BIGI EMILIO

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BIGI EMILIO

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Orsona di Puglia 19 giugno 1916 – Milano 13 febbraio 2009

Professore emerito dell’Università degli Studi di Milano, insigne maestro degli studi letterari italiani.

Nato a Orsona di Puglia da genitori marchigiani. In seguito a un altro trasferimento dalla Puglia al Lazio, Emilio frequentò il liceo classico a Tivoli. Proprio sui banchi del liceo nacque in lui l’amore per la poesia e uno specifico interesse per lo studio della letteratura, stimolati dagli scritti di Attilio Momigliano: Per il giovane liceale, Momigliano non era solo un grandissimo critico, ma «il critico», e se è vero che non poté averlo direttamente come maestro e se è innegabile che altri studiosi esercitarono poi su di lui una più indelebile influenza a livello metodologico,

Bigi non dimenticò mai quella lezione vitale, appresa da quegli scritti letti «avidamente» nel periodo dell’adolescenza, ed essa sarà ben percepibile poi nella finezza dei giudizi critici e delle valutazioni nonché, soprattutto, nel suo intenso amore per la poesia.

Si iscrisse nel 1934 alla Normale di Pisa, dove ebbe l’insegnamento del professore Luigi Russo, con il quale si laureò con una tesi su “La poesia del Boiardo”. La tesi fu brillantemente discussa nel 1938, e lo stesso Russo ne promosse la pubblicazione nell’ambito della collana «Studi di lettere storia e filosofia pubblicati dalla R. Scuola Normale Superiore di Pisa».

Come tanti altri giovani della sua generazione Emilio Bigi partecipò agli eventi bellici con senso del dovere e con il necessario impegno, tanto da ricevere pubblici riconoscimenti, ma anche in quelle tragiche esperienze si rivelò il suo carattere pacato, misurato e sereno; quando possibile, riusciva anche a concentrarsi nelle amate letture.

Nel 1943 entrò nel ruolo A dei docenti di Liceo Scientifico a seguito di concorso nazionale, e dopo una breve esperienza di insegnamento a Livorno, al termine del conflitto si trasferì a Pavia dove aveva ottenuto per trasferimento ministeriale il posto di ruolo nello storico e prestigioso liceo classico “Ugo Foscolo”: insegnò nel triennio liceale, dall’anno scolastico 1948-1949 al 31 dicembre 1961, quando passò all’insegnamento universitario.

Bigi riconobbe l’importanza di quella sua esperienza didattica nelle scuole secondarie come valida palestra in vista della futura professione universitaria: se l’insegnamento liceale sottraeva tempo alla ricerca scientifica, «in compenso poteva consentire, attraverso il contatto diretto e costante con gli allievi, una approfondita esperienza didattica».

Nel corso della sua carriera Bigi ha insegnato anche negli atenei di Trieste e Pisa. L’accademico si é dedicato, oltre a Leopardi, soprattutto allo studio del Quattrocento, prestando nelle proprie letture un’attenzione particolare ai problemi dello stile, oltre a prestare grande attenzione agli scritti del poeta Angelo Poliziano e ai suoi rapporti con la corte medicea fiorentina.

Riservato, umile, geniale, sensibile, insigne studioso della letteratura italiana e critico di grande acume, rigorosamente attento alle ragioni del testo che con limpida finezza sapeva indagare e restituire

Era professore emerito di letteratura italiana all’Università di Milano, dove Bigi ha diretto il Dipartimento di Filologia moderna. Autore di importanti studi su Leopardi, Bigi faceva parte del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani ed era condirettore del ”Giornale Storico della Letteratura Italiana”.

Marito e padre esemplare, attaccatissimo alla famiglia, fu uno degli ultimi maestri della generazione postcrociana riconosciuto in Italia e all’estero, autorevole e apprezzato docente.

Lasciato l’insegnamento nel 1986, Bigi continuò ad essere autorevolmente presente all’Università di Milano, ricoprendo, fino al 1991, i ruoli di Direttore dell’Istituto di Filologia moderna e di Coordinatore del Dottorato di ricerca in Storia della lingua e della letteratura italiana. Non cessò i suoi studi.

Gli ultimi scritti – una cui selezione meriterebbe di essere raccolta in volume, rispettando come si è visto una consuetudine tipica del maestro – sono dedicati a vari argomenti, ma ancora una volta si possono riconoscere privilegiati nuclei di ricerca.

In Statale fu inoltre direttore de1l’istituto di Filologia moderna e coordinatore del dottorato di ricerca in Storia della lingua e della letteratura italiana.

Restano fondamentali i suoi studi su Dante, Petrarca, Boiardo, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Ariosto, Leopardi. Dal 1962 Emilio fu condirettore del «Giornale storico della letteratura italiana». Nel 2001 il Centro nazionale di studi leopardiani e Recanati gli attribuirono il premio «Leopardi», ogni anno assegnato a una personalità di spicco della cultura internazionale.

Nel tempo libero Emilio amava passeggiare per Milano, ascoltare Mozart, Beethoven, Bach, la lirica, ed era un appassionato fotografo. Il ricordo di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo va al suo costante rifuggire dalle mode e dagli esibizionismi, alla sua coerenza intellettuale e morale.” (addii@francomanzoni.it).

Finché ha potuto, dunque, ha continuato a leggere e a studiare. Frequentava varie biblioteche, e amava in particolare la Braidense. Era sempre animato dallo scrupolo di conoscere integralmente la bibliografia dell’argomento di studio, comprese le ultime voci, ed era un rigore metodologico che si esercitava sempre, sia quando conduceva nuove ricerche sia quando il suo lavoro consisteva in un annuncio per questo «Giornale» o in una recensione. E quando cominciò ad avere seri problemi di deambulazione, la lunga, doppia, scalinata che nel palazzo di Brera porta alle sale di consultazione, gli sembrò sempre più faticosa, fino a diventare a un certo punto per lui impraticabile.

Leggeva molto, soprattutto di sera e anche fino a tardi, visto che, in particolare negli ultimi anni, faticava a prendere sonno. Alternava la lettura con l’ascolto della musica classica, l’altra sua grande passione. Nel tempo libero amava passeggiare per Milano e scattare fotografie. Sulla scrivania del suo studio è rimasto un cimelio di valore, una vecchia macchina fotografica Rolleiflex T. Durante le periodiche visite, parlavamo di letteratura, di università, dei miei progetti di ricerca. Egli mi deliziava anche con suoi vecchi ricordi di scuola, di università e, quando la conversazione inevitabilmente cadeva sul presente e sulle sue sofferenze, manifestava il disagio di essere diventato un problema per tante persone. Ultimamente mi ascoltava molto e interveniva sempre più raramente e misuratamente, a volte con semplici espressioni di stupore, che significavano la sua meraviglia per quel mondo accademico così cambiato e che faticava spesso a riconoscere. Tuttavia, i suoi consigli sia sul piano professionale sia sul piano umano erano per me sempre preziosi, e li desideravo e ricercavo, perché sempre imbevuti di una saggezza e di una ricchezza straordinarie, oltre che di una profonda esperienza.

Nel suo stile, senza fare troppo rumore, affrontando la sofferenza con grande dignità, Emilio Bigi si è spento a Milano il 13 febbraio 2009.

Ripensando ora alla sua figura di studioso e alla sua vita, non trovo parole migliori, per chiudere, di quelle che concludono la sua introduzione al commento del Furioso: ‘Come in quel tempo di crisi, infatti, anche nella nostra epoca inquieta il culto della forma, e in particolare di una forma come quella ariostesca, che all’armonia giunge […] attraverso la ricomposizione di drammatiche tensioni, può significare qualche cosa di più che assaporamento raffinato di pure immagini, di puri ritmi, di pure strutture narrative: può configurarsi cioè come un mezzo per riconoscere, controllare e riordinare, pur senza perderne il calore vitale, la contraddittoria sostanza delle nostre esperienze nella sconvolta realtà effettuale in cui ci è toccato di vivere.’

Se a «culto della forma» si sostituisce «lo studio della poesia», forse si ha una chiave di lettura privilegiata della sua esistenza.” (DONATO PIROVANO)

Link

Ricordo di Emilio Bigi | Donato Pirovano – Academia.edu

https://www.academia.edu › Ricordo_di_Emilio_Bigi

Profilo di Emilio Bigi, insigne studioso di Letteratura italiana e docente…

 

Da questo “Ricordo di Emilio Bigi” sono stati tratti riferimenti, giudizi e considerazioni inseriti nella biografia in forma molto sintetica come dettata dall’impostazione del portale. Vale quindi il sentito suggerimento qui formulato di leggere per intero il testo, i cui riferimenti sono sopra richiamati) scritto dal prof. Pirovano Donato, laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Milano, discutendo sotto la guida di Emilio Bigi una tesi di laurea dedicata alla metafora nel Decameron di Giovanni Boccaccio.

Come validissimo passaggio generazione dal prof. Bigi il prof. Pirovano nel corso della sua carriera accademica, iniziata nel 2005, ha insegnato presso l’Università del Molise e l’Università dell’Insubria (sede di Como), approdando quindi nel 2012 all’Università degli Studi di Torino dove è titolare dei corsi di Filologia italiana e di Filologia e critica dantesca. Fa parte del collegio dei docenti del Dottorato dell’Università di Pavia. Ha tenuto lezioni in diverse sedi italiane (Siena, Macerata, Milano, Perugia, Roma, Padova, Lecce, Catania, Firenze, Bergamo, Brescia, Verona, Padova) e straniere (New York, Los Angeles, Oxford, Cambridge (UK), Parigi, Lione, Aix en Provence, Nancy, Brno, Olomouc. Dal 2016 co-dirige la Rivista di Studi Danteschi. Dal 25 maggio 2021 è socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino – Classe di Scienze morali, storiche e filologiche – VII sezione: filologia, linguistica e letterature medioevali e moderne.

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