SERRICCHIO CRISTANZIANO

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SERRICCHIO CRISTANZIANO

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Monte Sant’Angelo 1922 – Manfredonia 1° settembre 2012

Docente, poeta, narratore e saggista

Nacque a Monte Sant’Angelo nel 1922. Suo padre Michele era un fabbro meccanico, la madre Angela, invece, casalinga. Ultimo di tredici figli, dopo aver conseguita l’abilitazione magistrale e la maturità classica, inizia ad insegnare nelle scuole elementari dal 1940 al 1942. Dal 1944 insegna nelle scuole superiori. Nel 1946 consegue la laurea in Lettere all’Università degli Studi la Sapienza di Roma.
Fu preside incaricato dal 1954 e di ruolo dal 1965 nell’Istituto Magistrale “Roncalli”. È stato anche vice presidente per la Puglia del Centro Studi di Storia Patria.
Fu chiamato dal Centro Didattico Nazionale per i Licei per l’aggiornamento dei presidi e dei docenti. Dirige corsi di abilitazione per docenti. Nel 1964 è stato nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione Ispettore Onorario per i Beni ambientali, architettonici, artistici e archeologici di Manfredonia
Fu autore di saggi storici, archeologici e letterari, nonché di numerose raccolte di poesia. Nel 2012 il Consiglio della Regione Puglia lo ha proposto per il Premio Nobel della Letteratura 2013 2013. Nel 2003 Mario Luzi gli ha conferito il Premio Circe Sabaudia “Una vita per la poesia”.
È scomparso nel 2012 all’età di 90 anni.
Dal 1962 al 1968 è stato assessore alla pubblica istruzione e cultura presso il comune di Manfredonia. D’intesa con l’archeologo Silvio Ferri, scopritore delle Stele Daunie, è intervenuto a favore della cessione allo Stato del Castello svevo-angioino di Manfredonia per la creazione del Museo Nazionale e del Paeco archeologico di Siponto.

Premi e riconoscimenti

2003 – Premio Circe Sabaudia Una vita per la poesia
2008 – Premio di Poesia Voce del Gargano

Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte

— Roma, 2 giugno 1979

Romanzi e racconti

• 1984-Le radici dell’arcobaleno, Bastogi
• 1990-Il castello sul Gargano, Serarcangeli
• 1994-La montagna bianca, Gioiosa Editrice, prefazione di Giovanni Giraldi.
• 2002-L’Islam e la Croce, Marsilio
• 2005-Pizzengùnghele, Edizioni Ippocampo
• 2009- Ho viaggiato con l’apostolo Tommaso, Edizioni del Rosone
• 2010-Seppina degli sciali, Progedit
Raccolte di poesie
• 1950-Nubilo et sereno, Società Dauna di Cultura
• 1956-L’ora del tempo, L’Albero
• 1957-Fiori sulle pietre, Editrice Leone
• 1961-L’occhio di Noé, Rebellato
• 1973-L’estate degli ulivi, Lacaita Editore
• 1978-Stele daune, Manni
• 1982-Arco Boccolicchio, Bastogi
• 1988-Topografia dei giorni, Lacaita Editore
• 1991-Questi ragazzi, Edizioni del Leone
• 1993-Poesie, Editori Associati
• 1993-Orifiamma, Amadeus
• 1996-Petali-Haiku, Quaderni dello Scettro
• 1997-Polena, Tracce
• 2012-Marsia. Variazioni poetiche II/1/Speciale. La voce del gabbiano. Omaggio a Cristanziano Serricchio, Progedit
• Poeta tradotto in varie lingue, è anche autore di opere narrative
• E’ presente in diverse storie letterarie e antologie, fra cui Gli scrittori e la storia di M. Dell’Aquila (A. Signorelli 1986), Storia della letteratura italiana del Novecento di G. Spagnoletti (Newton 1994), Melodie della terra di P.Perilli (Crocetti 1997), Il pensiero dominante di F. Loi e D. Rondoni (Garzanti 2001), Parole di passo (Aragno 2003), Nuovi poeti italiani a cura di F. Loi (Einaudi, 2004

Tratto dal sito www.schiamazzi.org riportiamo il ricordo “L’addio a Cristanziano Serricchio
Di redazione 3 Settembre 2012

Ultimo saluto al preside prof. Cristanziano Serricchio dalla prof.ssa Leonarda Crisetti

“Domenica pomeriggio, ore 17.00. La cattedrale di San Lorenzo è gremita di gente: il gruppo della società di Storia Patria sezione garganica (Matteo Siena, Marco trotta, Michele Ferri, Giuseppe Piemontese, Nunzia Quitadamo, NunzioTomaiuoli, Padre Mario Villani, Pasquale Ognissanti, Giulio Siena, M. D’arienzo, la scrivente, … ), i rappresentanti della comunità scolastica provinciale ( dirigenti, docenti, personale AT.A, alunni), i rappresentanti delle associazioni locali, della comunità di Manfredonia e delle autorità civili.
Don Ferdinando Piccoli, il celebrante, tesse le lodi di questo uomo, sia pure in modo sobrio, indugiando sui diversi ruoli svolti dal prof. Cristanziano Serricchio: di marito, di padre, di nonno, di docente, di preside, di storico, di poeta, di portavoce della comunità di Manfredonia e della società più vasta, nonché dell’Italia nel mondo.
“Preghiamo Dio – proferisce don Ferdinando – perché accolga l’anima e il corpo di questo suo figlio anche per ciò che ha dato alla società civile, attraverso la sua opera.”
Al preside va il merito di essersi impegnato per fare nascere il Roccalli, oggi liceo, una scuola che tanto ha dato e continuerà a dare nella formazione dei giovani.
All’archelologo è riconducibile l’istituzione del Museo delle stele daune di Manfredonia, voluto da Silvio Ferri, prof. all’Università di Siena, e dal farmacista di Mattinata Matteo Sanzone, col proposito di consegnare alla memoria parte della civiltà recuperata.
Allo storico e allo scrittore è ascrivibile il merito di avere ricostruito tasselli del nostro passato, talvolta anche in forma romanzata, di avere presentato e recensito opere.
Al poeta va riconosciuta la capacità di fare vibrare le corde del cuore e di fare emozionare. I suoi versi sono perciò tradotti in altre lingue, superando i confini dell’Italia.
La città di Manfredonia l’omaggia consegnandogli il 1° premio dell’Aurentino d’oro. Il Consiglio comunale caldeggia la sua candidatura al premio Nobel.
Michele Mangano, in chiusura, in qualità di giornalista e l’amico, declama in suo onore alcuni versi traboccanti d’amore, composti da Cristanziano per Donna Delia, sua moglie. Offre poi un saggio del CD audio e video, con le musiche di G. Tasca, registrato in casa Serricchio prima che il preside lasciasse questo mondo.
Un cortometraggio maturato da un progetto recente- spiega- in cui “Serricchio interpreta Serricchio”-, che ha per sale d’incisione le sue dimore preferite (Manfredonia, San Marco e Monte Sant’Angelo) e come sfondo la terra dei pellegrini tanto devoti all’Arcangelo, che il tocco magico delle campane ha da sempre chiamato in raccolta.
La cerimonia funebre chiude con l’invito di don Fernando a proseguire l’opera del grande uomo di cultura, il professore Cristanziano Serricchio, perché questa nostra terra possa continuare a crescere in pace, virtù e conoscenza.”

http://www.francescogiuliani.net/antologia%20critica%20cristanziano%20serricchio.htm/..

PER CONOSCERE MEGLIO UN PROTAGONISTA DELLE LETTERE
“L’OPERA LETTERARIA DI CRISTANZIANO SERRICCHIO”

Cristanziano Serricchio, classe 1922, è, per consolidato giudizio critico, uno dei maggiori poeti viventi italiani, una vera e propria “risorsa” umana e letteraria per il territorio pugliese, che guarda a lui come ad un indiscusso maestro.
Nel corso degli anni gli scritti dei critici si sono susseguiti e accumulati, formando un considerevole corpus, come attesta la recente pubblicazione di un corposo volume, intitolato “L’opera letteraria di Cristanziano Serricchio. Antologia della critica”, edito dalla casa editrice Sentieri Meridiani di Foggia, con la prefazione di Domenico Cofano (pp. 337, euro 25).

Il libro segue le orme di un cammino artistico iniziato nel lontano 1950, quando un altro grande nome della cultura pugliese, Alfredo Petrucci, scriveva l’introduzione della sua prima silloge di liriche, “Nubilo et sereno”. Da allora è passata molta acqua sotto i ponti della letteratura, fino all’ora della consacrazione del valore. Gli anni più recenti, tra l’altro, sono stati particolarmente generosi, con contributi firmati da personaggi come Mario Luzi, Franco Loi e Maria Luisa Spaziani, tanto per citarne qualcuno.
L’antologia della critica in questione si apre con le pagine dell’italianista Cofano, ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Foggia, che esprime un caldo ed aperto consenso verso la produzione di Serricchio, che ha pubblicato lavori poetici, teatrali e narrativi, ma resta soprattutto un poeta, nel senso più alto del termine, anche quando subisce il fascino del racconto e del romanzo. Di qui, nota Cofano, i suoi temi, “che sono quelli abituali delle raccolte liriche – il tema del tempo, il tema della memoria, il tema della religiosità, il tema della natura, il tema della donna, il tema della morte”, rivissuti con grande originalità.
Attraverso le pagine di Serricchio sale in primo piano anche il ruolo del poeta, l’impegno etico e civile di chi auspica con la parola un mondo di pace, di tolleranza, di comprensione, un obiettivo che resta ancora molto vivo nella società contemporanea e che lo scrittore pugliese ha tra l’altro posto al centro del suo romanzo “L’Islam e la Croce”, del 2002.
Sfogliando la silloge critica si possono gustare certe notazioni profonde e incisive, come quella di Maria Luisa Spaziani, quando ricorda che “La gioia si consuma in fretta, non pone domande e non ha tempo per le definizioni, lascia nella memoria i segni che un passero incide sulla neve. Il dolore è un aratro che lacera la terra. Ma è nelle ferite della terra che il seme si annida”. Come dar torto alla poetessa che veste i panni del critico e sottolinea l’intensa presenza del tema della morte nei versi di Serricchio? Da leggere, poi, le calde parole di Mario Luzi, del 1995, che termina il suo scritto rimarcando il fatto che “è raro che si legga davvero e volentieri e senza noia e stanchezza come ho letto i suoi versi”.
Luzi resterà sempre un sincero estimatore dei versi di Serricchio, come del resto Giacinto Spagnoletti, Giorgio Caproni, Mario Sansone, Maria Corti, Raffaele Nigro, Donato Valli, Davide Rondoni, Ettore Catalano, Daniele Pegorari e tanti altri. Davvero difficile fare tutti i nomi. Resta la certezza del ruolo conquistato, anche attraverso il suo esempio e il suo magistero, dalla Puglia nelle patrie lettere, un riconoscimento ottenuto lavorando sul campo, per così dire, in quella Manfredonia dove Serricchio, lasciando la nativa città dell’Angelo, ha vissuto ed insegnato, dove ha visto e studiato le stele daunie.
La parola, ha ragione Cofano, per Serricchio “è verità e vita” ed è destinata per vie segrete a riaffiorare, zampillando nel tempo.

Addio a Serricchio il poeta vissuto col Gargano nel cuore
di DANIELE GIANCANE
La produzione letteraria di Serricchio (di cui la casa editrice foggiana Sentieri Meridiani pubblicò qualche anno fa l’«opera omnia») è profondamente collegata alle radici storiche della sua terra – era nato a Monte Sant’Angelo ma è vissuto a Manfredonia – e ha fondato sul valore della memoria la riflessione attorno ai significati dell’esistenza. E anche come funzionario pubblico provvide a perfezionare la cessione del castello di Manfredonia allo Stato a patto di farne un Museo nazionale. Di recente proposto dalla Regione Puglia per il Nobel
02 Settembre 2012

di DANIELE GIANCANE
Cristanziano Serricchio è stato un autore prolifico che ha spaziato in vari ambiti creativi (poesia anzitutto, ma anche – e con efficacia – narrativa, scrittura per ragazzi, saggistica) e, per le sue qualità, è stato costantemente seguito dalla critica letteraria più avvertita (da Oreste Macrì a Mario Sansone, da Luzi a Michele Dell’Aquila, da Barberi Squarotti a Ramat e Giachery). Cominciò la sua «carriera» letteraria nel lontano 1950 con Nubilo et sereno, cui seguirono molteplici testi, da L’ora del tempo (1956) a L’occhio di Noè (1960), a Stele daunie (1978)…
Tra le ultime sue opere: L’islam e la croce (Marsilio ed., 2002), c’è lo splendido racconto basato su un episodio storico, ovvero il sacco di Manfredonia da parte dei turchi nel 1620. È la storia di Giacometta, una bambina di otto anni, rapita dai turchi dal convento delle clarisse e condotta schiava nel Topkapi di Istanbul. Qui diventerà la favorita del sultano, cui darà l’atteso erede Osman. Il quale, quasi per contrappasso, verrà a sua volta rapito ed educato al cattolicesimo, diventando Domenico Ottomano. Così la storia si configura con un incontro/scontro fra due civiltà entrambe grandi e, in fondo, similari per molti aspetti.
Anche alla letteratura per ragazzi di Serricchio ha offerto gradevoli e avventurosi testi: basterà citare Il castello del Gargano e La montagna bianca, che sono da annoverare fra i buoni romanzi di formazione. Le stele Daunie, Giacomina, il Gargano…: la produzione letteraria di Serricchio (di cui la casa editrice foggiana Sentieri Meridiani pubblicò qualche anno fa l’«opera omnia») è profondamente collegata alle radici storiche della sua terra – era nato a Monte Sant’Angelo ma è vissuto a Manfredonia – e ha fondato sul valore della memoria la riflessione attorno ai significati dell’esistenza. E anche come funzionario pubblico provvide a perfezionare la cessione del castello di Manfredonia allo Stato a patto di farne un Museo nazionale. Soprattutto nei primi decenni della sua attività, Serricchio venne considerato essenzialmente come il poeta delle «stele daunie», del simbolismo degli ulivi e delle secrezioni calcaree delle grotte garganiche, di una lirica allusiva, sotterranea, «archeologica». Poesia che ha sempre cercato di sottrarsi alla tentazione del grido, per ripiegarsi invece in una lenta e profonda meditazione.
Il rapporto fra presente e passato è sempre stato vivo in lui, perché il nucleo della sua poesia è stato costantemente il tempo, la memoria, che è la sola bilancia o l’oblò da cui la realtà può essere compresa. Sentimento del tempo, quindi, e angoscia del temo perduto: «Propongo le parole delle stele,/ immagini non contestate d’un tempo/ sepolto da spessi strati di silenzio». Soprattutto in un’epoca (la nostra) che è quella dell’incertezza, della disumanizzazione, della mistificazione. E se comunque resta nei suoi versi l’immagine della Puglia mitica («Dove assetata la mia terra scende/ nel mare con cavernose radici/ seccano i fichi al sole sulle canne/ e s’inaspriscono cicale e ulivi…») è certo che la poesia di Serricchio conserva una sua perennità. E se le stelle restano mute, è la parola che da sola si assume il grande compito di manifestare la fondatezza dell’essere. È la parola pensata che aiuta a orientarsi, a ritrovare la radice di uomini. Proprio per queste sue caratteristiche la poesia di Serricchio appare sempre uguale a se stessa (persino quando ha scritto un libro di haiku) come timbro, intensità, suono. La sua è stata sempre una voce riconoscibile, una sorta di colloquio aperto e leggero.
Lirismo contemplativo ed esistenziale che non mutò (sia pure, naturalmente con accenni diversi) dopo la scomparsa della cara moglie, cui dedicò un intero libro. In un intervista del 2004 Serricchio svelò che i suoi maestri erano Leopardi, Hugo, Pascoli, Quasimodo, Valeri, Gatto, Luzi, Bacchelli; che il suo volume L’Islam e la croce era nato dal desiderio di conciliare le due grandi religioni, contro coloro che pensano (in quegli anni ricordiamo che la Fallaci sparava a zero contro i tentativi di tolleranza fra cattolicesimo e religione musulmana) che siano irriducibili. Inoltre ai giovani poeti dava il consiglio di non lasciarsi andare solo all’ispirazione: il genio poetico richiede lunga pazienza e nasce da un luogo solitario della mente, in un luogo che non sappiamo definire e ubicare, ma dove solo la parola necessaria a dire quel sentimento ha diritto di essere pronunciata. La letteratura è sempre impegnata certo non morirà mai, anche se si trasformerà, le nuove tecnologie non potranno cancellare la poesia, perché gli uomini sono eterni ulissidi della parola. Alla domanda: «Una vita per la poesia. Ne è valsa la pena?» Rispose: «Senz’altro; al di là dei giudizi altrui, la poesia mi ha insegnato a vivere». Poi, ai posteri l’ardua sentenza, come scrisse in un bellissimo testo: «Che resterà di te, di me, di quest’ora che non cede al tramonto?».

Dall’articolo “Serricchio e San Tommaso un ‘incontro’ inatteso – un viaggio per mare nel racconto del poeta gargano” di Francesco Giuliani pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno del 16 aprile 2021 “ Cristiano Serricchio è sicuramente uno dei noi più significativi della poesia italiana della seconda metà swl Novecento, ed è bene ribadirlo. La sua produzione, però, comprende anche alcune opere in prosa che serbano una notevole attualità, come il romanzo L’Islam e la Croce, in cui sale in primo piano il tema dello scontro-confronto tra le fedi e culture diverse”
Altro romanzo significativo è Ho viaggiato con l’apostolo Tommaso, pubblicato nel 2009. Su questo romanzo “lo scrittore, appassionato di storia, richiama i testi sacri canonici, che ci consegnano l’immagine di Tommaso apostolo del dubbio, ma anche quelli apocrifi e meno noti.” In questo romanzo Tommaso “è celebrato come simbolo di un’umanità moderna segnata dal dubbio e dall’inquietitudine, ma che ha anche il dovere di non cedere allo sconforto.” Serricchio ci consegna in questo libro un invito alla tolleranza, alla concordia, alla speranza , offrendoci un messaggio positivo che , specie in questo periodo particolare , merita di essere ascoltato con attenzione.

LInk

www.cristanzianoserricchio.com/..

http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/persona/MIDC000751/..

https://www.academia.edu/13028053/_Cristanziano_Serricchio_lalata_concretezza_della_poesia_._In_A_Sud_del_Sud_dei_Santi_LietoColle_Faloppio_Co_2013_pp._356-368

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