POTÌ ROBERTO

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POTÌ ROBERTO

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Lecce 16 luglio 1951

Laureato in ingegneria nucleare presso il Politecnico di Torino nel 1975, ottiene il diploma di specializzazione post-laurea “G. Agnelli” in ingegneria nucleare nel 1976; dopo diverse esperienze in Italia ed all’estero, dal 2001 in Edison è stato direttore responsabile del settore Institutionale & Regulatory /Affarires/Power International.

Nato a Lecce il 16 luglio 1951, si è laureato in ingegneria nucleare presso il Politecnico di Torino nel 1975 e ha ottenuto il diploma di specializzazione post-laurea “G. Agnelli” in ingegneria nucleare nel 1976. Nello stesso anno ha iniziato la sua attività professionale nel settore nucleare come Project Manager presso Ansaldo Meccanico Nucleare e General Electric, passando poi al settore Internazionale in qualità di Direttore Generale di Ansaldo do Brasil ed infine al settore dell’impiantistica in qualità di Direttore Commerciale della Ansaldo Aerimpianti.

Dal 1990 al 2001 ha ricoperto incarichi di vertice in società italiane ed estere operanti nel settore energetico e ambientale.

In Edison dal 2001, è stato direttore responsabile del settore Institutional & Regulatory Affairs/Power International.

Attualmente, come Senior Advisor, ricopre le cariche in alcuni Board di Società controllate nel Gruppo Edison e di Associazioni di Categoria di interesse del Gruppo.

ECONOMIA E FINANZA

https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/2009/7/6/gas-poti-edison-ecco-il-ruolo dell-italia-nella-partita-dei-gasdotti/29464/

GAS/ Potì (Edison): ecco il ruolo dell’Italia nella partita dei gasdotti

Pubblicazione: 06.07.2009 – int. Roberto Potì

La partita dell’energia, e in particolare quella dei grandi gasdotti che portano il gas dalla Russia verso l’Europa, coinvolge enormi interessi. ROBERTO POTÌ (Edison) spiega lo scenario strategico degli approvvigionamenti nel prossimo futuro e il ruolo dell’Italia nell’area mediterranea

 

Qual è il ruolo dell’Italia nella grande partita dei gasdotti continentali? Roberto Potì, direttore centrale Internazionale, Fonti rinnovabili e Progetti speciali di Edison, spiega a ilsussidiario.net lo scenario strategico degli approvvigionamenti di gas nel prossimo futuro. Abbiamo una certezza: l’Europa avrà bisogno di più gas ma la Russia ne esporterà di meno. Ecco perché al nostro paese servono, dice Potì, approvvigionamenti aggiuntivi senza dipendere dalla Russia. La risposta italiana si chiama Adriatic LNG, Galsi, ITGI. Con la possibilità di giocare un ruolo pivot nell’area mediterranea.

Ingegner Potì, qual è lo scenario nel quale si collocano le scelte strategiche di Edison per quanto riguarda gli investimenti nel settore del gas?

Il primo dato certo è che l’Europa avrà bisogno di più import. A fronte di una crescita nel fabbisogno la fornitura addizionale può venire da Russia e Nord Africa o da altri Paesi dell’Area Caucasica. Ma è impensabile che la Russia da sola possa fornire i miliardi di metri cubi richiesti.

 

Quali sono le vostre previsioni per quanto riguarda il fabbisogno di gas naturale nei prossimi anni?

Nel 2007 l’Europa ha consumato circa 560 miliardi di metri cubi, 300 di produzione europea e 260 importati. Ebbene, nel 2020 la produzione europea scenderà a 250 miliardi di mc, un calo dovuto ad una gestione più oculata dei pozzi che sono in Norvegia ed alla riduzione della produzione in Gran Bretagna, mentre la domanda aumenterà, passando da 560 a 650-700 miliardi di mc. Questo differenziale dipende anche dalla scelta del governo tedesco di attuare o meno il programma di chiusura delle centrali nucleari con 40 anni di esercizio.

 

Perché prevede una limitazione delle forniture russe come quello che ha citato?

Perché Gazprom ha altre opzioni di export diverse dall’Europa: su tutte Cina e India. Saremmo ben contenti se la Russia mantenesse l’attuale livello di export e i gasdotti North Stream e South Stream servono più a mantenere sicure le rotte che ad aumentare l’import europeo. Se dei previsti 150 miliardi di mc di fabbisogno aggiuntivo la Russia può darne solo una parte, allora almeno 20 miliardi devono venire o dal Nordafrica o dal Qatar, come per esempio avverrà attraverso il rigassificatore di Adriatic LNG (la joint venture fra Edison, Exxon Mobil e Qatar Terminal, ndr.) o dal Caucaso anche attraversando il Caspio.

 

È in questo quadro di approvvigionamento strategico che si inseriscono le tre infrastrutture nelle quali Edison è partner?

Sì: il gas che alimenta il terminale di Adriatic LNG proviene dai campi del Qatar; Galsi, con gas di provenienza algerina, aumenterà la possibilità di import dal Nordafrica e infine il terzo progetto, ITGI, di interconnessione Turchia Grecia Italia, porterà il gas azero dal Caspio.

 

A che punto è il progetto Galsi?

È già nella fase di ingegneria di dettaglio. L’iter autorizzativo dovrebbe concludersi a fine 2009, inizio 2010. In base all’accordo sottoscritto con Snam Rete Gas, a Galsi compete lo sviluppo del progetto completo e la costruzione del gasdotto dall’Algeria alla Sardegna, Snam si occuperà della tratta interna alla Sardegna e di quella dalla Sardegna alla Toscana. Avrà una capacità di 8 miliardi di mc e il primo gas arriverà a fine 2013.

 

E per quanto riguarda LNG e il metanodotto ITGI?

Il terminale dell’alto Adriatico è attualmente in fase di collaudo. Prevediamo l’operatività completa entro il 2009. ITGI invece è sfasato temporalmente rispetto a Galsi perché il gas del Caspio sarà disponibile solo dal 2015-2016, però l’ingegneria preliminare è stata terminata e la società mista Igi Poseidon con il partner greco Depa è stata costituita. Abbiamo ottenuto dalla commissione europea e dal governo italiano il diritto di trasporto del gas per Edison e Depa. Resta da chiudere il contratto di fornitura con chi ci darà il gas in quell’area, definire i contratti di trasporto e avviare l’investimento.

 

Come si collocano queste politiche di approvvigionamento e di investimento sullo sfondo dei grandi gasdotti che provengono dalla Russia, North Stream, South Stream in particolare?

È importante avere nuovi approvvigionamenti aggiuntivi senza dipendere dalla Russia. Il North Stream porta il gas in Europa centrale, il South Stream va in Europa centrale per i due terzi della capacità, mentre un terzo andrebbe a sud con un percorso abbastanza simile all’ITGI. È un progetto che richiede molto più tempo, perché attraversare tutto il Mar Nero a profondità notevoli e passare dalle acque di interesse ucraino implica ancora tanti passi da fare e coinvolge interessi enormi.

 

Progetti che in ogni caso non possono non misurarsi con le strategie di Gazprom: le «altre opzioni» di cui parlava all’inizio…

Come ho accennato, Gazprom guarda con interesse anche ad altri mercati più vicini, in forte espansione. Se in Italia ed Europa i consumi crescono dell’1,5%, in Cina e India aumentano tra il 4 e il 6% l’anno. E molti paesi della rete Gazprom, come Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan dai quali oggi viene il gas che arriva in Europa, stanno facendo in proprio gasdotti verso India e Cina. Quindi avere approvvigionamenti alternativi è una scelta necessaria oltre che lungimirante.

 

L’Italia è un paese con una forte dipendenza dal gas come fonte energetica. Serve un mix più equilibrato?

Senz’altro. Già anni fa, in tempi non “sospetti”, abbiamo cominciato a pensare a questi gasdotti anche in previsione di scenari diversi. Se guardiamo già oggi in prospettiva al 2030 o al 2040 è facile capire che non possiamo rimanere legati unicamente al gas, perché occorre mettere in conto una diminuzione nella produzione, non solo in Europa ma a livello mondiale, ed una ridistribuzione degli approvvigionamenti dovuta al mutato scenario geopolitico.

 

A questo si aggiunge il fenomeno di “nazionalizzazione” delle risorse in chiave strategica…

Sì. Mentre in passato le riserve erano in mano alle multinazionali che mettevano il gas sul mercato quando esso lo richiedeva, oggi i paesi produttori – non solo quelli mediorientali, ma anche la Norvegia per esempio – hanno fatto piani a lungo termine in modo da far durare le proprie riserve di gas il più a lungo possibile. E non è detto che intendano esportare nei tempi che sarebbero a noi più congeniali.

 

Ci sono interessi dell’Italia che non coincidono in tutto con quelli dell’Unione europea?

Come è noto la Francia ha sempre svolto una politica attiva verso il Mediterraneo. Avevamo grandi aspettative per il periodo di presidenza francese dell’Ue, ma purtroppo la presidenza Sarkozy è coincisa con la crisi finanziaria mondiale e quindi molti piani sono stati rimandati. In effetti l’Europa è in ritardo nei rapporti col sud del Mediterraneo e in questo l’Italia può giocare un ruolo importante, valorizzando un suo ruolo di pivot nell’area che le è storicamente peculiare.

 

Cosa pensa del “rinascimento nucleare” italiano?

Sono totalmente favorevole ad un ritorno al nucleare. Oggi siamo per l’80% dipendenti da fonti di importazione. Sarebbe un grosso risultato arrivare a quel 20-25% di energia nucleare, rimanendo dipendenti per il 50% da fonti fossili di importazione e per il 20-25% da fonti rinnovabili. D’altra parte, occorre tener presente che il ricorso all’atomo potrà avere una qualche incidenza sui consumi italiani dopo il 2020.

 

A suo avviso cosa manca, oggi, alla nostra politica energetica?

Un piano energetico nazionale sarebbe senz’altro utile al paese. Da quando non c’è più l’operatore unico, è venuto meno anche il piano nazionale e sono proliferati i piani regionali, che difettano però di una visione strategica complessiva e sono incompatibili con l’elaborazione di uno scenario di lungo termine. Senza contare che un piano nazionale aiuterebbe enormemente le imprese a indirizzare i propri investimenti.

Profilo istituzionale di Galsi Spa

Creata nel 2003 come società di studio, Galsi è oggi società di sviluppo, realizzazione e gestione del nuovo

gasdotto che collegherà l’Algeria alla Sardegna e alla Toscana attraverso un percorso lungo 850 km, di cui circa 600 offshore.

Al progetto Galsi partecipa una compagine di primarie aziende internazionali e nazionali del mercato energetico con grande esperienza nel settore: Sonatrach (41,6%), Edison (20,8%), Enel (15,6%) e Gruppo Hera (10,4%). A queste si unisce la Regione Sardegna attraverso la finanziaria Sfirs (11,6%).

In virtù di un accordo siglato il 30 novembre del 2008 il progetto Galsi vede inoltre la collaborazione di Snam Rete Gas, il più importante operatore nel trasporto di gas naturale in Italia. Secondo i termini dell’accordo Galsi provvederà allo sviluppo dell’ingegneria e all’ottenimento delle principali autorizzazioni, ottenute le quali Snam Rete Gas diverrà titolare, realizzerà e gestirà il tratto di rete nazionale del metanodotto. Galsi S.p.A. rimarrà titolare, realizzerà e gestirà la parte Internazionale.

 

La missione di Galsi

La missione di Galsi è fornire una nuova fonte di approvvigionamento di gas naturale al mercato italiano ed

europeo con l’obiettivo di contribuire al progresso economico ed al benessere della comunità garantendo una sicurezza di approvvigionamento energetico.

 

Descrizione del progetto

Il progetto Galsi prevede una stazione di compressione nel Golfo di Annaba, una sezione internazionale via mare, dalla costa algerina fino al sud della Sardegna (Porto Botte), una sezione italiana che comprende il tratto a terra di attraversamento della Sardegna fino alla zona di Olbia, dove è prevista una seconda stazione di compressione, ed un ultimo tratto a mare fino alla costa toscana (Piombino). Da qui il metanodotto si collega alla rete nazionale di trasporto.

La capacità di trasporto iniziale del Galsi sarà pari a 8 miliardi di metri cubi l’anno e l’entrata in operatività è prevista per il 2012.

Raggiungendo la profondità massima di 2824 m nel tratto Algeria e Sardegna il Galsi sarà il gasdotto più profondo mai realizzato. Per portare a compimento questa impegnativa opera Galsi si avvale di un team internazionale di tecnici e di esperti con la massima esperienza nella progettazione di gasdotti marini, impiegando le tecnologie più avanzate e affidandosi a partner tecnici di riconosciuto prestigio internazionale per garantire il massimo rispetto dell’ambiente e delle norme di sicurezza.

 

Massima attenzione all’ambiente

Galsi è molto sensibile alla salvaguardia dell’ambiente e si è impegnata fin dalla fase di progettazione per

individuare le soluzioni più idonee a minimizzare le interferenze tra l’infrastruttura e l’ambiente circostante e garantirne una convivenza armonica. Dal 2004 Galsi con il supporto di società specializzate, istituti di ricerca, consulenti e professionisti del settore conduce approfonditi studi ambientali che comprendono oltre allo studio di impatto ambientale dell’infrastruttura, analisi geomorfologiche e geotecniche dei fondali marini, indagini subacquee, studi archeologici sul tracciato sottomarino e terrestre per registrarne le peculiarità ed individuare le migliori misure di mitigazione per operare nel massimo rispetto dell’ecosistema.

Liberi di innovare liberi di scegliere – Intervista Roberto Potì – YouTube

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Liberi di innovare liberi di scegliere – Intervista Roberto Potì. 189 views189 views. Jan 8, 2016. 0. Dislike. Share. Save. Edison Channel. Edison Channel.

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NUCLEARE: POTI’ (EDISON), È SCELTA INEVITABILE

Milano, 8 lug. (Adnkronos) – “Il nucleare non è una scelta ideologica: per una utility è un rischio finanziario, ma è anche l’ultima chance e una scelta inevitabile con le attuali condizioni di mercato”. Lo ha detto Roberto Potì, direttore dello Sviluppo di Edison, nel corso del suo intervento a un convegno sul nucleare, tenutosi oggi a Milano. “Il nucleare non è ancora nel business plan di Edison -ha continuato- ma lo stiamo studiando”. Potì ha spiegato che Edison “sarebbe disponibile a investire nella costruzione di centrali di ultima generazione” nell’ambito di un programma di rilancio del nucleare in Italia.

Quanto alla possibilità di realizzare consorzi di imprese per la costruzione degli impianti, il direttore dello Sviluppo di Edison ha spiegato che “bisogna aspettare e vedere come si configurerà il mercato. Prima bisogna capire il quadro in cui ci si potrà muovere”. Quanto ai legami con la francese Edf, azionista di peso nella società di Foro Bonaparte, Potì ha spiegato che “è naturale utilizzare questo rapporto per il know how nel nucleare. Se veramente il piano nucleare italiano partirà, Edf sarà ben contenta di dare un supporto a Edison”.

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