ospedale allestito nella Fiera di Bari

Beppe Labianca nato a San Ferdinando di Puglia, si trasferisce a Bari dove, frequentati gli studi artistici, si inserisce nel panorama artistico-culturale con mostre personali e collettive. Agli inizi degli anni Settanta assume la cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale di Bari. Dal 1975 dirige il centro culturale “Officina nuova”, che diventa in quegli anni un importante ritrovo di artisti e di intellettuali, grazie anche ad eventi di rilevanza nazionale ed internazionale. Nel frattempo, compie numerosi viaggi, soggiornando per un lungo periodo a Londra dove la sua pittura è andata accostandosi a quella di Francis Bacon, della quale si è progressivamente allontanata per attingere ad una forma di esistenzialismo figurativo, di impostazione metafisico-simbolica in cui concentra le ultime esperienze dell’arte contemporanea. Molti critici si sono interessati al suo lavoro tra cui: Vito Caiati, Marilena Di Tursi, Loredana Rea, Grazia De Palma, Antonella Marino, Luigi Carluccio, Raffaele De Grada, Anna D’Elia, Vittore Fiore, Pietro Marino, Massimo Sgroi, Giustina Coda, Roberta Fiorini, Kerstin Moller e tanti altri. La sua ultima produzione ha trovato in Raffaele Nigro un suggestivo ed importante mentore. Alcune sue opere sono acquisite in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.

http://www.beppelabianca.it/biografia.php

 

Nato a san Ferdinando di Puglia, dopo la scuola dell’obbligo, si trasferisce a Bari, dove, frequentati gli studi artistici, nel 1970 assume la cattedra di Discipline Pittoriche del Liceo Artistico di Bari, selezionato da Roberto de Robertis, Direttore e Vito Stifano suo vice.

Si inserisce nel panorama artistico-culturale con diverse mostre personali e collettive

In parallelo comincia seriamente la sua carriera pittorica con le prime collettive e poi personali. Nel 1975 fonda e dirige il Centro d’Arte e Culturale “Officina Nuova” con Raffaele Nigro, nella quale convennero fermenti culturali diversi, diventando in quegli anni un ritrovo importante per artisti e intellettuali dell’area barese, a seguito anche di eventi di rilevanza nazionale ed internazionale

Compie diversi viaggi in Italia ed all’estero ed in particolare a Londra dove soggiorna per un lungo periodo dove ha successo soprattutto con i suoi ritratti, con una sua pittura che si avvicina a quella di Francis Bacon.

Molti critici si sono interessati alla sua opera: Vito Caiati, Raffaele de Grada, Pietro Marino, Giustina Coda, e molti altri. La sua produzione ha trovato in Raffaele Nigro un suggestivo ed importante mentore.

Sue opere sono in collezioni importanti sia in Italia che all’estero. Beppe Labianca, professore di molte generazioni di giovani del Liceo Artistico cittadino, è stato docente, consigliere, amico di tanti e tante nuove leve.

In un articolo “Sguardo del critico d’arte su Labianca” su La Gazzetta del Mezzogiorno del 6 aprile 2021 Pietro Marino ricordo che “nel 2014, alla pionieristica galleria di Alexander Larrarte i Corato, si stese per terra fra le sue sculture, come a farsi zerbino per i visitatori sconcertati. Era l’appello performativo – chisò Raffaele Nigro, da sempre suo mentore e guida- <<a fare in modo che l’arte e gli artisti non vengano calpestati o magari rimossi>> – nella discarica del consumo indifferenziato. È il messaggio ostinato che Beppe ci lascia. E converrà ripensarlo e praticarlo. Il modo forse più giusto per rendergli omaggio.”

Delle oltre 100 mostre si riportano le più recenti:

2010 “Primo isolato”, Galleria Orizzonti Arte, Bari – Aprile/Maggio.
2010 “Ex voto”, Galleria d’Arte Stelle d’Italia, Taranto – Maggio.
2010 “Rigorosamente libri”, Fondazione Banca del Monte, Foggia – Maggio.
2010 “Terra e Sale” a cura di Graziano Menolascina, Masseria Boezio, Ostuni (Br) – Agosto.
2010 Mostra personale, Orizzonti Arte, Ostuni (Br) – Agosto.
2010 “Traffico d’arte”, Ostuni (Br) – Settembre.
2010 “Eclettica”, Castello Carovigno (Br) – Ottobre.
2010 “Le dernier restaurant”, Orto Botanico, Bari – Ottobre.
2011 “Tracarte”, Fondazione Banca del Monte, Foggia – Maggio.
2011 “Biennale di Venezia”, Padiglione Italia, Arsenale, Venezia – Giugno/Novembre.
2011 “Galleria Maya” Londra – Giugno.
2011 “Kontraste” – Monaco di Baviera, Germania – Luglio.
2011 Personale – Galleria Pfenindorf, Parigi – Francia, Settembre.
2012 Personale, Portico delle Clarisse, Noci (BA), Maggio.
2012 “Odisseya” – Naxsos, Grecia – Giugno.
2012 “Odisseya” – Corfù, Grecia – Luglio.
2012 “Murarte” – Fiera del Levante – Bari, Italia – Settembre.
2012 “Murarte” – Bari, Italia – Settembre/Ottobre.

Scrivono di lui:

Raffaele Nigro – Novecento a colori – Percorsi nell’arte di un secolo infinito
Beppe Labianca: Dal dubbio al naufragio dell’io

BEPPE LABIANCA

BEPPE LABIANCA

Biografia

Beppe Labianca è un artista che trae ispirazione dalla natura umana e dalle sue emozioni. È considerato un pittore “metafisico”, poiché le sue opere spaziano da enigmatiche istallazioni in ferro a sculture che propongono vere sagome “ritagliate” e poi dipinte, una scultura-pittura senza precedenti che desta stupore per la sua geniale semplicità.

Il Rebus è al centro della filosofia dell’artista, infatti, egli stesso spiega: “Il filo conduttore delle mie opere è il rebus, quegli stessi rebus che mio padre risolveva sulla “Settimana Enigmistica” e che io non ero in grado di risolvere.”

La Bianca sembra voler trasferire quel ricordo d’infanzia nella sua arte trasformando tele e sagome in ferro arrugginito, in “misteri, ricerca di incastri, cose da far combaciare, emozioni e sensazioni apparentemente senza senso” come ancora egli stesso precisa.
Le sue opere sono dense di amore e di sensazioni forti, una bidimensionalità che strizza l’occhio alla tridimensionalità, la pittura che completa ed ammicca alla scultura: in alcune sue opere al soggetto scolpito è accompagnato lo stesso soggetto dipinto, sistemato dietro la scultura, quasi come fosse uno specchio. Tema ricorrente è il ricordo dell’infanzia, il tempo che passa che rivela la sua anima malinconica.

Nato a San Ferdinando di Puglia si trasferisce a Bari dove, frequentati gli studi artistici, si inserisce nel panorama artistico-culturale con mostre personali e collettive. Negli anni Ottanta-novanta dirige il centro culturale “L’Officina Nuova” con Raffaele Nigro. Compie numerosi viaggi soggiornando per un lungo periodo a Londra dove la sua pittura è andata accostandosi a quella di Francis Bacon, dalla quale si è progressivamente allontanato per attingere ad una forma di essenzialismo figurativo, di impostazione metafisico-simbolica, in cui concentra le ultime esperienze dell’arte contemporanea.

 

Opere

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