DIOMEDE-FRESA VITO

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DIOMEDE-FRESA VITO

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Bari 1918 – Bologna 1980

I tumori al microscopio

Il terrore piombò sulla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, subito dopo il terribile schianto. Tra i calcinacci e le lamiere i soccorritori estrassero i corpi delle povere vittime ed i feriti, persone provenienti da cinquanta città diverse, ferme per una breve sosta prima della partenza per le vacanze. Intere famiglie stroncate, come quella di Vito Diomede-Fresa, che con la moglie, Errica Frigerio, docente presso l’Istituto “Pitagora” di Bari, ed il figlio quattordicenne, Cesare Francesco, non fecero più ritorno a casa.
Vito Diomede-Fresa era nato a Bari il 15 febbraio 1918. Aveva sessantadue anni, quando perse la vita nell’attentato della stazione di Bologna, ed alle spalle si lasciava una brillante carriera come medico e ricercatore dell’Università di Bari. Il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, gli conferì in memoria il Diploma di Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte; l’Università e la cittadinanza intera gareggiarono per offrirgli riconoscimenti e titoli: ora il suo nome è allineato tristemente, insieme a quello delle altre ottantaquattro vittime, sulla lapide che marca a Bologna il luogo della terribile strage.
La sua esperienza professionale iniziò con la laurea in Medicina, conseguita il 18 giugno 1943 presso l’Università di Bari, discutendo una tesi sull’indagine istopatologica delle formazioni proliferative tipiche della tubercolosi, condotta tramite reazione statmocinetica alla colchicina, che dimostrò che nella genesi di questi tessuti partecipano anche le cellule endoteliali dei vasi sanguigni e linfatici. Diomede-Fresa era stato fin dal ’38 allievo interno dell’Istituto di Patologia Generale, diretto dal Prof. Giuseppe Solarino, e si era dedicato alla sperimentazione delle nuove tecniche microbiologiche per lo studio delle alterazioni patologiche fondamentali. Continuò la sua attività di ricerca nell’Istituto di Patologia Generale di Bari con la qualifica di assistente incaricato; nel 1951 superò il concorso per il posto di aiuto. In quello stesso anno vinse una borsa di perfezionamento in Francia, che utilizzò per un soggiorno presso il Laboratorio di Microscopia Elettronica dell’Istituto di Ricerche sul Cancro “Gustave Roussy” di Parigi, dove condusse studi in particolare sui processi secretivi delle ghiandole salivari del ratto. Con una seconda borsa di studio frequentò per un anno il Royal Cancer Hospital di Londra. Tornato a Bari, partecipò alla procedura di selezione per il conferimento dell’abilitazione alla libera docenza in Patologia Generale, che conseguì brillantemente nel 1955.
A questo ,punto la sua carriera subì una rapida impennata. A partire dell’anno accademico 1954-55 gli fu attribuito l’insegnamento di Oncologia presso la Scuola Convitto “S. Cuore” per Infermiere Professionali e Scuola per Assistenti Sanitarie Visitatrici dell’Università di Bari. Svolse, però, la sua attività principale presso la Divisione Biologica del Centro Diagnosi e Terapia dei Tumori, creata e diretta dal Prof. Solarino. Qui impartì regolari corsi liberi dal 1955 al ‘60, proponendo la trattazione di capitoli differenti della Patologia Generale. Contemporaneamente tenne per incarico l’insegnamento di Tecnica e Diagnostica Istopatologica presso la Scuola di Perfezionamento in Oncologia. Dall’anno accademico 1960-61, per attribuzione della Facoltà di Medicina, insegnò anche Microbiologia al corso istituzionale; dal ’67, invece, tenne come titolare il corso di Parassitologia Medica.
Intanto, nel 1965, fu riconosciuto idoneo al concorso come professore straordinario e la Facoltà lo chiamò a ricoprire la cattedra di Patologia Generale II; tre anni dopo fu confermato ordinario. Nel 1974 gli venne assegnata la direzione dell’Istituto di Patologia Generale, subentrando al Prof. Solarino, collocato fuori ruolo per sopraggiunti limiti d’età, e questa nomina conservò fino al 1980.
Le sue ricerche spaziarono nei campi della fisiopatologia, biochimica, istologia patologica, ematologia, radiobiologia, microbiologia e soprattutto oncologia. Meritano di essere segnalate le indagini sull’influenza della shock-terapia sui processi immunitari, grazie alle quali si è precisata la correlazione significativa tra reazione del sistema nervoso e poteri di difesa connaturali ed acquisiti (tali risultati hanno trovato conferma anche all’estero); sono da citare, poi, le ricerche trombo-elastografiche (osservazione del progressivo formarsi di coaguli di sangue attraverso la registrazione su carta millimetrata del tempo necessario alla formazione del trombo e alla sua dissoluzione fisiologica), che gli fecero ottenere il secondo posto nel concorso al “Premio Ganassini” nel 1956. Interessanti risultano anche gli studi relativi all’influenza prodotta da svariati farmaci sull’insorgenza e lo sviluppo di neoplasie sperimentali; quelli sugli effetti degli antinfiammatori sulla biosintesi dei solfomucopolisaccaridi connettivali, sulla fisiopatologia del sistema reticolo­istiocitario (attinente al sistema immunitario), analizzato tramite radioisotopi, e su vari problemi della biologia dei trapianti di cute.
Fu socio della Società Italiana di Istochimica, della Società Italiana di Patologia, della Società Italiana per il Progresso delle Scienze, della Società Italiana di Cancerologia, della Società Italiana di Medicina del Traffico, della Società Italiana di Biologia Sperimentale, della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e dell’Accademia Pugliese delle Scienze, Classe di Scienze Fisiche, Mediche e Naturali (di cui fu anche Segretario-Cassiere).

Lucia De Frenza
Da Scienziati di Puglia (a cura di) Francesco Paolo De Ceglia, Adda Editore, 2007 pag. 541-542

Cenni bibliografici

Letteratura primaria:
Diabete allossanico sperimentale e lipocaic, in Atti del I Congresso della Società Italiana di Patologia, Roma, 27- 28 ottobre 1949, vol. I, Milano 1949, vol. I, p. 329 e segg.
Gli effetti di ripetute crisi convulsive da elettroshock sulla produzione di anticorpi (agglutinine, emolisine), «Bollettino dell’Istituto di Sierologia di Milano», 29 (1950), pp. 469-81.
La tromboelastografia. Osservazioni cliniche e ricerche sperimentali, Edizioni del Premio Ganassini, Milano 1957.
[con S. Salamanna, M. La Pesa, P. Restuccia] Influenza di alcuni farmaci anti-infiammatori sul turnover dei solfomucopolisaccaridi nel granuloma da “cotton pellet”, «Atti e Relazioni dell’Accademia Pugliese delle Scienze», 25 (1967).

Letteratura secondaria:
Giordano D., Vito Diomede-Fresa, «Atti e Relazioni dell’Accademia Pugliese delle Scienze», 1984.

https://www.bariviva.it/notizie/bari-ricorda-la-strage-di-bologna-a-quarant-anni-dal-2-agosto-1980/..

LA FAMIGLIA DIOMEDE FRESA VITO LA MOGLIE FRIGERIO ENRICA ED IL FIGLIO FRANCESCO CESARE MORTI NELLA STRAGE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980

Bari ricorda la strage di Bologna a quarant’anni dal 2 agosto 1980
Nell’attentato alla stazione morirono 85 persone, di cui sette provenivano dalla nostra città
BARI – DOMENICA 2 AGOSTO 2020 13.33
Erano le 10:25 del 2 agosto 1980 quando nel piazzale della stazione di Bologna esplose una bomba che uccise 85 persone, ferendone più di duecento. A quarant’anni da quell’attentati, che le indagini hanno individuato come di matrice neo fascista ma su cui non si è mai riusciti a fare piena luce, la città di Bari ha ricordato le vittime con una cerimonia nei pressi del palazzo di città, dove una lapide riporta i nomi dei sette morti baresi in quell’eccidio.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, presente alla cerimonia insieme al vicesindaco di Bari Eugenio Di Sciascio, dice: «Alle 10.25 del 2 agosto di 40 anni fa le vite di 85 persone sono state spezzate nella stazione ferroviaria di Bologna centrale. Sette di loro erano pugliesi, di Bari, la città più colpita per numero di vittime dopo Bologna. Il dolore e la rabbia vivono in noi insieme alla memoria di quello che è accaduto: non dimentichiamo che in quegli anni l’Italia ha attraversato un momento terribile dove il terrorismo stava squartando il Paese. Siamo usciti da quel momento drammatico attingendo a tutti i valori di cui siamo eredi, la Resistenza, l’antifascismo, ripudiando la violenza, difendendo i più deboli, la democrazia, la Costituzione, le istituzioni. Continuiamo a voler essere quella parte del mondo che restituisce speranza. Speranza che qualcuno credeva di spezzare uccidendo in modo vigliacco. La Puglia non dimentica Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Silvana Serravalli e Giuseppe Patruno, vittime innocenti della strage neofascista del 2 agosto 1980 della Stazione di Bologna».

Il sindaco di Bari Antonio Decaro scrive: «Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Giuseppe Patruno e Silvana Serravalli. I loro nomi sono incisi su una lapide presente sulla facciata del palazzo comunale. Sono sette cittadini baresi, rimasti vittime della strage di Bologna il 2 agosto di quaranta anni fa. Sette persone che insieme a tante altre morirono quel giorno senza avere nessuna colpa. L’Italia oggi ricorda il loro sacrificio e ricorda a tutti noi che non c’è giustizia senza verità, e non c’è pace per chi resta senza giustizia».
Mario Loizzo, presidente del consiglio regionale della Puglia, ricorda: «Quarant’anni fa, il 2 agosto 1980, l’orologio della stazione centrale di Bologna ha segnato, alle 10,25, l’ora del dolore di tanti, dell’infamia di pochi e dello sgomento di un Paese. Si voleva attentare alla democrazia, colpendo gli innocenti passeggeri e tanti lavoratori, nel primo sabato del mese tradizionalmente dedicato alle vacanze. Tribunali si sono espressi sulle responsabilità neofasciste, anche in via definitiva e tuttavia restano zone d’ombra su mandanti e complicità, pezzi di verità vanno accertati, domande attendono ancora risposte, come sempre negli episodi oscuri della storia repubblicana. Quello ch’è tragicamente certo, sono le ottantacinque vite troncate e gli oltre duecento feriti, tra loro anche bambini e comunque tutti incolpevoli, inermi, estranei all’odio sanguinario degli attentatori. E quella che non si è attenuata è la pena dei familiari, che si rinnova ad ogni anniversario. Ricorre il 2 agosto il ricordo della risposta commossa ma ferma delle Istituzioni, delle forze sociali e della comunità civile, che fecero blocco, impedendo al terrorismo di raggiungere gli obiettivi eversivi che perseguiva. Il Gonfalone della Regione Puglia sarà domenica a piazza Maggiore, nella cerimonia che onorerà la memoria delle vittime. Tra loro, sette pugliesi: Vito Diomede Fresa 62 anni, la moglie Errica Frigerio 57 anni, il figlio Francesco Cesare Diomede Fresa 14 anni; Giuseppe Patruno 18 anni; Silvana Serravalli 34 anni e le nipoti Patrizia Messineo 18 anni e Sonia Burri, di appena 7 anni».

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