ALTO ATTILIO

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ALTO ATTILIO

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Fu rettore di tre diverse università, Attilio Alto. Dell’Università di Bari, del Politecnico della medesima città e dell’Università di San Marino: un vero record. Nacque a Bari, il 15 marzo 1937.

Conseguita la laurea in Ingegneria nucleare nel 1966 presso il Politecnico di Torino, prima di intraprendere la carriera universitaria, lavorò, dal 1966 al 1970, nel campo dell’impiantistica per la costruzione e l’esercizio, a piena scala, di impianti per la dissalazione di acqua marina per conto della Breda Termomeccanica. Ebbe dunque modo di conoscere il mondo della produzione industriale, le cui logiche di efficienza produttiva avrebbe costantemente cercato di riversare nel mondo dell’accademia.

Nel 1969 iniziò il percorso di docente universitario come assistente ordinario prima e professore incaricato poi. Perfezionava in quegli anni i propri studi con frequenti soggiorni all’estero presso l’Institut Supérieur des Matériaux et de la Construction Mécanique a Saint Ouen (Parigi), il Department of Mechanical Engineering dell’Università del Vermont (Stati Uniti) e il Department of Materials della Università della California. Il mondo fu la sua casa, il confronto con realtà lontane e internazionalmente accreditate la sua palestra.
Nel 1980 divenne ordinario di Tecnologia dei Metalli presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari. L’anno successivo era già direttore dell’Istituto di Tecnologie; mantenne l’incarico fino al 1984, allorché fu eletto preside della Facoltà, nella quale, in quello stesso anno, divenne direttore del Dipartimento di Progettazione e Produzione Industriale.

Uomo di istituzioni, dal 1986 al 1991 Attilio Alto fu rettore dell’Università di Bari. Egli volle e sostenne con risolutezza la realizzazione di una rete interconnessa di università e centri di ricerca; promosse pertanto la nascita dei poli universitari decentrati di Taranto e Foggia, destinati a divenire in breve tempo università autonome. Nel 1991 si dimise dalla carica per diventare il primo rettore del neonato Politecnico di Bari, la cui costituzione aveva fortemente desiderato e caldeggiato.

Il Politecnico, che è ancor oggi l’unico del Centro-Sud Italia, fu concepito come un ateneo in cui confluissero le migliori tradizioni di ricerca tecnologico-scientifica del Mezzogiorno e che fosse un luogo di incontro e mutuo scambio tra l’accademia e il mondo dell’imprenditoria, tra il sapere e il produrre.

All’impegno di Alto per una maggior presenza delle Facoltà scientifiche nel Sud Italia si deve anche la nascita della Seconda Facoltà di Ingegneria del Politecnico, nella sede di Taranto. Egli fu, anche, fra i primi a sperimentare l’insegnamento universitario a distanza nel Meridione, creando la versione teledidattica del diploma universitario in Ingegneria Meccanica.

Dal 1992 fu socio fondatore dell’Associazione Italiana di Tecnologia Meccanica (AITEM), punto di riferimento culturale e professionale in Italia sui “sistemi di produzione manifatturieri” e sui “processi di trasformazione” per le aziende, per gli operatori del settore e per le istituzioni.

Nel 1987 aveva inizio la collaborazione scientifica con l’Università della Repubblica di San Marino: con la partecipazione al Comitato Scientifico Esecutivo Ordinatore in un primo momento (1987-95), e con la carica di direttore del Dipartimento di Economia e Tecnologia poi (1992-94).

Nel 1994 si dimise dunque da rettore del Politecnico di Bari per assumere la suprema carica presso la appena fondata Università sammarinese. Stabiliva così il record di aver ricoperto ininterrottamente la carica di Rettore presso tre diverse università! Il suo impegno scientifico e didattico presso il Politecnico di Bari non veniva meno: nel 1994 venne eletto presidente del Consiglio di Corso di laurea in Ingegneria Meccanica (carica che ricoprì fino al 1996) e insegnò Tecnologia e sistemi di lavorazione e Gestione industriale della Qualità. Negli ultimissimi anni della sua vita scientifica ed accademica Alto si interessò di Total Quality Management e di Gestione di sistemi complessi.

La storia professionale di Alto degli ultimi anni della sua vita si intrecciò con la sua attiva presenza nel settore bancario pugliese. Attento ai processi di innovazione, dell’ingegneria gestionale, di controllo della qualità, dell’economia e della finanza, fu presidente della Caripuglia nel 1996 e, in seguito alla costituzione della Carime, vicepresidente di quest’ultimo istituto. Fu inoltre consigliere della Fondazione della Cassa di Risparmio di Puglia e Medio Sud, e coopresidente dell’Osservatorio di Banca Intesa.

Attilio Alto fu un uomo del” fare”, più che del” dire”. I suoi interessi scientifici si espressero, nei primi anni della sua attività, soprattutto nel campo della tecnologia meccanica (lavorazioni, prove, trattamenti dei materiali). In seguito allargò il campo di interesse ai problemi di ingegneria della produzione finalizzata alla produzione industriale. Gli ultimi anni del suo impegno lo videro particolarmente attento ai temi della Total Quality, della ristrutturazione delle aziende e della sicurezza ed ergonomia della impiantistica negli ambienti di lavoro.

Dalla fine anni Ottanta fu infatti attivamente presente, a vario titolo, nell’Istituto Talassografico del CNR a Taranto, nel Tecnopolis-CSATA, nel consorzio SAPA, nel Consiglio Nazionale Associazione Impiantistica (ANIMP), nel Comitato Scientifico dell’ELASIS, nel Comitato Regionale per l’Inquinamento Atmosferico – Regione Puglia (CRIAP), nel Centro Interuniversitario sul Management dei Trasporti, Logistica integrata e Infrastrutture presso il LIUC di Castellana. Attilio Alto morì prematuramente a Bari, il 21 gennaio 1999.
Fu tre volte rettore, ma non amava il protagonismo. Intese il suo ruolo come quello di un “impiegato” dell’Università. Nel suo ultimo discorso ufficiale, tenuto in occasione della celebrazione dei cinquant’anni della Facoltà di Ingegneria, lesse una sorta di testamento spirituale: “Per rivivere un ricordo [ … ] mi sono chiesto: è possibile, dal momento che noi stessi docenti, non docenti e studenti rappresentiamo la storia ed i ricordi stessi? Cioè di questa grande istituzione, la cui storia vera, come quella di tutte le altre istituzioni, non è quella dei cosiddetti ‘grandi’, bensì quella che nasce e si forma in ogni istante dalla collettiva ‘metamorfosi in storia’ di quella cronaca costituita dalle azioni e dai comportamenti di noi singoli come ‘interazione e sommatoria’ degli stessi? Che sia Lei, questa grande istituzione, a farlo, sotto le sembianze di un fiume in cui la storia è il viaggio nel tempo di tutto ciò che costituisce la sua intera corrente e non la visione di chi, come ognuno di noi, molecola fra le tante, lo osserva scorrere per un po’. È il fiume che conta. Conta come ‘sommatoria’ di tutte le microspinte idrauliche, è lui che trasporta i naviganti, che li infila nei vortici o che invece rende nel complesso lineare il moto, cioè il cammino dei naviganti, è lui che li sbarca a destinazione o che fa loro terminare il viaggio prima della mèta. Le nostre storie personali di molecole d’acqua del fiume non contano, è l’intreccio e l’insieme delle storie di tutti, nessuno escluso, che conta”.

Luciano Labellarte

Da Scienziati di Puglia (a cura di) Francesco Paolo De Ceglia, Adda Editore, 2007 pag. 630

Cenni bibliografici

Letteratura primaria:

L’uso dell’elaboratore elettronico quale strumento di programmazione e controllo della produzione, Liguori, Napoli 1971.
[con F. Jovane] (a cura di), Management dell’innovazione, Liguori, Napoli 1972.

L’uomo e i materiali, «Atti e Relazioni dell’Accademia Pugliese delle Scienze», XLIV (1986-87), 2 (estratto).
[ con L. M. Galantucci e L. Tricarico] A parametric FEM analysis of extrusion with personal computer, «Journal of Materials Processing Technology», 31 (1992), pp. 335-45.

[con M. Dassisti e L. Tricarico], Automated parametric cast estimation using CAD solid modelling approach, in E. Kuljanic (a cura di), Proceedings of the 3rd Inter­national Conference on Advanced Manufacturing Systems and Technology, Udine 26-27 Aprile 1993, Cism, Udine 1993.

[ con L. M. Galantucci e M. Dassisti] An Expert System far Tool Reliability Evaluation in Metal Cutting, «ASME Joumal of Engineering Industry», agosto 1994 (estratto).

[ con S. Cavallone e A. I. Dormio] Concepts and Tools far Quality Control in Project Management, Proceedings of the Internet Symposium, S. Petersburg (Russia) September, 1995, s. e., San Pietroburgo 1995.

[con V. Roselli e A. M. Smiraglia] Evoluzione dei distretti industriali: un contributo per la loro identificazione, «Quaderni AllG – Studi e Ricerche», IV (1998).

Ultimo discorso di Attilio Alto in occasione della celebrazione dei 50 anni della Facoltà, Aula Magna “E. Orabona”, 2 dicembre 1998, in Prima

Facoltà di Ingegneria: 1947-97: cinquant’anni al servizio dell’alta formazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico, Adriatica, Bari 2003, pp. 57-8.

Letteratura secondaria:

Cavallone S., Ricordo del Professore Attilio Alto, Riunione annuale dei soci AITEM, Bari, 21 settembre 2000.
Aa.Vv., Elogio della complessità interdisciplinare: studi in onore di Attilio Alto, Adriatica, Bari 2002.

Il Politecnico Di Bari Festeggia I Suoi Primi 30 Anni
Bari / Di Polis Notizie
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1990 – 2020. L’ANNIVERSARIO
Il Politecnico di Bari festeggia i suoi primi 30 anni
Dal primo Rettore, Attilio Alto a Francesco Cupertino, ha rappresentato, in breve tempo, simbolo e concretezza di sviluppo della Puglia in Italia e all’estero, in linea con il suo slogan: “sempre alla ricerca del futuro”. Intanto, una grande mostra per raccontarsi e per tracciare gli scenari futuri, con una serie di altri eventi aperti al territorio, accompagnerà il prossimo anno accademico
Bari, 28 settembre 2020 – Una chiamata per la raccolta di contributi a tutta la comunità accademica, ma anche ai professionisti, gli imprenditori, i rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, della politica, dei sindacati e delle associazioni: in una parola, il Territorio in tutte le sue sfaccettature. Il Politecnico di Bari si prepara a festeggiare il trentesimo anniversario della sua istituzione, avvenuto con una legge del 1990 e, in occasione dell’evento, vuole coinvolgere la città e la regione nel progetto di una grande mostra “tra passato e futuro”, che si terrà nella prossima primavera.
L’obiettivo è raccontare, attraverso i contributi più significativi – le fotografie, i documenti e le testimonianze che saranno raccolti, e che si integreranno con l’archivio già in possesso del Politecnico – 30 anni di formazione d’eccellenza, di ricerca scientifica, di rapporti con le istituzioni e di sostegno ai processi di innovazione delle imprese.
Una serie di altri eventi accompagnerà la celebrazione dell’anniversario per tutto il prossimo anno accademico e coinvolgerà la comunità accademica (studenti, ricercatori, docenti e personale tecnico e amministrativo) e i partner istituzionali e privati del Politecnico. Tutte le iniziative saranno identificate con l’hashtag #Happy30Poliba e raccolte in un contenitore virtuale all’indirizzo internet happy30.poliba.it, in costante aggiornamento.
«Celebriamo il passato guardando al futuro – dice il rettore, Francesco Cupertino – e vogliamo farlo insieme alla città e alla regione, perché la nostra è la storia di un progetto ambizioso che si è rivelato strategico per lo sviluppo del territorio, è cresciuto con esso e ancora vuole crescere e farlo crescere».
Oggi, infatti, il Politecnico è una eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale, con ottima reputazione didattica e scientifica e livelli di occupazione dei suoi laureati anche sopra la media nazionale, in grado di attirare sempre più imprese attraverso i laboratori misti pubblico – privati, nei quali si fa ricerca e sperimentazione di nuove tecnologie nei settori più sviluppati e promettenti dell’economia, dall’aerospazio all’automazione, dall’informatica alle energie rinnovabili.
«Il 2020 sarà ricordato in generale come l’anno della pandemia – aggiunge il rettore Cupertino – e il quadro sanitario sembra ancora incerto, tuttavia il Politecnico di Bari ha affrontato bene la situazione fin dall’inizio, convertendo tempestivamente tutti i servizi in modalità digitale e, oggi, con grande ottimismo, riapre in sicurezza e ricomincia a pianificare nuove collaborazioni con grandi aziende e multinazionali, progetta una strategia di sostegno alle piccole e medie imprese e un piano di sviluppo per Taranto sui grandi temi dell’ambiente, dell’energia e della mobilità».
Il punto di partenza, nel ripercorrere i primi 30 anni del Politecnico, è la legge n.245 del 1990 – “Norme sul piano triennale di sviluppo dell’università e per l’attuazione del piano quadriennale 1986-1990”, pubblicata il 7 agosto di quell’anno ed entrata in vigore il 5 settembre successivo. Il provvedimento previde l’istituzione del Politecnico di Bari, insieme con altre università italiane e ciò premiò lo sforzo dei padri fondatori, che ne avevano perseguito tenacemente il progetto.
Il Politecnico di Bari, tutt’ora unico politecnico nel Sud Italia, venne dunque istituito con le ex facoltà di Ingegneria e Architettura, che ereditò dall’Università di Bari e dalle quali venne trasferita tutta la dotazione di personale, mezzi e beni immobili. Il 1991/1992 fu il primo anno accademico del Politecnico di Bari.
Ben presto, il nuovo ateneo iniziò a crescere, sia sul piano numerico in termini di iscritti, docenti e dipendenti tecnico amministrativi, sia su quello della reputazione scientifica, in parallelo all’espansione immobiliare della sede principale, il campus universitario e, via via, delle altre sedi a Valenzano, a Japigia e in via Amendola, così come a Foggia dove, attualmente, il Politecnico è presente con un corso di laurea in Ingegneria dei sistemi logistici per l’agroalimentare, interateneo con l’Università di Foggia.
Anche Taranto, prevista come sede della Seconda Facoltà di Ingegneria, riveste da sempre un ruolo centrale fin dall’atto costitutivo ed è tutt’ora ben presente nelle strategie di governance e nei progetti di sviluppo del Politecnico. Oggi il Politecnico di Bari conta circa 10mila iscritti, con 2.000 nuove matricole all’anno e 1.900 laureati.

“Elogio della complessità interdisciplinare. Studi in onore di Attilio Alto”.

Con la presentazione di questo volume, edito in collaborazione con la Banca Carime, nell’aula magna del Politecnico è stato commemorato Attilio Alto. Scomparso il 21 gennaio del 1999, Attilio Alto è stato il primo rettore del Politecnico di Bari, dal 1991 al 1994. Dal 1986 al 1991, invece, ha ricoperto la carica di rettore dell’ Università di Bari.

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