ARBORE RENZO

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ARBORE RENZO

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Foggia, 24 giugno del 1937

Con la sua molteplice attività artistica svolta nei diversi ruoli sempre con grande successo come musicista e cantante con L’Orchestra Italiana e conduttore televisivo. Storico testimonial e amico della Lega del Filo d’Oro, che “Aiuta chi non vede e non sente”

Figlio d’un dentista e di una casalinga. Da bambino visse la pesante esperienza della seconda guerra mondiale; la città pugliese, importante snodo ferroviario, fu infatti più volte bombardata dagli Alleati al punto che la famiglia Arbore, come tante altre famiglie furono sfollate in Abruzzo, a Chieti, divenuta una sorta di “città ricovero” per l’alto numero delle famiglie provenienti dai vari comuni bombardati tra Puglia, Abruzzo e Molise
Prima di laurearsi in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II, cominciò a farsi conoscere come musicista proprio a Foggia, la sua città natale, nella Taverna del Gufo nel centro storico, dopo essere stato nel complesso jazz foggiano, l’orchestra Parker’s Boys, come anche clarinettista.
La sua carriera nel mondo dell’avvocatura viene interrotta dalla sua passione per la musica leggera e il jazz.. Nel 1964 vince un concorso in Rai e successivamente partecipa al corso di “maestro programmatore di musica leggera”.La svolta l’ebbe con la conoscenza di Gianni Boncompagni. Entrambi organizzarono per la RAI TV trasmissioni di varietà (Bandiera gialla, Alto gradimento, L’altra domenica, Cari amici vicini e lontani…, Indietro tutta.
Nella sua molteplice attività artistica ha svolto diversi ruoli sempre con ampio successo come musicista e cantante con L’Orchestra Italiana, come conduttore radiofonico e televisivo, con trasmissioni radiofoniche di successo, presentate insieme a Gianni Boncompagni: Bandiera gialla (1965), Per voi giovani (1967), Alto gradimento (1970) e televisive: Speciale per voi (1969-1970), L’altra domenica (1976-1979), che rappresenta il suo grande successo con una formula fortemente innovativa.
Negli anni ’80 sue trasmissioni ben riuscite sono state Quelli della notte (1985), Indietro tutta! (1988) e Speciale per me – meno siamo meglio stiamo (2005).
Nel contempo si è cimentato come attore e regista cinematografico (Il pap’occhio, 1980; “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, 1983). L’accoppiata Arbore-Buoncompagni è stata la prima a sdoganare in radio a trasmettere i brani dei Beatles.
Si deve ad Arbore il merito di aver valorizzato nuovi personaggi fra i quali Roberto Benigni, Gegè Telesforo, Giorgio Bracardi, Mario Marenco, Marisa Laurito, Nino Frassica, Milly Carlucci, Daniele Luttazzi e ad affiatarsi con personaggi come Michele Mirabella, Luciano De Crescenzo e la Microband, l’attrice Maria Grazia Cucinotta.
Significative le sue esperienze musicali iniziate nel 1972, con la “N.U. Orleans Rubbish Band” (dove le lettere puntate stanno per “Nettezza Urbana”), che era composta, oltre che dallo stesso Arbore al clarinetto e con la voce, da Fabrizio Zampa alla batteria, Mauro Chiari al basso, Massimo Catalano al trombone e Franco Bracardi al piano; questo gruppo pubblicò un 45 giri, contenente She was not an angel e The stage boy, inciso per gioco dai cinque.
Nel 1986 Arbore partecpa al Festival di Sanremo con la canzone ironica il clarinetto e si piazza al secondo posto.
Nel 1991 ha fondato L’Orchestra Italiana, con quindici grandi solisti riuscendo a rafforzare il valore della canzone napoletana classica con una riscoperta dignità specie al mandolino.
Come presidente di “Umbria Jazz” è riuscito a dare forza e riconoscimento alla grande manifestazione jazzistica perugina.
Al di là della carriera da conduttore radiotelevisivo Arbore nel 2002 fondò una nuova band, “Renzo Arbore e i suoi Swing Maniacs”, scegliendo personalmente i musicisti, quali: il sassofonista Fabiano “Red” Pellini, il chitarrista Emanuele Basentini, il pianista e sassofonista Giorgio Cuscito, il batterista Alberto Botta e il pianista Attilio Di Giovanni. Nel contempo con l’Orchestra Italiana continua ad organizzare esibizioni di successo in Italia ed all’estero: nel 2004 si esibisce in tre concerti con L’Orchestra Italiana: alla Carnegie Hall di New York, al CasinoRama di Toronto e al Teatro dell’Opera di Roma alla presenza del Presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Con gli Swing Maniacs incide un doppio CD uscito nel febbraio 2005, l’album Vintage, ma non li dimostra, premiato col “Disco d’oro”.
Da molti anni è presidente di un’associazione dei disc-jockey italiani e dal 1989 è testimonial della Lega del Filo d’Oro, un’associazione onlus che assiste persone sordocieche.
Nell’ottobre 2007 è uscito il libro Renzo Arbore ovvero Quello della musica, la prima biografia musicale dell’artista scritta dal giovane clarinettista e musicologo Claudio Cavallaro, che da piccolo era diventato suo fan.
Nel 2009 ha cantato nell’ultimo disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Buon Compleanno. Il 28 luglio 2013 fa partecipare il tour Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana alla 43ª edizione del Giffoni film festival.
Nel novembre 2015 il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca lo nomina, insieme a Giovanni Minoli e Lia Rumma, nel consiglio di indirizzo della Fondazione Ravello dell’omonima cittadina della costiera amalfitana.
Il 15 novembre 2010 Arbore è tornato in tv con la trasmissione…a lunga durata, Arbore e gli arborigeni su Rai Internazionale.
Di rinnovato successo sono le trasmissioni tematiche come riedizione di eventi musicali del passato. L’ultimo in ordine cronologico è stata la trasmissione “Domenica con”, di lunga puntata dalle 14 alle 24 del 28 marzo 2021 del palinsesto di Rai Storia tutta dedicata al programma cult degli anni’70 quando la domenica era “L’altra”.
Tutto per raccontare quella “rivoluzione” del 28 marzo 1976, quando sulla Rete 2 Rai irrompe “L’altra domenica” di Renzo Arbore e Ugo Porcelli. Nello stesso giorno Renzo Arbore la riportata in tv, dedicandole e commentando per i telespettatori il palinsesto della “Domenica Con”, lo spazio curato da Enrico Salvatori e Giovanni Paolo Fontana. Dieci ore per rivedere quella tv dell’impegno e del disimpegno, di cultura e di comicità surreale, insieme ai compagni di viaggio di tre stagioni che cambiarono la tv: dalle “ragazze parlanti” ai quiz telefonici per i telespettatori, dai balletti delle Sorelle Bandiera alle corrispondenze surreali da ogni parte del mondo, o quasi. Un palinsesto in cui, nel pomeriggio, Renzo Arbore riporta in scena Roberto Benigni, improbabile critico cinematografico, il cugino americano Andy Luotto, Mister Ramengo – Mario Marenco, gli inviati Fabrizio Zampa, Michel Pergolani, Isabella Rossellini, Francoise Riviere e Silvia Annichiarico, e una Milly Carlucci al debutto.
L’importanza di Renzo Arbore nel mondo della musica e, soprattutto, della radio e della televisione italiana è unanimemente riconosciuta al punto da definirlo Pioniere straordinario, che è riuscito a combinare il suo estro e la sua bravura con altri grandi personaggi ad imprimere una svolta unica all’intrattenimento di casa Rai, imprimendo molteplici svolte con una pluralità di eventi di assoluta modernità a partire dagli anni Sessanta, che a distanza del tempo non perdono il loro successo nel grande pubblico, comprovato dalle successive trasmissioni impostate con nuova originalità.
Con una freschezza immutata Arbore continua ad essere uno dei personaggi televisivi più apprezzati , in grado di parlare di musica con serietà, simpatia ed un po’ di leggerezza che ci vuole in periodi di crisi.

La vita privata

Renzo Arbore ha avuto molte storie sentimentali, ma quella più importante è stata quella con l’attrice Mariangela Melato. I due si separarono per lungo tempo prima di ricongiungersi. Arbore le stette accanto fino al 2013, anno in cui la malattia la condusse ala morte. Arbore ha raccontato a Avvenire:«Siamo stati lì lì per sposarci, poi lei andò in America, mentre io vivevo la fase di stordimento per il grande successo televisivo. La passione andò un po’ scemando e ci siamo allontanati…». Per poi aggiungere: “Una famiglia con Mariangela è la vera storia mancata della mia vita. Di lei parlo poco perché è una ferita ancora aperta. Era veramente una donna straordinaria che ha insegnato a me la vita, una vita che si era conquistata con la sua classe, la sua nobiltà d’ animo e la sua cultura. Tutto quello che sapeva era frutto della sua curiosità. Veniva da una famiglia semplice”.
Foggiano di nascita, Renzo oramai da anni vive a Roma, più precisamente a Roma Nord, in via Cortina D’Ampezzo. Nella sua vita ha cambiato diverse case, ma quasi mai zona. È una abitazione molto raffinata e in pieno stile Arbore.

Ecco cos’ha dichiarato a Vignaclarablog.it: «È un appartamento molto elegante e sobrio che io, negli anni, ho completamente stravolto e trasformato in un autentico bazar dove traboccano oggetti colorati di ogni tipo». Vi possiamo trovare le sue collezioni di gilet, i cappelli, dischi, libri… insomma, come la definisce lui, «una casa che è una sorta di Museo del modernariato».

Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana — 27 dicembre 1992

 

Nel 2010 gli è stato attribuito alla Camera dei Deputati il Premio America della Fondazione Italia USA.
Il 6 luglio 2011 viene nominato cittadino onorario di Perugia – Atto C.C. n. 107 del 6.7.2011.
Il 13 dicembre 2013 viene nominato cittadino onorario di Palermo per il documentario “Da Palermo a New Orleans… E fu subito Jazz” in cui vengono raccontate le vicende artistiche e umane della Original Dixieland Jass Band, capitanata da Nick La Rocca e composta da un gruppo di amici, quasi tutti di origine siciliana, che incisero a New York nel 1917 il primo disco al mondo di jazz.
Il 9 agosto 2017 viene nominato cittadino onorario di Francavilla al mare.

Album

• 1981 – Ora o mai più ovvero cantautore da grande (Dischi Ricordi
• 1985 – Cari amici vicini e lontani (Fonit Cetra) – (Renzo Arbore e i Senza Vergogna)
• 1986 – Prima che sia troppo tardi (Fonit Cetra e Dischi Ricordi)
• 1988 – Discao meravigliao (Fonit Cetra)
• 1990 – Sanremix (Fonit Cetra, TLPX 250)
• 1992 – Napoli. Punto e a capo (Fonit Cetra, (Renzo Arbore L’Orchestra Italiana)
• 1993 – Napoli due punti. E a capo (Fonit Cetra) – (Renzo Arbore L’Orchestra Italiana)
• 1995 – Napoli: punto esclamativo! Internescional uei! (Fonit Cetra) – (Renzo Arbore L’Orchestra Italiana)
• 1996 – Pecchè nun ce ne jammo in America? (Ricordi) – (Renzo Arbore L’Orchestra Italiana)
• 1998 – Sud(s) (BMG Ricordi) – (Renzo Arbore L’Orchestra Italiana)
• 2002 – Tonite! Renzo Swing! (CGD EastWest) – (Renzo Arbore e i suoi Swing Maniacs)
• 2013 – …my American way! (Gazebo Giallo/Sony Music,) – (Renzo Arbore & The Arboriginals)
• 2013 – Renzo Arbore & The Arboriginals (Gazebo Giallo/Sony Music) – (Renzo Arbore & The Arboriginals)

Filmografia (Attore)

• Per una bara piena di dollari, regia di Demofilo Fidani (1971)
• Giù la testa… hombre!, regia di Demofilo Fidani (1971)
• Il pap’occhio, regia di Renzo Arbore (1980)
• Smorza ‘e llights ovvero Caserta by night, regia di Arnaldo Delehaye (cortometraggio, con Moana Pozzi) (1980)
• Quasi quasi mi sposo, film TV, regia di Vittorio Sindoni (1982)
• “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, regia di Renzo Arbore (1983)
• Odore di pioggia, regia di Nico Cirasola (1989)
• Joe e suo nonno, regia di Giacomo De Simone (1992)
• Il fratello minore, regia di Stefano Gigli (2000)
• Don Matteo 5, serie TV, episodio Al chiaro di luna, regia di Elisabetta Marchetti (2006)
• La luna nel deserto, regia di Cosimo Damiano Damato (2008)
• Focaccia blues, regia di Nico Cirasola (2009)
• Beat Parade – Viaggio nel mondo dei giovani anni 60, regia Corrado Rizza e Luigi Rizza (2011)
• L’era legale, regia di Enrico Caria (2011)
• People in Sorrento, documentario, regia di Luigi Scaglione (2015)
• Playback ovvero il Caso Malien, regia di Roberto Giglio (2017)
• Vinilici. Perché il vinile ama la musica, regia di Fulvio Iannucci (2018)

Filmografia (Regista)

• Il pap’occhio (1980)
• “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (1983)

Radio

• Bandiera gialla (Radio 2, 1965-1970)
• Alto gradimento (Radio 2, 1970-1976, 1979-80 e 1998)
• Radiotrionfo (Radio 2, 1976-77)
• No, non è la BBC (Radio 2, 1978-79)
• Radio anghe noi (Radio 1, 1981-83)

Televisione

• Speciale per voi – programma TV (Secondo Programma, 1969-1970)
• Amico flauto – programma TV (Programma Nazionale, 1972)
• L’altra domenica – programma TV (Rete 2, 1976-1979)
• Tagli, ritagli e frattaglie – programma TV (Rete 2, 1981)
• Telepatria International – programma TV (Rete 2, 1981)
• Cari amici vicini e lontani – programma TV (Rai 1, 1984)
• Quelli della notte – programma TV (Rai 2, 1985)
• Marisa La Nuit – programma TV (Rai 1, 1987)
• Quella notte a Ravenna (Rai 1, 1987)
• D.O.C. : Musica e altro a denominazione d’origine controllata – programma TV (Rai 2, 1987-1988)
• Indietro tutta! – programma TV (Rai 2, 1987-1988)
• D.O.C. Concerto – programma TV (Rai 2, 1988)
• International D.O.C. Club – programma TV (Rai 2, 1988-1989)
• Il caso Sanremo – programma TV (Rai 1, 1990)
• Na voce, ‘na chitarra (Rai 1, 1990)
• Caro Totò, ti voglio presentare… (Rai 1, 1992)
• CantaNapoli Internazionale (Rai 2, 1992)
• Festa Azzurra (Rai 1, 1994)
• Viva Napoli – programma TV (Canale 5, 1995)
• Giostra di Capodanno (Rai International, 1996)
• Lucio, quante emozioni – programma TV (Rai 1, 1998)
• Speciale per me – Ovvero, meno siamo meglio stiamo (Rai 1, 2005)
• Telethon La Nuit (Rai 1, 2013)
• Da Palermo a New Orleans…E fu subito Jazz (Rai 2, 2013)
• Quelli dello swing (Rai 2, 2015)
• Techetechete’ – programma TV (Rai 1, 2017) Puntata 14
• Unici – Una vita a tutto swing (Rai 2, 2017)
• Indietro tutta! 30 e l’ode – programma TV (Rai 2, 2017)
• Guarda… Stupisci – programma TV (Rai 2, 2018)
• L’arte do’ sole (Rai 5, 2019)
• Io faccio o’ show (Rai 2, 2019)
• No, non è la BBC (Rai 2, 2019)
Striminzitic Show (Rai 2, 2020)

Lega del Filo d’Oro
Aiuta chi non vede e non sente

“Tra la tua vita e la loro c’è un filo sottile” – Al via la nuova campagna lasciti della Lega del Filo d’Oro con protagonista il testimonial storico Renzo Arbore

Renzo Arbore, storico testimonial e amico della Lega del Filo d’Oro, è il protagonista della nuova campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi dedicata ai lasciti testamentari dell’Ente, con l’obiettivo di promuovere l’importanza di un gesto in grado di vivere per sempre a sostegno delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali.
Ed è proprio grazie alla generosità di tanti italiani che hanno scelto di ricordare la “Lega” nelle ultime volontà se oggi la Fondazione può continuare a crescere, prefiggendosi importanti progetti come il completamento del secondo lotto del nuovo Centro Nazionale o l’apertura di nuove Sedi.
I lasciti testamentari rappresentano una delle principali forme di sostegno per la Lega del Filo d’Oro che, dal 1970 ad oggi, ha ricevuto più di mille lasciti con i quali ha potuto potenziare lo sviluppo dei servizi in favore dei propri ospiti, garantendo sempre un elevato standard qualitativo grazie alla professionalità dei suoi collaboratori e alla continua implementazione delle strutture. In particolare, il numero più alto di donatori, in prevalenza donne, che hanno inserito la Lega del Filo d’Oro nel proprio testamento si registra in Lombardia (nel 24% dei casi), seguita da Toscana (nel 13% dei casi), Emilia Romagna (nel 12% dei casi), Marche e Lazio (entrambe nel 10% dei casi). Aiuti preziosi, come il generoso lascito che ha contribuito alla costruzione del nuovo Centro Nazionale di Osimo (AN) che, una volta terminato, permetterà di garantire assistenza, educazione, riabilitazione, nonché il recupero e la valorizzazione delle potenzialità residue e il sostegno alla ricerca della maggiore autonomia possibile di bambini, ragazzi e adulti sordociechi e pluriminorati sensoriali.
Il 2020 è stato un anno molto difficile, segnato dall’emergenza Covid-19, e i lasciti testamentari ricevuti ci consentono di guardare avanti con fiducia permettendoci di continuare a potenziare la qualità dei nostri servizi e pianificare responsabilmente il futuro delle persone sordocieche di cui ci prendiamo cura. Un dato importante che conferma non solo l’affidabilità del lascito testamentario – gesto semplice e non vincolante, che può essere ripensato, modificato in qualsiasi momento, senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari – ma anche il grande altruismo degli italiani.

Per maggiori informazioni su come destinare un lascito solidale a favore della Lega del Filo d’Oro è possibile richiedere la Guida Lasciti contattando il numero verde 800 96 96 06, scrivendo a lasciti@legadelfilodoro.it oppure visitando il sito lasciti.legadelfilodoro.it

Trasmissioni

Nino Frassica e Arbore in Indietro tutta! (1987-1988)
Arbore e la sua banda hanno lasciato un segno profondo nella televisione di qualità che si faceva fino alla metà degli anni 1990.
Già con le sue prime trasmissioni degli anni 1960, come Bandiera gialla e Speciale per voi, Arbore impone stile e idee estremamente innovativi rispetto ai canoni televisivi dell’epoca. Basti ricordare Speciale per voi (1969), nella quale per la prima volta famosi cantanti venivano messi sotto il fuoco incrociato di domande e osservazioni, anche cattive, da parte del pubblico in sala.
Il più clamoroso successo arriva però dalla radio, con la trasmissione Alto gradimento, condotta insieme a Gianni Boncompagni.
Arbore ritornò alla televisione nei primi anni 1970: nel 1972 è chiamato da Lino Procacci a condurre la trasmissione musicale Amico flauto.
Si giunge quindi alla trasmissione pomeridiana L’altra domenica che, in concorrenza con il format più tradizionale proposto dalla Rete 1 della RAI, introduceva un nuovo stile irriverente e goliardico anche nei programmi-contenitore della domenica pomeriggio, con la partecipazione di diversi artisti fra i quali Roberto Benigni nei panni del critico televisivo, Andy Luotto il cugino americano, i collegamenti con Mario Marenco da Roma, Michael Pergolani da Londra, Françoise Riviere da Parigi e Isabella Rossellini da New York, le Sorelle Bandiera. Per la prima volta in una trasmissione televisiva il pubblico entra in contatto diretto con la televisione, in palio venti milioni di lire e tante risate.
Nel 1980 arriva la serie Tagli, ritagli e frattaglie, condotta insieme a Luciano De Crescenzo e Lory Del Santo; nel 1981 Telepatria International con le indimenticabili evocazioni spiritiche di Dante (Roberto Benigni), Cristoforo Colombo (Paolo Villaggio), San Giuseppe (Ugo Tognazzi) e con l’ultimo dei Mille (Carlo Verdone), in cui lancia le Gemelle Nete; e nel 1984 Cari amici vicini e lontani, programma sulla storia della radio, nuovamente con le Gemelle Nete (che interpretano la sigla finale del programma, Un bacio a mezzanotte).

Ma è nel 1985 che giunge il grande successo con la trasmissione di Rai 2 Quelli della notte, un appuntamento cult, con una serie di personaggi comici e intellettuali che si riunivano nella notte surreale e un po’ cialtrona. La trasmissione, una chiara satira nei confronti dei dilaganti salotti televisivi, lancia sul firmamento nazionale il comico Nino Frassica nelle vesti di Frate Antonino da Scasazza che, con i suoi sproloqui, fece divertire mezza Italia. Molti altri furono comunque i nuovi volti lanciati dalla trasmissione, come Riccardo Pazzaglia il filosofo partenopeo, Massimo Catalano l’intellettuale viveur, Maurizio Ferrini rappresentante romagnolo di pedalò affezionato al Partito Comunista, Simona Marchini romantica sognatrice, Marisa Laurito cugina in attesa perenne del fidanzato, e ancora Mario Marenco, Andy Luotto oltre che lo stesso Renzo Arbore, grande trascinatore. La trasmissione segnò un’epoca e i tormentoni e le battute entrano nel gergo quotidiano. L’album prodotto con le musiche della trasmissione vendette quasi mezzo milione di copie.
Nel 1987-1988 la trasmissione Indietro tutta! replicò l’enorme successo di Quelli della Notte. Il programma stigmatizzava l’invadenza della televisione di tipo più commerciale, ridicolizzandone usi e costumi; una parodia televisiva in cui Nino Frassica impersonava un improbabile quanto sgangherato “Bravo presentatore”; notevole il gruppo di ballerine brasiliane del Cacao Meravigliao che rappresentavano un surreale sponsor e le Ragazze Coccodè, un ridicolo corpo di ballo. Non mancavano inoltre personaggi come Mario Marenco che impersonava “Riccardino”, un bambino parecchio dispettoso che con tanto di grembiule e cartella passava il tempo a rincorrere il cane Fiocco. Il maestro Gianni Mazza era a capo dell’orchestra “Mamma li Turchi”, Francesco Paolantoni era Cupido, appeso all’altalena e intento a lanciare frecce che non andavano mai a segno. La scenografia rappresentava una nave e l’ammiraglio Arbore era attorniato da due belle ragazze che rappresentavano Miss Nord e Miss Sud; a guardia del sotterraneo erano le “Guardiane” (una delle due era una giovanissima e ancora sconosciuta Maria Grazia Cucinotta, l’altra Feliciana Iaccio).
Nel 1986 Arbore partecipa al Festival di Sanremo con la canzone ironica Il clarinetto e si piazza al secondo posto. Nell’esecuzione del brano sul palco sanremese è accompagnato da quelli che egli stesso chiama i “Tre amici e il cognato” di cui fanno parte Gegè Telesforo, Nando Murolo, Adriano Fabi e Piero Roberto. Seguono altri programmi televisivi come DOC e Marisa la nuit. In quest’ultimo programma, condotto da Marisa Laurito, Arbore, che è la voce fuori campo, anticipa quello che sarà il modo di fare televisione della Gialappa’s Band.

Nel 1990 conduce Il caso Sanremo, dove in un processo simulato è giudice su fatti e misfatti della storia canora sanremese attorniato da un’improbabile corte e da avvocati interpretati da Michele Mirabella e Lino Banfi. Nel 1992 in una trasmissione in 4 puntate, rende un sentito omaggio televisivo a Totò con Caro Totò… ti voglio presentare. Un programma per celebrare la grandezza artistica del più grande in assoluto: il Principe della risata. Nel 1996 conduce senza sosta per 22 ore La Giostra, in diretta via Satellite per Rai International di cui è diventato intanto direttore artistico e testimonial.
Nel 2005 è la volta di Speciale per me – Meno siamo, meglio stiamo! (17 puntate dal 23 gennaio al 4 giugno su Rai 1, definita dallo stesso Arbore una “trasmissione amarcord” con l’obiettivo di mostrare tutta la tv memorabile che la gente tende a dimenticare.
Il 15 novembre 2010 Arbore torna in tv con la trasmissione …a lunga durata, Arbore e gli arborigeni su Rai International e in replica su Rai 5. Il 4 settembre 2011 la Rai ha dedicato ad Arbore una puntata monografica della trasmissione Speciale TG1 documentari realizzata dal giornalista Vincenzo Mollica.
È del 2013 la sua biografia Renzo Arbore: vita, opere e (soprattutto) miracoli a cura del giornalista della Rai Gianni Garrucciu, contenente numerose testimonianze di tanti colleghi e amici di Arbore. Il 24 giugno 2015 si esibisce al Palazzo dei Congressi del Cremlino in Russia e, oltre a fare spettacolo in diretta tv nazionale, si presenta come ambasciatore Expo 2015.
Nel giugno del 2020 torna nuovamente su Rai 2 con un nuovo format – Striminzitic – in onda da casa sua: è un programma in cui Arbore trasmette contenuti tratti dai suoi archivi ma anche da quanto ritrovato da lui stesso durante le sue sessioni di navigazione web notturne.

Renzo Arbore: “Oggi la tv è ingrugnita, in molti per gli ascolti vanno a ravanare” | INTERVISTA
Il re della canzone popolare torna su Rai2 con ‘Ll’arte d’ ‘o sole’, la più ricca rassegna di brani napoletani realizzata per la televisione italiana negli ultimi anni.

 

Roberta Marchetti Giornalista Today17 dicembre 2019 17:51

“Non ci siamo mai conosciuti di persona, ma capiterà quando annuncerò altre cose per la tv”. Prima di iniziare l’intervista, al telefono, Renzo Arbore dà già appuntamento per i suoi prossimi progetti, con l’entusiasmo e l’umiltà di uno showman ai primi passi nel mondo dello spettacolo, alla faccia di una carriera di successo come la sua, che gli consentirebbe quel poco di spocchia in più a cui siamo spesso abituati. Professionista infaticabile, amante della musica e della televisione, a 82 anni ha ancora tanto da dire e da fare, soprattutto sul piccolo schermo, dove torna da mercoledì 18 dicembre con ‘Ll’art d’ ‘o sole’, ricca rassegna di canzoni napoletane, per tre seconde serate su Rai2 (le altre il 25 dicembre e il 1 gennaio), con la sua amata Orchestra Italiana. “La più longeva del mondo – spiega con orgoglio -. Ho un canale sul web, renzoarborechannel.tv, dove c’è uno speciale sull’Orchestra. E’ la mia passione, con cui cercherò di fare televisione il prossimo anno”.
Sa che molti sono convinti che lei sia napoletano, invece non sanno che è nato a Foggia?
“Sì, questa è una cosa vecchissima. Da sempre in tanti sono convinti che sono napoletano. Ho anche la cittadinanza napoletana, che mi ha dato il Sindaco di anni fa. Io a Napoli ho vissuto, ci vado tante volte, la mia cultura è quella napoletana. Mia madre era napoletana, mio padre faceva il dentista a Napoli, mio fratello è nato a Napoli…”
Il grande amore per Napoli quindi nasce dalle sue origini?
“Sì, certo. E poi Napoli è la capitale della cultura meridionale, diciamo la verità. La cultura del Sud fa capo a Napoli, che ha avuto dei periodi di grandissima fertilità artistica. Ce l’ha ancora, però quelli straordinari sono stati gli anni in cui hanno composto le canzoni d’autore, le melodie più melodiose del mondo. Non c’è nessun critico che può confutare questa cosa: le melodie più melodiose del mondo sono state scritte a Napoli dalla metà dell’800 fino a Pino Daniele, ma anche da compositori non napoletani come Dalla, che ha scritto ‘Caruso’, Modugno, pugliese come me, che ha scritto ‘Tu sì ‘na cosa grande’ e tanti altri. E’ una cultura della quale siamo imbevuti fin da bambini”.

A Foggia invece torna mai?
“Ho una casa nella piazza più importante, ogni tanto ci torno. Ci abita mio fratello, ho ancora degli amici, i parenti. Lì c’è la mia cultura locale e i cibi della mia infanzia e adolescenza. Foggia è stata utilissima per la mia preparazione, perché la provincia, non avendo distrazioni, ti stimola molto a studiare, a imparare, a leggere, soprattutto negli anni in cui ero giovane io. Se volevi fare qualcosa dovevi imparare a suonare uno strumento, come è successo a me. Le cose che so fare le ho imparate lì. La provincia è una grande palestra. Poi c’è tutta l’umanità che in provincia si può incontrare al bar o al corso: ricchi, poveri, intelligenti, furbi, lavoratori, figli di papà, onesti e disonesti. Proprio lì, nella mia città, ho sentito per la prima volta questo ritornello che si chiamava ‘Ll’arte d’ ‘o sole’. Foggia nel ’43 è stata bombardata molto severamente e quando i muratori ricostruivano le case popolari, cantavano questa canzone napoletana che allora era molto in voga. Una canzone allegra, che racconta come il sole può fare quello che vuole. E’ bello prepotente, sale, scende, si nasconde tra le nuvole, illumina quello che non deve illuminare. L’arte del sole, solo a Napoli potevano inventare una cosa così bella. E’ una frase che i napoletani ripetevano spesso ‘Voglio fa l’arte d’ ‘o sole’, ovvero, voglio fare il comodo mio, come fa il sole”.

E proprio questo è il titolo del nuovo programma in onda su Rai2…
“E’ un’antologia straordinaria di canzoni napoletane, voluta fortemente da Carlo Freccero e nata dall’intuizione di un dirigente Rai di Napoli che prima di distruggere le scenografie di ‘Guarda… Stupisci’, fatte da Cappellini e Licheri, mi propose di riutilizzarle gratuitamente. Così ho fatto il programma che è costato meno nella storia della Rai, 5 mila euro a puntata”.

Spesso si accostano i cantanti neomelodici alla camorra, ultimamente se ne sta parlando molto. Questo secondo lei ferisce in qualche modo la canzone napoletana e anche Napoli?
“Il fatto di sposare la camorra con tutti i cantanti neomelodici mi addolora. Ci sono cantanti neomelodici bravi che non hanno niente a che fare con la camorra, però è un genere che mi è lontano. Io canto i classici della canzone napoletana, anche i nuovi classici, ma sempre d’autore e liriche molto preziose e poetiche”.

Oltre ad aver portato la musica napoletana in tutto il mondo, con l’Orchestra Italiana, lei ha scritto anche alcune delle pagine più belle della televisione italiana. Come la trova oggi la tv?
“E’ difficile definire la televisione. Ora lo spettacolo sono i talk show, ma è uno spettacolo che mi interessa relativamente. Guardo soltanto quelli belli, come ‘Piazza pulita’. Ci sono anche altri talk show della Rai fatti bene, dignitosi. Quello che è sofferente in tv è l’intrattenimento. Meno male che c’è Fiorello e meno male che quest’anno l’intrattenimento si prenderà la rivincita a Sanremo, spero. Il cast promette bene”.

Su Sanremo ci torniamo dopo, parliamo ancora di tv. Il grande successo di Mara Venier a ‘Domenica In’, dopo anni di lontananza dal piccolo schermo, dimostra senza dubbio la sua professionalità, l’affetto del pubblico, ma forse anche la mancanza di ‘nuove leve’…
“Personalità come Mara sono rare. Mara dispensa quello che le ho sempre consigliato, il sorriso. Oggi c’è una televisione molto ingrugnita, litigiosa, cattiva, forte, io la chiamo ‘hard tv’, come l’hard rock. La televisione di Mara è tenera, sentimentale, affettuosa e sorridente. E’ la chiave che le garantisce il successo. E’ bello andare da lei anche per gli artisti. Sono rare però queste occasioni in tv, perché molti in nome dell’ascolto vanno a ravanare”.

Andrea Delogu, con cui ha lavorato lo scorso anno a ‘Guarda… Stupisci’, meriterebbe più spazio in tv. E’ d’accordo?
“E’ bravissima, una vera scoperta. Una ragazza colta, intelligente, che ha dei codici vicini ai miei. I codici sono quelli di fare delle cose di qualità, senza volgarità, con grande competenza e classe. Senza dubbio meriterebbe più spazio e credo che glielo daranno. Lei è molto attenta a non fare tante cose, a non rovinare la sua reputazione facendo capoccella in tanti programmi”.

Dulcis in fundo, Sanremo. Quest’anno si celebra la 70esima edizione. Perché un pioniere radiofonico come lei non ha mai fatto il direttore artistico del Festival?
“Me l’hanno chiesto tanti anni fa, ma ho sempre rifiutato. Quel tipo di programma, così impegnativo, così vario, non l’ho mai sentito nelle mie corde. Ho sempre fatto l’altra tv, l’altra radio, perfino l’altro cinema, Sanremo invece deve essere tradizionale, deve accontentare tutti. Mi chiesero se volevo presentare e dissi ‘No, piuttosto vengo a cantare’, mi risposero ‘magari’. Così portai una canzone umoristica, che era in sonno dai tempi di Renato Carosone, ‘Il Clarinetto'”.

La vedremo tra gli ospiti?
“No no. Quest’anno ci sono già grandi ospiti, sarà una bellissima edizione”

Che consiglio si sente di dare ad Amadeus, da ex dj a ex dj?
“Certamente di curare la qualità delle canzoni e l’attualità della musica, ma anche di essere se stesso e non farsi prendere dall’emozione. Lui è bravo, è cordiale, la sua cifra è la cordialità. Lo so che la parola è un po’ antica e molto dimenticata dai televisivi: la cordialità di Corrado, di Enzo Tortora, di Pippo Baudo, quella cordialità con il pubblico. Amadeus lo è naturalmente, lo vediamo ad esempio quando fa ‘I Soliti Ignoti’. E poi di ricordarsi di celebrare i 70 anni del Festival, perché è stato un vero fenomeno”.
Renzo Arbore torna sulle sue origini: “Tutto quello che so lo devo a Foggia. La provincia è una grande palestra”

 

 

Renzo Arbore
Renzo Arbore torna sulle sue ‘dibattute’ origini.

Lo fa in una recente intervista rilasciata alla collega Roberta Marchetti di Today.it, con la quale il musicista e showman foggiano fà un’ampia carrellata sulla sua vita personale e professionale.
Professionista infaticabile, amante della musica e della televisione, a 82 anni ha ancora tanto da dire e da fare, soprattutto sul piccolo schermo, dove torna da mercoledì 18 dicembre con ‘Ll’art d’ ‘o sole’, ricca rassegna di canzoni napoletane, per tre seconde serate su Rai2 (le altre il 25 dicembre e il 1° gennaio), con la sua amata Orchestra Italiana.
“Sa che molti sono convinti che lei sia napoletano, invece non sanno che è nato a Foggia?”, incalza la giornalista. “Sì, questa è una cosa vecchissima”, risponde Arbore motivando come il suo vissuto musicale sia profondamente imbevuto della cultura musicale partenopea. Poi torna su Foggia: “Ho una casa nella piazza più importante, ogni tanto ci torno. Ci abita mio fratello, ho ancora degli amici, i parenti. Lì c’è la mia cultura locale e i cibi della mia infanzia e adolescenza. Foggia è stata utilissima per la mia preparazione, perché la provincia, non avendo distrazioni, ti stimola molto a studiare, a imparare, a leggere, soprattutto negli anni in cui ero giovane io”.
“Se volevi fare qualcosa dovevi imparare a suonare uno strumento, come è successo a me. Le cose che so fare le ho imparate lì. La provincia è una grande palestra. Poi c’è tutta l’umanità che in provincia si può incontrare al bar o al corso: ricchi, poveri, intelligenti, furbi, lavoratori, figli di papà, onesti e disonesti. Proprio lì, nella mia città, ho sentito per la prima volta questo ritornello che si chiamava ‘Ll’arte d’ ‘o sole’. Foggia nel ’43 è stata bombardata molto severamente e quando i muratori ricostruivano le case popolari, cantavano questa canzone napoletana che allora era molto in voga. Una canzone allegra, che racconta come il sole può fare quello che vuole. E’ bello prepotente, sale, scende, si nasconde tra le nuvole, illumina quello che non deve illuminare. L’arte del sole, solo a Napoli potevano inventare una cosa così bella. E’ una frase che i napoletani ripetevano spesso ‘Voglio fa l’arte d’ ‘o sole’, ovvero, voglio fare il comodo mio, come fa il sole”.

Su Rai Storia (canale 54) la “Domenica Con” di Renzo Arbore Quando la domenica era “L’altra” Libri, saggi, persino tesi di laurea, anche a 45 anni di distanza, come accaduto all’Università di Bologna, la scorsa estate. Tutto per raccontare quella “rivoluzione” del 28 marzo 1976, quando sulla Rete 2 Rai irrompe “L’altra domenica” di Renzo Arbore e Ugo Porcelli. E oggi – in quello stesso giorno, domenica 28 marzo dalle 14.00 alle 24.00 – Renzo Arbore la riporta in tv, dedicandole e commentando per i telespettatori il palinsesto della “Domenica Con”, lo spazio curato da Enrico Salvatori e Giovanni Paolo Fontana. Dieci ore per rivedere quella tv dell’impegno e del disimpegno, di cultura e di comicità surreale, insieme ai compagni di viaggio di tre stagioni che cambiarono la tv: dalle “ragazze parlanti” ai quiz telefonici per i telespettatori, dai balletti delle Sorelle Bandiera alle corrispondenze surreali da ogni parte del mondo, o quasi. Un palinsesto in cui, nel pomeriggio, Renzo Arbore riporta in scena Roberto Benigni, improbabile critico cinematografico, il cugino americano Andy Luotto, Mister Ramengo – Mario Marenco, gli inviati Fabrizio Zampa, Michel Pergolani, Isabella Rossellini, Francoise Riviere e Silvia Annichiarico, e una Milly Carlucci al debutto. Volti e voci che si incrociano con quelli di altri personaggi coinvolti dalla “banda Arbore”: da David Bowie a Gianni Brera, da Paolo Villaggio a Ugo Tognazzi, da Adriano Celentano a Renato Pozzetto. Ma ci sono anche due inediti: un servizio del 1978 con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale, Mario Monicelli, Luigi Comencini dietro le quinte di “Vivement Dimanche”, la popolare trasmissione della Tv francese; e un’intervista di Pergolani al re del soul, Ray Charles, in tournée a Roma.

Renzo Arbore nominato da Mattarella Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica

 

Lo showman foggiano, 85 anni, è stato ricevuto dal presidente della Repubblica al Quirinale per la consegna delle onorificenze. Il titolo viene attribuito a personalità – italiane o straniere – che si distinguono per i meriti conquistati in campo letterario, artistico, economico, umanitario, civile, militare e sociale. Nel 1992 era già stato nominato Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.

Renzo Arbore è stato nominato Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica italiana dal capo dello Stato uscente Sergio Mattarella. Il cantante, 85 anni, è stato ricevuto dal presidente della Repubblica al Quirinale per la cerimonia formale e la consegna delle onorificenze. Presente anche Francesco Marchesi, presidente della Lega del Filo d’oro, organizzazione impegnata nell’assistenza, educazione e valorizzazione delle persone sordocieche pluriminorate psicosensoriali, con cui Arbore collabora dal 1989.

 

Il titolo di Cavaliere di Gran Croce è un’onorificenza che affonda le sue radici nella tradizione cavalleresca del ‘700. Viene conferita nell’ambito dell’Ordine “Al merito della Repubblica italiana”, istituito nel 1951, di cui è capo il Presidente della Repubblica, a personalità – italiane o straniere – che si distinguono per i meriti conquistati in campo letterario, artistico, economico, umanitario, civile, militare e sociale. Arbore diventa così il primo Cavaliere del 2022. Lo scorso anno, tra le personalità nominate da Mattarella, anche il conduttore televisivo Piero Angela.

Renzo Arbore è stato nominato Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Lo si legge nell’ultimo posto dell’account Twitter del Quirinale, in cui si vede il Presidente della Repubblica consegnare l’onorificenza allo showman nato a Foggia nel 1937

«In tutta la mia vita ho venduto parole, per questo riconoscimento immenso per la prima volta non ne ho avute» ha detto all’ANSA Arbore. «È il premio più prestigioso… ma non è un premio alla carriera. Che continua?».

Nei sette anni di presidenza i due si sono incontrati varie volte. A novembre del 2017 Mattarella ricevette al Quirinale una delegazione della Lega del Filo d’Oro, una onlus che vede Arbore impegnato in prima fila.

Sempre nel 2017, ma a settembre, Arbore con la sua Orchestra italiana animò la festa conclusiva dei soggiorni estivi organizzati dal Quirinale nella Tenuta di Castelporziano, in favore di adulti, minori disabili e anziani. In quell’occasione dedicò al Presidente della Repubblica una serenata siciliana.

Nell’articolo pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno del 16 gennaio 2022 con il titolo “Renzo Arbore, orgoglio di Puglia Ora è Cavaliere di Gran Croce” viene ricordato che “C’è Foggia, tantissima Foggia nella sua storia. ”La provincia, non avendo distrazioni, ti stimola molto a studiare, a leggere, soprattutto negli anni in cui ero giovane io. Le cose che so fare le ho imparate a Foggia”.

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