DE MARTINO FRANCESCO

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DE MARTINO FRANCESCO

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Professore di dialettologia greca e Grammatica greca dell’Università di Bari e Letteratura greca e discipline collaterali dell’Università di Foggia, della quale è stato uno degli otto fondatori nel settembre 2000.

Premessa. Allievo di Carlo Ferdinando Russo, Francesco De Martino (Maglie, 13 novembre 1948) nel corso della sua carriera, da ricercatore ad associato ad ordinario (dal 2001), ha insegnato Dialettologia greca e Grammatica greca nella Facoltà di Lettere dell’Università di Bari e Letteratura greca e una gamma di discipline collaterali (Didattica del greco, Ricezione e fortuna della cultura greca, Mitologia greca, Storia della filosofia antica e Storia e epigrafia greca) nella Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia, della quale è stato uno degli otto fondatori nel settembre del 2000. Negli anni 2001-2006 è stato direttore del Dipartimento di Tradizione e Fortuna dell’antico e presidente del Collegio dei direttori di dipartimento.

Oltre 200 le pubblicazioni in circa 40 anni, una produzione che si può scandire in due fasi.

Il periodo barese, prima da studente fino alla laurea con la tesi Il Misopone di Giuliano Imperatore. Versione, note (marzo 1972, correlatori Luciano Canfora ed Emanuele Castorina) e da studioso poi (dal 1975 al 2002), è stato decisivo per la formazione grazie alla presenza di straordinari maestri che hanno reso gloriosa quella scuola.

Il periodo foggiano (dal 2000 in poi) è stato altrettanto importante per l’intreccio tra l’attività di studioso e quella di cofondatore di una facoltà nuova, del nuovo Dipartimento e del laboratorio Mu.S.A. (MusicaSpettacoloArti).

In entrambi i periodi decisivi sono stati gli incontri con studiosi tutti diversi fra di loro, ma tutti di valore, da Bernhard Zimmermann ad Alan Sommerstein, a Carmen Morenilla, Umberto Albini, Maria de Fatima Silva, Maria do Céu Fialho, Milagros Quijada, Rafael J. Gallé Cejudo.

Altrettanto decisive le intuizioni e le scelte scientifiche.

Attività redazionale. Dopo la gavetta come redattore di Belfagor (1977-1987), nel 1988 ha fondato e diretto presso Levante editori di Mario Cavalli “le Rane”, una prestigiosa collana di studi intitolata ad una famosa commedia di Aristofane, giunta ormai al n. 70 (2022), gli ultimi due presso Aracne di Roma, per l’intervenuta quiescenza dell’editore barese. La collana è caratterizzata da numerose presenze internazionali e dall’alternanza di studiosi affermati e di promettenti esordienti. Accanto a “le Rane”, presso lo stesso editore, sono state aperte anche altre collane più specialistiche (“Femio”, “Diomede”, “la Bibliotechina di Tersite”, “Pinakes”).

Varia è stata anche l’attività editoriale internazionale e in varie forme: condirettore di Drama, dei “Nottingham Classical Literature Studies”, dei “Cardo/Études et Textes pour l’identité Culturelle de l’Antiquité Tardive”; componente del Consejo de redacción internazionale della rivista Tycho per giovani filologi e del Comitato scientifico internazionale della rivista Studia Philologica Valentina dell’Universitat de València, e della collana Mito e (Re)escrita (Universidade de Coimbra), oltre che referee internazionale delle riviste Agora (Universidade de Aveiro) e Euphrosyne (Universidade de Lisboa).

Traduzioni. Per un fascicolo di Belfagor del 1977, ha tradotto dall’inglese il saggio Censura nell’antichità classica del noto storico americano naturalizzato inglese Moses I. Finley, poi ripubblicato nel volume laterziano dello stesso Finley La democrazia degli antichi e dei moderni, nuova edizione con un saggio sulla «Censura nell’antichità classica» (Roma-Bari, 1982). Altre traduzioni da lingue moderne sono quelle del manuale di Yves Duhoux, Introduzione alla dialettologia greca antica (Bari, Levante 1986), uscito in francese a Louvain-la-Neuve (1984), del volume Θέατρον. Teatro greco (Levante, 2000), che anticipa la versione inglese (Greek Drama & Dramatists, Routledge, 2002) e del recentissimo saggio Persuadere parlando, entrambi di Sommerstein (2021). Merita di essere ricordata anche la traduzione dei Carmina di Berni per il volume di Raffaele Nigro Francesco Berni (Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1999).

Mostre. Si è cimentato anche con alcune mostre, quasi tutte nel secondo periodo: Musici greci in Occidente (Bari, Colonnato della Provincia, 1996), Medea in Via Arpi (Foggia, Fondazione Banca del Monte, 8-23 Novembre 2005), Medea in mostra (Foggia, Laboratorio Mu.S.A., 2006-2007), Abiti da mito (18-28 gennaio 2008, Foggia, Palazzo Dogana), Sirene di Puglia (Bari, Circolo Unione, 13 novembre 2019).

Riconoscimenti. Tra i riconoscimenti, specie nel secondo periodo, si possono ricordare: Premio Europa 1990; Premio Renoir 1990, Premio città di Salerno 2005, per Medea in via Arpi, e 2014 per il volume Puglia Mitica; Premio Stornarella, 2010, per la Letteratura greca; Premio città di Adelfia 2011 sezione saggistica, per il volume Antichità & Pubblicità; Premio Bozzini 2017, per il volume Umberto Bozzini. Opere (2009).

Esordio. Il volume di esordio Omero agonista in Delo (Brescia, Paideia, 1982) parte dalle numerose testimonianze sulla riservatezza di Omero per mettere poi in luce l’inevitabile narcisismo anche di questo poeta, esplicito nell’intervallo dell’inno omerico Ad Apollo, la più importante e complessa delle opere minori a lui attribuite. L’obiettivo è mostrare che Omero, cultore dell’epica e per ciò stesso condannato all’anonimato, fu tuttavia a modo suo anche lui “periautologo”, come tutti i creativi, e come era inevitabile in una società di marcata competitività con un fitto calendario di agoni sportivi, musicali e poetici, cicliche occasioni di cimento per tanti “agonisti” in questa o quella località. Il palio di Samo (1984) torna sul tema della competitività e del narcisismo poetico prendendo in esame un altro poeta epico, questa volta del V sec. a.C., Cherilo di Samo, autore di un poema intitolato Persika, del quale sopravvivono solo frammenti, il più importante dei quali è il proemio in cui l’autore esplicitamente ironizza sulla sua condizione di poeta orgoglioso del suo metaforico “carro nuovo di zecca” ma sprecato per un’epoca in cui quel tipo di poesia è percepito ormai come antiquato e superato di fronte alla nascita di nuovi generi, più popolari ed attrattivi. Lo stesso anno esce anche Omero quotidiano. Vite di Omero (Venosa, Osanna, 1984), un’ampia raccolta delle Vite omeriche con a fronte la prima traduzione italiana integrale, che colmava allora e colma ancora oggi un vuoto. Nel loro insieme queste Vite raccontano la vita inaspettatamente umile di un gigante della poesia greca costretto a dare lezioni private per sopravvivere e facile vittima di una frode da parte di Testoride, una sorta di primordiale editore strozzino, che in cambio di vitto e alloggio scippa Omero delle sue opere e le va a recitare altrove come se fossero sue. Un piccolo ma emblematico giallo sulla precarietà dei diritti d’autore, studiato poi e approfondito nel saggio Cineto, Testoride e l’eredità di Omero (Quaderni Urbinati di Cultura Classica n.s. 14.2, 1983). La passione per le vite ha trovato in seguito sbocco nei temi di alcune tesi di dottorato quali Vita e arte di Eschilo (Laura Cammarosano) e Vita e arte di Sofocle (Gina Grande), in cui sono tradotte le biografie e le testimonianze biografiche su quei colossi del teatro. Sono restati un sogno Vita e arte di Euripide e Vita e arte di Aristofane.

Filosofia. Agli inizi degli anni ’80 risale anche l’interesse per la letteratura filosofica. La conoscenza di Livio Rossetti in occasione del Symposium Heracliteum (1981) organizzato presso l’Università di Chieti, dove lo storico della filosofia antica insegnava prima di stabilirsi a Perugia, è alla base dell’interesse per un filosofo così profondo da passare per oscuro, difficile da capire persino per menti eccelse come Socrate e Aristotele. In questo filone rientrano il volume Eraclito. Bibliografia 1970-1984 e complementi 1621-1969 (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1986), in collaborazione con lo stesso Rossetti ed un altro appassionato di filosofia originario di Rionero in Vulture, Pierpaolo Rosati, e contributi singoli: Eraclito tra i “pescatori” di Omero e Eraclito e gli Efesi “sempre ottusi”), Giorgio Colli “intenditore” di Eraclito, pubblicato una prima volta nel volume Giorgio Colli. Incontro di Studio Pisa dicembre 1981 (Milano, FrancoAngeli, 1983) e di nuovo di recente in Trame nascoste. Studi su Giorgio Colli (Genova, AkropolisLibri, 2018), Aspasia e la scuola delle mogli per il volume Il quinto secolo. Studi di filosofia antica in onore di Livio Rossetti (Perugia, Aguaplano, 2010) e Filosofi greci tra grand e petit tour nel volume L’antiquité face à face. Il Grand Tour e l’esperienza del classico (Il Castello, Campobasso-Foggia, 2014).

Lettere e inediti. Negli anni ’90 comincia a manifestarsi invece l’interesse per gli epistolari ed altre testimonianze preziose per ricostruire la storia degli studi e la personalità degli studiosi. Pasquali stravagante nell’“archivio Laterza” (Kleos 1, 1994, con la Postilla in Kleos 2, 1997), nato nel corso di una ricerca nel prezioso fondo Laterza presso l’Archivio di Stato, scavava nella preistoria delle Pagine stravaganti, la prima di una fortunata serie di volumi “stravaganti” di Giorgio Pasquali, il maestro a Firenze di Carlo Ferdinando Russo. Non plus ultra per rigore filologico negli studi classici, Pasquali incantava infatti persino di più per le sue meravigliose incursioni negli studi moderni. Sul grande grecista romano che insegnava a Firenze verte anche il recente saggio Filologia e Folklore: Giorgio Pasquali e le vestigia della “covata” (Paideia, 2018), che riscopre e fa conoscere una dimenticata relazione su un tema cruciale per gli antropologi, quello della “covata”, affrontato nel primo Congresso nazionale sul Folklore a Firenze nel maggio del 1929, al quale partecipò anche il pugliese Saverio La Sorsa.

In Gennaro Perrotta, “Jacques lo smembratore”, “Il processo del cane” e altri scritti di Gennaro Perrotta (Belfagor 45, 1990) De Martino ripesca e fa conoscere alcuni scritti di Perrotta, allievo e cognato di Pasquali, usciti nella rivista Il Primato, ma che erano stati rimossi nelle bibliografie ufficiali perché ritenuti imbarazzanti. In Angelo Pasquinelli e il “lettore moderno” nel volume L’impegno di una generazione. Il gruppo di Lucca dal Liceo Machiavelli alla Normale nel clima del Dopoguerra (Milano, FrancoAngeli, 2014) recupera e studia l’epistolario inedito – con notizie anche su Norberto Bobbio – di un giovane studioso dei presocratici, allievo di Giorgio Colli.

Con le sue più di 250 pagine, Lettere di ieri è un vero e proprio volume in appendice al volume Puglia di ieri, Puglia di oggi (2001) ed offre un ampio, variegato e documentatissimo panorama dei carteggi non solo pugliesi conservati allora nel laboratorio Ar.C.A. Tra le tantissime lettere ne spicca una durissima e disperata di Gaetano Salvemini del 1950 da Firenze sulle università meridionali indirizzata a Gregorio Lioce, un socialista vecchio stampo di San Vito dei Normanni: «Ogni anno le università meridionali sfornano decine di migliaia di laureati, ignoranti, morti di fame, ladri, imbroglioni. Ci sono eccezioni eroiche, come c’erano eccezioni eroiche mezzo secolo fa. Ma le eccezioni di oggi sono ancora più impotenti del mezzo secolo fa. – Io non vedo salvezza!».

Lirica greca. Sempre agli anni ’90 risale l’opera più significativa e più impegnativa, i tre volumi della Lirica greca (1996), stimata anche all’estero per la sua meticolosità oltre che per la sua vastità, oltre 1400 pagine, scritte in collaborazione con Onofrio Vox, che di lì a poco sarebbe passato nell’Università del Salento. In questa antologia i lirici greci sono per la prima volta e originalmente raggruppati secondo il dialetto usato (1. Lirica dorica, 2. Lirica ionica, 3. Lirica eolica) e non come in tutte le altre antologie per generi, un criterio scomodo per poeti che coltivavano generi diversi. Di questo opus magnum una versione abbreviata uscì presso Laterza col suggestivo titolo La musa e il canto: antologia di lirici greci (1995, 1997).

Capitoli dimenticati. A metà degli anni ’90 risale l’idea di individuare e valorizzare i tanti “capitoli dimenticati” del mondo antico, che meritavano perciò di essere recuperati e approfonditi. Sono nati così due reading internazionali di particolare rilievo.

Lo spettacolo delle voci (Bari, 1995), in collaborazione con Alan H. Sommerstein (University of Nottingham), attirava l’attenzione sull’«universo sonoro», cioè sul ruolo centrale della voce nel mondo antico, non solo a teatro ma anche nelle varie situazioni della vita quotidiana. L’attenzione alla voce ha avuto un seguito in due saggi sulle sonorità e sui suoni stonati, L’arte dei rumori, nel volume Risonanze. Forme e contenuti della memoria dell’antico. Note sul mito (Campobasso-Foggia, Il Castello Edizioni, 2014) e Intonarumori nell’antica Grecia negli Studia Philologica Valentina (17, n.s. 14, 2015).

Pochi anni dopo Studi sull’eufemismo (Bari, 1999), di nuovo in collaborazione con Sommerstein, metteva al centro l’eufemismo come strategia delle lingue per dire ciò che non si può e non si dovrebbe dire. Il volume è rimasto di riferimento ancora oggi e si è arricchito della monografia Il velo delle parole. L’eufemismo nella lingua e nella storia dei Greci (2017) di Menico Caroli, che si era laureato con De Martino con la tesi Il dizionario degli eufemismi. A questo ambito due studi recentissimi hanno aperto uno spazio di ricerca nuovo, inaspettato e proficuo per le sue connessioni con gli usi popolari, quello dell’eufemismo “visivo”, quello cioè che riguarda non più le parole che non si devono dire, ma i gesti che non si devono far vedere, le scene tabu, che vanno coperte, velate: To see or not to see. Eufemismi visivi e tragedia greca nel volume A Tragic Rhetoric (Roma, Aracne, 2021) e Eufemismi visivi in Aristofane in ΘΕΑΤΡΟΝ ΚΑΙ ΖΩΗ. Estudios de teatro griego en honor de la profesora Milagros Quijada Sagredo (Madrid, Ediciones Clásicas, 2021), che mostra come persino sulla scena comica frequente era il ricorso non solo non ad eufemismi verbali ma anche ad eufemismi visivi.

Altri capitoli dimenticati sono studiati in vari saggi: Per una storia del ‘genere’ pornografico, nel volume La letteratura di consumo nel mondo greco-latino (Università degli Studi di Cassino, 1996), Mito e caricature (Bari, 2008) con un ampio corredo iconografico, ‘Generi’ di insetti in Entomata. Gli insetti nella scienza e nella cultura dall’antichità (Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2002), Il granchio di Chuang-Tzu (Paideia 59, 2004) che passa in rassegna gli esempi antichi di lentezza del comporre opere letterarie e artistiche nel mondo antico, e Callimaco e l’arte della polemica: dalla «buona» alla «dolce reciproca» eris (in Studia Hellenistica Gaditana III. Nuevos estudios de prosa y poesía helenísticop-romana, Lecce, Pensa Multimedia, 2022), che ricostruisce la storia della polemica da Omero a Callimaco.

Dimenticata o poco ricordata era anche la scrittura al femminile nella cultura antica, alla quale sono dedicati i volumi Rose di Pieria: Saffo (Bari,1989), che presenta una nuova e originale traduzione di frammenti della poetessa di Lesbo per uno spettacolo al Teatro Abeliano con la regia di Corrado Veneziano, e l’omonimo Rose di Pieria (Bari, 1991), che offre una prima mappa della produzione femminile nel mondo antico e bizantino. Anni dopo Poetesse greche (Bari, 2006) fornisce una nuova mappa più articolata e dettagliata delle poetesse (e di molte prosatrici), ricostruendo intorno a Saffo un contesto più ricco di quanto si possa immaginare. La cultura delle donne è analizzata nell’ampio saggio Donne di sapere con un ampio e prezioso album iconografico (in Palabras sabias de mujeres, Bari, 2013). Più in generale il tema delle donne caratterizza una fitta serie di altri saggi: ‘Generi’ di donne (in El fil d’Ariadna, Bari, 2001), Donne da copertina con l’Appendice In attesa. Donne e Madonne sulle donne e sulle madonne incinte nella letteratura e nell’arte (in El perfil de les ombres, Bari, 2002), Un teatro tutto per sé: l’Elettra di Sofocle (Primum legere 1, 2002), Una morte tutta per sé: l’Alcesti di Euripide (in La redefinición de la rôle del mujer por el escenario de la guerra, Bari, 2010), Attrici greche [in Máscaras femeninas (Ficción, simulación y Espectáculo), Siviglia, 2010], Luoghi e logoi di sole donne (in El logos femenino en el teatro, 2013), Cori femminili e beni culturali (in El coro trágico: ayer y hoy, Bari, 2018).

Fumetti. Ad uno dei capitoli dimenticati più interessanti è dedicato Prototipi greci dei “fumetti”, un ampio saggio, pubblicato in apertura del volume Musici greci in Occidente (Bari, Adda, 1996), che attirava l’attenzione su alcune iscrizioni greche a partire dal vasetto di Aineta (625 c. a.C.), dipinte davanti alla bocca di uno o più personaggi, veri e propri ‘fumetti’ greci, modello per quelli latini e per quelli medievali e moderni fino a Richard Felton Outcault, il creatore del fumetto  con le sue strisce con Yellow Kid sul domenicale del New York World del 7 luglio 1895. Tra i fumetti greci i più ad effetto sono quelli teatrali studiati poi più in profondità in Teatro “sonoro” e teatro “muto”, in El teatre clàssic al marc de la cultura grega i la seua pervivència dins la cultura occidental (Bari, 1998). Il tema è ripreso in A ciel sereno (fumetti senza nuvole) (Primum legere 2, 2004), In testa a Medea: un fumetto bizantino (Kleos 11, 2006 e 18, 2008), che segnala e commenta una miniatura medievale con un suggestivo fumetto che attraversa la testa di Medea, un discorso-rimprovero a se stessa solo pensato, mentre sta per uccidere i figli.

Tra altri capitoli dimenticati o non adeguatamente sviluppati affrontati nel periodo foggiano rientra ancora l’abbigliamento nel mondo antico e in quello moderno di ispirazione classica, come mostrano i volumi Abiti da mito (Bari, 2008) e Di antica foggia. Bozzetti e figurini di moda (Bari, 2007). Un caso di eleganza maschile, imprevedibile e perciò passato del tutto inosservato, è quello di Agamennone re dell’eleganza (in Harmonia. Scritti di filologia classica in onore di Angelo Casanova, Firenze, Firenze University Press, 2012).

Un ennesimo grande capitolo dimenticato è quello affrontato in Antichità & pubblicità (2010), che con un’ampia campionatura mostra come l’advertising fosse già diffuso ed anche oggetto di riflessione da parte di Platone. Il tema è stato portato avanti in Ekphrasis & pubblicità (Estetica. Studi e ricerche 1, 2013).

Comunicazione. Abiti e pubblicità sono forme di comunicazione. Anche questo ambito era poco studiato a Lettere classiche. Per diffondere questa importante visuale De Martino aveva ideato a Foggia il Master in Scienze della comunicazione e Antichità, realizzato con la preziosa collaborazione del Comune di Melfi (2002-2006). Il tema della comunicazione è centrale anche in altri saggi: Elettra al cinema, in Entre la creación y la recreación (Bari, 2005), Medea nelle miniature: la prima notte, in El teatro greco-latino y su recepción en la tradición occidental II (Bari, 2007) e Medea istantanea: miniature, incisioni, illustrazioni (Bari, 2008), Augusto mediatico (Paideia 68, 2013), L’aggelos e i suoi media (Micrologus 23, 2015), I sofisti e l’arte di comunicare, in Approches de la Troisième Sophistique. Hommages à Jaques Schamp (Bruxelles, 2005) e Gli occhi del Coro. Appunti su teatro e comunicazione visiva, in El coro dramático: un personaje singular (Bari, 2017).

 

Il senso del vivo. Nel suo insieme la produzione testimonia il “senso del vivo”, non facile per chi si occupa di letterature remote e di lingue bollate come “morte”. Kleos. Estemporaneo di studi e testi sulla fortuna dell’antico (dal 1994) parte, perciò, dal riconoscimento della necessità per un antichista di fare un “servizio di leva”, come lo chiamava Benedetto Croce, nelle culture moderne. Questa leva è sfociata nella cura di volumi pasqualianamente stravaganti: Amici tuoi. Per i sessant’anni di Raffaele Nigro (Bari, 2008), con in appendice Documenti inediti, fra i quali la Presentazione e la Laudatio per la sua laurea honoris causa a Foggia 12 aprile 2005, e un intrigante album di Ritratti; Vito Maurogiovanni, Teatri (Bari, 2010); Umberto Bozzini. Opere (Bari, 2009), tema anche del saggio Il bacio della pantera. La Fedra di d’Annunzio (e quella di Bozzini, 1909), in Fedras de hayer y de hoy. Teatro, poesía, narrativa y cine ante un mito clasico (Universidad de Granada, 2008). Altri saggi ancor riguardano Pasolini. “Un’idea un po’ per aria”: l’Edipo re di Pier Paolo Pasolini (in En recuerdo de Beatriz Rabaza. Comedias, tragedias y leyendas grecoromanas en el tatro del siglo XX, Granada, 2009) e Nostalgia di Medea: Pier Paolo Pasolini (in Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, Edizioni ETS, Pisa 2009) dimostrano per la prima volta che le due traduzioni della Medea di Euripide e dell’Edipo re usate da Pasolini in quei due film ed apprezzate in quanto ritenute sue peculiari dai critici sono in realtà quelle di Domenico Ricci pubblicate in due volumetti Bur rispettivamente del 1951 e del 1954.

 

Nostalgia del sacro: Pasolini e Mircea Eliade, in Fedi, credenze, fanatismo (Athanor n. XXVI, n. s. 19, 2016) si sofferma invece sull’antropologia pasoliniana. Altri saggi ancora riguardano Moravia (“Disolver los mitos” de la antigua Grecia a Alberto Moravia, in Myth and Subversion in the Contemporary Novel, Cambridge, 2012), Franca Rame (L’ekphrasis dello stupro: da Achille Tazio a Franca Rame, in Estupro. Mitos antiguos & violencia moderna. Homenaje a Franca Rame, ArCibel, Sevilla 2014) e il romanzo mitologico (La fotonovela mitologica in Mito e interdisciplinariedad. Los mitos antiguos, medievales y modernos en la Literatura y las artes contemporáneas, Cambridge, 2013).

 

Puglia. Il senso del vivo invita a prestare attenzione anche ai luoghi prossimi. Lo testimonia bene Puglia Mitica (2012), oltre 1300 pagine che concludono un complesso progetto finanziato dalla Fondazione Caripuglia e tentano di ricostruire la difficile mappa della presenza dei miti greci nei luoghi mitici di questa regione e la loro fortuna in artisti e soprattutto letterati pugliesi. Uno sforzo elencologico, che mostra quanto potrebbe essere utile un corpus regione per regione, a partire dalla propria, dei “beni mitologici”, che rientrano a pieno titolo nei beni culturali immateriali. Nella sfera del mito e Puglia rientra anche La Bari Mitica di Felice Alloggio, in Felice Alloggio, Quando gli Dei dellOlimpo passarono per Bari Vecchia (Bari, Wip, 2022).

 

In questo panorama si inquadra anche il recente saggio Il mito delle sirene negli artisti pugliesi (in Viridarium novum. Studi di storia dell’arte in onore di Mimma Pasculli Ferrara, Roma, De Luca, 2020) che con un esempio specifico conferma che il primo dovere scientifico è la catalogazione, la recensio, il censimento consapevolmente sempre incompleto, ma indefesso e insostituibile, delle testimonianze letterarie e artistiche.

Raffaele Nigro

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