DE GIORGI ENNIO

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DE GIORGI ENNIO

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Lecce 8 febbraio 1928 – Pisa 25 ottobre 1996

Docente universitario ed accademico

Ennio De Giorgi nacque a Lecce il 18 febbraio 1928 da Stefania Scopinich, appartenente a una famiglia di navigatori croati di Lussino, e da Nicola De Giorgi, insegnante di lettere alle Scuole Magistrali di Lecce nonché apprezzato cultore di lingua araba, storia e geografia. Conseguita a Lecce la maturità classica nel 1946, si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria di Roma, ma l’anno successivo passò a Matematica, laureandosi nel 1950 con il Prof. Mauro Picone (1885-1977) con una tesi sulla teoria della misura.
Divenne presto borsista presso l’IAC (Istituto di Applicazioni al Calcolo) e, nel 1951, assistente di Picone. Nel 1958 vinse la cattedra di Analisi matematica bandita presso l’Università di Messina e nell’autunno del 1959 fu chiamato, su proposta di Alessandro Faedo (1913-2001), alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove rimase per tutta la vita insegnando Analisi matematica, algebrica e infinitesimale. Tutta la sua produzione scientifica è stata caratterizzata da idee innovative, che hanno portato contributi fondamentali nel campo delle equazioni alle derivate parziali, nella teoria geometrica della misura e soprattutto nel calcolo delle variazioni, senza trascurare i fondamenti della matematica e della logica.
Fra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, si ricordano: il Premio “Caccioppoli” assegnatogli nel 1960 dall’UMI (Unione Matematica Italiana), il Premio del Presidente della Repubblica Italiana nel 1973, la laurea honoris causa in Matematica conferitagli nel 1983 dalla Sorbona di Parigi, il Premio “Wolf” ricevuto dallo stato di Israele nel 1990 e la laurea in Filosofia, di cui andava particolarmente fiero, dell’Università di Lecce nel 1992.
De Giorgi è stato inoltre socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, dell’Accademia Pontaniana, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Lombardo, dell’Accademia Ligure e della Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 1995 è stato nominato Socio straniero dell’Accademia di Francia e dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti.
Il giovane studioso si impose presto alla comunità internazionale (1957), risolvendo il XIX problema di Hilbert: uno della famosa lista di 23 problemi che appunto David Hilbert (1862-1943), all’inizio del Novecento, dichiarò che avrebbero impegnato i matematici nel secolo a venire. Nello stesso anno dimostrava che soluzioni deboli di equazioni uniformemente ellittiche con i coefficienti solo limitati e misurabili sono holderiane e deduceva da ciò il carattere analitico delle soluzioni di certi problemi regolari di calcolo delle variazioni. Questo risultato, dimostrato indipendentemente nello stesso periodo anche da John Nash (1928) e noto ora come “teorema di De Giorgi-Nash”, è una pietra miliare nello studio di molti problemi non lineari.
Fra gli argomenti di studio in cui egli ha offerto importanti contributi, vi è lo sviluppo della teoria dei perimetri, nella quale ha generalizzato il concetto di area e perimetro, riuscendo a dimostrare la proprietà isoperimetrica della sfera; ha studiato il problema di Plateau, le equazioni alle derivate parziali e i fondamenti della convergenza, problemi asintotici nel calcolo delle variazioni, questioni sui fondamenti della matematica.
In particolare fu la teoria dei perimetri ad essere alla base di numerosi suoi lavori, fra i quali quello contenente la soluzione del XIX problema di Hilbert. De Giorgi presentò un teorema di esistenza del massimo e del minimo valore di una funzione reale definita sulla famiglia dei sottoinsiemi misurabili di un fissato insieme limitato dello spazio euclideo n-dimensionale, e aventi perimetro equilimitato. Tale nozione di perimetro era equivalente alla misura (n-1)-dimensionale della frontiera orientata, introdotta dal napoletano Renato Caccioppoli (1904-59) in precedenza. Il perimetro fu calcolato analiticamente, in modo originale ed estremamente efficace, mediante il prodotto di convoluzione della funzione caratteristica dell’insieme per la funzione gaussiana. Fu anche annunciata la validità della disuguaglianza isoperimetrica per ogni insieme misurabile secondo Hemi Léon Lebesgue (1875- 1941).
De Giorgi lavorò alla sua teoria dei perimetri percorrendo con sicurezza il cammino intravisto da Caccioppoli, senza tuttavia aver mai parlato con lui. Si avvaleva delle “note lincee” del matematico napoletano, che, molto probabilmente, Picone aveva sottoposto alla sua attenzione. In occasione di una conferenza che tenne a Roma nel 1953, Caccioppoli incontrò De Giorgi, il quale lo mise a conoscenza del proprio lavoro sulle frontiere orientate. L’incontro è stato ricordato da Edoardo Vesentini durante la commemorazione funebre per De Giorgi a Pisa: “Prima di toccare l’aspetto matematico dell’osservazione di De Giorgi, Caccioppoli citò una frase di André Gide: non c’è nulla di più barbaro di uno spirito puro. Poi, rivolto ad Ennio, aggiunse: mi sembra che lei sia un’eccezione”.
In seguito analizzò le proprietà geometriche delle frontiere degli insiemi di perimetro finito. Vi individuò una parte, che chiamò frontiera ridotta, supporto della misura gradiente della funzione caratteristica dell’insieme, sulla quale la variazione totale della misura stessa coincide con quella di Felix Hausdorff (1868-1942) (n-1)-dimensionale. De Giorgi provò altresì l’esistenza di un iperpiano tangente alla frontiera dell’insieme, in ogni punto della frontiera ridotta. Questi risultati, assolutamente non banali, avrebbero costituito il punto di partenza per lo studio della regolarità delle frontiere, quando queste sarebbero diventate soluzioni di opportuni problemi variazionali.
Negli ultimi anni De Giorgi rivolse la sua attenzione a questioni di logica matematica. Il suo punto di vista era originale e motivato da un profondo desiderio di avere una matematica in grado di descrivere il mondo reale. Nella sua visione, la matematica aveva infatti due caratteristiche parzialmente contraddittorie: l’una, quella di essere largamente influenzata da problemi suggeriti dalla fisica, dall’ingegneria e da altri campi del sapere. L’altra, fondamentale ma in certo senso pericolosa, quella di essere una scienza autoreferenziale, cioè quasi obbligata a studiare se stessa.
La matematica era per lui fondamento e universo di riferimento degli altri saperi: “Io credo che […] sia anche un problema culturale a cui dovrebbero essere interessati tutti gli studiosi di discipline scientifiche e umanistiche che si rendono conto dell’importanza delle relazioni che collegano la matematica agli altri rami del sapere […]. Per esempio penso che la matematica non serva tanto all’ingegnere, al fisico, all’economista come strumento per risolvere determinati problemi, ma serva piuttosto come quadro ideale fuori dal quale non sarebbe nemmeno possibile impostare bene molte questioni di ingegneria, fisica, economia ecc.”
Il suo approccio ai problemi era sempre originale. Enrico Bombieri ricorda: “Mi resi conto che De Giorgi letteralmente vedeva le funzioni di più variabili come oggetti geometrici nello spazio. Durante la sua spiegazione si aiutava con il movimento delle mani, come se toccasse un’invisibile superficie e indicando dove faceva le sue operazioni e trasformazioni, tagliando e spostando invisibili masse da una parte all’altra, appianando e riempiendo i picchi e valli di questa superficie […]. Era per me un modo inaspettato di fare l’analisi, una materia che usualmente richiede stime di natura assai fine, che il matematico normale vede più facilmente attraverso le formule che attraverso la geometria. Se lo studente, il professore, il collega non riusciva a seguire il suo pensiero, egli si scusava, come se fosse venuto a mancare ai suoi doveri di maestro, e, pazientemente, riprendeva il filo del discorso ripartendo da un livello più basso”.
Sin dall’esordio del periodo pisano, De Giorgi volle impegnarsi in varie attività di volontariato. Per moltissimi anni prese a cuore alcune famiglie indigenti della città, che andava spesso a visitare in compagnia dei suoi giovani allievi. Era molto generoso: la sua disponibilità era resa accettabile dal rispetto che egli mostrava istintivamente verso tutte le persone, quale che fosse la loro estrazione sociale o culturale.
Fra gli impegni sociali di De Giorgi, il più sentito fu indubbiamente quello per la difesa dei diritti umani. Il suo coinvolgimento, che si protrasse fino agli ultimissimi giorni della sua vita, iniziò verso il 1973, con la campagna in difesa del dissidente ucraino Leonid Plioutsch, rinchiuso in un manicomio di stato a Dniepropetrovsk. Grazie agli sforzi di molti scienziati di tutto il mondo, nel 1976 Plioutsch fu liberato. In Italia, De Giorgi riuscì a coinvolgere nella battaglia centinaia di persone di idee politiche diverse. In seguito continuò la sua opera in difesa di moltissimi perseguitati politici o religiosi, divenendo membro attivo di Amnesty International e fondatore del “Gruppo pisano” e cogliendo ogni occasione per illustrare e diffondere la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Questo testo era infatti da lui considerato un esempio di documento sapienziale: un testo i cui articoli stabiliscono le regole minime di convivenza umana affinché il pensiero scientifico possa svilupparsi coerentemente con i bisogni dell’umanità e con il desiderio di obiettività e di libertà che ogni scienziato (e, ancor prima, ogni uomo) sente dentro di sé.
La sua eccezionale creatività, che lo portò a fondare quasi dal nulla intere teorie, era intrinsecamente legata a profonde convinzioni religiose ed etiche, che orientavano la sua ricerca. La precisa coscienza del significato e dei limiti della propria ricerca gli consentiva talvolta di superare ostacoli in una certa teoria, introducendone un’altra più generale. Per lui generalizzare serviva a cogliere gli aspetti veramente essenziali di un problema. Da matematico, ammetteva facilmente che per studiare cose concrete bisogna passare attraverso la riflessione su concetti che sembrano superare completamente l’esperienza sensibile. Diceva che “tutto ciò che noi riusciamo a vedere nel finito ci appare incomprensibile e disarmonico, se non lo pensiamo come parte di un quadro più ampio di grandezza infinita. Il fatto che questo quadro infinito sia in gran parte sconosciuto non ci deve portare a negarne l’esistenza”. Il richiamo all’invisibile costituiva il fondamento della sua visione religiosa, che, secondo le sue stesse parole, “può dare senso anche al lavoro spicciolo dell’usuale ricerca matematica”.
La percezione di un orizzonte così vasto, non catturato dalla ragione, lo portò all’umiltà della docta ignorantia: “L’umiltà del serio ricercatore deve essere unita a una certa grandezza d’animo, alla gioia di contemplare i problemi più difficili sui quali da decenni o da secoli si affaticano i migliori studiosi, non escludendo l’eventualità che la Sapienza gli venga incontro in modo imprevedibile, con una coincidenza inattesa, con una intuizione felice, con un’osservazione fortunata”. La Sapienza di cui egli amava parlare è quella divina, della Bibbia, della quale egli si dichiarava “iinnamorato”.

Lucia Coniglio

Tratto da De Giorgi Ennio, la luce della sapienza, in “Scienziati di Puglia” (a cura di) Francesco Paolo De Ceglia, ADDA Editore, 2007 pagg. 581-583.

FAMOSO PER

Considerato come uno dei grandi matematici del Novecento, De Giorgi è ricordato sia per la sua abilità nel risolvere problemi sia per la sua capacità di proporre innovative teorie e congetture, anche in nuovi ambiti di ricerca. Questi ultimi, sinteticamente, sono stati la teoria geometrica della misura, il calcolo delle variazioni e la teoria delle equazioni alle derivate parziali. Alla fine degli anni Sessanta De Giorgi affrontò il tema del comportamento delle “superfici di area minima”, espressione introdotta da Giuseppe Luigi Lagrange nel 1762 per indicare superfici che rendono stazionaria l’area rispetto a variazioni della superficie stessa.

De Giorgi e i suoi allievi si interessarono ai problemi legati alla Γ-convergenza, un tipo di convergenza per funzionali (un funzionale è una funzione che ha altre funzioni come argomento); infine, a partire dalla metà degli anni Settanta, una parte notevole delle sue ricerche fu dedicata alla logica e alla teoria dei fondamenti.

Ennio De Giorgi è entrato nella stretta cerchia dei più grandi matematici di tutti i tempi, grazie alla sua capacità di fornire, nel 1957, il tassello mancante alla risoluzione completa del XIX problema di Hilbert: «Le soluzioni dei problemi regolari del calcolo delle variazioni sono sempre necessariamente delle funzioni analitiche?». Il risultato al quesito è oggi comunemente chiamato “Teorema di De Giorgi-Nash”, perché dimostrato dal matematico italiano alcuni mesi prima di John Nash, premio Nobel per l’economia nel 1994: le tecniche da lui introdotte per risolvere questo problema sono diventate uno strumento fondamentale di lavoro nella teoria delle equazioni alle derivate parziali.
Già nel 1955, durante una passeggiata sulle Dolomiti con il professor Guido Stampacchia, De Giorgi si lasciò catturare dal suggerimento di risolvere il celebre enigma matematico, applicandovi degli studi da lui condotti in precedenza: in meno di due mesi riuscì a trovare la soluzione e la presentò inizialmente al Convegno di Matematica di Pavia, senza tuttavia ottenere troppo clamore. Nash, intanto, lavorava allo stesso problema, spinto da Louis Nirenberg: fece pubblicare la sua soluzione solo nel 1958, quando era già passato un anno dall’annuncio ufficiale di De Giorgi, in un convegno all’Accademia delle Scienze di Torino.

De Giorgi è noto anche per alcune riflessioni sulla propria attività: per lo studioso la matematica “esplora” una regione dai confini per certi versi indeterminati, che sta a cavallo tra l’universo degli oggetti visibili e quello degli oggetti invisibili; quindi cerca, in una certa misura, di riconoscere un’armonia tra questi oggetti. In pratica la matematica è una scienza che si diletta a ritrovare un ordine nel mondo. Partendo da questo assioma De Giorgi indaga sul proprio lavoro, ponendo l’accento sul contrasto fra il punto di vista “realistico” e quello “nominalistico”, secondo il quale tutte le entità studiate dalla disciplina sono “puri nomi”, e interrogandosi sull’eterno dilemma tra scoperta e invenzione. Infine De Giorgi nei suoi ragionamenti guarda oltre i fondamenti della matematica, come le varie teorie degli insiemi, che da sole – secondo lo studioso – non riescono a sintetizzare la complessità del mondo reale.

A partire dal 1966, Ennio De Giorgi ha dato testimonianza del suo impegno umanitario, accettando di tenere corsi di Analisi Matematica presso l’Università dell’Asmara, per un mese l’anno. Appena di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, in cui era stato ospitato, con ogni onore, da prestigiose Università come New York, Stanford e Berkeley, non esitò a recarsi in Africa per insegnare i fondamenti della matematica a studenti che vivevano in una condizione di disagio.

Ha contribuito allo sviluppo di Amnesty International in Italia, istituendo la sezione pisana della stessa Associazione.

L’Università del Salento di Lecce ha intitolato a Ennio De Giorgi il Dipartimento di Matematica e Fisica.

Nel 2001 gli è stato intitolato il Centro di Ricerca Matematica Ennio De Giorgi, fondato dalle tre istituzioni universitarie di Pisa: l’Università, la Scuola di Studi Superiori Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore. Tra le finalità del Centro vi è quella di ospitare ricercatori italiani e stranieri, per stimolare la collaborazione e lo scambio di idee, anche in ambiti interdisciplinari. Inoltre questa istituzione organizza periodi di ricerca su aree di particolare importanza, riguardanti sia la matematica pura sia discipline come fisica, biologia, finanza ed economia, fornendo anche l’ambiente ideale per la formazione di studiosi provenienti da Paesi in via di sviluppo. Il Centro promuove il lavoro in ambito interdisciplinare, favorendo la creazione di nuclei di ricerca nelle aree della matematica e delle sue applicazioni alle scienze naturali e sociali, come pure delle sue applicazioni in campo industriale e tecnologico: a tale scopo ogni anno sono banditi diversi assegni di ricerca per gli studiosi.

Dal 2011 il Premio “Ennio De Giorgi” è assegnato a un cultore di Analisi matematica di nazionalità italiana che non abbia superato i 45 anni. Collaborano al riconoscimento diverse istituzioni: il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento, il Centro di Ricerca Matematica “Ennio De Giorgi” della Scuola Normale Superiore di Pisa, il Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa e l’Accademia Pontaniana di Napoli.

Vincenzo Camaggio

DICONO DI LUI

«Un collega mi parlò di uno studente eccezionale, Ennio De Giorgi: appreso al primo anno il concetto di integrale di una funzione continua, durante le vacanze aveva riempito un suo quaderno di appunti, che portò a esaminare al suo professore. Questi rimase strabigliato: Ennio aveva ritrovato da solo l’integrale di Lebesgue, scoperto da Lebesgue nel 1902, cioè due secoli dopo l’introduzione dell’integrale di una funzione continua».
«Un giorno Ennio, sapendo che io stavo per partire per Mosca mi affidò un pacco da consegnare a un professore che risiedeva lì. Poiché, data la mia carica, era poco probabile che il mio bagaglio fosse controllato alla frontiera, arrivai indenne a Mosca, ma non mi riuscì di rintracciare il destinatario. Qualche sera dopo, invitato a cena dell’Ambasciatore d’Italia, lo pregai di aiutarmi. Egli mi disse che era prudente controllare cosa contenesse questo pacco e lo aprimmo; erano tutti opuscoli propagandistici dell’organizzazione pacifistica di Ennio, Amnesty International. L’Ambasciatore mi disse che, se alla frontiera mi avessero trovato quelle pubblicazioni, sarei stato immediatamente arrestato, perché in Unione Sovietica erano considerate contrarie al regime imperante. Riuscii, però, a convincerlo di rintracciare il destinatario e di fargli avere il suo pacco, assicurandogli che l’autore, Ennio De Giorgi, non era un violento rivoluzionario ma un fermo credente nella pace universale e in un’umanità migliore. Rientrato in Italia, dissi a Ennio del pericolo che mi aveva fatto correre: mi rispose che era molto importante che quei documenti giungessero nell’Unione Sovietica e che era sicuro che io avrei saputo difendermi».

Alessandro Faedo, matematico e uomo politico.
«La Scuola Normale, diretta da Gilberto Bernardini, richiamava un numero significativo di studenti dotati e ambiziosi. Uno dei maggiori poli di attrazione era rappresentato da De Giorgi che raccoglieva intorno a sé, in un cenacolo aperto alla discussione e a un confronto continuo, giovani matematici affascinati da quella mescolanza inseparabile fra didattica e ricerca che era il modo che Ennio aveva di fare matematica. La matematica di De Giorgi».
Mario Miranda, già ordinario di Analisi matematica all’Università di Trento.

«Ha raggiunto la vetta prima di me».

John F. Nash, matematico e premio Nobel per l’Economia nel 1994, commentando la celebre disputa sul XIX problema di Hilbert.

SCRITTI

Alcune applicazioni al calcolo delle variazioni di una teoria della misura k-dimensionale, Atti del V Congresso U.M.I., Pavia-Torino 1955, Roma 1956.

Convergenza degli integrali dell’energia per operatori ellittici del secondo ordine [con Sergio Spagnolo], in “Bollettino dell’U.M.I.”, n. 8, pp. 391-411.

Frontiere orientate di misura minima e questioni collegate [con Ferruccio Colombini e Livio Piccinini], Pubblicazioni della Classe di Scienze della Scuola Normale Superiore, Pisa, 1972.

Lezioni di analisi superiore [con Aldo Ghizzetti], Libreria Eredi Virgilio Veschi, Roma, 1960.

Lezioni di complementi di matematica del Prof. Aldo Ghizzetti, raccolte dal Prof. Ennio De Giorgi, tenute alla Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Roma nell’A.A. 1956-57, Istituto Superiore delle Poste e delle Telecomunicazioni, Roma, 1957.

Lezioni di istituzioni di matematica, Vol. 1, Libreria Editrice Universitaria, Ferrara, 1971.

Minimal cones and the Bernstein problem [con E. Bombieri e E. Giusti] in “Invent. Math.”, 7 (1969), pp. 243-268.

Note e memorie lincee [a cura di G. Moscariello e C. Sbordone], Giannini Editore, Napoli, 2016
Su un tipo di convergenza variazionale [con Tullio Franzoni], in “Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali”, n. 58, pp. 842-850.

Sull’analiticità delle estremali degli integrali multipli, in “Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali”, 1956, n. 20, pp. 438-441.

Sulla differenziabilità e l’analiticità delle estremali degli integrali multipli regolari, in “Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino, Classe di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali”, 3 (1957) 3, pp. 25-43.

Un esempio di non-unicità della soluzione di un problema di Cauchy, relativo ad un’equazione differenziale lineare di tipo parabolico, in “Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei, matematica e applicazioni” n. 14, pp. 382-387.

Una proposta di teorie di base dei Fondamenti della Matematica [con M. Forti e G. Lenzi], in “Rendiconti Matematici dell’Accademia dei Lincei”, serie 9, 5 (1994), pp.11-22 e117-28;6 (1995), pp. 79-92.

FONTI BIOGRAFICHE

Anche la scienza ha bisogno di sognare, Bassani F., Marino A., Sbordane C. (a cura di), Ed. Plus, Pisa 2001.

Come Ennio De Giorgi giunse alla Scuola Normale Superiore, Faedo Alessandro, “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, Classe di Scienze Vol. XXV (1997), pp.433-434.

De Giorgi Ennio, Enrico Moriconi, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, Treccani (2014).

Dossier dedicato a De Giorgi a cura di A. Guerraggio, in “Lettera matematica pristem”, 1998, n. 27-28.

Ennio De Giorgi, L. Ambrosio, G. Dal Maso, M. Forti, M. Mirando, S. Spagnolo, “Bollettino dell’Unione Matematica Italiana”, 8 (1999) 2-B, pp.1- 31.

Ennio De Giorgi, Bombieri E, “Rend. Suppi. Acc. Lincei”, s. 9, v. 8 (1997), pp.105-14.

Ennio De Giorgi (1928-1996), Jacques-Louis Lions, Francois Murat, in “Notices of the American Mathematical Society (AMS)”, 44 (9) (1997) pp. 1095-1096.

Ennio De Giorgi: anche la scienza ha bisogno di sognare. Gli orizzonti scientifici e spirituali di un grande matematico, a cura di F. Bassani, A. Marino e C. Sbordone, Pisa 2001.

Ennio De Giorgi. Hanno detto di lui… , De Cecco G. e Rosato M. L., “Quaderni di matematica del Dipartimento di Matematica dell’Università di Lecce”, Del Grifo, Lecce 2004.

Ennio De Giorgi. Selected papers, a cura di L. Ambrosio, G. Dal Maso, M. Forti, M. Miranda e S. Spagnolo, Berlin-Heidelberg-New York 2006.

Ennio De Giorgi tra scienza e fede, Atti del Seminario di studio, Lecce 6 dicembre 2006, a cura di D. Pallara, M. Spedicato, Galatina 2007.

Figli del Salento: La genialità ed attualità di Ennio De Giorgi, Giorgio Mantovano, Corriere Salentino, 2019.

I geni rovinati dalla stessa idea, Gabriele Beccaria, da “La Stampa – TuttoScienze”, 25 luglio 2007.

La geniale purezza di De Giorgi, Santino Cundari, “Mate”, n. 1, maggio 2016.

Riflessioni su matematica e sapienza, Marino A. e Sbordone C. (a cura di), “Quaderni dell’Accademia Pontaniana”, Accademia Pontaniana, Napoli 1996.

Scripta volant, verba manent. Ennio de Giorgi matematico e filosofo, L. Ambrosio, M. Forti, A. Marino e S. Spagnolo, a cura di V. Letta, Pisa 2008.

Selected Papers of Ennio De Giorgi, a cura di Luigi Ambrosio, Gianni Dal Maso, Marco Forti, Mario Miranda, Sergio Spagnolo, Springer-Verlag, Berlin & Heidelberg (De), 2006.

Uno spirito puro. Ennio De Giorgi, genio della matematica, Andrea Parlangeli, Milella, Lecce, 2015.

Ennio De Giorgi Il matematico al servizio della Sapienza 1928-1996 di Sandra Lucente in Mezzogiorno di scienza-Ritratti d’autore di grandi scienziati del Sud a cura di Pietro Greco, edizioni Dedalo. 2020

V.C.

In suo ricordo

Il Centro di Ricerca Matematica Ennio De Giorgi è stato istituito alla fine del 2001 come sede della Scuola Normale Superiore, con carattere di polo interuniversitario, dalle tre istituzioni universitarie di Pisa: l’Università di Pisa, la Scuola di Studi Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore.

Obiettivi del Centro

Il Centro intende:

  • riunire ricercatori italiani e stranieri, sia junior che senior, con l’idea di favorire la collaborazione e lo scambio di idee, producendo ricercatori specializzati in attività interdisciplinari,
  • organizzare periodi di diversi mesi durante i quali ci si concentrerà su un’area di ricerca di particolare rilevanza, comprese la matematica pura, le applicazioni nelle scienze naturali e sociali, ad esempio la fisica, la biologia, la finanza e l’economia. Questi periodi di specializzazione riuniranno scienziati italiani e stranieri e forniranno anche un ambiente per la formazione di ricercatori provenienti da paesi in via di sviluppo,
  • promuovere nuove idee e ricerche alle frontiere degli studi interdisciplinari,
  • promuovere la formazione di nuclei di ricerca collaborativa tra i presenti,
  • far progredire aree particolari della matematica, la loro applicazione alle scienze naturali e sociali e la loro applicazione a problemi nell’arena industriale e tecnologica.

Il Centro intende inoltre contribuire alla “formazione matematica culturale” degli insegnanti e del pubblico; infatti, mentre per secoli una certa familiarità con la matematica è stata considerata come una parte indispensabile del bagaglio intellettuale di ogni persona colta, oggigiorno, quando la matematica pervade sia la scienza che la tecnologia più che mai, la sua diffusione presso il pubblico è rimasta indietro.

Il Centro prende il nome da Ennio De Giorgi, che fu una delle figure di spicco del rinascimento della matematica a Pisa nella seconda metà del secolo scorso. Ennio De Giorgiè stato uno dei grandi matematici del secolo scorso. Nato a Lecce nel 1928, si trasferisce a Roma dove consegue la laurea in matematica. In tenera età vince un concorso per una cattedra di matematica e, dopo un breve soggiorno a Messina, viene chiamato alla Scuola Normale nel 1959. Rimane a Pisa fino alla morte, il 25 ottobre 1996. De Giorgi lascia un profondo impronta sulla matematica contemporanea, in molti dei suoi aspetti: nei problemi che ha risolto, nelle teorie che ha elaborato e nel gran numero di studenti che ha avviato nella ricerca. È noto per aver risolto uno dei problemi formulati da David Hilbert all’inizio del Novecento; per i suoi contributi alla teoria delle superfici minime, e per aver sviluppato, negli anni ’70, una teoria molto innovativa della “Gamma convergence”,

Il Centro fa parte dell’ERCOM (European Research Centers on Mathematics) dal 2003 e ha stabilito accordi di collaborazione accademica con diverse prestigiose istituzioni. Dal 2012 il Centro è anche membro della European Mathematical Society.

I GENI ROVINATI DALLA STESSA IDEA

https://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Interventi/Articoli/GeniRovinati/GeniRovinati.htm

La storia. Ennio De Giorgi risolse per primo un celebre enigma matematico, battendo il futuro Nobel John Nash. Ma il provincialismo dell’accademia italiana gli impedì di conquistare la celebrità. In un libro la sua avventura.
Gabriele Beccaria, LA STAMPA, TuttoScienze, 25 luglio 2007

Cervelli a confronto: John Nash (a destra) e Ennio De Giorgi (a sinistra), il Genio Star e il Genio IgnoratoPossono due geni coetanei avere la stessa idea quasi negli stessi momenti senza sospettare uno dell’altro e poi incontrarsi di sfuggita, due sole volte, e non riuscire a raccontarsi con le parole dei mortali le labirintiche equazioni che li hanno uniti per sempre nell’Olimpo dei matematici?
Certo che è possibile. A Trento c’è un professore di analisi che un giorno si è seduto in mezzo a loro e ha conosciuto due tipi che, per noi che sudiamo a controllare lo scontrino della spesa, sono alieni. Si chiama Mario Miranda e la strana coppia John F. Nash e Ennio De Giorgi, vale a dire il Genio Star e il Genio Ignorato.
Il primo genio, a 79 anni, si gode la doppia condizione di celebrità sia tra i colleghi sia tra la gente e il suo maggiore dispiacere è che il film «A Beautiful Mind» non l’abbia fatto diventare ricco come chi l’ha impersonato, l’ex gladiatore Russell Crowe. Il secondo genio è morto nel ‘96 e, sebbene venerato dagli allievi della Scuola Normale Superiore di Pisa (uno è proprio Miranda) e osannato da ogni rappresentante della bizzarra comunità dei matematici, resta un Signor Nessuno tra le tribù che memorizzano voracemente nomi di veline, calciatori, cantanti.
Adesso un libro («Ennio De Giorgi matematico e filosofo», scritto da Luigi Ambrosio, Marco Forti, Antonio Marino e Sergio Spagnolo per le Edizioni ETS e in libreria in autunno) e un video del surreale incontro di 11 anni fa (curato da Miranda e a cui, al momento, pochi fortunati hanno avuto accesso) potrebbero incrinare il silenzio. E’ lo stesso che ha a lungo incapsulato De Giorgi e Nash e le loro esistenze curiosamente parallele: impregnava l’atmosfera della stanza a Pisa, dove, disteso a letto, uno produceva formule senza mai toccare un pezzo di carta, carta e imprigionava la mente schizofrenica dell’altro, alla deriva tra la clinica psichiatrica e Princeton.
E anche nello storico giorno del marzo ‘96 l’incantesimo del silenzio funzionò perversamente. Miranda lo ricorda così: «Ormai nel nostro mondo erano considerati due grandi e non si guardarono quasi». Nei 60 minuti del video non si trova un istante in cui Ennio e John incrocino gli sguardi e abbozzino la conversazione che avrebbe fatto la felicità effimera dei reporter e quella di lunga durata degli storici. Sembrano svagati, mentre si lasciano interrogare da una micro-audience di prof e studenti, eppure due frasi quasi identiche (e sibilline) rivelano l’alchimia che un quarantennio prima li aveva condotti alla stessa avventura intellettuale. «E’ pericoloso non andare a fondo delle cose», disse Nash. «E’ sbagliato parlare solo quando si sa già il risultato», disse De Giorgi.
Ancora peggio era andata la prima volta, nel 1964: all’elitario «Courant Institute» di New York De Giorgi, ospite speciale, abbozzò qualche parola in inglese per arrendersi subito alla lingua madre, mentre Nash si confuse tra il pubblico e, vittima della malattia, probabilmente non riuscì a decifrare la natura della strana presenza: l’italiano era quello che – pensava lui – gli aveva impedito di vincere il Nobel dei matematici, la Medaglia Fields, o un se stesso proveniente da un’altra dimensione?
L’interrogativo lo sciolse nel 1994, quando alla consegna del Nobel per l’economia (in ballo c’erano studi diversi, vale a dire la Teoria dei Giochi) onorò De Giorgi a modo suo, con l’ennesima frase per iniziati: «Ha raggiunto la vetta prima di me». Era vero, anche se si era straziato prima di ammetterlo. De Giorgi l’aveva battuto sul tempo nel 1955. Durante una passeggiata sulle Dolomiti con un altro prof, Guido Stampacchia, si lasciò catturare dal suggerimento del maestro di risolvere un celebre enigma matematico, il «XIX problema di Hilbert». In meno di due mesi agguantò la soluzione che beffava tutti da mezzo secolo e la presentò al Convegno di Matematica di Pavia. Incredibilmente, con scarso successo (si era di nuovo materializzato l’incantesimo del silenzio).
Nash, intanto, senza immaginare che cosa avvenisse in Italia lavorava allo stesso problema, spinto anche lui da un maestro, che si chiamava Louis Nirenberg, e fece pubblicare la sua soluzione solo nel 1958. Era passato un anno dall’annuncio ufficiale di De Giorgi, concessogli finalmente a un incolore convegno all’Accademia delle Scienze di Torino ma il ritardo era stato fatale.
Per l’uno e anche per l’altro. L’incantesimo maligno, che continuava a tenerli reciprocamente all’oscuro, era stato alimentato dall’ignoranza dell’inglese di De Giorgi e da mediocri rivalità accademiche italiane e nell’era pre-Internet era frequente che gli studiosi dei numeri vivessero una condizione da navigatori solitari.
Così una sfasatura temporale fece saltare l’appuntamento con la storia. «Nash avrebbe vinto il Nobel con equazioni di tutt’altro tipo e De Giorgi il Premio Wolf inventando formule ancora diverse», spiega Miranda, ma, se il primo spezzò l’incantesimo, il secondo non se ne liberò mai del tutto. A unirli c’è però una creatura bifronte battezzata Teorema De Giorgi-Nash: delinea percorsi differenti (equazioni ellittiche ed equazioni paraboliche), che magicamente conducono allo stesso risultato, come gli sguardi stralunati di Ennio e John nel giorno del ‘96. Poi, quando chiedete a un matematico come Ambrosio, vi dirà che tra le due soluzioni l’autostrada è quella creata da De Giorgi, con immense applicazioni che si cominciano ad apprezzare solo nel XXI secolo: dovremmo ricordarcene mentre si fanno funzionare i supercomputer per interpretare lo scioglimento dei ghiacciai.

Gabriele Beccaria

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