SAPONARO MICHELE

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SAPONARO MICHELE

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San Cesario di Lecce 1885 – Milano 1959

Narratore e saggista particolarmente noto per una serie di fortunate biografie (Vita amorosa ed eroica di U. Foscolo, 1938; Carducci, 1940; Leopardi, 1941; Mazzini, 1943-44; Michelangelo, 1947), nelle quali riuscì a mantenersi fedele alla verità storica, pur non rinunciando a un originale accento narrativo e romanzesco. Fu anche autore di novelle autobiografiche (Rosolacci, 1912) e di romanzi di tradizione veristica (Peccato, 1919, forse la sua prova migliore).

Autore di successo, le sue cose sono stampate presso Mondadori, Treves, Garzanti, Ceschina, Cappelli, etc. Le sue giovanili frequentazioni e le dimore di bibliotecario lo avevano portato tra Napoli e Catania, a contatto, nei primi anni del Novecento, con ambienti in cui era ancora viva la suggestione e la presenza dei grandi protagonisti della stagione verista, Verga, Capuana, De Roberto, che Saponaro conobbe, frequentò con ammirazione e dai quali rimase influenzata la sua scrittura.

Le prime raccolte di racconti, Le novelle del verde, 1908; Rosolacci, 1912; e più ancora il romanzo Peccato (Milano, Vitagliano, 1919), che si ebbe buone recensioni, lo vedono allineato nella schiera dei post-naturalisti che al modello di Verga avevano saputo intrecciare suggestioni provenienti dal D’Annunzio non solo abruzzese, ma anche del romanzo passionale e mondano.

In Saponaro, però, quel naturalismo d’impostazione, e perfino un solidarismo umanitario che partecipava in ugual misura del giovanile socialismo e della religiosità cristiana che poi sarà degli anni maturi, si stemperavano in una disposizione idillica, in una vocazione a cogliere e a rappresentare cose quasi con nostalgia, figure, atmosfere della sua provincia, in una prosa solida, nitida, pulita, appena soffusa di una lieve nebbia di crepuscolare malinconia. Una delle sue prove migliori è certamente il romanzo Adolescenza; 1924, giustamente ristampato di recente, nelle cui trepide rappresentazioni di paesaggi interiori — dell’anima, si direbbe, più che di terre definite — meglio sembra esprimersi la vena dello scrittore, in più libera capacità d’invenzione formale, in più felice equilibrio tra dato reale e sentimento di esso.

Già prima Saponaro aveva fornito prove mature: le novelle di Casa senza sole (1920, Milano, Vitagliano); di Le mie cinque fidanzate, 1922, Milano, Mondadori); i romanzi Fiorella, 1920; Nostra madre, 1921; e poi, negli anni milanesi, divenuto ormai scrittore noto e di larga considerazione, presente nelle terze pagine dei giornali autorevoli e nelle riviste di buona tiratura, ancora novelle (Zia Matilde; Avventure provinciali, Milano, Mondadori, 1932); La città felice, 1934; e romanzi (Un uomo. L’adolescenza, 1924; Un uomo. La giovinezza, ivi, 1927; Io e mia moglie, ivi, 1929; Paolo e Francesca, ivi, 1930; Bionda Maria, ivi, 1936; Il cerchio magico, ivi, 1939; Il romanzo di Bettina, ivi, 1959, etc.): una produzione decorosa e di piacevole lettura, per la quale esisteva evidentemente un pubblico nell’Italia autarchica e provinciale degli anni ’30; ad essa si può solo imputare l’anacronismo non solo nei confronti delle grandi correnti della narrativa europea e americana contemporanee, ma anche del rinnovamento che in quegli anni i più avvertiti dei nostri narratori venivano determinando.

Né sarà necessario fare i nomi di Moravia, di Vittorini, di Alvaro, di Gadda, senza dire di Pirandello e di Svevo.

Saponaro, che fu anche autore di teatro con drammi di letteraria fattura (Andromaca, 1955; Antigone, 1955); poeta di versi, raccolti nel volume postumo Poesie, 1963; autore di una autobiografia (Diario di M.S., Milano, Ceschina, 1962); avrebbe raccolto il successo di pubblico maggiore con una fortunata serie di biografie (Vita amorosa ed eroica di Ugo Foscolo, 1938 e 1942; Carducci, 1940 e 1947; Leopardi, ivi, 1941 e 1958; Michelangelo, ivi, 1947 e 1955, pubblicati tutti presso Garzanti di Milano; Gesù, Milano, Mondadori, 1949; Il sole di Carducci, 1957: alcune delle quali di notevole fattura, misuratamente romanzate, ideali letture per un pubblico che amava accostarsi ai grandi autori del passato volendovi trovare anche quegli elementi e vicende drammatiche che generalmente s’immagina s’accompagnino alle tensioni dell’arte o del pensiero.

Recentemente è stato ristampato il romanzo Adolescenza, Galatina, Congedo, 1983, con un saggio introduttivo di M. Tonno, Un carducciano del Sud. che riporta anche una utile bibliografia delle opere e della critica.

SAPONARO, Michele in “Enciclopedia Italiana” (treccani.it)

di Emilio Cecchi – Enciclopedia Italiana (1936)

SAPONARO, Michele

Romanziere, nato a San Cesario di Lecce il 2 gennaio 1885. Gli diede notorietà un romanzo, Il peccato (1919); uscito dopo una raccolta di novelle, nelle quali, come in altre successive, la sua arte ha forse un riflesso più scialbo. In modi proprî, il S. si riallaccia alla tradizione regionale del Verga, del D’Annunzio e della Deledda. La materia, le figure son tratte dalla provincia; non agli effetti d’una mera descrittività, ma a studiarne e ritrarne contrasti e reazioni sullo sfondo d’una vita e d’interessi più vasti. Fosse interamente riuscito il S. in tale assunto, il suo contributo al nuovo romanzo italiano sarebbe invalutabile. Più spesso, rimane sopra un piano idillico, elegiaco; la sua scrittura è particolarmente adatta a placide rappresentazioni d’ambienti, paesi, cacce, opere agresti, che egli conosce a fondo; e tali disposizioni ci spiegano anche il minor successo nella novella che, per la sua brevità, richiede intrecci e movimenti rapidi e risentiti. Con tutto ciò, il S. ha compiuto e compie opera notevole senza sforzare il tono e guastare la sincerità degli affetti, e nella copiosa produzione serbando dignità di dettato.

Testimoniano della sua attività i romanzi: La vigilia (1914), Il peccato (1919), Fiorella (1920) Nostra Madre (1921), L’adolescenza (1925), La giovinezza (1927), La Bella risvegliata (1928), Io e mia moglie (1929), La città felice (1934), ecc., e alcuni volumi di novelle: InquietudiniErba tra i sassi, ecc.; tutti editi da Mondadori, Milano.

Bibl.: L. Ambrosini, in Stampa, 30 ott. 1919; E. Donadoni, in Azione, Genova, 28 nov. 1919; C. Pellizzi, Lettere ital. del nostro secolo, Milano 1929; G. A. Borgese, Tempo d’edificare, Milano 1926.

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