MACARIO FAMIGLIA

nuova puglia d'oro_total white

MACARIO FAMIGLIA

nuova puglia d'oro_total white

Nobili per R.D. Di conc. 15/6/1933 e RR.LL.PP. 4/8/1933 ammessa nel S.M.O. Di Malta. Arma: troncato nel 1° d’azzurro caricato di undici gigli d’oro, disposti 3, 2, 3, 2, 1; nel 2° d’oro con un monte di tre cime di verde su cui poggia una colomba d’argento imboccante un ramoscello d’ulivo.
Della famiglia Macario (dal greco “buono” o “felice”) si hanno notizie sin dal Millecento, come rilevasi da una pergamena esistente presso il R. Archivio di Siena, che enumera vari messi o Conti Imperiali, che, coi Macario, Gualtiero, Paltonieri ecc., si avvicendarono al governo di Montepulciano. In particolare ricordiamo il conte Macario, di nazionalità tedesca e vicario Imperiale di Federico Barbarossa in S. Miniato al Tedesco 1172 e suo nipote Macario, Co. e vicario Imperiale di Federico II in Montepulciano 1205, da cui discende la linea trasferitasi nel Regno di Napoli con Nicola, magistro di Curia in Amalfi 1367, Giovanni, legato al capitano di ventura e condottiero Nicolò Piccinino 1443, ed i fratelli Pietro e Francesco di Castello Novo, questi ultimi qualificati sempre con i titoli di Nobile e Magnifico e che diedero origine al ramo Pugliese. Difatti Francesco, dopo essere stato Segretario del Gran Camerario, che era la più alta dignità del Regno di Napoli, fu inviato da Alfonso d’Aragona nel 1454 in Puglia, in qualità di Regio Credenziere e Mastroportolano di Terra Di Otranto e Basilicata. Nel decreto di nomina il Re lo chiama “egregio e nobile uomo a lui fedele e diletto”. Il decreto con diploma conservasi nel R. Archivio di Napoli: Esecutoriale vol.1 foglio 334.
A Bari la famiglia Macario risulta nei registri di battesimo dell’archivio della Cattedrale sin dalla fine del 1500, e nel vecchio borgo di Bari, possedette uno dei più bei palazzi di stile barocco, situato nella Corte Macario, tra la Strada Bianchi Dottula e Largo Albicocca. Costruito nella seconda metà del XV secolo, i pavimenti delle sale erano a piastre policrome e intarsio, una sorta di opus sectile marmoreum e la sala principale presenta sulla volta una straordinaria composizione mitologica settecentesca, con cornici all’imposta della volta dorata in oro zecchino, e nel guscio un fregio scorniciato e decorato con figurazioni.

Nel grande rettangolo della volta a vela è raffigurata, con nella mano destra il Palladio, una dea dell’Olimpo seduta nel cocchio trainato da una coppia di cavalli, mentre un genio alato la incorona.
Al culmine della scena è rappresentato Zeus che la fulmina. In basso a destra è Mercurio, a sinistra è invece Erodoto di Alicarnasso, autore della Storia delle guerre Persiane, opera divisa in 9 libri, ciascuno dei intitolato ad una delle Muse, che qui vengono raffigurate.

Bari: sala principale del Palazzo Macario

Ricordiamo gli antenati diretti vissuti a Bari dei rami tuttora residenti in Salerno, Napoli, Roma, Bari, Andria e Noicattaro, Andrea che sposò nel 1697 Diana Lucrezia di Giuseppe Procaccio, suo figlio Giacomo che il 1727 sposò Lucia Corrado Simone, il figlio di Giacomo, Giuseppe (1739-1793) che sposò Anna Marita Filisio di Nicolò, il figlio di Giuseppe, Giacomo (1763-1846), dal 1790 R. Credenziere proprietaro della Reg. Dogana di Bari, che sposò Anna Maria Fanelli di Donato Antonio, sorella a Nicola e Giuseppe Fanelli (uno dei più ricchi negozianti di Bari dimorante in Napoli) che furono Sindaci di Bari, rispettivamente nel 1797 e 1813. Dei figli di Giacomo, Angiola sposò il marchese di Torre Roggero, Cesare De Angelis Efrem, e Giuseppe (1798-1851) sposò Grazia dei Nobili Azzariti di Molfetta e fù nominato erede universale dallo zio materno Giuseppe Fanelli. Sia Giacomo che Giuseppe, insieme coi parenti De Angelis e Fanelli, furono iscritti nelle liste dei primi Carbonari, cospiranti per l’unità e indipendenza d’Italia.
Giuseppe Macario mise dimora poi a Napoli e ivi morì nel 1851, lasciando molti figli che tutti si imparentarono con nobili famiglie, quali: i Conti Piromallo di Capracotta, i Duchi Vasaturo Marchesi di Montorio, i Nobili Gigli, i Carignani Marchesi e Duchi di Novoli, i Capasso Conti di Pastene, ecc.
Tra i figli di Giuseppe citiamo: Clemente Regio Ministro plenipontenzario che sposò Maria Antonia Gigli (che lasciò due soli figli Giuseppe e Nicola), Donato che sposò Maria Zizzi e non ebbe figli ed Antonio (1847-1903) unico dei Macario che ritornò in Puglia dopo lunghi e istruttivi viaggi all’estero, e con la sua dinamica attività, incrementò il suo già vasto patrimonio ricevuto in dote dai genitori. In particolare Antonio, nel 1873 acquistò all’asta (in seguito all’esproprio dei beni ecclesiastici), spuntadola sul pretendente Luigi Triggiani per una offerta di sole 500 lire in più (201.000 lire contro 200.500 lire), l’ex beneficio del Capitolo di Noicattaro costituito da 20 case e 188 terreni, per una superfice complessiva di 134 ha; divenne così il più grande latinfondista e la più importante famiglia di Noicattaro, sostituendosi alla famiglia Positano e acquisendone, nel 1886, il Palazzo in Noicattaro a corso Roma n.63, per 41.900 lire, a seguito del fallimento della Banca Positano e della sua messa all’asta. Il patrimonio immobiliare continuò a crescere grazie ad altri acquisti in Noicattaro e Capurso e grazie all’eredità acquisita nel 1888 dal fratello Donato, morto senza figli, di circa 120 ha di terreno, in prevalenza uliveti di Andria.
Ad Antonio si deve fra l’altro l’erezione dell’unica chiesa di Torrepelosa ora Torre a Mare ed il restauro della Chiesa Matrice di Noicattaro, eseguiti a sue spese. Nel 1890 divenne sindaco di Noicattaro e nel 1893, anno della sua morte prematura e senza testamento, l’ing. Giovanni Logroscino fu incaricato per la valutazione e divisione del suo patrimonio, di circa 350 ha di terreno situati a Noicattaro, Bari, Andria e Capurso, tra gli otto figli (Giuseppe, Donato, Luigi, Francesco, Grazia, Rachele, Anna e Cristina), nati dal matrimonio con Vincenza De Mattia, figlia di Giuseppe (uno dei migliori artisti di Puglia) e di Rachele della nobile famiglia Falangiola di Sorrento.
Il palazzo Macario di Noicattaro, in cui si conservano ancora i mobili d’epoca e alcuni quadri tra cui due battaglie attribuite a Salvator Rosa ed un importante quadro dei primi del 1500, raffigurante la Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino Battista al centro di un colonnato che ha per sfondo terminale una chiesa, attribuito al pittore napoletano Antonio Pirri, lasciato come prelegato al figlio maschio maggiore Giuseppe (1880-1950) sposato con Anna Jannuzzi di Andria, è poi passato al nipote Antonio (1912-1986) sposato con Titina Quarto di Palo di Andria e quindi alla bis nipote Anna Rosaria Macario (1940- ) che è l’attuale proprietaria.
Il secondo figlio di Antonio Macario oltre il maggiore Giuseppe, è Donato Macario (1890-1970) sposato con Luisa Guarnieri da cui il figlio Antonio (1925-2004) medico-chirurgo sposato con Domenica Dolce, da cui a sua volta due figlie Maria Luisa (1959) farmacista sposata con l’avv. Costantino Ventura e Gemma (1963) sposata con il dott. Nicola Covella.
Il terzo figlio di Antonio Macario, è Luigi Macario avvocato (1894-1943) sposato con Angela Petrera, figlia di Filippo Petrera (1868-1957) e Teresa D’Ambrosio di Cassano Murge.
Della famiglia Petrera vogliamo ricordare due elementi di spicco della cultura e politica pugliese, il sopracitato Filippo Petrera ed il padre Daniele, a cui sono intitolate due strade a Gioia del Colle (Via Daniele e Via Filippo Petrera) ed una strada a Bari (via Daniele Petrera nei pressi del policlinico). Filippo esercitò la professione di avvocato, rappresentò dal 1912 al 1926 il collegio elettorale Gioia-Cassano nella giunta provinciale di Bari rivelandosi uno dei più fervidi e convinti sostenitori dell’opera di valorizzazione della Murgia pugliese, oltre ad essere uomo di squisita cultura, scrisse articoli su riviste letterarie pugliesi e giornali, quali la rivista bimestrale “La Disfida”; il Consiglio provinciale pugliese gli assegnò numerosissimi incarichi durante i suoi mandati, sfruttando le sue abilità politiche e le poliedriche competenze in vari settori: dall’archeologia, alla storia, dal fisco alla beneficenza, alla solidarietà. A riprova dell’immensa considerazione che di questo illustre gioiese si ebbe all’epoca, basti ricordare che Filippo era tra gli invitati alla solenne cerimonia, tenutasi al cospetto del re e delle regina, in occasione dell’inaugurazione del monumento equestre dedicato a Umberto I in piazza Ateneo l’11 giugno del 1905, cui seguì il pranzo con i reali “in abito da sera e decorazioni”, ed ancora all’inaugurazione della linea ferroviaria Bari – Spinazzola.


Il padre di Filippo, Daniele Petrera (1839-1933) di professione medico, sposato in prime nozze con Angela Losacco ed in seconde con la sorella Brigida Losacco, fù personaggio di spicco nel panorama scientifico e politico. Daniele militò nella sinistra storica che faceva capo alla Pentarchia e poi a Francesco Crispi, ed aveva a Bari la sua rappresentanza in Giandomenico Petroni che a sua volta contrastava nel capoluogo il partito conservatore di De Nicolò. Per 40 anni la sua fede politica restò inalterata, e per altri 30 rappresentò Gioia del Colle nel Consiglio provinciale, oltre ad essere alfiere dell’istituzione, sempre nel capoluogo barese, dell’Università degli Studi e dell’ospedale consorziale (Policlinico), nonché sostenitore fervente e fondatore della stazione sperimentale di agricoltura.

Figli di Luigi Macario e Lina Petrera sono Lidia Macario (1926-) prof.ssa sposata con Nicola Guarnieri Calò Carducci e Luciano Macario (1925-2015) avvocato sposato con Maria Antonietta Severo Vernice notaio ed in seconde nozze con Maria Rosaria Conca prof.ssa. Grazie a Luciano Macario, che ha custodito gelosamente l’archivio storico del suo nonno materno Filippo Petrera, si è potuto far luce su l’eccidio di Piazza Castello a Gioia del Colle del 14 febbraio 1799, in cui il trisavolo di Filippo Petrera, Filippo Petrera Senior, insieme ad altri patrioti gioiesi, fù ucciso e bruciato, reo di aver piantato l’albero della libertà per propugnare i principi della rivoluzione francese. Il primo Risorgimento del 1799, fù un periodo di grandi fiammate rivoluzionarie per i liberali meridionali, convinti di poter spazzare con l’aiuto delle truppe francesi e la nascita della Repubblica Partenopea l’assolutismo monarchico dei Borbone e dar vita ad un regime giacobino; si diede così luogo ad atti di eroismo e patriottismo di cui si è spesso perso traccia, a causa della distruzione dei documenti custoditi negli Archivi di Stato, Prefetture, Comuni e Archivi Giudiziari, imposta dai decreti regi emessi nel 1803 e 1855 dai re borbonici Ferdinando IV e Francesco II. L’archivio storico di Filippo Petrera ha permesso nel 2011 di pubblicare il libro dal titolo “Memorie dal fuoco. Il 1799 a Gioia”, inserito nei programmi del Comitato Pugliese per il 150° dell’Unità Nazionale.
Figli di Luciano Macario e Maria Antonietta Severo Vernice sono Maria Teresa Macario (1958) avvocato e Luigi Filippo Macario (1959) ingegnere (sposato con Lucia Pagano prof.ssa da cui due figlie Adriana [1993] e Maria Carla [1998] dott.ssa in biotecnologie). Luigi Filippo Macario è l’attuale proprietario, del Palazzo della famiglia materna Severo Vernice ora Macario in Giovinazzo (Ba), di cui sta completando un lungo e complesso intervento di restauro.

Il Palazzo, ubicato nel centro Storico di Giovinazzo, con affaccio sul mare accanto alla muraglia difensiva aragonese della fine del 1400 e alla Chiesa e all’ex complesso Conventuale di S. Giovanni Battista del X secolo, è stato ritenuto, da parte del Ministero dei Beni Culturali, di particolare interesse storico-artistico in quanto “costituisce per il tessuto architettonico e urbanistico di Giovinazzo, un rappresentativo esempio di antica dimora patrizia”; dal 1752 di proprietà della famiglia Severo Vernice (nobile famiglia oriunda di Rieti, trasferitasi sin dal 1490 nel regno di Napoli e stabilitasi permanentemente a Giovinazzo nel 1738), sin dalla fine del quattrocento apparteneva alla famiglia Chiurlia (appartenente alla più antica nobiltà barese con lontane origini nei tempi bizantini normanni, detta prima Kyri Elia, da cui l’attuale nome Chiurlia) trasferitasi poi a metà del settecento da Giovinazzo a Bari. Il palazzo si caratterizza per due singolari circostanze, la prima per essere rimasto da più di cinque secoli in mano a solo due famiglie, prima Chiurlia e poi Severo Vernice, senza essere come spesso succede frazionato e diviso in più unità immobiliari, con interventi che fatalmente stravolgono e mortificano l’originale impianto di una dimora nobiliare; la seconda, per consentire ancora oggi la lettura e la testimonianza nelle strutture e negli ambienti dei cinque secoli di storia. Ma il restauro in corso sta permettendo anche di evidenziare, una lunga storia ancora precedente al XV secolo, legata ad altre famiglie nobili di Giovinazzo come la Famiglia Framarino, quella De Procopiis e Falcone, e ancora prima sino al periodo romano, di cui si è avuta testimonianza con il ritrovamento nella torre (un tempo parte del Convento di San Giovanni Battista) della antica porta urbica della città e delle antiche mura difensive della città di Giovinazzo.
Il quarto e ultimo figlio di Antonio Macario è Francesco Macario (1896-1964) ingegnere sposato con Pia Piccioni-Covito, da cui Marilena (1927-2014) sposata con il Prof. Lorenzo Bonomo, Antonio (1925- ) medico ostetrico sposato con Rachele D’Ambrosio, da cui a sua volta tre figli, il primo Francesco (1960) prof. Univ. che sposa Isabella Macarini, il secondo Raffaele (1962) ingegnere (sposato con Alessandra Bolognese prof.ssa da cui due figlie Elena [1993] e Federica [1995]), il terzo Federico (1965) avvocato (sposato con Luisa Cantatore, da cui due figli, Gregorio [1994] e Stefano [1997]).
Delle quattro figlie di Antonio Macario, Grazia (1877-1948) sposò l’avv. Giacomo Borracci di Noicattaro, Rachele (1879-1954) sposò il Dott. Filippo Stangarone di Montrone, Anna (1882-1962) sposò l’avv. Domenico Suglia Passeri di Rutigliano, Cristina (1898-1969) sposò l’avv. Antonio Carbonara.

Aggiornamento della scheda “MACARIO FAMIGLIA” di “Puglia d’Oro” di Renato Angiolillo  Vol.  I 1° ed.  1936, Laterza & Polo pag. 27 e della ristampa dei tre volumi curata dalla Fondazione Carlo Valente onlus, edizione Giuseppe Laterza, Prima edizione Marzo 2008, Prima Ristampa Novembre 2018, pag. 43.. (Vedi volume storico)

POTREBBE INTERESSARTI