MASCELLARO NICOLA

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MASCELLARO NICOLA

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Responsabile dell’Archivio di documentazione e dei servizi tecnici di Redazione della Gazzetta del Mezzogiorno dal 1966 al 1996, cultore della memoria storica locale.

Archivio di documentazione e dei servizi tecnici di Redazione. L’archivio della Gazzetta del Mezzogiorno, che copre oltre 130 di storia della nostra regione ed oltre, ha avuto un importante riconoscimento nel “vincolo di storico» posto dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia. Tale vincolo conferma il peso di una tradizione culturale incarnata dalla testata di Puglia e Basilicata.
In un articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 23 maggio 2020 Enrica Simonetti giudica la notizia del vincolo come “importantissima non solo per il quotidiano ma è fondamentale per tutto il Mezzogiorno. Che fascino quei fogli ingialliti, quella carta fragile che si ha quasi timore di scorrere, o quei titoli cubitali che rappresentano pagine di storia. Un giornale è un prodotto che non scade mai: provare a sfogliare le prime, primissime pagine del Corriere delle Puglie, anno 1887, è un’emozione viva. Anno 1929, ecco la nuova testata La Gazzetta del Mezzogiorno, pronta a raccontare il dopoguerra, il fascismo, poi la rinascita, le trasformazioni del Sud e del mondo. Da ieri tutto questo patrimonio archivistico ha un vincolo di «interesse storico» posto dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Puglia. Come è scritto nel provvedimento il vincolo riguarda «130 anni di storia della Puglia e della Basilicata, nonché la identificazione simbolica dei due territori regionali con la voce stessa del quotidiano». E riguarda, attenzione, anche il marchio Gazzetta, specificando che questo è «marchio di provenienza, in quanto testimonianza storica della cultura e della identità dei territori pugliese e lucano». E ancora: l’ «archivio è una fonte indispensabile per qualsiasi possibile studio sulla stampa e il giornalismo dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi», scrive la Soprintendenza.
La cultura quotidiana come un pezzo di storia, la voce dei lettori e del loro territorio che viene tutelata da un vincolo: questo atto di protezione della storia della Gazzetta sembra l’esatto contrario di tutte le operazioni volte a cancellarla. E la preziosa raccolta di giornali, immagini, titoli e testimonianze sta attendendo la rinascita.
Le collezioni sono state per decenni e decenni nello storico Archivio del palazzo barese di via Scipione l’Africano, insieme ai grandi cassetti colmi di foto in bianco e nero e a colori pedissequamente selezionate dall’allora responsabile Nicola Mascellaro. Il palazzo oggi sembra lo scheletro di se stesso, vuoto dopo il trasferimento della redazione centrale in piazza Moro, anche se ogni notte la Gazzetta continua ad essere stampata lì dentro con il lavoro dei poligrafici addetti alla rotativa. Da un anno tutte queste edizioni storiche «dormono» nel deposito di «Organizzazione Aprile», nel Parco commerciale di Bitonto: riordinate e rilegate da tempo, inventariate per anni e mesi – sottolinea Terry Aprile – contengono tutti i numeri pubblicati ogni giorno, senza interruzione, dall’inizio della storia del giornale. Ecco i titoli dell’edizione albanese, Gazeta Squiptare, sin dal 1930; ecco quelli della Gazzetta del lunedì nata nello stesso anno; ecco le paginate della Gazzetta del Mezzogiorno sulla fine della seconda guerra, sul delitto Kennedy, sullo sbarco sulla Luna. Le cronache culturali erano davvero a pagina 3 (di qui il nome «Terza Pagina»), cosa che non accade più da decenni in nessun giornale e… questo la dice lunga sui tempi che viviamo.
Ma l’universo di notizie è una trama che, sfogliando le pagine ingiallite dal tempo, non ti lascia più: voci dei contadini affamati, voci dei partigiani, voci di un Sud che finalmente andava in prima pagina. Una storia che vorremmo – vogliamo con tutte le nostre forze – continuare a raccontare.”

Tornando al nostro cultore della memoria storica Nicola Mascellaro, ben citato nel suddetto articolo va segnalato che, pur stando in pensione, non ha smesso di coltivare la memoria storica con diversi pubblicazione, quali l’opera in sei volumi: “Una finestra sulla storia” (cronaca degli anni dal 1887 al 1990) con la Dedalo Litostampa; per l’Arco e la Corte, nel 2011, C’era una volta Bari; per la casa editrice Di Marsico libri, Quando andavamo al cinema nel 2013, Notti magiche, ottant’anni di calcio mondiale e Filippo Cifariello, la vita, l’arte e gli amori nel 2014; Il Teatro Petruzzelli, C’era una volta e c’è ancora nel 2016; La resa dei conti 1991-1995 nel 2017; Bari, dal borgo alla città nel 2018; per la Lb edizioni una seconda e una terza ristampa di C’era una volta Bari nel 2019 e nel 2020. Alcune sue biografie su personaggi illustri pugliesi, riportate in pubblicazioni, sono state inserite nella nostra rassegna “Nuova Puglia d’Oro”.
Di recente ha pubblicato il libro su Francesco Cavallari, “il re Mida della sanità barese” per la casa editrice Di Marsico Libri ed il libro “Piero Virgintino. Il critico che raccontava il cinema” edito da Di Marsico Libri, presentato presso la Teca del Mediterraneo del Consiglio Regionale della Puglia, con l’Introduzione della dirigente della Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale Anna Vita Perrone. Hanno dialogato con l’autore Bepi Costantino e Michele Marolla. Sono intervenuti alla presentazione Manuel e Nicoletta Virgintino, figli di Piero Virgintino. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività culturali di “Teca del Mediterraneo”.
La Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia realizza progetti ed eventi a favore della promozione della lettura, attività destinate a tutti i cittadini. Attraverso i propri servizi si impegna ad accrescere il benessere sociale e a migliorare le abilità e le capacità delle persone, facilitando l’accesso.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/newsweek/1271254/archivio-della-gazzetta-tecno-vantaggi-in-vista-occasione-di-rilancio.html

Archivio della Gazzetta, tecno vantaggi in vista: «Occasione di rilancio»
Dopo la dismissione del software «Flash player», ecco cosa accadrà per la consultazione dello storico patrimonio del quotidiano pugliese. Lo spiega la sovrintendente Annalisa Rossi

LIVIO COSTARELLA
06 Gennaio 2021

Sfatando qualsiasi luogo comune, anche la tecnologia digitale diventa obsoleta. Anzi, è quella che invecchia più velocemente. Adesso ne fanno le spese gli archivi digitali dei giornali: un tesoro immenso da preservare non solo nell’originale cartaceo, ma persino nella copia digitale.
Il 31 dicembre 2020, infatti, è terminata un’epoca: quella di Adobe Flash Player, uno dei software più utilizzati per creare animazioni vettoriali. E con il quale sono stati costruiti diversi archivi digitali: pure quello della Gazzetta del Mezzogiorno, così come quello de La Stampa, quotidiani con oltre 130 anni di storia.
La software house californiana Adobe Incorporated aveva già annunciato la dismissione del player Flash nel 2017, e sei giorni fa ha staccato la spina al supporto del software. Il prossimo 12 gennaio, poi, Adobe stessa provvederà a bloccare i contenuti Flash sul web. Non accadrà nulla ai propri computer, se non restare zavorrati da un software inutile (a meno che lo si elimini).
Ma ora si pone la questione della riconfigurazione di un archivio digitale fondamentale, come quello della Gazzetta. Non sarà sufficiente, insomma, passare solo a una nuova tecnologia che ne permetta la fruizione. Né riconvertire il meccanismo di lettura delle copie storiche – come sta accadendo in questi giorni -, permettendo comunque ad acquirenti e abbonati di accedervi dalla pagina principale del sistema, sul sito edicola.lagazzettadelmezzogiorno.it.
Ce lo spiega Annalisa Rossi, Soprintendente Archivistico e Bibliografico di Puglia, Basilicata e Lombardia, grazie alla quale l’archivio e il marchio della Gazzetta del Mezzogiorno sono diventati patrimonio di interesse storico.
«L’azione di tutela relativa alla Gazzetta del Mezzogiorno – afferma Rossi – per la quale la Soprintendenza ha trovato e destinato risorse finanziarie a sostegno della stessa, attiene all’intero patrimonio prodotto in sede amministrativa ed editoriale, dalle origini ad oggi. Sia in versione analogica che digitale. Anche il portale, il sito, i canali social e quella banca dati che sinora è “girata” grazie al Flash player, sono sottoposti a vincolo. Per questo l’archivio della Gazzetta ha di fatto un valore maggiore rispetto a quello de La Stampa. Nel caso del giornale torinese è vincolato il solo archivio storico analogico, mentre non vi è alcuna azione di tutela sull’archivio digitale prodotto».
Dunque qualsiasi modifica dell’archivio digitale della Gazzetta dovrà essere concordato con la Soprintendenza?
«Assolutamente sì. Mi riferisco anche a ogni scelta tecnica, tecnologica e informatica. Intendiamoci: il fatto che a partire dal 12 gennaio l’oggetto non sia più supportato dalla tecnologia Flash non implica l’esplosione o l’azzeramento dell’archivio digitale. Necessita di una migrazione su un altro software, su un’altra infrastruttura tecnologica: non è solo una questione meramente informatica, ma attiene a profili archivistici, perché il passaggio da un software ad un altro cambia la struttura e l’ingegnerizzazione di quella banca dati».
Quali saranno le prospettive?
«Intanto andrà reso nuovamente accessibile a coloro che pagano un abbonamento per consultarlo. E l’opera di rinnovamento di quella banca dati è un tema di esclusiva competenza archivistica. Da questo punto di vista la riconfigurazione della copia digitale dell’archivio storico potrà consentire, ad esempio, una migliore ricerca dei contenuti, a fronte di un approccio di tipo semantico. Andrà riconfigurato in una maniera molto più attuale e coerente con obiettivi, bisogni e necessità di un pubblico diverso. Il momento critico potrà essere dunque un’occasione per rilanciare sul mercato quel prodotto editoriale, generando un ulteriore valore aggiunto».
Come procede il dialogo con gli interlocutori che detengono ogni tipo di responsabilità sul giornale?
«La Soprintendenza, anche formalmente, sta supportando in ogni modo tutti loro: la nuova proprietà Ledi S.r.l. in primis, che al momento è il consegnataria dell’intero patrimonio vincolato; la redazione e chi lavora nella Gazzetta, ossia coloro che implementano il giornale; infine gli altri soggetti coinvolti, dalle curatele fallimentari delle due società, allo stuolo di legali ingaggiati dai soggetti in campo. Lo sottolineo, perché il lavoro che in questi mesi stiamo facendo quotidianamente a sostegno del patrimonio e dell’esistenza della testata, consiste nel quotidiano confronto – telefonico, per email, per iscritto – con tutti questi interlocutori, per evitare che si facciano degli sbagli».

Di Nicola Mascellaro, DIMARSICO LIBRI, 2021

Tutti amano il cinema, il cinema è la massima espressione d’arte popolare fin dall’inizio del secolo scorso: è considerata la ‘settima arte’. Il primo a definirla Arte, negli anni Venti del Novecento, fu il gioiese Ricciotto Canudo, un poeta, scrittore e artista che nel 1902 si trasferì a Parigi e divenne figlio adottivo della capitale francese.
Parlare e scrivere di Arte con la A maiuscola, è molto impegnativo per i non addetti ai lavori, ma parlare e scrivere dell’arte cinematografica senza conoscerne tutti i meccanismi che la contraddistinguono, per ‘raccontarla’, è difficile per la complessità che richiede: si tratta di arte visiva dove in pochi fotogrammi, in un attimo, bisogna saper cogliere la gioia, il dolore, l’amore nelle espressioni…quei lampi che portano al cuore, che fanno brillare gli occhi e spandono di luce ogni tratto del viso.
Questa era l’arte di Piero Virgintino. In sintesi raccontava il film, se era utile alla comprensione arricchiva le sue note con cenni di storia, cultura, costume e società. In quest’ottica si colloca l’opera professionale e critica di Don Pierino.

 

Tratto da “BARI dal borgo alla Città – I protagonisti” di Nicola Mascellaro, Di Marsico, Libri, luglio 2018, pagg. 289-316

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