SARCINELLI MARIO

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SARCINELLI MARIO

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Foggia, 9 marzo 1934

Economista, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, laurea honoris Causa in Economia e Commercio nell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari

Nel 1955-56 si laurea in Giurisprudenza all’Università di Pavia
Nel 1956-57 è assistente supplente in Finanza pubblica all’Università di Pavia
Nel 1957-58 vince la borsa di studio Bonaldo Stringher della Banca d’Italia per lo studio
dell’economia all’Università di Cambridge (UK) ed entra in Banca d’Italia
Nel 1960 è consigliere economico della Rappresentanza italiana presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York
Dal 1961, quando ritorna in Italia, al 1969 ricopre diversi incarichi presso i Servizi Centrali della Banca d’Italia, tra i quali il Servizio Studi.
Dal 1970 al 1976 è responsabile del Servizio Elaborazioni e Sistemi Informativi, con specifica responsabilità per lo sviluppo delle statistiche bancarie e dei sistemi informativi sia della Banca d’Italia sia del sistema bancario .
Nel 1976 è nominato Direttore centrale per la Vigilanza bancaria
Dal settembre 1976 al 1981 è Vice Direttore Generale della Banca d’Italia e nel periodo 1978-81 è membro supplente del Comitato dei Governatori delle banche centrali della CEE e del Gruppo dei Dieci, nonché del Consiglio di Amministrazione della Banca dei Regolamenti Internazionali.
Dal 1982 al febbraio 1991 è Direttore Generale del Tesoro, membro di numerosi comitati internazionali e della Comunità Europea (G7, G10, Governatore supplente alle riunioni annuali del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, membro del Comitato Monetario e del Comitato di Politica Economica, consigliere di amministrazione della BEI ecc.), presidente, consigliere o
sindaco di molti enti pubblici italiani (SACE, IRI, ENI, IMI, FF.SS. ecc.)
Dall’aprile al luglio 1987 è Ministro del Commercio Estero
Dal gennaio 1989 al dicembre 1990 è Presidente del Comitato Monetario della CEE e partecipa alla prima parte del processo per la creazione dell’Unione Economica e Monetaria. A metà degli anni ’80 aveva preso parte ai negoziati per l’Atto Unico
Dal marzo 1991 all’aprile 1994 è Vice presidente operativo della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo di Londra, con responsabilità dapprima per il “Development Banking” e successivamente per l’area “Banking South”
Dal maggio 1994 al giugno 1998 è Presidente della Banca Nazionale del Lavoro, s.p.a. e di varie società dell’omonimo gruppo.
Dall’anno accademico 1998/99 e sino al 2003/04 insegna “economia dei mercati monetari e finanziari” e/o “complementi di credito ed economia degli intermediari finanziari” alla Scuola di “Master in Business Administration” della LUISS Guido Carli
Sempre dal 1998/99 e sino al 2001/02 insegna “economia monetaria internazionale” alla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università “La Sapienza”
Dall’autunno 1999 ai primi mesi del 2006 è editorialista de “Il Sole-24 Ore”
Nel 1999 viene nominato Presidente del CERADI, Centro di ricerca per il diritto dell’impresa della LUISS Guido Carli, carica che mantiene per alcuni anni
Dall’autunno 1999 all’autunno 2001 è Presidente della Diners Sim, s.p.a. del Gruppo Perna •
Nel 2000 è chiamato a far parte, insieme con altri quattro esperti, del Gruppo Esterno per l’Analisi del ruolo della Banca Inter-Americana di Sviluppo nel settore privato
Dall’anno accademico 2001/02 e sino al 2003/04 insegna anche “globalizzazione bancaria” presso la Facoltà di Economia della LUISS Guido Carli
Dall’anno accademico 2002/03 e sino al 2007/08 insegna “economia monetaria” alla Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università “La Sapienza”
Ha ricevuto nel 2004 la laurea honoris causa in economia e commercio dall’Università di Bari Aldo Moro.

Ha pubblicato molti saggi e alcuni libri su argomenti economici, monetari, bancari, finanziari e fiscali. Attualmente, è direttore responsabile di “Panorama per i Giovani”, rivista del Collegio universitario Lamaro-Pozzani dei Cavalieri del Lavoro e della rivista on line “L’Albero” della Fondazione Giovanni Goria; partecipa a conferenze e dibattiti economici e di politica internazionale, prevalentemente organizzati dall’AREL e dall’Istituto Affari Internazionali (IAI), in passato anche dall’Aspen Institute Italia.

Onorificenze e premi

Officier de la Légion d’Honneur
Cavaliere del Lavoro
Premio Canova per la letteratura economica
Premio Città di Capalbio
Premio Città di Scanno
Premio Menichella
Premio Daunia
Medaglia Teresiana dell’Università di Pavia
Premio Ambrosoli “Integrità e Responsabilità” (Transparency International Italia e Famiglia
Ambrosoli)

Attività culturali

Presidente della Fondazione Giovanni Goria
Vicepresidente dell’Associazione Amici dell’Accademia dei Lincei
Consigliere e già Presidente della Commissione Nazionale per i Collegi del Mondo Unito
Membro del Consiglio direttivo della Fondazione BNL
Membro del Consiglio direttivo della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro
Membro della Commissione per le attività formative del Collegio Universitario Lamaro-
Pozzani dei Cavalieri del Lavoro
Membro del Comitato dei Garanti dell’Istituto Affari Internazionali

https://www.cattolicanews.it/news-dalle-sedi-lezione-arcelli-parla-sarcinelli/..

Lezione Arcelli, parla Sarcinelli
L’ex vicedirettore di Bankitalia e attuale presidente di Dexia-Crediop ha analizzato il processo di unione bancaria europea, mostrando le opportunità ma anche i rischi senza una vera unione politica e fiscale
07 marzo 2013

L’unione bancaria europea è sufficiente per stabilizzare l’Eurozona? La domanda alla base della nona “Lezione Mario Arcelli”, organizzata dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria (Cespem), diretto dal professor Francesco Timpano, è stata rivolta il 1° marzo a Mario Sarcinelli, presidente di Dexia-Crediop, banca che opera con la Pubblica Amministrazione, ex vice direttore generale di Banca d’Italia, direttore generale del Tesoro, ministro del Commercio Estero, vice presidente della Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo e presidente di Bnl. Sui temi del rafforzamento dell’Eurozona e sul concetto di unione bancaria europea sono intervenuti insieme a Sarcinelli, il direttore del Risk Management and Monitoring del Fondo europeo per gli investimenti Federico Galizia, il direttore del Risk manager Schroders investment Francesco Arcelli, l’economista dell’ateneo cattolico Giacomo Vaciago, lo studioso della “John Hopkins University” di Washington Angelo Federico Arcelli.
«Il progetto di Unione bancaria e monetaria – ha detto Mario Sarcinelli – non è un progetto completamente definito. Per esempio l’assicurazione dei depositi non è ancora ben delineata e neppure i meccanismi di liquidazione/risoluzione delle banche. Comunque – ha aggiunto – bisogna tenere presente che tra il dire e il fare c’è di solito una certa distanza: quando si passerà dalla mera impostazione della disciplina alla sua realizzazione questa potrà porre in luce la necessità di alcuni adattamenti. Per esempio sarà da definire dove si porrà la linea di demarcazione tra la responsabilità della Banca centrale europea nella supervisione e le responsabilità dei sistemi nazionali, che per forza di cose dovranno permanere».

Quali sono i benefici e le preoccupazioni che porterà questo processo? «I benefici – ha detto Sarcinelli – sono ovviamente quelli di un approfondimento dell’Unione europea, nel senso che ciò che è stato fatto nel settore monetario viene esteso anche a quello bancario. Questo non risolverà tutti i problemi perché manca un’unione politica e il cosiddetto braccio fiscale. Risolverà alcuni problemi ma non è detto che non ne aggravi altri: tutto il sistema europeo, infatti, è costruito sulla base degli sbilanci che vengono progressivamente corretti e colmati, non è una costruzione armonica teorica a cui si dà un applicazione convinta e continua, è qualcosa che si sviluppa nel tempo sulla base delle contingenze, degli interessi, delle spinte dei vari Paesi. Speriamo comunque che l’Unione contribuisca a mantenere vivo il senso dell’unitarietà europea».

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO – Facoltà di Economia

Laurea Honoris Causa a Mario Sarcinelli 4 giugno 2004

La vigilanza sul sistema finanziario: Una, nessuna o centomila? di Mario Sarcinelli

Significativa è la premessa del Prof. Mario Sarcinelli “Trattare il tema nella sua complessità significherebbe abusare del tempo e della cortesia delle autorità accademiche qui convenute. Rinviandone la disamina alla pubblicazione dell’articolo su cui ho basato le mie note odierne, mi limiterò a trattare soltanto alcuni aspetti, problematici sotto il profilo teorico o dolorosi sotto quello sociale. Tutti coprono, però, le varie età della vigilanza bancaria e anche della mia vita”

Dopo aver richiamato l’evoluzione della regolamentazione bancaria dagli anni ’70 all’introduzione nel maggio 2004 tre pilastri dell’Accordo di Basilea affronta il tema degli effetti macroeconomici della vigilanza micro¬prudenziale, definendo questo “argomento che non solo ha ricevuto sinora scarsi contributi empirici, ma anche sotto il profilo teorico non ha bene¬ficiato di grandi analisi, sebbene la giustificazione principale e spesso implicita di molte iniziative di vigilanza sia l’interdipen¬denza tra la stabilità finanziaria e il comportamento di un’econo¬mia.
Una volta che si ammetta una dipendenza diretta tra la prima e il secondo, è evidente che i modi in cui la vigilanza si manifesta non possono non avere riflessi macroeconomici. Invece, alla luce delle interazioni tra settore bancario e attività reali si ritiene co¬munemente che sia necessario e sufficiente assicurare soltanto ‘la sicurezza e la solidità’ delle banche. Una volta che un sistema bancario sia soggetto a vigilanza è l’intero equilibrio di un’econo¬mia che può mutare; questo cambiamento va accuratamente ana¬lizzato prima di poterne derivare le probabili conseguenze per una particolare iniziativa di vigilanza; esse sono influenzate soprattut¬to dal coerente uso dei vari strumenti.
Quando però ci si chiede per quale motivo l’industria bancaria sia oggetto di un’attenzione particolare sì da meritare una struttura di vigilanza molto articolata la risposta è che per essa è rilevante ‘l’ipotesi di fragilità finanziaria’, vale dire che essa è portatrice di un rischio sistemico, quali che ne siano le ragioni: esternalità, informazione asimmetrica, problemi di incentivi. Molte crisi finanziarie recenti hanno posto all’atten¬zione degli osservatori che esse si generano come conseguenza di shock macroeconomici legati al tasso d’interesse, a quello di cam¬bio o alla recessione produttiva.

Essendo questi rischi aggregati e di per sé non diversificabili, l’unica ma¬niera per le banche di difendersi sarebbe quella di limitarne quan¬titativamente l’assunzione o di trasferirli ad altri soggetti; que¬st’ultima operazione sarebbe pienamente rispondente solo se effet¬tuata nei confronti dei depositanti. In tutti gli altri casi, la trasla¬zione del rischio è solo parziale e se avviene all’interno dell’industria bancaria dà luogo a un intreccio di rapporti che da una o poche inadempienze può generare una reazione a catena.

Non po¬tendo scaricare il rischio sui depositanti che sono i soggetti che l’ordinamento intende, invece, proteggere, per prevenire l’effetto domino non resta che limitare l’esposizione dell’intero sistema ai rischi aggregati, i quali spesso sono nascosti come accade, ad esempio, per i derivati o non sono di facile leggibilità se riguardano il mercato interbancario dei fondi. Ambedue questi mercati e in particolare quello dei derivati regolati OTC sono cresciuti e presumibilmente hanno in¬nalzato il rischio sistemico soprattutto perché non sono note né la ragnatela di rapporti interni al sistema, né le relative covarianze. Almeno a livello teorico, ciò richiede una misurazione adeguata dell’esposizione aggregata al rischio del settore bancario e una ca¬pacità di decidere sulla quantità di rischio che può sopportare.

Quali siano gli effetti macroeconomici della vigilanza micro¬prudenziale è un argomento che non solo ha ricevuto sinora scarsi contributi empirici, ma anche sotto il profilo teorico non ha bene¬ficiato di grandi analisi, sebbene la giustificazione principale e spesso implicita di molte iniziative di vigilanza sia l’interdipen¬denza tra la stabilità finanziaria e il comportamento di un’econo¬mia. Una volta che si ammetta una dipendenza diretta tra la prima e il secondo, è evidente che i modi in cui la vigilanza si manifesta non possono non avere riflessi macroeconomici. Invece, alla luce delle interazioni tra settore bancario e attività reali si ritiene co¬munemente che sia necessario e sufficiente assicurare soltanto “la sicurezza e la solidità” delle banche. Una volta che un sistema bancario sia soggetto a vigilanza è l’intero equilibrio di un’econo¬mia che può mutare; questo cambiamento va accuratamente ana¬lizzato prima di poterne derivare le probabili conseguenze per una particolare iniziativa di vigilanza; esse sono influenzate soprattut¬to dal coerente uso dei vari strumenti [Summer 2002].

Quando però ci si chiede per quale motivo l’industria bancaria sia oggetto di un’attenzione particolare sì da meritare una struttura di vigilanza molto articolata la risposta è che per essa è rilevante “l’ipotesi di fragilità finanziaria” [De Bandt & Hartmann 2000], vale dire che essa è portatrice di un rischio sistemico, quali che ne siano le ragioni: esternalità, informazione asimmetrica, problemi di incentivi. Molte crisi finanziarie recenti hanno posto all’atten¬zione degli osservatori che esse si generano come conseguenza di shock macroeconomici legati al tasso d’interesse, a quello di cam¬bio o alla recessione produttiva [Hellwig 1995, 1998]. Essendo questi rischi aggregati e di per sé non diversificabili, l’unica ma¬niera per le banche di difendersi sarebbe quella di limitarne quan¬titativamente l’assunzione o di trasferirli ad altri soggetti; que-st’ultima operazione sarebbe pienamente rispondente solo se effet¬tuata nei confronti dei depositanti. In tutti gli altri casi, la trasla¬zione del rischio è solo parziale e se avviene all’interno dell’industria bancaria dà luogo a un intreccio di rapporti che da una o poche inadempienze può generare una reazione a catena.

Non po¬tendo scaricare il rischio sui depositanti che sono i soggetti che l’ordinamento intende, invece, proteggere, per prevenire l’effetto domino non resta che limitare l’esposizione dell’intero sistema ai rischi aggregati, i quali spesso sono nascosti come accade, ad esempio, per i derivati o non sono di facile leggibilità se riguardano il mercato interbancario dei fondi. Ambedue questi mercati e in particolare quello dei derivati regolati OTC sono cresciuti [Ber¬nard & Bisignano 2000; IMF 2004] e presumibilmente hanno in¬nalzato il rischio sistemico soprattutto perché non sono note né la ragnatela di rapporti interni al sistema, né le relative covarianze. Almeno a livello teorico, ciò richiede una misurazione adeguata dell’esposizione aggregata al rischio del settore bancario e una ca¬pacità di decidere sulla quantità di rischio che può sopportare.

Facendo riferimento all’esperienza più recente Sarcinelli precisa che “non ha rivelato nelle economie occidentali, escludendo quella giapponese, particolari problemi per quanto riguarda la stabilità di singole istituzioni bancarie, né episodi non controllati di instabilità finanziaria. Tuttavia, la deregolamenta­zione, in particolare quella strutturale, l’affermarsi della banca u­ni versale e l’interazione di quest’ultima con il mercato dei capitali hanno fatto emergere problemi nuovi e gravi. Negli ultimi tempi, la fiducia posta dai risparmiatori-investitori nei mercati finanziari e nei loro guardiani è stata scossa sia negli Stati Uniti sia in Euro­pa; in Italia, paese fondamentalmente ancora bancocentrico, sono entrati in crisi i rapporti dei risparmiatori-investitori con le banche.

In estrema sintesi, complice il meccanismo delle opzioni azionarie concesse soprattutto per indurre i grandi manager di società a capitale diffuso a comportamenti congruenti con gl’interessi de­gli azionisti, il più celebrato sistema di governamento societario si è rivelato incapace di prevenire la frode dei primi a danno dei se­condi, mentre i meccanismi d’informazione e di controllo forniti. dal mercato si sono dimostrati insufficienti o, peggio ancora, conniventi. La risposta dei legislatori non si è fatta attendere molto; per restituire fiducia ai mercati si è proceduto da un lato alla costituzione di un organismo semipubblico, il Public Corporation Accounting Supervisory Board (PCASB), con il compito principale di vigilare sulle società di revisione, dall’altro all’inasprimento, anche draconiano, delle pene per coloro che alterano, sopprimono o manipolano l’informazione che deve affluire al mercato. In Italia, i primi problemi sono sorti con riguardo ai titoli emessi dal Governo argentino, collocati da molte banche italiane presso i propri clienti, di solito piccoli risparmiatori alla caccia di alti rendimenti, e assoggettati ad una moratoria che comporterà forti perdite di ristrutturazione [Sarcinelli 2003b].
L’arrivo dell’euro, inoltre, ha facilitato la formazione di un fiorente mercato delle obbligazioni societarie che ha comportato la trasformazione della finanza aziendale anche di imprese piccole e medie; al credito bancario si è affiancato e spesso sostituito il ricorso al mercato obbligazionario, con aumento però del grado di fragilità finanziaria dell’impresa.
I casi che maggiormente hanno interessato il ceto politico e l’opinione pubblica sono stati quelli della Cirio, in cui si è sospettato che il ricorso al mercato sia stato preordinato allo scopo di scaricare sui risparmiatori-investitori un rischio divenuto troppo forte per le banche, e quello della Parmalat in cui la frode, perpetrata per anni secondo le indagini in corso dal suo presidente e maggiore azionista, non è stata scoperta da nessuno dei vari li­velli di controllo interni o esterni fino a quando la Consob non si è attivata su sollecitazione del Ministro dell’Economia e delle Fi­nanze; in questo caso alle banche si cerca di contestare una responsabilità presuntiva, quella che “non potevano non sapere”, e alla Banca d’Italia di non avere vigilato adeguatamente sulle e­missioni obbligazionarie.
Gli attriti che si erano venuti accumulando tra l’autorità di via XX Settembre e quella di via Nazionale sono così esplosi ed hanno spinto quattro Commissioni dei due rami del Parlamento a fare un’indagine sull’assetto della vigilanza finanziaria in Italia.”(…)

I lavori parlamentari, che sono stati condotti in uno spirito di collaborazione tra la maggioranza e l’opposizione, hanno portato a un testo unificato di vari progetti di legge, fatto cadere le proposte più “fantasiose” e riportato correttamente 1′ attenzione sul gover­namento societario, sulla disciplina dei conflitti d’interesse, degli strumenti finanziari e degli abusi di mercato, sul regime per la revisione dei conti, sull’inasprimento delle sanzioni penali ed am­ministrative. Tuttavia, dei 78 articoli del testo unificato 45, quelli dal 15 al 59, riguardano il ridisegno istituzionale dei meccanismi di vigilanza con la creazione di una Commissione bicamerale per la tutela del risparmio e per i mercati finanziari, la soppressione di Isvap e Covip, la ridistribuzione dei compiti tra Banca d’Italia, AMEF (ex Consob) e Antitrust in modo da realizzare una più coe­rente struttura di vigilanza per obiettivi, l’introduzione di norme per il governamento della Banca d’Italia non dissimili da quelle previste per le altre agenzie. La parte che suscita maggiori esitazioni in alcuni settori parlamentari è proprio quest’ultima che rischia quindi di rallentare fortemente l’iter del provvedimento. Di una sistemazione dell’architettura istituzionale della vigilanza sul­la finanza e sulla concorrenza si avverte da tempo l’esigenza in Italia, ma è più urgente dare ai mercati ed ai risparmiatori l’assicurazione che dopo i recenti disastri il grado di protezione è aumentato.

Il prof. Sarcinelli “tornando al titolo di queste riflessioni, anch’io…non concludo, come Vitangelo Moscarda, l’eroe di Pirandello (1925-26), che alla fine di Uno, nessuno, centomila annota: “la vita non conclude”. Dei tanti significati che all’espressione sono stati attribuiti, preferisco quello più semplice: la vita non ha fine. Come la vigilanza sulla finanza…

 

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