TRIDENTE NICOLA

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TRIDENTE NICOLA

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L’uomo, l’economista.

Si laurea nel 1922 a Bari in Scienze Economiche e Commerciali con il massimo dei voti
Allievo prediletto del prof. Nicola Garrone, uno dei fondatori della disciplina della Tecnica Commerciale e Bancaria, autore della poderosa opera “La scienza del Commercio”, anche lui barese chiamato a coprire la cattedra all’Università “La Sapienza” di Roma, dal febbraio 1928 è assistente alla cattedra di Tecnica Mercantile Industriale e Bancaria della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari, per diventarne Professore incaricato nel 1931. Nel maggio 1934 ottiene la libera docenza in Tecnica Commerciale e Industriale e nel maggio 1942 vince il concorso a cattedra diventando professore ordinario nel 1945
La brillante carriera universitaria è accompagnata da una instancabile presenza e azione nel mondo produttivo e dei servizi commerciali. Già da studente universitario si occupa della esportazione di prodotti agricoli e della importazione di prodotti coloniali per conto di una azienda barese, di cui nel 1923, a soli ventiquattro anni, assume la carica di procuratore.
Nel 1926 promuove l’organizzazione del Mercato dei Prodotti del Suolo di Bari e dell’Ufficio di Controllo per l’esportazione delle mandorle. Dal 1935 è direttore del Mercato dei Prodotti del Suolo di Bari e della deputazione di Borsa, organismo di assistenza economica del commercio pugliese di esportazione.
Dal 1938 al 1940 è consulente dell’Istituto Nazionale per il Commercio. Numerosi, in quegli anni, gli incarichi presso enti ed aziende. Sciolto nell’autunno 1943 il Mercato dei Prodotti del Suolo, nell’aprile 1944 riorganizza il gruppo pugliese degli esportatori di mandorle portando a termine importanti affari e collabora alla ricostruzione del Mercato dei Prodotti del Suolo, che diventa Borsa Merci.
Nel gennaio 1949 è nominato Presidente della Fiera del Levante, in un momento difficile per problemi finanziari connessi alla sua ricostruzione postbellica. Sotto la sua guida la Fiera del Levante non solo viene ricostruita, ma diventa strumento fondamentale per lo sviluppo della nostra regione e luogo di dibattito economico di riconosciuta importanza internazionale.
Successivamente è componente del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Puglia e della Consulta Tecnica della Banca Nazionale del Lavoro; direttore di “Civiltà degli Scambi”, la rivista della Fiera e della Camera di Commercio di Bari; consigliere delegato e poi Presidente della Gazzetta del Mezzogiorno; componente del Comitato Consultivo per le Coltivazioni e dell’Ente Pugliese di Irrigazione; vice Presidente della Cassa per il Mezzogiorno; consigliere della Sezione Speciale della Riforma Fondiaria; consigliere di Amministrazione della Società Pugliese di Elettricità; vice Presidente dell’I.S.V.E.I.M.E.R.; consigliere del Banco di Napoli; consigliere di Amministrazione delle Assicurazioni Generali di Trieste; nel triennio 1958-60 membro del Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro.PUBBLICAZIONI PIU’ SIGNIFICATIVE
Numerose le pubblicazioni del prof. Nicola Tridente, alcune delle quali di rilevante importanza scientifica, tra cui, molto nota, “La concentrazione bancaria dalla prima guerra mondiale ai nostri giorni”, che, per l’attualità del tema ha avuto una ristampa anastatica della 3a edizione nel 1997 con una presentazione dell’allora Direttore Generale della Banca d’Italia, dott. Vincenzo Desario. La prima monografia del prof. Tridente è incentrata su “Il commercio delle mandorle” in cui individua nella California il riferimento con le prime applicazioni delle tecniche di marketing, la meccanizzazione della lavorazione, ecc. .La seconda monografia riguarda “Le vendite di merci all’asta” con lo studio delle più avanzate e grandi aste internazionali e il confronto con le Borse merci delle quali mette in evidenza la funzione di copertura, e non speculativa, del mercato a termine.
Altro lavoro di grande spessore riguarda “I grandi Magazzini” in cui evidenzia come dallo sviluppo della produzione industriale di massa e in serie nascono nuove forme distributive che superano il tradizionale grossista. Egli analizza con puntualità le varie tipologie (Grandi Magazzini a reparto, Supermercati, cash & carry, ecc.). Formativo di varie generazioni di studenti è il Corso di tecnica commerciale (poi aggiornato dal prof. Vito Stasolla) in cui sono fornite le nozioni di base sulla contrattualistica, sui mercati, sui trasporti, sulle operazioni doganali e di commercio estero, sempre con una visione che abbraccia l’ottica internazionale.
“Le imprese cementiere” è una monografia in cui il Prof. Tridente, essendosi abbinato l’insegnamento della Tecnica industriale a quella commerciale, descrive le problematiche del processo di produzione nel settore esaminato, e si sofferma a individuare varie configurazioni di costo (dal costo primo al costo complessivo sino al costo economico-tecnico).
Il Prof. Tridente lucidamente ripercorre il collegamento che si viene a realizzare tra grande industria – grandi banche – grande distribuzione.
“La concentrazione bancaria”, il testo molto noto già segnalato nelle note biografiche, delinea gli effetti della crisi che portò alla legge bancaria del 1936, segnala gli aspetti positivi specie in una prima fase per la presenza di ditte individuali o piccole società di persone, ne esamina il processo anche nei principali Paesi esteri (USA, Germania Gran Bretagna, Francia), evidenzia anche i rischi di burocratizzazione e di perdita del radicamento territoriale che lamentiamo ora quando il fenomeno genera colossi di dimensioni ragguardevoli.
L’illustre Autore segnala il rischio che, sebbene le economie di scala siano significative, tuttavia una struttura concentrata allenta la concorrenza e può creare rischi di stabilità sistemica se le grandi banche, frutto della concentrazione, entrano in difficoltà con conseguenti robuste iniezioni di liquidità pubblica (vedi USA, Gran Bretagna, Francia, ecc.) perché “too big to fail”, come è accaduto nella recente crisi.
Emerge, in conclusione, una visione globale già dalle prime pubblicazioni che lo rendono precursore del marketing e di altre tematiche caratterizzanti le discipline di insegnamento.
Ha auspicato, dopo aver collaborato all’impianto della Cassa del Mezzogiorno, dell’I.S.V.E.I.M.E.R., ecc. e prendendo spunto dall’esperienza vissuta nel mondo aziendale e professionale, uno sviluppo imprenditoriale nel territorio tale da garantire una solida redditività, investendo nel progresso tecnologico e guardando ai mercati esteri, a cominciare dall’area mediterranea. E’ significativo ancora oggi il suo sprone alla gente meridionale a prendere iniziative, nell’assumere anche una posizione di rischio sia nell’agricoltura come nell’industria e forse, se oggi fosse tra noi, avrebbe sicuramente aggiunto il turismo.
Con riferimento alla crisi attuale, alla caduta del PIL e alle polemiche sulle altre misure del benessere tornano profetiche le affermazioni del prof. Tridente: “Oggi, se di benessere dobbiamo parlare, non possiamo che pensare ad un benessere per tutti senza gelosie e senza egoismi, orientandoci dietro quella spinta sociale che va seguita e controllata, senza disprezzo delle leggi di una economia sociale di mercato, nella quale la privata iniziativa può solo trovare il migliore ambiente per il bene di tutti”.

RICONOSCIMENTI

Nel 1957 è nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Numerosi anche i riconoscimenti e le onorificenze degli stati esteri, per la sua competenza e il suo impegno, tra cui la nomina a Cavaliere della Legione d’Onore Francese. Nel giugno 1962 viene eletto dalle Facoltà di Economia e Commercio italiane membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.
La sua prematura scomparsa fa perdere a Bari un instancabile promotore e artefice del suo sviluppo insieme a quello dell’intero Mezzogiorno e getta nello sconforto numerose realtà economiche ed accademiche a lui vicine. La sala principale della Fiera viene subito dedicata alla sua memoria così come di lì a poco l’allora prestigioso Istituto Professionale per i Servizi Commerciali “Gimma”.

Mario Scicutella

Settembre 29, 2014 Antonio Bonatesta

L’ente Fiera del Levante tra Europa, Mezzogiorno e Mediterraneo dal secondo dopoguerra agli anni ’60

Negli ultimi anni la storiografia ha concentrato con maggiore insistenza la propria attenzione sul rapporto tra processo di integrazione europea e processo di decolonizzazione, «prodotti gemelli della fine dell’eurocentrismo». Contributi recenti hanno ricostruito le politiche comunitarie verso i paesi in via di sviluppo e indagato l’influenza esercitata dalle relazioni tra Nord e Sud del mondo sull’integrazione economica e politica in Europa.
Obiettivo di questo lavoro è quello di avviare una prima riflessione sulle implicazioni indotte dell’emergere di economie ex coloniali sulla costruzione europea, considerata tuttavia nella sua dimensione regionale. Prendendo le mosse dall’esigenza di guardare alla vicenda europea a partire dalle sue articolazioni territoriali, nella duplice direzione delle ripercussioni prodotte dall’integrazione comunitaria sullo sviluppo regionale e del protagonismo delle territorialità nello spazio europeo, si è scelto di porre in evidenza il caso della Fiera del Levante di Bari.
L’interesse per la Campionaria pugliese deriva dalla sua funzione di organismo di promozione economica e commerciale che, a partire dal Secondo dopoguerra, è andato promuovendo specifiche strategie di sviluppo regionale in relazione alle dinamiche politiche e ai processi economici internazionali. In particolare, si è tentato di mettere in evidenza come, tra anni Cinquanta e Sessanta, gli ambienti camerali, gli intellettuali e la borghesia economica pugliese raccolti attorno all’ente Fiera, abbiano prodotto una specifica rappresentazione dello sviluppo della regione esposta a una tensione divaricante tra la prospettiva di una liberalizzazione degli scambi su vasta scala e quella di un’integrazione economica europea.
La scelta tra queste due opzioni, del resto, era tutt’altro che neutrale rispetto al modello economico pugliese e alla possibilità di conservare e consolidare rapporti commerciali con le prossimità regionali del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente. In questo senso, nell’arco dei due decenni presi in considerazione e delle due presidenze di Nicola Tridente (1949-1963) e di Vittorio Triggiani (1963-1976), la Fiera perveniva all’elaborazione di una specifica indicazione di sviluppo per la Puglia, quale realtà periferica continentale in grado, tuttavia, di esprimere una sua intrinseca centralità e capacità di mediazione tra Europa, Mezzogiorno e Mediterraneo.
La costruzione del Mercato comune e la sua forza di attrazione sull’economia pugliese avrebbero progressivamente indebolito questa visione di mediazione economica e culturale ridimensionandone il respiro strategico a favore di un nuovo interesse delle classi dirigenti verso le politiche di intervento promosse dall’emergente politica regionale comunitaria.(….)
L’analisi del gruppo dirigente della Fiera era destinata non solo a confrontarsi con le spinte prodotte da consistenti settori della Democrazia cristiana per l’innesco, attraverso la dislocazione dei grandi complessi di base, dell’industrializzazione pesante in Puglia, ma anche a produrre uno specifico movente europeista. Le manifestazioni di consenso verso la costruzione comunitaria, per gli uomini di Tridente, erano frutto di un necessario momento di sintesi tra un retroterra federalista mai sopito e l’aspirazione squisitamente liberoscambista a fare della Puglia e del Mezzogiorno d’Italia un “ponte” naturale tra Europa e Mediterraneo.
Questo spingeva il gruppo dirigente della Fiera e i settori politici a esso più prossimi a muoversi di volta in volta tra manifestazioni di consenso verso le dinamiche impresse dal Mercato comune, di favore verso rapporti commerciali su ampia scala e, infine, di pressione verso le prime ipotesi di allargamento della Comunità. Se da una parte, come chiariva ancora Tridente, era necessario un «rafforzamento politico del potere comunitario che rappresenti qualcosa di più dell’addizione dei sei Stati nazionali, di più alto dell’Europa delle Patrie», dall’altra la costruzione europea doveva muovere «in una prospettiva storica di […] espansione regionale della Comunità», cosa che non avrebbe non potuto «giovare al nostro Mezzogiorno, il quale continua a sollecitare, nello spirito delle autonomie locali di domani, una progressiva instaurazione per la libertà di circolazione per persone, servizi, capitali e prodotti, una politica monetaria comune».
Gli ultimi anni della presidenza di Nicola Tridente alla Fiera del Levante, segnarono con chiarezza questa prospettiva. Il 26 maggio 1961, quattro anni dopo la sua ultima apparizione in Puglia, l’ambasciatore britannico in Italia, Ashley Clarke, tornava a visitare la Camera di Commercio di Bari, su invito della redazione di “Civiltà degli Scambi”. In quell’occasione, Clarke aveva avuto modo di auspicare una ripresa del dialogo tra i paesi dell’Efta e quelli della Comunità economica europea. Pur ammettendo che il Mezzogiorno avesse diritto «ad una certa assistenza per lo sviluppo dagli organi creati in seno al Mercato Comune», l’ambasciatore faceva leva sulla funzione di assorbimento del mercato inglese per i prodotti agricoli delle province meridionali, sostenendo che «la cosa più importante di tutte è senza dubbio che, fra il Mezzogiorno e gli altri Paesi dell’Europa occidentale, compreso il mio, dovremmo cercare di sfruttare congiuntamente e reciprocamente le risorse che sono già a nostra disposizione». Qualche mese più tardi, agli inizi di ottobre del 1961, la Fiera del Levante ospitava il commissario Robert Lemaignen, affrontando il tema della politica della Cee per i paesi d’oltremare in un convegno che avrebbe segnato le linee fondamentali nei successivi rapporti di associazione tra la Comunità e i paesi africani usciti dal regime coloniale.

“Il commissario europeo per i paesi e i territori d’oltremare, Robert Lemaignen, si intrattiene con alcuni convegnisti”, in «Il Mezzogiorno e le Comunità europee», a. VIII, n. 49, febbraio 1969.

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