INTRONA NICCOLO’

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INTRONA NICCOLO’

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Bari, 13 maggio 1868 – Roma, 10 maggio 1955

Dirigente d’azienda, amministratore, direttore generale e commissario straordinario della Banca d’Italia.

Originario di una famiglia benestante, di fede valdese fin dall’adolescenza, si diploma ragioniere nel 1886 e nello stesso anno viene assunto dalla Banca Nazionale nel Regno d’Italia come impiegato all’ufficio esteri, compito che gli consente di dedicarsi allo studio di inglese, francese e tedesco. Nel 1902 passa alle dipendenze della Banca d’Italia, nata dalla fusione della Nazionale con la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia e dalla liquidazione della Banca Romana, fallita quale conseguenza del ben noto scandalo.

Il suo primo incarico di rilievo è la nomina a direttore della filiale di Lecce, della quale diventa nel 1905 ispettore. L’anno successivo la direzione generale dell’istituto lo invia in missione in Eritrea, nelle more di un piano di apertura di filiali estere del gruppo, con il compito di valutare l’economia nazionale della colonia italiana e l’opportunità di istituirci una sede. Nel 1907 prende in mano e porta a conclusione la lunga e difficile pratica per la liquidazione degli scoperti delle banche assorbite, che al 31 dicembre dello stesso anno riduce a 40 milioni dei 449 del 1894.

Nel 1908 viene mandato a Messina per gestire le implicazioni economiche conseguenti al disastroso terremoto dello stesso anno.

La decisione di inviare Introna in Eritrea è stata presa personalmente da Bonaldo Stringher, direttore generale dell’istituto dal 1900 e futuro governatore, che deve averne evidentemente una grande stima se nel 1911 lo chiama a Roma alle sue dirette dipendenze.

Stringher si trova al momento pressato da più fronti per la costituzione di un consorzio tra le grandi industrie siderurgiche nazionali, un’alleanza che sia in grado di far fronte alla congiuntura negativa che il settore sta affrontando, conseguenza della crisi bancaria internazionale del 1907.

La richiesta di sostenere il consorzio risale allo stesso anno e viene da Giovanni Giolitti, all’epoca capo del suo quarto governo, cui si sono direttamente rivolti Attilio Odero, Giuseppe Orlando, Giuseppe Fasce e Vittorio Rolandi Ricci. L’operazione, di per sé già difficile, è stata più volte rinviata per il dualismo apparentemente insanabile tra le acciaierie di Piombino e di Terni e varie iniziative unilaterali (ad esempio un tentativo di accordo da parte di Rolandi Ricci con la Comit).

L’idea di Stringher, appoggiato in questo dal ministero delle finanze, è quella di raggiungere due accordi distinti, uno industriale e l’altro finanziario. Introna, che al momento è Ispettore di I^ classe, viene chiamato a curare quest’ultimo aspetto in commissione con i capi del servizio sconti, dell’ufficio legale, dell’ispettorato generale e dell’ufficio tasse. Il suo compito specifico, nel quale si è distinto nei primi incarichi ricevuti, è di riferire in merito alla contabilità e ai dati dell’accordo finanziario che va poco alla volta formandosi. Dalla corrispondenza intercorsa all’epoca appare comunque evidente che la sua presenza è dovuta anzitutto alla generale fiducia che gode da tutte le parti in causa, dal suo essere super partes nella questione e un abile analista dei dati contabili delle singole imprese, che sono più volte oggetto di esame e conseguente relazione.

Il consorzio siderurgico tra le imprese Elba, Savona, Ferriere Italiane, la Ligure metallurgica, l’Ilva e la Piombino viene costituito il 4 agosto 1911. Introna viene compensato per la sua consulenza con una gratifica straordinaria e la promozione a capo del servizio Ispettorato (del quale Stringher lo definisce tale fin dall’inizio della sua collaborazione), ratificata con la nomina a Capo Servizio di III^ classe. Rimane ovviamente a Roma nel ruolo di principale collaboratore di direttore generale, che da tempo viene considerato “il depositario esclusivo e intransigente e quasi la personificazione di ogni potere decisionale” della banca d’Italia. L’anno seguente entra nel consiglio di amministrazione dell’Istituto Nazionale di credito per la cooperazione, un organismo voluto da Nitti per le esigenze finanziarie delle numerose società cooperative esistenti all’epoca, nel quale effettua la vigilanza sui movimenti creditizi. Da quest’ultimo organismo, cui da un contributo fondamentale, esce nel 1927 dopo due anni di contrasti con Arturo Osio, ex presidente della Federazione degli esercenti di Milano, chiamato a dirigerlo nel 1925. Osio porta avanti un’opera di risanamento che trasforma a poco a poco la struttura in una banca di credito ordinario, un tipo di istituto all’epoca sconosciuto in Italia, che col regio decreto 19 maggio 1927 n. 843 prende il nome di Banca Nazionale del Lavoro.

Come capo dell’Ispettorato Introna si occupa comunque di tutti i più importanti problemi dell’economia nazionale (risanamento della circolazione, emissione di banconote, crisi finanziarie, inflazione, controllo sulle banche, questioni coloniali, ecc.), esercitando di fatto quel ruolo di vigilanza che non si era pensato di affidare alla Banca d’Italia all’indomani dello scandalo della Banca Romana e della riforma degli istituti di emissione. Il ruolo diventa incarico effettivo quando, tra il 1926 e il 1928, Mussolini promuove una riforma mirata a infondere un rinnovato entusiasmo dei cittadini nel piccolo risparmio, minato da anni di scandali ed incertezza. Attraverso una serie di decreti sono gettate le basi della banca centrale con l’esclusiva dell’emissione di banconote  l’istituzione della figura del governatore, del direttorio (organo collegiale formato da governatore, direttore generale e vicedirettori generali) e del fondamentale ufficio per la vigilanza sul credito.

Quale capo del neocostituito ufficio vigilanza Introna è chiamato a far parte del direttorio quale vicedirettore assieme a Stringher (primo governatore), e a Vincenzo Azzolini (direttore generale). Quest’ultimo è stato personalmente voluto da Mussolini. Nelle more di un’operazione che mira a rivalutare e stabilizzare la lira (l’operazione Quota 90), impone un suo uomo di fiducia a due personalità di cultura giolittiana che non hanno mai simpatizzato con il regime, invise a numerosi settori del PNF ma sostenute da personalità di primo piano come il governatore della Banca d’Inghilterra e il direttore della Federal Reserve, il cui favore è ovviamente fondamentale. (…)

A Roma, intanto, Niccolò Introna è stato nominato commissario straordinario della Banca d’Italia per le terre liberate.

 

Gli ultimi anni

Il 5 gennaio 1945 la carica (di governatore) viene invece attribuita a Luigi Einaudi, appositamente tornato dall’estero su richiesta del governo Bonomi, mentre Introna viene nominato direttore generale. Quest’ultimo incarico dura tuttavia pochi mesi. Del tutto isolato per le sue idee incompatibili con la politica delle partecipazioni statali e la posizione predominante dell’IRI nelle più grandi e importanti banche italiane il 19 aprile rassegna le dimissioni e lascia il posto a Donato Menichella, ex numero due di Beneduce all’IRI e a sua volta governatore dal 1948 al 1960. Rimane comunque alla Banca d’Italia fino al 1951, occupandosi di questioni organizzative e di bilanci, col titolo di direttore generale onorario.

 

Biografia

  • Giuseppe Conti, Alessandro Polsi, Elites bancarie durante il fascismo tra economia regolata ed autonomia. Collana di E-papers del Dipartimento di Scienze Economiche – Università di Pisa, 2004
  • Giuseppe Conti, Strategie di speculazione, di sopravvivenza e frodi bancarie prima della grande crisi. Collana di E-papers del Dipartimento di Scienze Economiche – Università di Pisa, 2004
  • Michele Bagella, Il dibattito sul futuro del sistema finanziario italiano all’Assemblea Costituente. in Rivista di politica economica, luglio-agosto 2006
  • Sandro Gerbi, Processo all’oro. in Corriere della Sera, 13 ottobre 1994
  • Stefano Poddi, Un tesoro italiano e la sua storia. in Rivista di politica economica, luglio-agosto 2006
  • Stefano Poddi, L’oro della Banca d’Italia. in stefanopoddi.it
  • Teresa Sisa Sanseverino, La vigilanza bancaria sul “credito italiano”. Dal 1926 al 1960. in fedoa.unina.it
  • Isabella Cerioni, La Banca d’Italia e il consorzio siderurgico. in Fonti per la storia della siderurgia negli archivi della Banca d’Italia. Giugno 2001
  • Scialoia, Protagonisti dell’intervento pubblico: Arturo Osio, Economia pubblica n. 11-12

 

INTRONA NICCOLO’ DIRETTORIO BANCA D’ITALIA

Quaderni dell’Archivio storico – Banca d’Italia

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DIRETTORIO – INTRONA

bb.66 (1) (1906-1951). Schedato. PAG 25)

Niccolò Introna nacque a Bari il13 maggio 1868. Entrò nell’amministrazione della Banca

Nazionale nel Regno d’Italia giovanissimo, nel 1888 , intraprendendo una brillante e lunga carriera

durante la quale ricoprì varie cariche: Ispettore (dal 20 maggio 1905), Capo del Servizio Ispettorato

(dall’ l gennaio 1912), Ispettore Generale (dall’ 1 gennaio 1919), Vice Direttore Generale

(dall’8 luglio 1928). Il 29 luglio 1944 fu chiamato a succedere ad Arturo Atti nell’incarico di

Commissario Straordinario (D.L. del 29 .7.1944, n.216) ed espletò la sua attività, nell’ ambito delle

provincie liberate, con l’ausilio del Vice Commissario Admeto Pettinari e di due Sindaci, dando

vita alle cosiddette riunioni commissariali fino alla fine del 1944. All’inizio del 1945 fu nominato

Direttore Generale e svolse l’incarico fino alle dimissioni rassegnate il 19 aprile 1946. Nella riunione governatoriale del 7 maggio 1946 fu nominato Direttore Generale Onorario. Morì a Roma

il 9 maggio 1955.

Biografia tratta da “La Banca d’Italia tra l’autarchia e la Guerra 1936 – 1945 (a cura di Alberto Caracciolo) in Collana storica della Banca d’Italia – Documenti – Editori Laterza, 31 dicembre 1992

rel1943_tot.pdf – Banca d’Italia

https://www.bancaditalia.it › relazione-annuale › rel…

 

Con decreto del capo del governo del 2 febbraio 1944 il gr. uff. Arturo Atti, consigliere superiore della Banca, fu nominato commissario per la Banca stessa per il territorio liberato e investito delle funzioni e dei poteri che, a norma dello statuto,

sono propri del consiglio superiore, del governatore, del direttore generale e del vicedirettore generale dell’istituto.

Fu inoltre previsto che le deliberazioni di cui ai numeri 1, 2, 3, 16 e 17 dell’art. 20 dello statuto della Banca non fossero efficaci fin quando non avessero riportato l’approvazione espressa del ministro delle finanze.

Con decreto del 12 febbraio 1944, a fianco del commissario fu nominato, sempre per li territorio fino allora liberato, un vicecommissario, nella persona del cav. uff. rag. Admeto Pettinari, gia direttore della sede di Bari, col compito di coadiuvare il Commissario nell’esercizio delle sue attribuzioni, di curare in particolare la organizzazione interna ed il collegamento delle filiali e di firmare gli atti dell’’istituto nei rapporti con le filiali stesse.

Laddove, con la creazione degli organi commissariali anche le dipendenze della Sicilia passarono nella sfera d’azione del commissario, al preesistente ispettorato vennero lasciati compiti ristretti al coordinamento dei servizi di tesoreria dell’isola;

e cioè quelli affidatigli dalle autorità finanziarie alleate e successivamente

disciplinati dalla circolare del capo del governo del 21 febbraio 1944, n. 1238.

Con la liberazione della capitale, l’amministrazione centrale di Roma ha potuto riprendere i contatti con le filiali dell’Italia meridionale.

Venuto nel frattempo a mancare il gr. uff. Atti e allo scopo di riorganizzare i rapporti fra amministrazione centrale e filiali, il 29 luglio 1944, chiusa la prima gestione commissariale, il gr. uff. prof. Niccolò Introna fu nominato commissario straordinario della Banca, con tutti i poteri propri del consiglio superiore, del comitato del consiglio superiore, del governatore, del direttore generale e del vicedirettore generale della Banca stessa, eccettuati quelli di cui ali’art. 19 dello statuto. Il vicecommissario cav. uff. Admeto Pettinari venne riconfermato nella carica con attribuzioni pressoché analoghe a quelle conferitegli nella precedente gestione.

Finalmente, il decreto luogotenenziale 5 gennaio 1945 {Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 1945, n. 4) ha provveduto alla nomina del governatore e del direttore generale nella persona, quest’ultimo, del commissario uscente.

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