ROMANO ALDO

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ROMANO ALDO

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Accademico, professore emerito della Scuola Superiore ISUFI dell’Università del Salento; Presidente della Commissione Nazionale Tecnico-Scientifica del Fondo Investimenti in Ricerca di Base (FIRB) presso il MIUR; Presidente del Distretto Tecnologico pugliese High Tech – DHITECH.

Aldo Romano è stato professore emerito della Scuola Superiore ISUFI della Università del Salento.

Insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi del Diploma Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura, dell’Arte e dell’Onorificenza di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.

Già professore Ordinario di Fisica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Bari (1970 – 1989), di Economia dell’Innovazione, presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma II –Tor Vergata (1989 – 1997), e di Gestione dell’Innovazione presso la facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento (1998 – 2009).

Dal 2001 al 2007, è stato Presidente della Commissione Nazionale Tecnico-Scientifica del Fondo Investimenti in Ricerca di Base (FIRB) presso il MIUR.

Dal 2005 al 2012, è stato Presidente del Distretto Tecnologico pugliese High Tech – DHITECH

Ha diretto la Scuola Superiore ISUFI dell’Università del Salento fino al 2009 ed è stato co-direttore della Scuola Mediterranea di Studi Avanzati in e-Business Management.

Dal 2012 al 2013, Pro-Rettore dell’Università LUM Jean Monnet. Esperto in politiche scientifiche e tecnologiche per l’elaborazione di programmi strategici di innovazione e sviluppo territoriale, in particolare per il Mezzogiorno.

Alla sua memoria, nel dicembre 2017, è stato dedicato l’edificio ex Incubatore Mediterraneo in eBusiness Management presso il Campus Ecotekne dell’Università del Salento, attuale sede del Laboratorio di Ingegneria Economico-Gestionale da lui fondato.

Sistematico coinvolgimento, in qualità di esperto sulle problematiche Ricerca, Innovazione e Sviluppo nella elaborazione e valutazione di programmi e progetti strategici, per conto di Organismi Regionali, Nazionali ed Internazionali, impegnati nelle Politiche Scientifiche, Tecnologiche e dell’Innovazione. In qualità di “chief scientist” del Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica pro-tempore, nel 2000 predispone il Primo Piano Nazionale della Ricerca approvato dal CIPE.

In tale Piano vengono, per la prima volta, lanciati 11 Programmi Strategici di Ricerca di Base “mission oriented”, riguardanti i quattro macro-obiettivi: “Qualità della vita”, “Crescita Competitiva Sostenibile”, “Ambiente ed Energia”, “Le Civiltà Mediterranee nel Sistema Globale”, e creato un Fondo Investimenti in Ricerca di Base (FIRB) per il loro finanziamento.

È noto per le attività di ricerca nella Fisica delle Alte Energie, con formazione scientifica iniziale presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna e successiva partecipazione ad esperimenti, in collaborazione internazionale, presso il Centro Europeo Ricerche Nucleari (CERN) di Ginevra. Questa fase scientifica si conclude con il conseguimento della Cattedra in Fisica Generale presso l’Università di Bari, per le numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.

Nel 1981, come Visiting Professor presso la Stanford University (California – USA) studia il fenomeno della Silicon Valley, e nel 1984 realizza a Bari il primo Parco Scientifico e Tecnologico Nazionale (Tecnopolis Novus Ortus).

Aldo Romano si è inoltre distinto per impegno scientifico, culturale e politico sulle tematiche della innovazione e sviluppo, con particolare focalizzazione sul Mezzogiorno d’Italia. I volumi “Mezzogiorno 1992”, “Mezzogiorno chiama Schumpeter”, “Per un’Iniezione di Futuro nel Dibattito Politico sulla Questione Meridionale” e “Mezzogiorno 2025. I cantieri immateriali per la crescita e l’occupazione” racchiudono saggi, articoli e monografie sulle problematiche connesse allo sviluppo economico-sociale basato sulla ricerca e l’innovazione.

Il legame forte con i paesi del mediterraneo lo porta a diventare Co-direttore della Scuola Mediterranea di Studi Avanzati in e-Business management localizzata in Marocco, aperta ad altri paesi del Mediterraneo e realizzata in partnership con l’Al Akawayn in Ifrane (Marocco) Impegno scientifico ed operativo sulle tematiche inerenti ai cambiamenti organizzativi ed istituzionali indotti dalla rivoluzione Internet, con una particolare focalizzazione sul fenomeno del “Digital Divide”. I volumi “Net Economy” e “Creating Business Innovation Leadership” documentano i risultati di questo impegno, cui peraltro fanno riferimento una rete di Laboratori operanti nei Paesi del Mediterraneo Extra-UE.

 

Opere

  • Aldo Romano; “Mezzogiorno 2025. I cantieri immateriali per la crescita e l’occupazione”, Cacucci Editore
  • Aldo Romano; “Costruire l’università post-fordista. Sperimentare il futuro nel presente”, Cacucci Editore
  • Aldo Romano, Mario Marinazzo; “Per un’iniezione di «futuro» nel dibattito politico sulla questione meridionale”, RIREA
  • Aldo Romano, Lanfranco Marasso, Mario Marinazzo; “Italia chiama e-government. Molta tecnologia, poca innovazione, ancora troppa distanza dal cittadino”, Guerini e Associati 2008
  • Aldo Romano, Mario Marinazzo; “Puglia in declino? Immaginare il futuro ed investire per il cambiamento”, Manni Editore
  • Aldo Romano, Giuseppina Passiante; “ll Mezzogiorno chiama Schumpeter: per una strategia di sviluppo alle soglie del terzo millennio”, RIREA
  • Aldo Romano; “Mezzogiorno 1992. Le nuove economie esterne per lo sviluppo competitivo”, Franco Angeli
  • Passiante G., Romano A.; “Creating technology-driven entrepreneurship: Foundations, processes and environments”, Springer 2016
  • Romano A.; “Open business innovation leadership: The emergence of the stakeholder university”, Springer 2009
  • Romano A., Secundo G.; “Dynamic learning networks: Models and cases in action”, Springer Science & Business Media 2009

V. Elia, Passiante G., Romano A.; “Creating Business Innovation Leadership. An ongoing experiment: the e-Business Management School at ISUFI”, Edizioni Scientifiche Italiane

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/notizie-nascoste/353646/non-si-progetta-il-futuro-percio-gli-scandali-la-crisi.html

«Non si progetta il futuro perciò gli scandali, la crisi»

 

8 Aprile 2012 di ONOFRIO PAGONE

Gli intrecci tra politica e affari, l’imprenditoria in manette, il calcioscommesse… «Sì, l’Italia è piena di continui eventi che allontanano la politica dalla società: sono fenomeni che si vanno diversificando perché c’è una crisi progettuale di futuro». Il futuro: per un fisico come Aldo Romano, uno che da una vita si dedica alla organizzazione di centri di ricerca guardando alla scienza e alla tecnica come la traccia innovativa per trasformare il Mezzogiorno, per uno come lui che è medaglia d’oro del Quirinale per le benemerenze culturali, il futuro è la chiave per leggere il presente.

Già presidente della cittadella informatica di Tecnopolis a Bari-Valenzano, poi direttore dell’Isufi di Lecce ed ora al vertice del Distretto tecnologico pugliese (Ditec), il prof. Romano guarda agli scandali recenti della politica e non solo con lo sguardo profondo del lungo periodo.

Professore, perché il sistema della corruttela si va diversificando in vari campi della società? «Gliel’ho detto: perché c’è crisi progettuale di futuro, per la mancanza di un sistema organico di valori sociali, morali e politici. Non c’è un pensiero che guarda lontano: ognuno è preso dall’oggi».

Forse perché l’emergenza è oggi? «Le faccio un esempio. Tutti parlano dei giovani, del problema dei giovani. Eppure, non vedo alcun progetto su come si può muovere la crescita sul medio-lungo periodo. C’è una crisi di pensiero, si va avanti per congiunture, ma le congiunture favoriscono le politiche assistenziali».

Insomma, va cambiato l’approccio al problema? «La prima cosa è chiedersi: dove vuole andare il Paese? Quali attrattive può creare per i giovani? Le Regioni quindi come possono attrezzarsi? E le regioni del Mezzogiorno quali cantieri di innovazione economica o ambientale possono creare? Si discute da decenni, e non c’è traccia di trasformazione progettuale».

Siamo al fallimento anche della scienza e della tecnica rispetto a questo? «No no, io continuo a credere nel lavoro fatto. Ma non si tratta di una primazia della scienza e della tecnica nella questione meridionale: serve un cambiamento scientifico come modo di pensare, di gestire le transizioni, per cogliere i processi di trasformazione collegati all’innovazione. Io credo e continuo a credere in questo, ma mi rendo conto anche di quante occasioni perse ci siano nel Mezzogiorno».

Perché? «Perché se non si va a incidere sulle strutture sociali e sui servizi, non si fa nulla. Bisogna farlo nelle istituzioni, nella sanità, nelle università, che dovrebbero essere il volano dello sviluppo economico e sociale, e invece…».

Invece? «C’è troppa autoreferenzialità, perciò alla fine emergono le spinte corporative».
Professore, cosa bisognerebbe fare adesso, in questa situazione? «Bisogna guardare al futuro, costruire il futuro. E’ importante narrare il futuro ai giovani, ma anche costruire il futuro perchè l’università non può costituire una certezza. I giovani devono essere educati ai continui cambiamenti del mercato del lavoro, e da qui far partire lo sviluppo del Mezzogiorno, soprattutto ora che esiste la globalizzazione».

Prof. Romano, lei ha esperienza di gestione della ricerca in Puglia, sia a Bari sia a Lecce. Perché gli scandali a suo giudizio sono esplosi proprio qui? «L’esplosione qui è casuale. I fenomeni sono collegati tra loro ma non nascono endogenamente in certe regioni e basta. Sono occasioni queste esplosioni, anche nel calcio sono fenomeni degenerativi: è difficile una correlazione tra scandalo e territorio»

Comunque, non c’è da stare allegri… «Ma no, bisogna essere ottimisti. Bisogna credere che è fondamentale progettare il futuro in termini concreti e attrezzare i giovani e la società per risolvere i problemi».

La prima cosa da fare, allora? «Io costruirei una piattaforma di politiche che superino la separatezza tra i settori sociali, altrimenti quello che prevale non è l’obiettivo: l’organizzazione della governance va fatta con progettualità organica. Bisogna scavare per trovare i nuovi paradigmi della società organica. C’è bisogno di una politica che voglia scavare e costruire una molteplicità di interventi in un disegno unico, per trasformare la società secondo nuovi orientamenti».

Cioè, concretamente? «Bisogna intensificare lo sviluppo di poli di istruzione superiore, di concentrazione delle intelligenze e aumentare gli effetti di scala per la gestione dei cambiamenti. Perché non ci chiediamo com’è che esistono territori “intelligenti”, grandi territori come la Silicon Valley che costituiscono poli di eccellenza? Bisogna costruirli, con politiche che attraggano i giovani».

Professore, il modello resta Tecnopolis? «Bravo! Questo significa immaginare il futuro del Mezzogiorno. Proprio Tecnopolis è un esempio di come negli anni Settanta un gruppo di studiosi ha avvertito che stava arrivando questa ondata di microelettronica e informatica. Non si è agito in maniera coerente e ora paghiamo le conseguenze».

Perché non lo si è fatto, professore? «Perché non abbiamo una classe politica capace di costruire il futuro nel presente. Qui costruiamo il futuro estrapolato dal passato, immaginando che sarà come lo vediamo oggi»

E lei ha speranza nel cambiamento? «Sì, bisogna credere nei valori, impegnarsi e lavorare per questo. Bisogna allenare i giovani per il loro futuro».

E abbiamo le risorse economiche? «Se ci crediamo, possiamo trovare sinergie e alleanze, perché siamo in un mondo di reti e rapporti internazionali».

Il percorso storico della ricerca e innovazione in Puglia di Aldo Romano

 

Ho scelto di contribuire in questo incontro a Bari, perché Bari ha rappresentato e rappresenta tuttora per me la città dalla quale ho tratto le esperienze, le relazioni personali, gli stimoli e le idee che hanno dato luogo alle realizzazioni più importanti che mi hanno visto fra i protagonisti.

I collegamenti fra scienza, tecnologie e sviluppo hanno assorbito buona parte della mia esperienza accademica e professionale. Ho da pochi giorni dato alle stampe una monografia intitolata “Per un’iniezione di futuro nel dibattito politico sulla questione meridionale” (Autori: Aldo Romano e Mario Marinazzo, Editrice Rirea).

In tale monografia sollecitiamo una nuova agenda di idee e progetti che aspirino a costruire nel presente gli assetti futuri delle regioni del Sud, un’agenda che possa rappresentare la nuova qualità di programmi e progetti ispirati ad un Mezzogiorno in grado di competere con l’Europa più sviluppata, piuttosto che con i paesi a basso costo del lavoro. A tale scopo proponiamo di accelerare la creazione nel Mezzogiorno dei pilastri della infrastruttura immateriale abilitante:

— l’innovazione economica, con priorità per il manifatturiero del futuro e per la sua trasformazione da settore ad alta intensità di materiali a settore ad alta intensità d’intelligenza;

— l’innovazione sociale, con priorità per l’ingegneria dei servizi innovanti l’istruzione, la sanità, la Pubblica Amministrazione;

— l’innovazione ambientale, con priorità per le nuove infrastrutture energetiche e le tecnologie orientate al disinquinamento e per lo sviluppo di un turismo sostenibile.

Per rispondere a queste sfide proponiamo la creazione di una nuova leva di giovani formati in processi scientifici e tecnologici guidati da un rapporto virtuoso tra le imprese e le università.

In tal modo si possono nel presente creare le condizioni con le quali cogliere gli spazi

di opportunità per un futuro da far nascere piuttosto che solo per un passato da tenere artificiosamente in vita. È proprio questa la chiave di lettura che voglio proporvi oggi per rivisitare sinteticamente — in un modo sicuramente disorganico e sicuramente ancorato alla mia esperienza personale — il percorso della ricerca e dell’innovazione in

Puglia: vicende con le radici nel “futuro” piuttosto che nel passato.

L’ambiente scientifico barese è stato a tutti gli effetti l’incubatore di esperienze fondamentali di ricerca ed innovazione con le radici nel futuro. Senza disconoscere il merito e l’apporto degli altri illustri colleghi, è indiscusso il ruolo determinante del compianto prof. Michelangelo Merlin, in qualità di direttore del Dipartimento di fisica e di preside della Facoltà di scienze, portatore di valori fondamentali quali il pensiero strategico e lungimirante, il pensiero sistemico, l’apertura e la mobilità nazionale ed internazionale, l’attenzione al contesto sociale ed economico, la propensione a raccogliere dinamicamente le opportunità per espandersi, consolidarsi, evolvere, piantare semi per il futuro.

Questi valori hanno indubbiamente guidato e segnato le tappe fondamentali del percorso storico della ricerca e innovazione in Puglia. I fatti ed i processi che riesco ad evocare, e posso fallire per involontarie omissioni, sono molteplici. Altri colleghi completano il quadro delle attività e delle esperienze scientifiche nella Regione Puglia. Io mi limiterò naturalmente a richiamare gli eventi che meglio esprimono l’attitudine a costruire legami virtuosi tra scienza, tecnologia, innovazione e sviluppo del Mezzogiorno. Non posso però preliminarmente sottrarmi a citare i risultati della valutazione della ricerca da parte del CIRV pubblicati circa tre anni fa, sulla base di dati ed osservazioni effettuati nel triennio 2001–2003. Scopriamo che la storia della ricerca

in Puglia ha generato:

— l’attuale primato della Fisica di Bari fra le strutture accademiche cosiddette “medie”;

— l’attuale ottimo posizionamento, sempre fra le strutture accademiche “medie”, della Biologia di Bari;

— le posizioni di vertice—fra le strutture accademiche cosiddette “piccole” — della Sicurezza alimentare di Bari; della Matematica e dell’Informatica del Politecnico di Bari; della Sicurezza alimentare del Salento e dei Nano e microsistemi nel Salento.

Questo spettro sintetico delle eccellenze pugliesi, che emerge da un’analisi sicuramente perfettibile, e comunque significativa, della ricerca nazionale, testimonia proprio di un indubbio primato barese e pugliese, incubato nel passato. Ritorno ora a soffermarmi sulle tappe del percorso che hanno caratterizzato il contributo determinante della Puglia alla cultura dell’innovazione; mi riferisco cioè ai fatti che testimoniano il pensare e l’agire ispirati ad un Mezzogiorno in grado di competere con l’Europa più sviluppata, piuttosto che con i paesi a basso costo del lavoro. A tale scopo proponiamo di accelerare la creazione nel Mezzogiorno dei pilastri della infrastruttura immateriale abilitante: L’innovazione economica, con priorità per il manifatturiero del futuro e per la sua trasformazione da settore ad alta intensità di materiali a settore ad alta intensità d’intelligenza. L’innovazione sociale, con priorità per l’ingegneria dei servizi innovanti l’istruzione, la sanità, la Pubblica amministrazione. L’innovazione ambientale, con priorità per le nuove infrastrutture energetiche e le tecnologie orientate al disinquinamento e per lo sviluppo di un turismo sostenibile.

Per rispondere a queste sfide proponiamo la creazione di una nuova leva di giovani formati in processi scientifici e tecnologici guidati da un rapporto virtuoso tra le imprese e le università.

In tal modo si possono nel presente creare le condizioni con le quali cogliere gli spazi di opportunità per un futuro da far nascere piuttosto che solo per un passato da tenere artificiosamente in vita.

È proprio questa la chiave di lettura che voglio proporvi oggi per rivisitare sinteticamente — in un modo sicuramente disorganico e sicuramente ancorato alla mia esperienza personale — il percorso della ricerca e dell’innovazione in Puglia: vicende con le radici nel “futuro” piuttosto che nel passato.

L’ambiente scientifico barese è stato a tutti gli effetti l’incubatore di esperienze fondamentali di ricerca ed innovazione con le radici nel futuro. Senza disconoscere il merito e l’apporto degli altri illustri colleghi, è indiscusso il ruolo determinante del compianto prof. Michelangelo Merlin, in qualità di direttore del Dipartimento di fisica e di preside della Facoltà di scienze, portatore di valori fondamentali quali il pensiero strategico e lungimirante, il pensiero sistemico, l’apertura e la mobilità nazionale ed internazionale, l’attenzione al contesto sociale ed economico, la propensione a raccogliere dinamicamente le opportunità per espandersi, consolidarsi, evolvere, piantare semi per il futuro.

Questi valori hanno indubbiamente guidato e segnato le tappe fondamentali del percorso storico della ricerca e innovazione in Puglia. I fatti ed i processi che riesco ad evocare, e posso fallire per involontarie omissioni, sono molteplici. Altri colleghi completano il quadro delle attività e delle esperienze scientifiche nella Regione Puglia. Io mi limiterò naturalmente a richiamare gli eventi che meglio esprimono l’attitudine a costruire legami virtuosi tra scienza, tecnologia, innovazione e sviluppo del Mezzogiorno. Non posso però preliminarmente sottrarmi a citare i risultati della valutazione della ricerca da parte del CIRV pubblicati circa tre anni fa, sulla base di dati ed osservazioni effettuati nel triennio 2001–2003. Scopriamo che la storia della ricerca in Puglia ha generato:

L’attuale primato della Fisica di Bari fra le strutture accademiche cosiddette “medie” L’attuale ottimo posizionamento, sempre fra le strutture accademiche “medie”, della Biologia di Bari Le posizioni di vertice — fra le strutture accademiche cosiddette “piccole” — della Sicurezza Alimentare di Bari; della Matematica e dell’Informatica

del Politecnico di Bari; della Sicurezza Alimentare del Salento e dei Nano e Micro Sistemi nel Salento. Questo spettro sintetico delle eccellenze pugliesi, che emerge da un’analisi sicuramente perfettibile, e comunque significativa, della ricerca nazionale, testimonia proprio di un indubbio primato barese e pugliese, incubato nel passato. Ritorno ora a soffermarmi sulle tappe del percorso che hanno caratterizzato il contributo determinante della Puglia alla cultura dell’innovazione; mi riferisco cioè ai fatti che testimoniano il pensare e l’agire del rapporto tra scienza, tecnologia, innovazione e sviluppo del Mezzogiorno.

Negli anni ’60 operò a Bari una sorta di “salotto” animato da Amprino — luminare della Medicina — nel quale si ritrovarono molti docenti afferenti alla Fisica, alla Chimica, alla Geologia. Questi colleghi iniziarono a declinare il “verbo” di uno sviluppo del Mezzogiorno alimentato e sostenuto dall’avanzamento scientifico e tecnologico (ricordo Merlin, Bonetti, Ferrari, Molinari, Papov, Cotecchia, Romano).

Beniamino Finocchiaro ne organizzò i contributi nella sua rivista “Politica e Mezzogiorno”. In un numero della rivista del 1965 è illustrato il rapporto tra elettronica e Mezzogiorno: si delinea un embrione di politica dell’informatica emergente a quell’epoca dal principale polo di aggregazione di risorse tecnologiche: il centro di calcolo universitario. Si evidenziava che, analogamente a quanto accadeva in alcune

Università del Nord (Milano, Roma, Pisa e Trieste) e a quanto era già in avanzata incubazione nelle Università anglosassoni, la ricerca ed il calcolo scientifico universitario rappresentavano la prima significativa spinta verso la diffusione del nuovo paradigma informatico.

Sempre nell’articolo viene sostenuto che la formazione di competenze umane costituisce una delle opzioni fondamentali per il processo diffusivo.

Tutto ciò verrà confermato dai fatti negli anni successivi.

Oggi il “verbo” della virtuosità dell’intreccio tra Scienza, Tecnologia, Innovazione e Sviluppo si ritrova per intero nelle più recenti raccomandazioni di organismi sovranazionali quali l’OCSE e la Banca Mondiale.

Intorno allo stesso Beniamino Finocchiaro ed a Vittore Fiore, si formò, sempre negli anni ’60, una compagine “minoritaria” di scienziati e pensatori operanti in Puglia che prospettavano un Mezzogiorno con le radici nel. . . futuro piuttosto che nel passato; una compagine in piena sintonia con il movimento culturale della rivista “Nord-Sud” di

Francesco Compagna.

Alla fine degli anni 60 l’Università di Bari insieme alla Cassa per il Mezzogiorno, al Formez, alla Banca d’Italia crea il Centro studi ed applicazioni delle tecnologie avanzate in vari comparti del sistema economico e sociale. Questa iniziativa, da una parte incuba un complesso di attività scientifiche di rilevanza economica quale la fisica dei materiali, che trova il suo sviluppo e consolidamento successivo nel Dipartimento di fisica di Bari e la successiva gemmazione nell’Università del Salento, dove oggi opera una struttura di eccellenza specializzata sulle nanotecnologie; dall’altra concorre a determinare le

condizioni favorevoli per la creazione del primo Parco scientifico e tecnologico nazionale Tecnopolis a Valenzano, che attrae multinazionali dell’elettronica, dell’informatica, dell’auto.

Nel dicembre 1984 Tecnopolis viene inaugurata con una Conferenza Internazionale sul tema “Finanza, Ricerca, Imprenditorialità nelle Tecnologie Avanzate”, cui partecipano oltre ad esponenti del mondo industriale ed accademico nazionale, anche una delegazione di imprenditori, scienziati e banchieri della California, guidati dal Vicegovernatore. Nel 1974 nel convegno Ricerca e Mezzogiorno, promosso a Bari dai Presidenti delle Regioni italiane viene proposta la creazione di un’infrastruttura tecnologica nel Mezzogiorno. Questa proposta fu assunta come riferimento del Progetto speciale per la ricerca applicata nel Mezzogiorno lanciato dalla Cassa per il Mezzogiorno (vedi rivista «Economia e Territorio» 1976).

Nel 1978 un gruppo di ricercatori del CSATA pubblicano un volume edito da De Donato dal titolo “Ricerca e trasferimento delle tecnologie in Europa”. In tale volume viene proposta una strategia di sviluppo integrato del Mezzogiorno basata su un’efficace politica di promozione dell’innovazione: integrazione tra agricoltura e industria, sviluppo di settori produttivi ad alto contenuto tecnologico, assegnando a questi settori non soltanto il ruolo di trascinamento della crescita, ma anche la funzione di modernizzazione dei settori tradizionali. In tale volume viene affermato che «la politica di stimolo all’innovazione deve operare sull’intero corpo sociale realizzando i seguenti obiettivi:

— innovare strutture ed organizzazione dell’apparato produttivo nelle sue componenti agricole e industriali,

— introdurre nelle strutture sociali amministrative e nel sistema degli enti locali e regionali metodi di lavoro scientifico per la formazione delle decisioni,

— promuovere un vasto programma di trasferimento e di fusione di conoscenze e tecnologie».

Agli inizi degli anni 80, la cultura dell’innovazione incubata tra gli studiosi baresi influenza i livelli di governo regionale e nazionale. Nel 1981 la Regione Puglia vara il Piano di sviluppo regionale pugliese, centrato sull’innovazione, nonché i piani regionali dell’energia e delle acque.

Nel dicembre del 1986 il CIPE approva l’azione organica a sostegno dell’innovazione nel Mezzogiorno. La cultura dell’innovazione in Puglia evolve e matura su base empirica, nel concreto cioè facendo, pensando e trovando in momenti successivi la giusta sistematizzazione.

Nel 1996 pubblico congiuntamente alla ricercatrice Passiante una monografia dal titolo intellettualmente provocatorio Mezzogiorno chiama Schumpeter. È questo il richiamo ad un filone di pensiero economico che affida la crescita nel medio–lungo periodo all’intreccio tra cambiamento tecnologico, trasformazione economica e riassetto socio–organizzativo. Attualmente in Puglia sono localizzati 3 distretti tecnologici, un Centro di competenze sull’informatica e laboratori di ricerca pubblico privati nel settore della bio informatica, dell’ebusiness e dell’energetica. Questi fatti testimoniano che il protagonismo della Puglia sulle problematiche della ricerca e dell’innovazione è sempre in azione.

Aldo Romano

Presidente Distretto Tecnologico High–Tech

Aldo Romano e i cinquant’anni del Centro Studi e Applicazioni

in Tecnologie Avanzate (CSATA) (1969-2019)

https://www.gravita-zero.org/2015/02/la-scomparsa-di-aldo-romano.html

 

sabato 7 febbraio 2015

LA SCOMPARSA DI ALDO ROMANO

 

Aldo Romano

Fisico, Docente, Ricercatore, aveva fondato il CSATA (Centro Studi Applicazioni in Tecnologie Avanzate) e Tecnopolis Csata Novus Ortus, primo parco scientifico e tecnologico italiano. Era stato insignito della Medaglia d’Oro per le Benemerenze culturali dal Presidente emerito Ciampi.

 

Promotore e Direttore della Scuola Superiore ISUFI, ha svolto un ruolo determinante nella creazione del Fondo nazionale per gli investimenti nella ricerca di base (MIUR) e del Distretto tecnologico delle alte tecnologie “Dhitech”, e ricoperto numerose e importanti cariche, tra cui quella di Consiglere di Amministrazione dell’Istituto Biomedico EuroMediterraneo “ISBEM”.

 

Dopo molti anni di insegnamento spesi nell’Università di Bari ed a Roma Tor Vergata, era approdato a Lecce dove insegnava Gestione dell’Innovazione nella Facoltà di Ingegneria.

 

Il Rettore dell’Università del Salento, di cui Aldo era Professore Emerito, ne ha voluto ricordare la figura di Maestro: “Alla sua memoria di studioso e fermo sostenitore del talento giovanile ci riferiremo sempre».

 

Il DISTI lo ricorda, in particolare, per le lezioni di scienza e di vita svolte nell’ambito della Scuola di Otranto.

Tra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo “Mezzogiorno 1992”, “Mezzogiorno chiama Schumpeter”, “Net Economy” e “Creating Business Innovation Leadrship”, che racchiudono suoi contributi di grande attualità dedicati al tema di uno sviluppo economico basato sulla ricerca e l’innovazione e dei cambiamenti organizzativi ed istituzionali legati alle nuove tecnologie. La riconosciuta formazione scientifica interdisciplinare, le apprezzate doti e capacità realizzative, l’impegno sulle problematiche Ricerca-Innovazione-Sviluppo, spiegano il suo costante coinvolgimento nell´ elaborazione e valutazione di programmi e progetti strategici, per conto di Organismi Regionali, Nazionali ed Internazionali.

Fonte: DISTI

https://www.brindisireport.it/cronaca/e-morto-il-professor-aldo-romano-sostenitore-del-talento-giovanile.html

CRONACA SAN VITO DEI NORMANNI

È morto il professor Aldo Romano. “Sostenitore del talento giovanile”

Si è spento la scorsa notte il professore dell’Università del Salento Aldo Romano, originario di San Vito dei Normanni. Il suo cuore ha smesso di battere nell’ospedale Perrino, dove si trovava ricoverato. Laureato in Fisica, Romano era professore ordinario di Gestione dell’innovazione presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento.

SAN VITO DEI NORMANNI – Si è spento la scorsa notte il professore dell’Università del Salento Aldo Romano, originario di San Vito dei Normanni. Il suo cuore ha smesso di battere nell’ospedale Perrino di Brindisi, dove si trovava ricoverato. Laureato in Fisica, Romano era professore ordinario di Gestione dell’innovazione presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento ed è stato ordinario di Fisica all’Università di Bari e di Economia dell’innovazione presso Ingegneria all’Università di Roma Tor Vergata. Nel 1970 aveva fondato il Csata, a Bari. Nel 1984, sempre a Bari, aveva dato vita a Tecnopolis. A Lecce aveva fondato l’Isufim di cui era professore emerito.

Romano era inoltre professore ordinario di Gestione dell’innovazione presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento ed e’ stato ordinario di Fisica all’Università di Bari e di Economia dell’innovazione presso Ingegneria all’Università di Roma Tor Vergata.

Il rettore dell’Università del Salento, Vincenzo Zara, in una nota esprime il proprio cordoglio: “Emerito della nostra Università, insignito della Medaglia d’Oro per le Benemerenze culturali dal Presidente emerito Ciampi, docente della Facoltà di Ingegneria, Direttore della Scuola Superiore Isufi, Romano – sottolinea Zara – ha svolto tra l’altro un ruolo determinante nella creazione del parco tecnologico Tecnopolis, nella creazione del Fondo nazionale per gli investimenti nella ricerca di base (del quale è stato presidente) e nella creazione del Distretto tecnologico delle alte tecnologie Dhitech. Alla sua memoria di studioso e fermo sostenitore del talento giovanile ci riferiremo sempre”.

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