CONGEDO MARIO

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CONGEDO MARIO

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Galatina, 1937

Dopo l’iniziale carriera giornalistica si è dedicato alla editoria culturale con la riscoperta e la pubblicizzazione di libri sulla Puglia (in particolare il Salento) e la Basilicata, illustrati da stampe incisioni acquerelli gouache dei secoli passati e da corredi fotografici straordinari.

Congedo Editore Chi siamo (congedoeditore.it)

La casa editrice, fondata nel 1968, può contare su oltre 2400 titoli in catalogo, una media annuale di 60 uscite, più di un titolo alla settimana. La produzione editoriale è per lo più focalizzata sulla cultura locale, ma la vitalità ed il raggio di interesse sono più ampi.

Da un lato si punta alla valorizzazione di ciò che è insieme “pugliese ed internazionale”. Ne sono esempio volumi come Salento Style, sugli interiors salentini di maggiore fascino, Masserie Living & Hosting, sulle masserie ristrutturate più belle di Puglia, From mom to daughter, la cucina pugliese direttamente per il mercato americano, Gente di Puglia. un vero e proprio censimento dei pugliesi di maggiore successo nel mondo.

Dall’altro si consolida il mercato della tradizione: le guide turistiche, come le storiche guide verdi o le nuovissime guide “enjoy”, l’eno-gastronomia con il best-seller Odori, colori sapori della cucina salentina, gli illustrati, le pubblicazioni di taglio divulgativo, i cataloghi ed i libri d’arte e di storia.

Dall’altro, ancora, rimane molto forte l’attenzione per le pubblicazioni scientifiche (spesso direttamente in lingua straniera) e la saggistica, con sodalizi con le Università di Lecce, Bari, Potenza, Milano, Venezia, Genova, Pisa, Padova, Firenze, Napoli e Roma. Numerose le collane di archeologia, filologia, filosofia, linguistica, storia, storia dell’arte, storia della letteratura, storia patria.

La distribuzione è gestita direttamente sull’intero territorio regionale (ad eccezione della provincia di Foggia), mentre si avvale di diversi canali nell’area nazionale e viene portata avanti da Casalini Libri a livello internazionale. Sul web è gestita sia direttamente che da Internet Bookshop.

Il marchio Congedo Publishing viene distribuito separatamente sul mercato nazionale ed internazionale, con particolare forza su quello inglese ed americano.

Congedo Editore svolge attività di editing puro e di packaging, avvalendosi per la stampa di strutture esterne presenti in Italia e all’estero, scelte sulla base delle caratteristiche del prodotto in lavorazione. Importante la recente alleanza con alcune tra le case editrici più note a livello internazionale, come Harper Collins e Loft Publications.

Di rilievo sono:

  • l’archivio iconografico della casa editrice che può vantare una eccezionale collezione di documenti antichi su tutta l’Italia Meridionale e la Puglia in particolare.
  • l’archivio fotografico che conta oltre 1.000.000 di immagini.

 

La storia della Congedo Editore

La Casa Editrice Congedo viene fondata, nel 1968, da Mario Congedo.

Nato a Galatina e laureato in giurisprudenza a Urbino, il futuro editore da giovane svolge un’intensa attività giornalistica nell’Italia settentrionale, scrivendo servizi per testate per ragazzi come “Selezione dei ragazzi” dei Fratelli Fabbri Editore, “Messaggero dei Ragazzi”, “Il Vittorioso” e reportage dall’Italia e dall’estero per giornali come “Eva” e “Famiglia Cristiana”.

Rientrato in Puglia, dirige con l’amico Antonio Lisi “Il Nuovo Cittadino” e intanto frequenta il cenacolo culturale leccese di Nicola Vacca, medico umanista, storico illustre. In casa Vacca, Congedo conosce Gerard Rohlfs, Emil Namer, Carl Arnold Willemsen, Aldo Vallone, Nicola De Donno, oltre che numerosi studiosi emergenti.

La prima intuizione di una casa editrice focalizzata sulla cultura ha origine, quindi, in questo contesto e si concretizza in pochi mesi con la denominazione di “Edizioni dell’Almanacco Salentino”. Nel 1970, per consiglio e proposta di Nicola Vacca, l’azienda diventa “Mario Congedo Editore”.

Poco per volta, la casa editrice conquista sempre nuovi autori di fama nazionale ed internazionale, quindi nuovi segmenti di mercato. Da una parte consolidando il proprio rapporto di collaborazione con le università di Lecce e Bari, dall’altra iniziando attività di studio e di ricerca con i più prestigiosi atenei italiani, dall’altra ancora avviando una fervida produzione di carattere divulgativo.

La sintesi di quarantacinque anni di attività sta negli oltre duemilaquattrocento titoli in catalogo, tra i quali si annoverano opere fondamentali per la storia della cultura pugliese e meridionale.

Chiunque intraprenda una ricerca di storia, arte, archeologia, folklore o filosofia, con riferimento all’Italia meridionale, trova, infatti, in Italia e all’estero, i libri Congedo come punto di riferimento.

Nel 2013 Mario Congedo festeggia con un attestato dell’ordine “Cinquant’anni di giornalismo” e quarantacinque della casa editrice. Per il lavoro svolto nel campo dell’editoria numerosissimi i riconoscimenti, tra i quali il “Premio alla Cultura”, assegnato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed il “Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte” rilasciato dal Presidente della Repubblica, medaglia d’oro per la cultura dal Presidente della Regione della Basilicata e premio Renoir della Regione Puglia.

Le sue figlie, Fiorella e Maria Elena Congedo, laureatesi e specializzatesi entrambe a Milano, l’una in materie umanistiche, l’altra in economiche, lavorano al fianco del padre, allargando il raggio della attività di famiglia nel campo del merchandising e della produzione televisiva.

L’editore Congedo e l’arte di raccontare il Meridione – La Gazzetta del Mezzogiorno

 

VENTO DA SUD

L’editore Congedo e l’arte di raccontare il Meridione


Fra oltre 3.500 libri, il volume sulla Basilica di Galatina

04 Gennaio 2023

Raffaele Nigro

Un catalogo con oltre 3.500 titoli racconta la lunga attività di Mario Congedo, un editore raffinato che ha dedicato la propria esistenza alla riscoperta e alla pubblicizzazione di beni storie città della Puglia e della Basilicata, con particolare attenzione al Salento. Libri illustrati da stampe incisioni acquerelli gouache dei secoli passati e da corredi fotografici straordinari eseguiti con apparecchiature stroboscopiche. Un patrimonio che viene dallo sterminato archivio della casa editrice. Perché Mario Congedo è un inguaribile collezionista e ne ha dato prova in una mostra sul costume salentino e pugliese tenuta al castello Carlo V di Lecce alcuni anni orsono. In parte visitabile presso lo stabilimento editoriale alla stazione ferroviaria di Galatina e in maggior parte custodita presso banche.

La pandemia ha frenato un po’ tutti e nella stagione della rinascita sono finalmente arrivati in libreria nuovi titoli. Sfoglio ad esempio un volume firmato da Angelo Angelastro e da Pierpaolo De Giorgi su “Le ultime tarantate di Galatina”. Angelastro che è stato un pilastro dell’informazione giornalistica della Rai vi documenta il fenomeno della pizzica con un corredo fotografico rubato sul sagrato della chiesa di San Pietro e Paolo nel 1978 restando appostato dietro una grata. Vi si ravvisa secondo i due antropologi l’aspetto femminile del tarantismo, quasi un richiamo alla religiosità ancestrale della Madre Mediterranea. Donne di varie età che ballano freneticamente, si rotolano sui pavimenti, pregano aspettando il miracolo.

Tornano in libreria il grande Francesco D’Andria, accademico dei Lincei e archeologo delle civiltà messapiche e preclassiche della Puglia, di Atene e della Turchia e Mario Cazzato che racconta insieme ad Antonio Costantini “L’abbazia italo-greca di Cerrate e il suo feudo. Un gioiello perduto e ritrovato”. Un’abbazia che fu la più antica del Salento interamente affrescata in età normanna, da monaci bizantini e poi abbandonata nelle mani di pastori.

Volumi che vanno ad affiancare le riproduzioni del centro storico di Lecce e del Salento, come il Cristo nero di Nardò e il memorabile volume “L’enigma di Otranto”, con l’esplicazione dello splendido pavimento di fra Pantaleone.

Ma oggi mi soffermerò su un volume che è un’opera d’arte e che mi ha generato varie riflessioni, “La Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina”, di Raffaele Casciaro, ordinario di Storia dell’arte con specializzazione sulle tecniche dell’affresco e di tecniche artistiche dal Medioevo al Barocco e i rilievi fotografici di Michele Onorato.

Il libro è prefato da una nota di Fiorella, uno dei fiori di casa Congedo, una donna di grande capacità imprenditoriale che ha aperto un ramo editoriale di non poca importanza, rivolgendosi ai ragazzi e al mondo dei cartoon e allargando l’area diffusionale dei titoli al turismo internazionale, accompagnando i libri con traduzioni a fronte.

Santa Caterina è pari per bellezza alla Basilica di Assisi, alla cappella Sistina o a quella degli Scrovegni e meriterebbe maggiore attenzione da parte del Ministero della Cultura e dell’Assessorato della Regione Puglia.Grandi concerti annuali dell’Orchestra della Rai o della Filarmonica della Provincia di Bari ma con dirette nazionali dal suo interno organizzate da Telenorba in coproduzione con “Italia 1” come già avviene per “Battiti Live” gioverebbero a diffondere le gigantesche strutture gotico – romaniche e il corredo ricchissimo di affreschi che ne abbelliscono le pareti. Il volume ha dunque una funzione didascalica e politica, per il bisogno divulgativo che lo accompagna. Perché è assurdo che l’Italia intera non conosca le bellezze che possediamo di qua da Roma.

Avviata l’edificazione nel 1383 per volere di Raimondello del Balzo Orsini e con benedizione del papa Urbano VI, la basilica fu affidata ai Frati Minori di Galatina, proprio come avvenuto ad Assisi per la Basilica di San Francesco. I lavori furono chiusi nel 1391, come attesta la data incisa nella facciata del portale di sinistra poco dopo la creazione del convento francescano e l’ospedale. Raimondello intendeva mostrare la propria potenza, quale pupillo di Luigi II d’Angiò re di Francia e signore di Taranto. La chiesa avrebbe ospitato il monumento funerario del figlio, Giovanni Antonio, accanto a una reliquia di Santa Caterina.

La facciata gotica è un trittico a tre cuspidi e ricalca secondo Casciaro il gotico italiano di Siena, Orvieto e del Duomo di Napoli. E nasce nel momento di splendore del gotico internazionale.

La ricerca di esempi nell’architettura meridionale è una delle caratteristiche delle descrizioni effettuate da Casciaro, che attribuisce a maestranze locali l’intero edificio e a scalpellini che si ispirarono a Tino da Camaino e a Giovanni Pisano. L’interno è diviso in tre navate sorrette da archi gotici e fasci di colonne e dappertutto, quasi per horror vacui, i muri sono tappezzati di affreschi. Intanto sono interessanti nelle due navate laterali gli altari attribuiti a Nuzzo Barba, al calabrese frate Angelo da Pietrafitta e al siciliano Frate Umile da Petralia Soprana.

La navata centrale ospita ben sei cicli di affreschi tra i meglio conservati d’ Europa. Dall’Apocalisse alle Virtù, la Storia della Genesi e dei Sette Sacramenti. Nella terza campata sono narrate le storie di Cristo contornate nelle vele laterali da Schiere Angeliche. Le pareti del presbiterio sono affrescate con le storie di Santa Caterina d’Alessandria, sormontate dagli Evangelisti e dai Dottori della Chiesa. Casciaro individua tre maestri che si sono succeduti nella realizzazione degli affreschi. Un maestro di Raimondo e Maria d’ Enghien, uno di Giovanni Antonio e il terzo è quello dell’Apocalisse. Non è improbabile che le maestranze pittoriche provengano dalla scuola giottesca di Venezia, dagli allievi padovani Guariento e Altichieri.

E qui mi fermo, sperando di aver instillato nei lettori un briciolo di curiosità e di voglia di visitare il monumento, di sicuro uno dei più belli del nostro Paese.

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/famiglie-di-puglia/207527/

 

L’editore Congedo fa volare il Sud da Galatina a Barcellona

 

Ed eccolo il «ragazzo» Mario Congedo, uomo dalla cultura ampia e dai modi pacati e gentili; ascolta il racconto animato della figlia, aggiungendo ogni tanto qualche dettaglio per rendere più completa la «sua» storia. Si racconta, tracciando il profilo di un giovane della fine degli anni Sessanta, laureatosi a Napoli in legge con l’obiettivo segreto, però, del giornalismo
L’ultima opera, la ristampa della «Storia naturale» del Buffon

19 Luglio 2010

«Un libro entra nelle case, vi resta per generazioni, cammina di mano in mano raccontando di luoghi e persone, immortalandoli per sempre»: così Fiorella Congedo, insieme al padre Mario, inizia la nostra conversazione, alternando ricordi e aneddoti della vicenda della sua famiglia, contemporaneamente storia di una casa editrice e rappresentazione di una idea. Una chiacchierata a più voci, che vede insieme due età diverse, una unica strada, due grandi passioni: le regioni di Puglia e Lucania, e attraverso loro, i libri che le trasportano altrove.

Mario Congedo è quel che si dice un «letterato» nel senso puro del termine, appassionato di storia, grande collezionista di stampe e acquerelli del «suo Sud»; ha impostato la sua vita su libri e giornali e da queste direttrici non si è mai mosso. Giornalista prima, editore poi, è diventato un testimone di quel Salento che vuole recuperare posizioni di avanguardia economica e culturale.

Ci incontriamo a Galatina, in quella che è ormai la casa della Congedo Editori, un palazzetto ottocentesco accanto alla stazione: soffitti a volta, mura bianche, libri e libri ovunque, da cui emerge la convinzione che la cultura, la conoscenza possa diventare vera impresa producendo mutamento. «Volevamo che da questa terra continuasse a passare il mondo, come era in antico; volevamo che diventasse, non solo luogo di transito, ma anche luogo in cui fermarsi e stare». Di qui, un grande lavoro sulle masserie. Fiorella ce le mostra sfogliando le pagine di un volume pieno di atmosfere, diverse, ma forti nella loro unicità: «Chi arriva è più integralista, trasforma e prende; contamina ma recupera. Ne abbiamo censite circa seicento; molte erano state abbandonate, svuotate. Ecco, oggi sono ancora lì e raccontano come sono diventate, come sono di nuovo uno dei motori della vita e della economia della nostra regione».

E le masserie parlano; restituiscono l’odore della vendemmia, della raccolta delle olive, la vita modesta e faticosa del bracciante, del massaro; «ma dimostrano anche come recupero e valorizzazione siano un formidabile ingrediente per lo sviluppo».

La conversazione si anima e si arricchisce delle suggestioni dei vari testi che, di volta in volta, vengono freneticamente aperti, illustrati e poi richiusi: c’è tutto, la memoria delle tradizioni, gli ulivi, la terra rossa, la ceramica, sempre però con la tensione verso un orizzonte ampio, ben oltre il Salento, oltre la Puglia. Fiorella è chiara su questo punto: «Il nostro è un Sud geografico, non un Sud culturale e questo da qualche parte prima o poi si sconta. Chi, invece, ha avuto il coraggio di andare via da qui negli anni della formazione, attraversando e penetrando città, elaborando e sintetizzando esperienze, ha potuto rivedere poi con occhi nuovi la propria terra».

Ecco, continua Fiorella, «in queste persone mi riconosco». Lo sguardo, quindi, vola oltre, segnando con straordinaria energia un passaggio generazionale, che ha prodotto, intanto, due sedi: Via Brera 4, nel cuore di Milano, e Barcellona con soci catalani, nuovi marchi collegati, venticinque distributori nel mondo. Tutto dal Salento… in Europa, di padre in figlie.

«Nessun passaggio», precisa però Fiorella, «il vero editore è lui, parlerei, semmai, di un affiancamento. Mia sorella Maria Elena, bocconiana a Milano, io, archeologa, qui, ma una volta al mese tutti a Barcellona. Mio padre è stato un ragazzo di grande lungimiranza, uno di quelli che, andato via e con un futuro importante fuori, ha scelto invece di tornare e scommettere sul sud»

Ed eccolo il «ragazzo» Mario Congedo, uomo dalla cultura ampia e dai modi pacati e gentili; ascolta il racconto animato della figlia, aggiungendo ogni tanto qualche dettaglio per rendere più completa la «sua» storia. Si racconta, tracciando il profilo di un giovane della fine degli anni Sessanta, laureatosi a Napoli in legge con l’obiettivo segreto, però, del giornalismo: «Mi trasferii ad Urbino infatti, anni dopo, di nascosto da mio padre».

Da qui l’inizio di quella che pensava sarebbe stata la sua strada, ma fu proprio Lecce a segnare il passaggio decisivo della sua vita, professionale e sentimentale: «Mi aspettava una ragazza», sua moglie Lucia Lazari, filosofa, forte temperamento e autrice di uno dei best seller della Congedo. Da giornalista ad editore, quindi: «In quegli anni la città era un centro vivace e luogo di incontro di intellettuali, storici, artisti: Nicola Vacca, medico e umanista, studioso di fama internazionale, ne fu l’eccezionale animatore. Intorno a lui, nella sua casa, nella piazzetta Castromediano si formò un vero cenacolo culturale, un salotto in cui si fondevano idee e progetti ampi e circolari. Proprio lì, gli incontri che furono risolutivi per le scelte, come Gerhard Rohlfs, Carl Arnold Willemsen, Aldo Vallone».

E iI pensiero dominante di quegli incontri appare limpido e trasparente, se Nicola Vacca, allora, scriveva: «Il mio sogno: poter documentare iconograficamente, quello che erano le città e il nostro Salento, come adesso non si vedono più, ai tempi in cui i fatti storici si sono svolti». Nasce, dunque così, su questo presupposto, l’avventura di un editore, «vero» e di una casa editrice, tanto radicata nella storia di questo angolo di Sud, fino a diventarne parte integrante, con una caratteristica tutta sua nell’essere profondamente, salentina: non aver mai ceduto all’effimero, aver lavorato sodo, silenziosamente, con signorilità, tanto discreta da apparire talvolta un po’ sdegnosa: «Quarant’ anni fa – continua Mario – decisi che avrei fatto conoscere al mondo la ricchezza del barocco leccese e penso, di esserci riuscito: attraverso i nostri libri ho esportato ovunque, la nostra arte, le nostre masserie, il nostro cibo, il nostro modo di essere attraverso secoli e vicende dalla fortuna alterna».

Recuperare la nostra storia, raccontarla ovunque, significava e significa ancora, portare qui energie nuove, creare curiosità, occasioni di studio e di viaggio, aprirsi a nuove e imprevedibili opportunità: «In poche parole, usare il passato per trasformarlo in futuro. Questo il metodo». Dietro un grande impegno, non sempre riconosciuto. Dicono: «Non è poi così facile lavorare da questa parti, te ne accorgi proprio quando vai altrove, in Italia e ancora di più, fuori». Da Galatina, quindi, i Congedo continueranno a scandire con le loro voci e i loro libri, le tappe di una storia familiare che è anche storia di un territorio e della sua vita intellettuale.

di ALESSANDRA BOCCHINO

https://www.rosso35.com/magazine/fiorella-e-maria-elena-congedo/

Fiorella e Maria Elena Congedo

DUE SORELLE E UNA RICETTA MAGICA PER ESPORTARE IL FASCINO DELLA PUGLIA NEL MONDO.

 

Una ha una formazione umanistica, l’altra economica; una ha studiato Lettere Classiche, l’altra si è laureata in Economia Aziendale; una si è specializzata in Archeologia, ha scritto 20 libri per bambini ed è stata per 14 anni inviata di Topolino; l’altra ha curato operazioni societarie, quotazioni in Borsa e Start up, ed ha lavorato alla TATE Gallery di Londra. Fiorella e Maria Elena Congedo hanno percorso strade diverse lontano da casa, i loro tragitti si sono sfiorati a Milano dove hanno studiato e lavorato entrambe per alcuni anni in importanti produzioni televisive, finché sono in qualche modo tornate alle origini a lavorare per la Congedo Editore, fondata in Puglia da loro padre 50 anni fa. Fiorella vive ora in Salento, è Direttore editoriale della casa editrice di famiglia e cura gli illustrati, le guide turistiche e i libri di cucina, mentre Maria Elena, dalla sede di Milano, si occupa di progetti internazionali e di partnership strategiche.

È così che, mettendo insieme i loro talenti, le sorelle Congedo hanno ideato, creato, prodotto e lanciato sul mercato internazionale “Trulli Tales. Le avventure dei Trullalleri”, una serie per la TV che ha esportato la magia della Puglia in tutto il mondo.

Fiorella e Maria Elena, cosa è Trulli Tales?

F È un cartone animato che racconta le avventure di quattro bambini che frequentano la Scuola di Cucina e di Magia in un piccolo villaggio fatto di buffe casette con il tetto a punta. C’è un regno incantato ai piedi di un uliveto secolare, un prezioso libro di ricette segrete, una nonna che sembra una fata, un olio con poteri sovrannaturali e un mago cattivo e pasticcione…
ME I bambini hanno utensili da cucina al posto delle bacchette magiche e in ogni episodio vivono delle avventure che li aiuteranno a crescere come chef, come maghi e, soprattutto, come persone.

Fiorella e Maria Elena Congedo

Come vi sono venute in mente le storie e il nome dei Trullalleri?

Stavamo facendo un libro fotografico sui trulli, Trulli Style, e abbiamo notato che molte delle persone che hanno comprato o ristrutturato un trullo si somigliano tra di loro, nel senso che hanno inclinazioni artistiche particolari e uno spiccato senso della creatività. Tra di noi li chiamavamo i Trullalleri.

In quel periodo mia figlia piccola mangiava pochissime cose, e io, per farla incuriosire sul tema del cibo, ogni sera le raccontavo storie di un gruppetto di bambini che abitavano in un villaggio di trulli, alle prese con un libro di ricette e con il fatto di dover scegliere gli ingredienti uno a uno e con grande cura. Ogni ricetta, in fondo, non è altro che una formula magica che trasforma tanti ingredienti in un qualcosa di diverso, meraviglioso e prelibato. Era il 2011, le avventure dei Trullalleri sono partite da lì.

 

Oggi sono diventate 52 episodi, tradotti in 25 lingue, esportati in 123 paesi. Cosa piace ai bambini di tutto il mondo dei vostri cartoni animati?

Un mix di tante cose. Raccontiamo un mondo molto familiare, nel quale tutti i piccoli si possono immedesimare, ma anche originale: i bambini vanno in una scuola dove non studiano materie come la storia o la geografia, ma la pasta fresca, le erbe aromatiche, le primizie… Nella vita reale a scuola si parla di cibo e alimentazione come un dovere, un obbligo, sui testi è disegnata la piramide alimentare, che noia! Noi pensiamo che anche una torta con la panna o un muffin può essere buono e nutriente se sei tu a cucinarlo, se lo mangi nelle giuste dosi e che farlo diventa un gioco che coinvolge più generazioni.

Cerchiamo anche di avvicinare i bambini alla vita sana e all’aria aperta, a un modo di vivere pulito. Ci sono quattro torri nel villaggio con delle grandi pale eoliche sui tetti, Trullolandia è un mondo green e bio, meccanico, analogico e 2D, dove i Trullalleri si divertono facendo giochi e usando le loro mani. Un mondo che incuriosisce i bambini e piace anche ai grandi.

La serie ha vinto il Prix Gemeaux – l’equivalente canadese degli Emmy – come miglior serie di animazione del 2018. Cosa è stato riconosciuto del vostro lavoro?

Sicuramente la cura attraverso la quale abbiamo sviluppato il progetto, che abbiamo seguito in ogni singolo step. Ma anche i contenuti, i valori che portiamo avanti con le nostre storie: l’amicizia, il gioco e il lavoro di squadra, largamente apprezzati a ogni latitudine.

Ai quali abbiamo aggiunto il discorso del cibo sano e della condivisione, che sono valori molto italiani. Per noi pugliesi, poi, la cura della tavola è un modo di stare al mondo: attraverso il cibo passa amore. Di una persona non ci piace diciamo: chi ci ha mai mangiato insieme? Al contrario siamo sempre pronti a ricevere gli ospiti e a preparare una bella cena per amici e parenti.

Il vostro lavoro di squadra sembra un valore di famiglia.

Siamo complementari, una più creativa l’altra più commerciale, piuttosto diverse nell’aspetto, nel carattere e nelle inclinazioni, ma lavoriamo fianco a fianco.

Ci confrontiamo su tutto e abbiamo seguito insieme il nostro progetto dalla prima idea fino al doppiaggio, musiche comprese. E quando si tratta di andare a presentare il nostro progetto all’estero, andiamo sempre insieme.

Quanta Puglia c’è, oltre ai trulli e alla tradizione della buona tavola, nei vostri cartoni?

Antisisma. Ci sono i colori, la luce e la solarità. Certo, Trullolandia è un luogo magico sospeso nel tempo e nello spazio, ma in verità esiste: è la Puglia.

E poi non mancano i riferimenti alla mitologia classica, alle radici della nostra terra. La Puglia è terra greca in Occidente, non è un caso che tra i personaggi di Trullolandia ci sia una piccola civetta ghiotta di olive che si chiama Athenina e che il villaggio si trovi in un bosco di ulivi secolari. L’ulivo è stato il dono che la dea Atena ha fatto alla città di cui è protettrice ed è simbolo di pace e di vittoria.

A proposito di radici, quanto ha contato la famiglia nella vostra formazione e crescita professionale?

Intanto siamo cresciute in mezzo alla carta e ai libri, e questo sicuramente ci ha spinte in una certa direzione. Quando poi si è trattato di scegliere gli studi, nostro padre ci ha lasciate partire per andare a Milano e ci ha incoraggiate a seguire ciascuna la propria passione, perché il
lavoro è tosto, ci ha sempre detto, e deve essere qualcosa capace di appassionare e dare energia. È sempre stato il nostro più grande fan e un esempio luminoso. Lui è il vero imprenditore di un tempo: ottimista, concreto, un animo puro animato dal senso del dovere e del sacrificio. Del resto, ha fatto e fa quello che gli piace. Ha 80 anni ed è felice ancora adesso di andare in ufficio ogni giorno.

Anche la mamma ha fatto il tifo per noi. Donna solida e concreta, ci ha sostenute in tutte le nostre avventure e ci ha insegnato ad affrontare ogni cosa con leggerezza, a goderci l’esperienza, a trasformare lo stress in gioia, con una battuta, un colpo di rossetto, una bella cena… È lei ad avere il tocco magico in cucina, è ovviamente nonna Trulla, ha scritto sette libri di ricette salvavita, quelle che ti permettono di preparare piatti gustosissimi in poco tempo e di avere grande successo

Qual è il suo piatto magico?

Lei conquista tutti con dolce tipico salentino: il bianco mangiare.

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