VISCO VINCENZO ALFONSO

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VISCO VINCENZO ALFONSO

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Economista, professore ordinario di Scienze delle Finanze all’Università La Sapienza di Roma, ministro delle Finanze e ministro del Tesoro.

Coniugato, due figli, risiede a Roma.
Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, nel 1966, prosegue gli studi presso l’Istituto di Economia e Finanza dell’Ateneo romano e poi, l’anno successivo, presso l’Università della California a Berkeley (Stati Uniti d’America).
Vincitore di una borsa Stringher alla Banca d’Italia nel 1968, compie un periodo di perfezionamento nel Regno Unito presso l’Università di York. Lasciata la Banca nel 1969, inizia la carriera accademica come assistente alla cattedra di Scienza delle Finanze retta da Cesare Cosciani. Dal 1973 è Professore incaricato della stessa disciplina all’Università di Pisa, dove assume la titolarità della cattedra nel 1980.
Docente all’Università LUISS di Roma dal 1988 al 2001. Dal 2001 è ordinario di Scienza delle finanze all’Università La Sapienza di Roma.
Dal 1982 è socio della Società italiana degli economisti.
Collaboratore di numerosi quotidiani e riviste, è autore di molti saggi sui temi della finanza pubblica, in particolare sull’imposizione fiscale. Dal 2001 è presidente del Centro studi NENS, Nuova Economia Nuova Società
Dal maggio 1996 all’ottobre 1998 è Ministro delle finanze nel Governo Prodi I. Successivamente viene riconfermato in tale incarico nei due Governi presieduti da Massimo D’Alema (dall’ottobre 1998 all’aprile 2000). Nel governo Amato II, fino al giugno 2001, è Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
Nella XIV legislatura è membro della Commissione permanente Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati.
Nella XV è viceministro nel Ministero dell’economia e delle finanze guidato da Tommaso Padoa-Schioppa, che gli affida la delega, tra l’altro, alla Guardia di Finanza, al Dipartimento delle finanze e alle Agenzie Fiscali (in pratica, gli sono delegate tutte le funzioni che erano dell’autonomo ministro delle Finanze prima della fusione dei ministeri). Con lo scioglimento dei DS, dal 2007 aderisce al Partito Democratico.
Deputato della Repubblica Italiana nelle Legislature IX, X, XII, XIII, XIV, XV. Senatore della Repubblica Italiana nella Legislatura XI.
Alle elezioni politiche italiane del 2008 decide di non ricandidarsi per lasciare spazio alle nuove generazioni.
La politica fiscale del governo Prodi II – a lui essenzialmente ascrivibile – ha visto un rilevante incremento dei poteri dell’Amministrazione delle entrate nel garantire la tracciabilità di operazioni economiche e commerciali che prima sfuggivano al sistema impositivo
Contestualmente, Visco condusse una forte campagna contro l’evasione fiscale che, se da un lato consentì per la prima volta il recupero di quote significative di imposte occultate, dall’altro gli costò l’ostilità di alcune categorie di contribuenti abituate ad utilizzare la tradizionale tolleranza
Nei fatti, l’ingresso dell’Italia nell’euro fu possibile grazie alla drastica riduzione del disavanzo pubblico, portato sotto la soglia prescritta del 3 per cento (fu del 2,7) grazie anche ad un recupero di evasione fiscale pari a 0,5 punti di Pil in assenza del quale il disavanzo sarebbe stato del 3,2 per cento. Il recupero di gettito evaso continuò negli anni successivi consentendo, tra l’altro, la restituzione del 60 per cento della cosiddetta “tassa per l’Europa”, pagata dai contribuenti nel 1996, che era stata promessa al momento della sua introduzione.
Dall’aprile 2000 al giugno 2001, Visco ebbe l’incarico di Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. In quel periodo l’Italia ottenne dalla Commissione europea il via libera all’introduzione di un credito di imposta per i nuovi investimenti (la cosiddetta “Visco Sud”). A Visco si deve anche l’avvio delle riforme del diritto societario e del diritto fallimentare, che furono poi stravolte (“falso in bilancio”) o rinviate dal successivo governo Berlusconi.
Tornato al governo nel 2006, Visco riprese la sua azione di contrasto all’evasione fiscale, ottenendo in poco tempo risultati molto tangibili, che contribuirono alla riduzione del disavanzo e del debito pubblico verificatesi nei due anni di governo del centrosinistra.
Uscito dal Parlamento, Visco ha ripreso l’attività didattica all’Università di Roma e ha continuato a presiedere il NENS (Nuova Economia Nuova Società), centro studi fondato nel 2001, senza mai interrompere la sua attività politica e pubblicistica.

https://www.nens.it/la-nostra-storia/

La nostra storia

Il centro studi Nens nacque nell’estate del 2001. “Nens” è l’acronimo di “Nuova Economia Nuova Società”, nome dell’associazione fondata dopo la fine della legislatura governata dal centro sinistra (Prodi, D’Alema, Amato) da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, che in quei governi erano stati ministri (dell’Industria e dei Trasporti Bersani, delle Finanze e del Tesoro Visco). Intorno a loro si radunò subito un nutrito gruppo di economisti, studiosi, intellettuali pronti ad impegnarsi nel lavoro di studio della nuova associazione. L’obiettivo – come è scritto nella presentazione, pubblicata nel sito di Nens (www.nens.it) – era quello di “dar vita a un centro di studi, dibattiti, ricerche e pubblicazioni, nel quale liberamente la cultura riformista possa confrontarsi al suo interno e, all’esterno, con altre culture, sui cambiamenti economico-sociali che si stanno verificando”.
Cominciava, allora, il lungo periodo del berlusconismo, spesso al governo ma comunque diffuso nella cultura collettiva del Paese. Appariva urgente e necessario, quindi, allestire un vasto apparato di conoscenze, riflessioni e analisi critiche capaci di contrastare e smascherare le illusorie rappresentazioni della realtà e, più ancora, le rovinose scelte di politica economica e di finanza pubblica che i nuovi gruppi di potere andavano introducendo.
Il lavoro di Nens si articolò, fin dal principio, lungo due principali direttrici, ambedue, tuttavia, alimentate dalla elaborazione collettiva condotta dal folto gruppo di studiosi, economisti, giuristi, sociologi sodali con l’attività del centro studi, nel corso di frequenti riunioni. La prima direttrice era quella della diffusione di tali elaborazioni in un circuito di pubblico costituito principalmente da operatori economici e politici, sindacalisti, imprenditori e, naturalmente, giornali e media che, infatti, hanno costantemente attinto alle elaborazioni di Nens per illustrare situazioni e processi economici con una visione non subalterna alle fonti di governo. Per farlo Nens si dotò subito di un sito nel quale riversare il frutto del suo lavoro e renderlo accessibile ad un’utenza che, nel tempo, ha superato i 5.000 iscritti. Per rafforzare la capacità di comunicazione, a partire dal dicembre del 2001, Nens varò una rivista on line, inserita nel sito, che, con cadenza approssimativamente bimestrale, seguitò ad essere pubblicata fino al 2006. Alla vita di quella rivista dettero il loro contributo le maggiori autorità della politica e dell’economia italiane ed europee fra i quali diversi esponenti di vertice della Commissione europea. Su quelle pagine vennero pubblicati importanti documenti, studi e ricerche. Dallo scorso anno, il sito di Nens ospita una nuova rivista on line: “Il Campo delle idee”.
La seconda direttrice fu quella finalizzata all’elaborazione di materiali utili al confronto politico che si svolgeva in Parlamento e nel Paese. La parte economica dei programmi elettorali della sinistra ha avuto origine proprio dalle elaborazioni di Nens. E su questo fronte hanno avuto rilievo gli studi condotti da Nens sulla riforma del mercato del lavoro, sulle diseguaglianze, sulla crisi globale e, soprattutto, sul fisco, sull’evasione fiscale e sulle politiche fiscali adottate dal governo. E’ nella sede di Nens che Vincenzo Visco ha elaborato la sua proposta – discussa e condivisa anche dallo staff di economisti tedeschi consiglieri del governo Merkel – per affrontare il problema del debito in Europa. Ed è in sede Nens che ha preso corpo l’ampia proposta di riforma complessiva del sistema fiscale italiano che, in piccola parte, è stata recepita anche dal governo Renzi.
Dal 2002 Nens ha inaugurato un appuntamento che poi ogni anno si è ripetuto, in primavera e in autunno: la redazione di un Rapporto sugli andamenti della Finanza pubblica italiana. Si tratta di un documento che ogni anno analizza lo stato dei conti pubblici e sottopone ad analisi dettagliata tutti gli aspetti delle manovre finanziarie impostate dal governo. E’ un documento che ogni anno trova ampio riscontro sui media ed è spesso utilizzato come fonte attendibile per ogni discussione sui temi della finanza pubblica in sede politica, accademica o mediatica.
Ma è giusto di quegli anni l’inizio di una fase che presto fu chiamata “declino”: un nome che Carlo Azeglio Ciampi presidente della Repubblica contrastò duramente ma che acquistò e mantenne fino ad oggi un drammatico riscontro nella realtà italiana. Nens affrontò per primo questi temi con varie iniziative. Nel 2002 e nel 2003, in partnership con l’associazione “Italiani Europei”, organizzò e gestì una Summer School di politica economica che registrò un’ampia partecipazione di giovani e di studiosi. Poi, dal 2003 e per molti mesi, animò una serie di seminari di studio coinvolgendo economisti, sociologi, giuristi, ma anche imprenditori e manager, con l’intento di analizzare le cause e gli aspetti di quel declino, ma anche di individuare i possibili percorsi per invertire la tendenza. La raccolta di quei seminari è compendiata in un volumetto edito da Bruno Mondadori intitolato “Il declino economico dell’Italia” che riporta saggi di Marcello De Cecco, Riccardo Faini, Alberto Giovannini, Renato Maino, Rainer Masera, Pasquale Pistorio, Giulio Sapelli, Gianni Toniolo e Vincenzo Visco.
Come sappiamo, sul declino italiano si è abbattuta, negli anni successivi, la grande crisi planetaria. Nell’aprile 2009 Nens affrontò la questione organizzando un convegno che si svolse nella sala del Teatro Capranica, di Roma a cui parteciparono moltissimi esponenti del mondo della cultura, dell’economia, della politica, nonché un cardinale, Achille Silvestrini, che svolse un importante intervento sugli aspetti etici connessi alla crisi economica e sociale. L’obiettivo del convegno era quello di impostare una riflessione sulle prospettive possibili in un percorso di superamento della fase in atto. Anche da quel convegno è stata tratta una pubblicazione dal titolo “Uno sguardo oltre la crisi”.
Nello stesso anno 2009, e nei due anni seguenti, Nens promosse un’importante iniziativa che ebbe ampia risonanza: nei primi due anni a Pisa, nel terzo anno a Bologna, si svolse la tre giorni intitolata “Manifutura”, una manifestazione articolata su un a serie di incontri, dibattiti, seminari, testimonianze che videro coinvolti centinaia di esponenti del mondo produttivo, accademico, culturale e politico chiamati ad affrontare, sotto molteplici aspetti, i temi del rilancio dell’economia reale, cioè della produzione di beni e dell’industria manifatturiera nazionale.
Intanto, nel 2007, era nato il Partito Democratico: al dibattito sulle culture economiche che dovevano confluire nell’identità del nuovo partito, Nens offrì un rilevante contributo attraverso una serie di seminari svolti nel corso dei mesi fra primavera e autunno di quell’anno. Fu l’occasione, per una rete di economisti, scienziati sociali, dirigenti politici e sindacali, per definire una bussola capace di guidare al raggiungimento di alcuni punti fermi in materia economica su cui il nuovo partito avrebbe potuto poggiare la sua scelta riformista. La rassegna degli interventi registrati in quella serie di incontri venne raccolta in un volume pubblicato da Donzelli con il titolo “Governare il mercato”, curato da Vincenzo Visco e Stefano Fassina.
Più recenti, oltre al periodico commento critico sulle dinamiche economiche e sulle iniziative del governo (in particolare ricordiamo la serie di chiose di Giuseppe Farina sui provvedimenti legislativi assai discutibili intitolata, appunto, “Il legislatore incompetente”), sono iniziative come l’osservatorio sull’applicazione del “job’s act”, il convegno che Nens ha organizzato nel febbraio 2016 per discutere e valutare i nuovi modelli di relazioni industriali su cui convergono con la loro proposta Cgil, Cisl e Uil, e l’altro convegno del novembre dello stesso anno, organizzato al Centro congressi Cavour di Roma, con il titolo “Manutenzione straordinaria per l’Italia. Un’occasione per crescere”, in cui le prospettive di un vasto progetto di risanamento del patrimonio edilizio e ambientale del Paese sono state discusse con numerosi economisti, politici, amministratori ed esperti del settore.
In conclusione, nei suoi 15 anni di vita, Nens ha svolto un’azione costante di testimonianza puntuale su un ampio fronte di impegno politico e di studio, elaborando analisi, critiche e proposte che hanno alimentato in maniera non trascurabile il dibattito, respingendo costantemente ogni forma di estremismo critico e mantenendo robusta adesione ad una visione di energico riformismo attento e sensibile ai principi di eguaglianza e solidarietà propri della cultura di sinistra in cui il centro studi è stato concepito.
Giorgio Ricordy

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