LEO ERMANNO FRANCESCO NICOLA

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LEO ERMANNO FRANCESCO NICOLA

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Canosa di Puglia, 3 novembre 1948

L’oncologo che nella sua lunga carriera ha cambiato la storia dei tumori del retto; Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti nel creare «una tecnica chirurgica innovativa

Ermanno Leo (Canosa di Puglia, 3 novembre 1948) si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano nel luglio 1976, per poi specializzarsi in chirurgia oncologica presso l’Università di Napoli nel luglio 1982.
Entrato nell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano dal marzo 1974 ha assunto ruoli via via crescenti fino a dirigere dall’agosto 1998 la struttura di chirurgia colon-rettale
professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia generale dell’Università di Roma La Sapienza
Nel gennaio 2002, mette a punto una innovativa apparecchiatura che riesce a portare la tridimensionalità nella video chirurgia con un importante miglioramento della qualità e dei risultati per chiudere con una chirurgia demolitiva tradizionale e ratificare una nuova chirurgia, più impegnativa e dedicata, ma conservativa dell’integrità psicofisica del paziente..
Nel 2003 è stato nominato dal ministro della salute, Girolamo Sirchia, esperto del Consiglio superiore di Sanità.
Il 7 aprile 2004 gli è stata consegnata al Quirinale dal Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica, in occasione della Giornata Mondiale della Sanità. Sempre nello stesso anno è stato nominato coordinatore del Gruppo di lavoro per lo screening del tumore del colon retto.
Il 9 novembre 2006 gli è stata conferita presso il Centro Conferenze della Provincia di Milano, dal Prefetto della provincia in vece del Presidente della Repubblica Italiana, l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i suoi meriti nel creare «una tecnica chirurgica innovativa e una scuola di specializzazione che insegna la tecnica ai medici».
È inoltre presidente della onlus Associazione per la ricerca europea in chirurgia oncologica (ARECO).
Insieme a Giorgio Parmiani ha avviato nel 2008 una sperimentazione sulla cura del tumore del colon retto.

https://www.giornaledipuglia.com/2018/11/cancro-180mila-morti-allanno-troppi.html

Cancro, “180mila morti all’anno? Troppi…”. Parla l’oncologo pugliese Leo
11/15/2018 Intervista, Salute e benessere

di FRANCESCO GRECO – MILANO. “180mila morti all’anno per cancro sono troppo, dopo 40 anni di ricerca…”. Insomma, un default. La vive come una sconfitta personale, privata il prof. Ermanno Leo, pugliese (Canosa di Puglia), oncologo di fama mondiale, direttore S. C. Colo-Rettale presso la Fondazione IRCCS (Istituto Nazionale dei Tumori) di Milano.
Da decenni è impegnato su un fronte così delicato e complesso. Un pianeta in cui si vive anche di annunci di farmaci che non cambiano lo status quo, o lo sfiorano solo in superficie.
Intanto per l’anno che verrà si prevede che nel mondo si ammaleranno 18 milioni di persone. Per l’OMS “un’epidemia”.
DOMANDA: Lei è molto critico verso quella che chiamano spettacolarizzazione della ricerca: i bugiardini dei farmaci antitumorali sono troppo bugiardi?
RISPOSTA: “Purtroppo i farmaci antitumorali non sono accompagnati dai bugiardini, ma i risultati di efficacia sono affidati a risultati di studi comparativi fra diversi ‘protocolli'”.
D. Troppe leggende metropolitane, annunci roboanti, fake news: quali le più smaccate?
R. “Credo che la stampa debba rivedere i criteri di valutazione delle notizie, in particolare sul cancro. 180mila morti l’anno avrebbero il diritto di chiederci tante cose…”.
D. Si può ipotizzare che le percentuali delle guarigioni che leggiamo sui giornali sono gonfiate, quindi irreali?
R. “Dovrebbero specificare in quali stadi della malattia possiamo offrire buoni risultati. In particolare: diagnosi precoce (tumori piccoli) e chirurghi adeguati ed esperti e casistiche ben consolidate e documentate. Che si scelgano mani esperte a prescindere dall’immobile”.
D. E’ un danno notevole che gli istituti di ricerca pubblici e privati non si coordinano, per gelosia probabilmente e che non esiste un registro unico dei risultati raggiunti?
R. “Il coordinamento sarebbe auspicabile, ma soprattutto la veridicità dei risultati. Evitare che il controllore sia il controllato, o suo amico”.
D. “Regaliamo la ricerca alle multinazionali”: cosa vuol dire, che il pubblico abdica al suo ruolo?
R. “La ricerca è nelle mani delle multinazionali, finalizzata alla produzione dei farmaci. I medici sono solo utilizzatori e spero ne valutino correttamente i risultati (anche scontentando i fornitori!!!)”.
D. Lei sostiene che dopo tanto tempo e risorse nella lotta al cancro siamo quasi all’anno zero e poco ne sappiamo, eppure oggi c’è molta informazione sul tema…
R. “Per ora abbiamo solo queste armi. Spero si cambi strada…”.
D. Vogliamo suggerire qualche consiglio per la prevenzione?
R. “Credo che i suggerimenti delle Regioni siano una buona guida. In particolare suggerisco, oltre la ricerca del sangue occulto nelle feci, dopo i 45 anni di eseguire una colonscopia (con sedazione), in particolare a chi ha precedenti famigliari  per tumore del colon-retto. Sino a quando i genitori perderanno i figli e i figli perderanno i genitori (per i tumori), dovremo farci un serio esame di coscienza”.

In una intervista rilasciata a Silvia Turin del Corriere.it il 31 dicembre 2010 l’oncologo pugliese Ermanno Leo, medaglia d’oro della Repubblica per i suoi meriti nel campo della Sanità pubblica ha espresso la sua amara ma lucida riflessione sull’“anno orribile” del Covid 19.

Alla domanda quali sono stati i principali errori?
Ha risposto “«Abbiamo portato il virus ad assistere alla corsa di ventidue persone dietro un pallone (partita di calcio Atalanta-Valencia, ), l’abbiamo portato alla frequentatissima fiera del gelato di Rimini, l’abbiamo portato nei mezzi pubblici superaffollati, l’abbiamo portato a divertirsi nelle discoteche e in tanti altri assembramenti. È stata pura follia lasciare che la gente si assembrasse in determinati contesti pensando, quando l’epidemia è scoppiata in Cina, che in un mondo globalizzato come questo non ci sarebbe stata da subito una trasmissione dell’infezione. Parlo con grande delusione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che deve sorvegliare proprio su queste eventualità
All’osservazione evidentemente non eravamo pronti a un evento di tale portata? La risposta è stata secca «L’impreparazione non è ammissibile in una società come la nostra. La “colpa” non è del virus. I virus sono organismi che esistono da prima che nascesse l’uomo. Il fatto che possano arrivare a noi è scontato: è successo decine di altre volte negli ultimi secoli. Era scritto nella storia. Siamo noi che non dobbiamo permettere che ci attacchino a nostra insaputa e, soprattutto, non possiamo rimanere spiazzati».
Toccando il campo specifico dell’oncologia, alla richiesta di quanto ha pesato l’arrivo della pandemia? Si è rappresentato che «È un anno che non si parla più di cancro, sembra quasi che sia diventata una malattia di serie B, ma non lo è. I tumori fanno ancora 180mila morti l’anno, non possiamo ignorarlo. La gestione dei malati oncologici sta subendo gravi ritardi: gli ospedali spesso sono costretti a rifiutare i ricoveri, a chiudere i reparti per le chemioterapie, per gli esami di controllo. Tutto questo può comportare ritardi di diagnosi pericolosissimi: non dimentichiamo che i tumori che riusciamo a guarire sono quelli presi in tempo. Il giorno in cui salta una diagnosi precoce rischiamo di intercettare malattie in ritardo e creare un’altra situazione drammatica per la comunità».

l Presidente
“La vita e le scelte professionali di ognuno di noi non sono solo determinate da puro tecnicismo, anche se valido e di alto livello, ma dalla constatazione dei risultati ottenuti in seguito al tipo di cura che il medico sceglie per il suo malato.

L’aver conosciuto, all’inizio degli anni ‘90 in Francia ed Inghilterra, la possibilità di poter curare, i pazienti affetti da tumore del retto senza più costringerli come nel passato a portare i segni di una mutilazione irreversibile, evidente nel famigerato sacchettino sull’addome, ha spinto me e la mia equipe a realizzare un programma innovativo e sistematico, che trova oggi consenso scientifico ad ogni livello e rende necessarie le iniziative finora realizzate.

Credo, infatti, che per offrire a tutti i malati l’opportunità di una migliore qualità di vita, sia necessario tra i colleghi, non solo uno scambio scientifico ma soprattutto un concreto scambio di esperienze per una divulgazione pratica delle tecniche chirurgiche.

Per realizzare questi obbiettivi, ho pensato, d’accordo con illustri colleghi, che fosse indispensabile creare A.R.E.C.O., la cui finalità principale è appunto la costituzione e gestione della Scuola-Master di Chirurgia Specialistica per la cura dei tumori del retto”.

Dott. Ermanno LEO
(Chirurgo Oncologo)

l Presidente

“La vita e le scelte professionali di ognuno di noi non sono solo determinate da puro tecnicismo, anche se valido e di alto livello, ma dalla constatazione dei risultati ottenuti in seguito al tipo di cura che il medico sceglie per il suo malato.

L’aver conosciuto, all’inizio degli anni ‘90 in Francia ed Inghilterra, la possibilità di poter curare, i pazienti affetti da tumore del retto senza più costringerli come nel passato a portare i segni di una mutilazione irreversibile, evidente nel famigerato sacchettino sull’addome, ha spinto me e la mia equipe a realizzare un programma innovativo e sistematico, che trova oggi consenso scientifico ad ogni livello e rende necessarie le iniziative finora realizzate.

Credo, infatti, che per offrire a tutti i malati l’opportunità di una migliore qualità di vita, sia necessario tra i colleghi, non solo uno scambio scientifico ma soprattutto un concreto scambio di esperienze per una divulgazione pratica delle tecniche chirurgiche.

Per realizzare questi obbiettivi, ho pensato, d’accordo con illustri colleghi, che fosse indispensabile creare A.R.E.C.O., la cui finalità principale è appunto la costituzione e gestione della Scuola-Master di Chirurgia Specialistica per la cura dei tumori del retto”.

Dott. Ermanno LEO
(Chirurgo Oncologo)
Presidente A.R.E.C.O.

info@areco.it

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