BUTTIGLIONE ROCCO

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BUTTIGLIONE ROCCO

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Gallipoli 6 giugno 1948

Professore di Filosofia nell’Istituto di Filosofia Edith Stein di Granada ed in altre Università italiane ed estere, europeista esponente del Movimento di Comunione e Liberazione, europarlamentare, ministro degli Affari europei e ministro della Cultura

Rocco Buttiglione è nato a Gallipoli il 6 giugno 1948. Ha studiato Giurisprudenza presso le università di Torino e Roma, dove si è laureato nel 1970 con una tesi in Storia delle Dottrine Politiche (sotto la guida di Augusto Del Noce, di cui, poi è stato assistente e amico per venti anni) .
Rocco Buttiglione – Professore di Filosofia nell’Istituto di Filosofia Edith Stein di Granada, nella Internationale Akademie fur Philosophie im Furstentum Liechtenstein (sicuramente la più incisiva del Suo impegno accademico) – nella Università Cattolica di Lublino (Laurea honoris causa 1994), nella Università di Mendoza (nomina onoraria) – ha insegnato presso le Università degli studi di Roma (La Sapienza) e di San Pio V.
I suoi interessi, a partire dal 1978, si sono concentrati sulla cultura polacca e sul personalismo filosofico della Scuola di Lublino e, soprattutto, su quello di Karol Wojtila .
In tale periodo ha scritto diversi libri che chiariscono le distinzioni tra marxismo e dottrina cristiana .
Allievo di Augusto Del Noce – professore di Filosofia della Politica, presso l’Università della Sapienza di Roma – Rocco Buttiglione, molto presente negli ambienti accademici, non solo italiani, certamente, più conosciuto e citato nel resto d’Europa, negli Stati Uniti ed in America Latina, è annoverato tra i principali esponenti del Movimento di Comunione e Liberazione, non solo per aver collaborato, attivamente, al settimanale “Il Sabato”, ma anche quale protagonista delle principali iniziative pubbliche del Movimento realizzate negli anni settanta: dal Convegno “Nelle università italiane per la liberazione” svoltosi il 31 marzo 1973, al Palalido di Milano, presente l’onorevole Aldo Moro interessato a conoscere Comunione e Liberazione, alla Giornata di studio “Per una scuola libera popolare e democratica” tenutosi, a Rimini, nell’agosto 1975, al Congresso fondativo del “Movimento Popolare”, svoltosi il 21 dicembre 1975 al Teatro Nuovo di Milano, ove Rocco Buttiglione, allora docente di filosofia politica all’Università di Urbino, tenne la Relazione centrale.
In tale contesto maturò in molti l’idea di un Rocco Buttiglione da prestare alla politica. E tanto perché si avvertiva la necessità di imprimere un forte rinnovamento a quell’area politica, da sempre rappresentata dalla Democrazia Cristiana, da traghettare in un partito che guardasse più a Kohl che ad Andreotti. Del resto, tale disegno emerge in molti degli scritti di Buttiglione e trova conferma in altre sue pubblicazioni .
Un disegno ostacolato da molti – nei diversi contesti successivi alla caduta del Muro di Berlino ed alla crisi della Prima Repubblica – ma non abbandonato da quanti pensano, ancora, all’ancoraggio di un “centro popolare” alla CDU tedesca, per superare la lunga transizione italiana (caratterizzata da inequivocabili posizioni populiste e localiste) e porre le basi per la elaborazione di una “Visione Paese”.
C’è un filo blu che emerge dall’impegno in politica di Rocco Buttiglione, un percorso che conferma il prestito dello stesso alla politica.
Al di là della coerenza ai valori cristiani – sempre utilizzata per strumentalizzazioni che, nel tempo, hanno segnalato, nell’ambito delle Istituzioni Europee, un “pluralismo imperfetto” (chiusura, a priori, ad una visione cristiana della vita)– si coglie, in Buttiglione, il Suo impegno per favorire, da un lato, la creazione di un’area quale sbocco per i post-comunisti e, dall’altro, quello di ancorare il mondo culturale “cristiano e moderato”, come si è detto, alla CDU tedesca. Non solo. Emerge, anche, una intensa attività rivolta alla creazione di fondazioni culturali da impegnare nella formazione di nuove classi dirigenti. Se vogliamo un preciso disegno per assicurare “nuovo vino in botti nuove”. Le cose, purtroppo, nonostante gli sforzi profusi, non sono andate così
Del resto, in una recente intervista, lo stesso Buttiglione segnala quale fallimento più grande del Suo impegno non quello di vedere respinta la Sua candidatura quale Commissario europeo ma, di “non aver lasciato alle nuove generazioni un partito democratico e cristiano che fosse tanto distante dalla DC italiana quanto vicino alla CDU di Kohl”.
Chiamato in politica da Mino Martinazzoli, ha operato fino alla dissoluzione della DC, dopo Tangentopoli, cercando, in tale contesto, di creare le condizioni per una nuova stagione dello Scudo Crociato. Disegno ostacolato molto spesso da contesti politici imprevedibili e da visioni opposte (come quella di creare un’area aperta ad ex democristiani ed ai post-comunisti) o, ancora, da posizioni ambigue come quella di Berlusconi che – ottenuto l’ingresso di Forza Italia nel PPE – si è impegnato più nel rafforzare F. I. che nel rinnovare una DC in cui far confluire Forza Italia (superando precise intese definite con i suoi interlocutori del PPE).
Rocco Buttiglione, Deputato al Parlamento dal 1994, è stato Ministro per gli Affari Europei (2001-2005), Ministro della Cultura (2005) e Vice Presidente della Camera dei Deputati (fino al 2013).
La Sua attività istituzionale, senza ombra di dubbio, è stata rivolta al raggiungimento di obiettivi capaci di rafforzare la trasparenza nella Pubblica amministrazione ed il peso dell’Italia nei processi decisionali europei (quale grande paese dell’Unione) attraverso la riforma che ha regolamentato la partecipazione dell’Italia alle istituzioni comunitarie, rendendo incisiva la propria presenza al Consiglio dei Ministri che è il vero perno del potere dell’Unione.
E tanto attraverso la Istituzione del CIACE (Comitato Interministeriale Affari Comunitari Europei) che ha recuperato una visione programmatica nella preparazione dei dossier e nella definizione delle priorità, in vista dei tavoli negoziali europei nei quali si difendono gli interessi nazionali.
Si deve, anche, a Rocco Buttiglione una particolare azione a sostegno del programma URBAN per il risanamento ed il rilancio dei centri storici delle città (anche attraverso la istituzione di una unità di missione ad hoc) ed, ancora, l’accordo tra Italia e Albania (nato da una piena intesa con il Ministro Maroni) che ha permesso l’integrazione di 440.000 albanesi che “oggi vivono, lavorano e fanno il loro bene e quello del nostro Paese”.
Certamente incisivo il suo impegno politico – da Segretario del PPI (nel 1994) a quella di fondatore, nel 1995, del CDU (Cristiani Democratici Uniti) ad ispiratore, unitamente a Francesco Cossiga, di una nuova formazione politica che prese la denominazione di “Unione democratica per la Repubblica” (1998) nella quale confluì il CDU (che assicurò l’appoggio (ottobre 1998) al Governo di Centro-sinistra guidata da Massimo D’Alema) – non ha lasciato nulla di intentato per sostenere l’appartenenza all’Europa ed ai suoi valori e la piena adesione al Patto Atlantico.
Da non sottovalutare, ancora – esaurita l’esperienza di Presidente dell’esecutivo nazionale dell’UDR, (1999) – l’impegno di Rocco Buttiglione nella ricostituzione del CDU, di cui assunse nuovamente il ruolo di Segretario, ricollocando tale formazione politica (nel luglio successivo) nello schieramento di centrodestra, ed, infine, il sostegno, nel maggio 2001, (sempre nell’ambito della coalizione di centrodestra), alla formazione di una lista unica con il CCD, (denominata “Biancofiore”) che ottenne, alla Camera, il 3,2% dei voti (quota proporzionale).
Se vogliamo, l’impegno politico e l’attività Istituzionale di Rocco Buttiglione sono due facce della stessa medaglia. Certamente funzionali ad una presenza tutta immaginata al raggiungimento di due obiettivi di alto profilo, ad un progetto che non è “la storia di un grande fallimento”, come sostiene lo stesso Rocco Buttiglione, ma il tentativo di rilanciare, da un lato, l’Italia, assicurando la stabilizzazione di un sistema democratico vero, autentico e, dall’altro, di ancorare l’Europa ai suoi valori fondativi, alla sua cultura.
Questo il programma sul quale si è speso Rocco Buttiglione. Un impegno nato nel contesto politico-culturale, a cavallo degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, segnati dalla eredità di Aldo Moro (che si proponeva di rinnovare di rinnovare la D.C. per costruire la Democrazia dell’alternanza attraverso “la terza fase” immaginata dallo stesso) e dal crollo del comunismo (con il superamento della divisione dell’Europa nei due blocchi decisi a Yalta), che portò Giovanni Paolo II° alla stesura della enciclica “Centesimus Annus” (1991) che assicurò un profondo aggiornamento della dottrina sociale della Chiesa, ponendola alla avanguardia della riflessione economica e sociale per una “grande alleanza tra libertà del mercato e solidarietà”.
In tale contesto (la caduta del comunismo, la nascita delle nuove democrazie post-comuniste, il Trattato di Maastricht, l’allargamento dell’Unione Europea….) in molti hanno sperato in una Costituzione Europea che consacrasse i valori fondativi dell’Europa per rilanciare la stessa, per un nuovo inizio. Rocco Buttiglione, membro della Convenzione che ha scritto la Costituzione propose, nel corso dei lavori della Convenzione, la formula “Le radici ebraico/cristiane e greco/romane dell’Europa insieme alla grande lezione dell’illuminismo”. Non se ne fece nulla. L’Europa non ha, ancora, una Costituzione.
L’Italia è, ancora, alla ricerca di una democrazia autentica e l’Europa non riesce a costruire una visione condivisa e di grande respiro!

La variegata esperienza di Rocco Buttiglione e le diverse formazioni politiche che ha guidato, segnalano il Suo tentativo di sostenere, sempre, quel progetto politico imperniato su i due obiettivi cui si è fatto riferimento.
La partita è, ancora, aperta!
Rocco Buttiglione è ritornato ai Suoi studi, alle frequentazioni legate al contesto accademico da cui proveniva, ma, ancora oggi, è presente tra quanti non rinunciano all’Italia di Aldo Moro ed all’Europa dei Suoi fondatori .

Mario de Donatis

 

1- Il Pensiero dell’uomo che divenne Giovanni Paolo II (1998).
2- La crisi dell’economia marxista e gli inizi della Scuola di Francoforte, L’uomo ed il lavoro, Riflessioni sull’Enciclica “Laborem exerceus” (1982).
3- Augusto del Noce – Biografia di un pensiero (1981)

4- L’uomo e il Lavoro (1985), L’uomo e la famiglia (1991)
5- Il Problema politico dei cattolici, dottrina sociale e modernità (1993); Valori e riforme per una politica di centro (1996)
6- Molto probabilmente la ricerca di un Bipolarismo (lontano dalla cultura politica italiana), ha ostacolato il disegno di Rocco Buttiglione favorendo soluzioni che hanno portato Forza Italia ad essere in una posizione di egemonia nell’ambito di centro-destra ed il PD (con le note articolazioni interne tra ex) ad essere il punto di riferimento centrale del centro-sinistra.
7- Ci si riferisce ala candidatura alla Commissione europea (1994) respinta dal Parlamento Europeo a causa di posizioni ritenute eccessivamente conservatrici, nell’ambito dell’orientamento sessuale (incidente, peraltro, creato da una stampa ostile che ha malriportato le affermazioni di Buttiglione).

8- Al di là del suo rammarico per non essere riuscito a lasciare ai giovani in eredità una formazione politica in grado di concorrere ad assicurare un reale pluralismo culturale e politico, c’è da dire che nei documenti delle formazioni politiche in cui ha svolto un ruolo significativo (Segretario del PPI ecc…) c’è sempre traccia della sua formazione umana e culturale che ha favorito la ricerca di utili percorsi per consolidare la cosiddetta “Società Partecipativa” e le criticità nella costruzione della stessa partendo dai “sottorappresentati”. Centrali in questo percorso culturale la persona (e il suo scambio organico con l’ambiente) ed il lavoro umano.

9- In una recente intervista, Rocco Buttiglione ha spiegato l’operazione concordata con Cossiga che portò l’Unione Democratica per la Repubblica ad appoggiare il Governo D’Alema, nel 1998. “era una questione di carattere mondiale. . C’era la guerra in Kosovo, senza l’Italia la missione Nato sarebbe stata più complicata. Era in gioco l’adesione al Patto Atlantico

10- Aldo Moro, pensava che la democrazia italiana fosse una democrazia incompiuta perché mancava ad essa la possibilità della alternanza e con larga parte delle classi popolari, rappresentate dal Partito Comunista, di fatto escluse dalla possibilità di governare. Dopo la scelta democratica che segna la prima fase della democrazia italiana, dopo l’allargamento della base sociale ed ideale della democrazia segnata dal centro/sinistra, la terza fase della democrazia italiana richiedeva che i comunisti andassero al governo in condizioni di sicurezza democratica, cioè dopo avere rotto con l’Unione Sovietica ed avere rinunciato alla dittatura del proletariato. Questo avrebbe dovuto essere preparato da una fase (breve) di governo congiunto per definire insieme le regole della democrazia dell’alternanza e legittimare pienamente i comunisti al governo agli occhi degli alleati occidentali. Questa era la terza fase della Democrazia italiana. In questa fase la DC era chiamata a svolgere, per un periodo, il ruolo di forza di opposizione ed a rinnovare se stessa diventando, da partito dello Stato e del clientelism,o partito di proposta laica della dottrina sociale cristiana e partito di ideali.

11- Ha partecipato attivamente ai lavori del Congresso di Bucarest del PPE (2012) ed alla stesura della Carta programmatica del Partito Popolare Europeo, unitamente a Wilfried Martens, che conferma il riferimento fondante dell’immagine cristiana della persona umana e respinge il tentativo di distacco dalla Sua radice cristiana.

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