SELVAGGI FRANCESCO PAOLO

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SELVAGGI FRANCESCO PAOLO

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Bitonto, 14 ottobre 1940

Professore ordinario di urologia, chirurgo famoso per aver aperto nuovi orizzonti al trapianto dei reni

Francesco Paolo Selvaggi, nasce a Bitonto il 14 ottobre 1940.A Bitonto trascorre la sua infanzia, frequenta l’Istituto Sacro Cuore, le scuole medie fino al primo anno del liceo presso l’Istituto Carmine Sylos. Successivamente si trasferisce con la famiglia a Molfetta, luogo di origine della madre Nene Fornari.
E’ testimone dell’esempio umano e professionale dei genitori: suo padre medico ginecologo vicino ai pazienti nel creare con loro un autentico rapporto umano e sua madre, dedita alla cura delle persone in difficoltà e custode dei valori e dell’impegno della madre Ave Fornari che fondò a Bari la “ Goccia di latte” la prima rete assistenziale per le madri che non potevano allattare o che non avevano la possibilità di sostenere i loro figli.
Nel 1964, giovanissimo, si laurea presso l’Università degli studi di Bari in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode. Si specializza in Urologia con 50/50 e lode.
Assistente incaricato presso l’istituto di “Chimica Biologica”, diretto dal Prof. M. Mitolo, diventa incaricato presso l’istituto di “Semeiotica Chirurgica”, diretto dal Prof. M. Rubino, poi ordinario presso lo stesso Istituto.
Dal 1968 al 1972 perfeziona la sua formazione frequentando la Divisione di Urologia dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) con i professori Goodwin e Kaufman, l’Università Loma Linda (White Memorial Hospital) con il prof. Barnes, e il Children Hospital con il prof. Ethelbloc. Il periodo di tirocinio in America si rivela particolarmente stimolante per Francesco Paolo Selvaggi, che a contatto con eminenti studiosi scopre nuovi orizzonti per i suoi studi connessi all’Urologia, Endoscopia, Andrologia, Chirurgia vascolare e Chirurgia del trapianto di rene.
Ed è proprio in questi anni di ricerca e studio appassionato che Francesco Paolo Selvaggi nell’ottobre del 1968 “incontra il trapianto di rene”, quando il prof Kaufman lo chiama in sala operatoria. Si avvia così la sua prestigiosa carriera medico scientifica che, al suo rientro in Italia continuerà presso il Policlinico di Bari dove con la qualifica di assistente ordinario si trasferisce presso l’istituto di Patologia Speciale Chirurgica e Propedeutica Clinica diretto dal prof. G. Marinaccio e quindi presso l’istituto di “Clinica Chirurgica Generale e Terapia Chirurgica”, diretto successivamente dal Prof. M. Rubino; aiuto ordinario abilitato alla libera docenza in “Patologia Chirurgica” del Professore incaricato di Nefrologia Chirurgica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari.
Il primo ottobre del 1973, il prof. Marinaccio, il suo Maestro, lo incarica del prelievo di un rene, e lo chiama al suo tavolo operatorio per procedere con lui al trapianto (da vivente: madre-figlio). Il 1973 segna l’inizio in Puglia e nell’Italia meridionale dei trapianti di rene.
Da quella data l’attività dei trapianti al Policlinico di Bari, arenatasi tra il 1985 e il 1992 per ragioni amministrative e inadeguatezza delle strutture, ha superato quota mille e sotto la direzione del prof. Selvaggi il Centro Trapianti di Rene è risultato tra i primi in Italia e per numero di interventi e per l’eccellenza dei risultati di sopravvivenza dei pazienti e degli organi trapiantati.
Il Prof. Selvaggi insegna presso le Scuole di Specializzazione di Oncologia, Ostetricia e Ginecologia e Urologia dal 1975 al 1982 quale professore incaricato e, dal 1982 al 1984 quale professore associato. E’ anche professore incaricato di Urologia per gli studenti del III anno del corso di Infermieristica dell’istituto Professionale “Sacro Cuore” dell’Università degli Studi di Bari e Vincitore di concorso viene chiamato dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari, a partire dal 20/03/1986, come Professore straordinario di Nefrologia Chirurgica.
Il 22/03/1988 il Consiglio di Facoltà esprime il giudizio di piena soddisfazione con plauso per l’attività accademica del Prof. Selvaggi ed esprime parere unanime nel nominarlo Professore ordinario.
Dal 1988 è professore ordinario di Urologia, chiamato alla II Cattedra di Urologia; dal febbraio 2001 al 30 ottobre 2006 ricopre l’incarico di Direttore del Dipartimento dell’emergenza e dei Trapianti d’organi.
La produzione scientifica del Prof. Selvaggi conta più di 450 lavori pubblicati su riviste nazionali ed internazionali, oltre a comunicazioni e filmati presentati a congressi nazionali ed internazionali. E’ altresì coautore di diversi libri in campo urologico.
I suoi principali campi di interesse sono rappresentati dalla trapiantologia renale, dall’urologia oncologica, dalla patologia surrenalica, dalle lesioni dell’uretere, dall’urologia endoscopica e mini invasiva, dall’andrologia.
In Andrologia risale all’autunno del 1996 il primo intervento di adeguamento di genere al policlinico di Bari , polo chirurgico fra i più qualificati e considerati a livello internazionale.
È socio di numerose società scientifiche nazionali in alcune delle quali ha fatto parte del consiglio direttivo: è stato Presidente della S.I.E.U.N (Società Italiana di Ecografia Urologica, Nefrologica ed Andrologica) ed attualmente Presidente della SALU (Società Appulo Lucana di Urologia) e Vice-Presidente della MPAU (Marco Polo Association of Urology).
E inoltre membro delle seguenti società internazionali: – American Society of Reproductive Medicine; – A.U.A. (American Urogical Association); – E.A.U. (European Urogical Association); – SIU (Societe’ Internationale d’urologie); – SIE (Società Internazionale di Endourologia).
Il prof. Selvaggi fino all’ottobre 2010, è stato responsabile della U.O. Urologia I Universitaria presso il Policlinico Consorziale di Bari nonché della Sezione di Urologia, Andrologia e Trapianto di Rene dell’Università degli Studi di Bari; docente dell’insegnamento di “Malattia del Rene e delle Vie Urinarie” presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università degli Studi di Bari; docente degli Insegnamenti di “Clinica Urologica” e “Patologia e Clinica Urologica Infantile” presso la Scuola di Specializzazione di Urologia dell’università degli Studi di Bari, coordinatore della stessa Scuola di Specializzazione nonché docente presso diverse Scuole di Specializzazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università degli Studi di Bari.
A decorrere dal 28 gennaio 2011 il prof. Selvaggi, previo contratto stipulato con l’Università degli Studi di Bari- Aldo Moro, fornisce, a titolo gratuito, in forma autonoma e senza vincolo di subordinazione, la propria collaborazione per lo svolgimento dell’attività didattica nell’ambito degli insegnamenti inerenti il settore scientifico disciplinare MED/24 – Urologia, relativamente al carico didattico istituzionale precedentemente tenuto e di ricerca nell’ambito delle attività avviate.
Il prof Selvaggi ha insegnato a tanti studenti per oltre quaranta anni, ne ha laureati tanti e tanti ne ha specializzati, nella sua lunga attività didattica; a loro ha affidato l’insegnamento del padre sull’assoluta necessità del rapporto tra medico e paziente “non si può essere pienamente medico –sostiene – se non si crea con il paziente, oltre al rigore professionale, anche in egual misura un rapporto umano.”
Ed è proprio sul rapporto Medico-Paziente, sicuramente modificato negli anni, il prof Selvaggi ha posto la sua attenzione tanto da sentire il bisogno di organizzare per la formazione personale e dei collaboratori seminari guidati dallo psicoanalista, prof. Andreas Giannakoulas, coadiuvato da sua moglie Santa Fizzarotti.
L’identità medica come missione è infatti la cifra della vita umana e professionale del prof Selvaggi cui si deve la creazione ed affermazione in campo nazionale ed internazionale della scuola urologica barese.
Nel 2019 il prof Selvaggi riceve a Bitonto , dalla Fondazione Santi Medici il Premio “Cultore della Scienza” , il prestigioso riconoscimento ad un uomo e un professionista che ha speso gran parte della sua vita per lo studio, la medicina e la cultura.
Il 14 ottobre 2020, in occasione del suo ottantesimo compleanno, riceve il sigillo civico della città di Bari per i suoi meriti professionali, per la sua attività universitaria, clinica, operatoria e di avanguardia nei trapianti renali.

“Ho incontrato il trapianto di rene una notte di ottobre del 1968”: così il Professore Emerito Francesco Paolo Selvaggi

3/26/2016 12:00:00 PM Attualità, Bari

di LIVALCA – Molti miei compagni di liceo spesso affermano “abbiamo fatto il ’68”con l’intento di gloriarsi di un qualcosa che ha lasciato una traccia profonda nel comportamento e nella mentalità di una generazione. Molti libri sono stati pubblicati al riguardo negli anni per dare vita a tesi contrapposte e tutte ancora da “decifrare”.
La verità è, che almeno da noi, si partì con cortei contro l’autoritarismo, contro il potere classista della scuola sancito dalla solidarietà fra studenti e operai. Qualche anno prima in America gli universitari si ribellarono al maccartismo, al militarismo, alla discriminazione razziale dei neri, alla guerra del Vietnam e si cominciò a parlare di difesa dei diritti civili. Da noi vi fu il periodo definito “autunno caldo”, in Francia “maggio ’68” di Parigi, in Cina partiva la “rivoluzione culturale”, in Cecoslovacchia la nuova sinistra entrava in conflitto con il modo di procedere dell’Unione Sovietica e iniziava la polemica con il pensiero di Lenin.
Chiaramente quanto sopra è stato esposto con il metodo Bignami – tascabili in forma di riassunto che i nostri insegnanti “sequestravano” con fermezza…per consultarli lontano da occhi indiscreti! – e quindi non accetterò “provocazioni dai soloni di turno”.
“Ho incontrato il trapianto di rene una notte di ottobre del 1968” con queste parole il Professore Emerito Francesco Paolo Selvaggi, urologo di cristallina reputazione, ha spiegato il suo incontro con quella che continua ad essere la passione di una vita. Ora, essendo il prof. Selvaggi nato il 14 ottobre, dovrei parlarvi del suo segno zodiacale che è la bilancia. Dopo una rapida riflessione, tenuto conto che la moglie professoressa Santa Fizzarotti è una rinomata esperta del ramo, evito il percorso che mi ero costruito per arrivare alla conclusione che trattasi di un predestinato: se il professore vorrà, a voce, lo informerò di queste mie intuizioni. Ora non vorrei sembrare irriverente verso i miei ex liceali ma sono arrivato alla conclusione che ognuno ha fatto il proprio ’68, ma non tutti i numeri hanno lo stesso peso e non tutte le azioni sono “emerite”.
Dopo aver descritta la prestigiosa carriera universitaria del prof. Servaggi l’articolo si conclude con un riferimento storico molto significativo “Vedere il prof. Selvaggi in sala operatoria mi fa pensare ad una frase di Aristotele: “Esercitare liberamente il proprio genio: ecco la felicità”. Mio padre aveva cambiato qualcosa e alle mie ripetute osservazioni sul fatto che non si stancava mai di lavorare ripeteva “Praticare liberamente il proprio lavoro: questa la felicità”. Io, forse a causa di quel 1968 vissuto in maniera transitoria, faccio fatica a considerare che l’uso migliore della vita è di spenderla per qualcosa che duri più della vita stessa.
Emerito professore Selvaggi l’etimologia della parola è da ricondursi al latino ‘emereri’ (ben meritare):lei è meritevole, ossia ha meritato quello che ha seminato e raccolto.
Nel 1992,la Levante Editori, ha pubblicato, a cura di Francesco Bellino, il primo trattato italiano di bioetica in cui si parlava anche di etica e trapianti; nell’introduzione scriveva il senatore Adriano Bompiani: “…sono convinto che contribuirà a creare nella nostra cultura i presupposti per una serena ed equilibrata valutazione dei più inquietanti interrogativi sollevati dallo sviluppo scientifico e tecnologico”.
Il tempo oltre ad essere galantuomo è al servizio della medicina e di coloro che si applicano per collocarla sempre più al servizio dell’umanità.
Ora dovrei concludere con quella frase francese che, onestamente, fa tanta scena e suona bene, ma ad un italiano vero, ad un pugliese autentico mi posso limitare a dire: tanto di cappello emerito professore.

https://www.giornaledipuglia.com/2019/11/la-fondazione-santi-medici-assegna-al.html

La Fondazione Santi Medici assegna al prof. Francesco Paolo Selvaggi il Premio ‘Cultore della Scienza’
11/16/2019 08:50:00 AM

di FRANCESCO PAOLO SELVAGGI* –
BITONTO (BA). Prima di tutto permettetemi di rivolgere un sentito ringraziamento a sua Eccellenza Mons. Francesco Cacucci, al Consiglio di Amministrazione della Fondazione Santi Medici ed in particolare al suo Presidente Don Vito Piccinonna per aver assegnato a me il Premio “Cultore della Scienza”.
Confesso di essere molto contento ma, soprattutto, molto commosso e per l’assegnazione di questo prestigioso Premio e perché questo mi viene consegnato nella mia città, Bitonto : la città in cui sono nato proprio a poche centinaia di metri lungo via della Repubblica che porta al Santuario, da me frequentato dato il fascino che proprio i Santi Medici, i gemelli Cosma e Damiano, avevano e hanno su di me. Medici che non sono mai venuti meno alla loro missione, che svolgevano gratuitamente
(come sapete tutti erano chiamati Anarghiri: cioè prestavano servizio gratuitamente).
Sono nato a Bitonto e ho avuto la prima formazione all’Istituto Sacro Cuore, le medie e fino al primo anno di Liceo all’Istituto Carmine Sylos. Poi mio padre per vari motivi si trasferì a Molfetta, luogo di origini della famiglia di mia madre Nene Fornari. L’esempio dei genitori è fondamentale: mio padre era medico, ginecologo, e io sono stato testimone del suo essere medico, un medico d’altri tempi, tempi che non dovrebbero mai tramontare. Era sempre vicino ai pazienti e non solo ai loro problemi di salute ma alle loro ansie della quotidianità.
Mia madre si prendeva cura delle persone in difficoltà perché anche lei aveva avuto come esempio sua madre “Ave Fornari” che fondò a Bari la “Goccia di latte”, la prima rete assistenziale gratuita per le madri che non potevano allattare o che non avevano la possibilità di sostenere i loro figli. L’insegnamento di mio padre mi ha fatto comprendere l’assoluta necessità del rapporto Medico-Paziente: non si può essere pienamente medico se non si crea con il paziente oltre al rigore professionale anche in egual misura un rapporto umano.
Qui tra il pubblico vi sono molti medici, miei allievi che possono testimoniare di quanta attenzione abbia dato alla formazione degli Urologi per il rapporto Medico- Paziente attraverso anni di Seminari con il noto psicoanalista prof.Andreas Giannakoulas e Santa, mia moglie.
Molti si chiederanno che cosa io abbia fatto per meritare questo prestigioso riconoscimento. Forse ho solo cercato di fare il mio dovere.
Ho diretto la Cattedra di Urologia e il Dipartimento delle Emergenze e dei Trapianti di organo e ora sono professore Emerito di Urologia nella Università di Bari.
Ho contribuito allo sviluppo e all’approfondimento e, dunque,alla conoscenza di questa branca della medicina con circa 500 pubblicazioni di cui 150 su Riviste internazionali. Negli anni ‘80 vi erano pochi letti disponibili per l’Urologia nelle corsie di Chirurgia generale della nostra Università. Ma data l’importanza di questa branca, così delicata perché riguarda organi che sono fondamentali per la salute totale della persona nella sua interezza, – dal cardinale Ravasi durante una sua lectio magistralis in un Convegno nazionale a Milano ho appreso che nella Bibbia Dio è scrutatore di cuore (i sentimenti) e di rene (l’organo che depura l’organismo) – mi sono impegnato per istituire un Reparto di Urologia presso il Policlinico con annesso un Centro Trapianti di Rene.

Ho insegnato a tanti studenti per oltre 40 anni, ne ho laureati tanti e tanti specializzati, e ora seguo molti miei allievi che mi chiedono consigli per i loro interventi, prima di eseguirli, così come durante i miei interventi chirurgici insegno sempre le tecniche a chi mi aiuta perché la PERSONA, per me, è al centro di ogni nostra azione medica e chirurgica.
Ho formato Urologi che ora sono Primari in Puglia e Basilicata, professori Associati e Ordinari a Bari e a Foggia . Ho operato, ho curato e mi sono preso cura di tanti ammalati e continuo a farlo quotidianamente: di questo sono grato al Padre Eterno che mi permette di aiutare l’ammalato a guarire, a stare meglio.
Non sto affermando tutto questo per un atto di narcisismo ( come direbbe subito Santa riprendendomi, data la sua severità in merito). NO. Sto semplicemente raccontando e informando circa lo sviluppo della Urologia che ha molti ambiti.
Mi piace citarne almeno tre: l’ONCOLOGIA, l’ANDROLOGIA e il TRAPIANTO DI RENE.
In ONCOLOGIA abbiamo una vastissima casistica di livello europeo con una grande attenzione non solo alla malattia, ma alle cure successive, all’immagine del paziente, alle relazioni del paziente con l’ambiente. Tutti sapete come il corpo del paziente possa essere devastato dal tumore: di qui la massima presa in carico del paziente da parte nostra.
In ANDROLOGIA siamo stati i primi in Italia meridionale ad avere un programma completo, sino all’adeguamento di sesso dei transessuali, persone che soffrono moltissimo nel sentirsi in un corpo sbagliato. Il primo intervento di adeguamento lo abbiamo eseguito nell’autunno del 1996 , anche per una segnalazione di sua Eccellenza mons. Ciccio Savino, allora Rettore del Santuario dei Santi Medici. Don Ciccio dopo avermi fatto ex abrupto la domanda : “Ma tu fai adeguamenti di sesso ?
“E io risposi : “Sì , ho imparato la tecnica chirurgica in California con due grandi maestri, Goodwin e Stoller …ma non conosco quali siano le leggi in Italia. Don Cicco mi inviò subito un paziente… Abbiamo affrontato contestualmente anche le varie problematiche psicologiche pubblicando casi davvero paradigmatici, che sono stati oggetto di attenzione in vari seminari e convegni.
E poi il TRAPIANTO DI RENE eseguito da me, con il mio maestro prof. Giuseppe Marinaccio, nel 1973… i primi nell’Italia Meridionale : il sogno di ogni chirurgo, credo, che sia quello di sostituire un organo malato con un organo sano.
Durante la mia direzione sono stati eseguiti oltre 1100 trapianti di rene ( da cadavere e da vivente). Oggi il numero dei trapianti di rene è 1600. E proprio ai Santi Medici devo questa mia particolare attenzione al trapianto. Furono, infatti, loro a sostituire la gamba in cancrena di un soldato con la gamba di un soldato moro caduto in battaglia. L’opera del Beato Angelico rende pienamente il sentimento che accompagnò questo intervento.

Ma per i Trapianti necessaria non è solo l’abilità chirurgica ma la volontà di donare i propri organi . Senza questo atto libero, responsabile e gratuito non vi è trapianto che rappresenta la salvezza per tante persone. Per tale motivo mi sono molto occupato e mi occupo tuttora di diffondere la Cultura della educazione alla donazione di organi a scopo di trapianto.
Sono tante le realizzazioni ma non voglio andare oltre per non tediarvi; forse ho fatto meno di quello che avrei potuto fare. Di una cosa sono certo e cioè che nella mia attività, che è ancora intensa, la mia attenzione è sempre stata rivolta alla persona ammalata. Il paziente vuole essere ascoltato : la più banale delle malattie genera ansia e sofferenza e fa vivere alla persona una delle esperienze più complesse. E in tal senso ho sempre ritenuto che la vera Identità medica, oltre al rigore della professionalità, deve avere il senso di una missione.
*Professore e medico di Urologia, già responsabile della U.O. Urologia universitaria presso il Policlinico di Bari.

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Bari, consegnato «Sigillo civico» al prof Selvaggi

È stato il sindaco Decaro , durante una cerimonia presso il Comune, a consegnare il prestigioso riconoscimento al prof. Francesco Paolo Selvaggi, emerito di Urologia presso l’Università degli Studi di Bari NICOLA SIMONETTI 15 Ottobre 2020

BARI – Il sindaco di Bari, Decaro, ha premiato, ieri, con il Sigillo civico, l’attività universitaria, clinica, operatoria, di avanguardia nei trapianti renali del prof. Francesco Paolo Selvaggi emerito di Urologia presso l’Università degli Studi di Bari. Il prof. Selvaggi, dopo la laurea e la specializzazione in chirurgia generale ed urologia presso l’università di Bari si è formato professionalmente e, in particolar modo nella urologia e nel trapianto di rene (eseguendone alcuni negli Usa) presso l’università UCLA di Los Angeles.Rientrato a Bari, nella clinica chirurgica, vi portò la propria esperienza e la capacità acquisite e pianificò l’attività trapiantologica e aiutò il proprio Maestro, prof. Giuseppe Marinaccio, nell’esecuzione del primo trapianto di rene nell’Italia meridionale (uno dei primi in Italia) il 10 ottobre 1973 (da vivente: madre-figlio).
La morte prematura del prof. Marinaccio causò la sospensione dell’attività (l’autorizzazione ministeriale era ad personam e, quindi, bisognava rifare tutta la procedura ed aggiornare anche alcuni locali essendo mutata la legge relativa) dal 1988 (erano stati eseguiti, da Marinaccio-Slevaggi), in questo periodo 28 trapianti . L’attività riprese (eseguite le modifiche strutturali, ottenuta l’autorizzazione) solo nel 1992. Da allora, il 15 luglio 2009, Selvaggi eseguì il trapianto di rene numero 1.
Il prof. Angelo Vacca, nell’incontro tenuto nella Sala della Giunta del Comune, ha tratteggiato la carriera scientifica e clinica ed il ruolo di Maestro del prof. Selvaggi cui si deve la creazione ed affermazione in campo nazionale ed internazionale della Scuola urologica barese che, oggi, vanta due cattedre di urologia e di trapianto di rene nell’università di Bari e in quella di Foggia e, inoltre primariati e direzione di reparti specialistici in ospedali della Regione anche con le diversificazioni collaterali come oncologia, andrologia, adeguamenti del sesso (tra i primi, in Italia, Selvaggi se ne è interessato) ecc.La produzione scientifica personale supera le 500 pubblicazioni, su riviste prestigiose italiane e straniere. Da rilevare il rapporto del prof. Selvaggi con i tantissimi pazienti di qualsiasi censo e grado che egli ha ringraziato “per quanto mi hanno insegnato dai quali sempre ho imparato… sono stati e sono tantissimi e continuano a cercarmi per essere tuttora seguiti e curati… un grazie anche a mia moglie, Santa che mi ha aiutato a meglio comprendere quanta umanità ci deve essere nel rapporto tra il Medico e il Paziente”.Il prof. Lopalco, intervenuto anche a nome del presidente Emiliano, ha indicato Selvaggi un “simbolo”, per la nostra Regione, da additare specie “per la capacità di creare unità di lavoro al servizio dei pazienti e della medicina”.

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