LATTANZIO VITO

nuova puglia d'oro_total white

LATTANZIO VITO

nuova puglia d'oro_total white

Bari 31 ottobre 1926 – 31 ottobre 2010

Medico chirurgo, rieletto deputato per dieci legislature con incarichi di governo di sottosegretario e ministro

Vito Lattanzio nasce in Bari il 31 ottobre 1926 da una famiglia di cattolici praticanti di semplici origini.
Nel 1950 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bari, dove continua a svolgere funzioni di assistente presso l’Istituto di patologia medica, diretto dal prof. Giovanni Dell’Acqua, fino al 1958.
Successivamente specializzatosi in medicina interna presso l’Università di Bologna col Prof. Gasbarrini ed in medicina legale e delle assicurazioni presso l’Università di Bari, ritira la domanda per la libera docenza appena eletto alla Camera dei Deputati nel 1958.
Sin dal terzo liceo classico e poi negli anni universitari partecipa attivamente alle iniziative dell’Azione Cattolica; diviene Presidente della F.U.C.I. di Bari e dirigente centrale della stessa per oltre un triennio, partecipa alla costituzione degli Organismi Rappresentativi Universitari (UNURU) ed a Torino e Perugia viene eletto nel Consiglio Nazionale.
Nel 1952 è chiamato da De Gasperi a dirigere come sub-commissario la DC di Bari, di cui viene eletto segretario provinciale nell’ottobre del 1954, venendo poi riconfermato ogni anno fino alla sua elezione al Parlamento.
a) La vita politica
Nel 1956 è eletto per la prima volta consigliere nazionale della DC al Congresso di Trento, carica confermata in tutti i congressi successivi. Nello stesso anno è eletto consigliere provinciale e capogruppo della DC, carica nella quale viene confermato per tre quadrienni. Il 25 maggio 1958 è eletto per la prima volta deputato alla Camera nella Circoscrizione di Bari-Foggia. Successivamente viene rieletto deputato per altre nove legislature consecutive, fino al 1994.
Nel 1959 dirige l’ufficio problemi della sanità della DC.
E’ inoltre Presidente della Federazione provinciale dei coltivatori diretti di Bari, e poi Presidente regionale per la Puglia e membro del Consiglio Nazionale della Confederazione.
Successivamente, nel 1966, è tra i fondatori dell’Unione nazionale dei produttori di olio d’oliva (UNAPROL), ente che presiede per dodici anni, partecipando alla stesura del primo Regolamento comunitario sull’olio di oliva (Regolamento n.136/66/CEE) per poi essere eletto Presidente del neoistituito Comitato di gestione delle materie grasse.
Nel 1960 dirige l’Ufficio elettorale e la Segreteria centrale organizzativa della DC fino al 1967.
Il 26 giugno 1968 ottiene il suo primo incarico di governo come Sottosegretario al lavoro ed alla previdenza sociale del secondo Governo Leone, che durerà fino al 12 dicembre successivo.
In qualità di Rappresentante del Governo Italiano nel Consiglio dei Ministri CEE contribuisce alla definizione del Regolamento della libera circolazione dei lavoratori nell’ambito della Comunità.
Il 14 dicembre dello stesso anno è nominato Sottosegretario all’industria, commercio e artigianato del primo Governo Rumor, restando in carica fino al 5 agosto 1969, ed il 7 agosto è confermato nel medesimo incarico del secondo Governo Rumor, fino al 27 marzo 1970.
Il 2 aprile 1970 è nominato Sottosegretario alla difesa del terzo Governo Rumor, ed è confermato nello stesso incarico nei cinque governi successivi (Governo Colombo, Governo Andreotti I, Governo Andreotti II, Governo Rumor IV, Governo Rumor V), fino al 23 novembre 1974.
Il 29 luglio 1976 è nominato Ministro della difesa del III Governo Andreotti e resta in carica fino al 18 settembre 1977.
Dal 29 luglio 1976 al 18 settembre 1977 è Cancelliere e Tesoriere dell’Ordine Militare d’Italia.
Negli anni 1977-1978 come Ministro dei trasporti presenta in Parlamento diversi disegni di legge, soprattutto in materia di ferrovie, dove ricercherà e troverà la collaborazione di tutte le organizzazioni sindacali. Si deve in particolare alla sua iniziativa la pubblicazione, come già avvenuto nel settore della difesa, del primo «Libro bianco: i trasporti in Italia” nel 1977, nel quale viene affrontato il “Sistema Intermodale”.
Come Ministro della marina mercantile, (ad interim) del III Governo Andreotti (18 settembre 1977/11 marzo 1978) presenta in Parlamento un importante provvedimento in materia di cantieri navali, che viene definitivamente approvato con la Legge 25 maggio 1978, n. 232 “Provvidenze integrative per l’industria cantieristica navale per il periodo 10 aprile 1977— 30 settembre 1978”.
Sempre nel 1978 è chiamato a dirigere l’ufficio Esteri della D.C, carica poi mantenuta per cinque anni, e diventa Vice Presidente del Partito Popolare Europeo.
Il 19 luglio 1983 è eletto Vice Presidente della Camera dei Deputati, carica che mantiene fino al termine della legislatura (1° luglio 1987).
All’inizio della decima legislatura, il 9 luglio 1987 è di nuovo eletto Vice Presidente della Camera e resta in carica fino al 12 aprile 1988, allorché viene nuovamente chiamato ad assumere incarichi di governo.
Il 13 aprile 1988 è nominato Ministro senza portafoglio per il coordinamento della protezione civile del Governo De Mita e rimane in carica fino al 22 luglio 1989, data in cui è riconfermato nel medesimo incarico all’interno del VI Governo Andreotti, fino al 12 aprile 1991.
Durante il suo mandato si impegna tenacemente per portare a compimento il progetto per l’istituzione del servizio della Protezione Civile facente capo a un apposito Dipartimento nell’ambito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Si deve alla sua iniziativa anche la costituzione della “Commissione Nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi” composta da esperti qualificati e operante come struttura di collegamento tra il servizio della Protezione Civile e la Comunità Scientifica.
Tra le numerose emergenze affrontate durante quest’ultimo mandato vanno ricordate la realizzazione del “Villaggio Italia” in Armenia (a Spitak) a seguito del terremoto del dicembre 1988 e la gestione nel marzo 1991 dello sbarco a Bari di circa 27.000 albanesi.
Il 12 aprile 1991 è nominato Ministro per il Commercio con l’estero del VII Governo Andreotti, restando in carica fino al 24 aprile 1992.
Con la collaborazione di Romano Prodi promuove a Roma la Conferenza Nazionale del Commercio Estero alla presenza del Presidente della Repubblica e con l’intervento sia di vari ministri sia dei massimi responsabili delle organizzazioni della produzione, distribuzione e del lavoro dipendente ed autonomo.

b) Dopo la politica

Nel 1994, una volta terminata la sua lunga militanza politica e dopo aver subito l’umiliazione di un processo dal quale poi è uscito assolto, vedendosi riconosciuta la completa estraneità ai fatti, si ritira a vita privata aprendo una nuova fase della sua esistenza dedicata alle riflessioni sulla sua esperienza politica e sul cammino dei cristiani dalla piena adesione alla D.C. alla diaspora che ne seguì alla fine del partito con la trasformazione nel P.P.I..
Di certo, la clausura morale e materiale di quel periodo gli ispira la raccolta di numerose riflessioni che da persona discreta qual’era pensava di esternare con uno scritto che rappresentasse la sua verità su fatti e relazioni della lunga attività precedente.
Scrive perciò un libro che intitola “Il Silenzio”, anche per rimarcare la sua sofferenza interiore sia per le vicende personali sia per la dispersione in mille rivoli di quel pensiero cattolico, fino al 1999, raccolto ed espresso unitariamente dalla Democrazia Cristi.

Il volume vuole essere, per dichiarazione del suo Autore, una testimonianza di quella attenzione al bene comune che “ogni cittadino dovrebbe avere per dare una giustificazione oggettiva alla sua presenza su questa Terra”.A spiegazione del titolo, altrimenti enigmatico, Lattanzio sostiene che “vi è il silenzio delle parole e quello dell’azione” e che “chi ama il silenzio ama la parola essenziale”.
Il silenzio proprio per rimarcare la sua riservatezza nel non eplicitare il proprio pensiero con il clamore mediatico che altri mezzi avrebbero certamente potuto offrirgli ma piuttosto con uno scritto da affidare alla ponderata riflessione dei contemporanei più attenti ma soprattutto dei posteri alla ricerca di quelle spiegazioni che solo “a freddo” possono essere più lucidamente comprese.
In particolare le principali tematiche ispiratrici dell’opera sono:
– il ruolo dei cattolici impegnati in politica anche a costo di pesanti rinunce personali (Vito Lattanzio aveva rinunciato sia alla professione medica sia alla carriera universitaria);
– la formazione cattolica come propedeutica alla politica attraverso le esperienze giovanili nella F.U.C.I. e quelle successive nel partito dei cristiani che ne garantiva l’unità;
– il rammarico per le divisioni seguite alla scomparsa della D.C. e la disgregazione in mille rivoli con la diaspora che ne seguì e l’auspicio perché si ricostituisse almeno una unità ideale “altrimenti i cattolici finiranno per fare da zavorra a destra e a sinistra”.
In sintesi l’ispirazione di fondo del volume può essere racchiusa nell’invito dell’A. a dare un senso comunitario alla propria vita perché “non si può vivere senza ideali, senza calore, senza amore”.
Vito Lattanzio muore in Bari il 31 ottobre 2010.

Vito Lattanzio, un barese da non dimenticare
* * *

Il 31 ottobre 2010, nel giorno del suo compleanno moriva in Bari, ove era nato, l’On. Vito Lattanzio, figura di spicco e di lungo corso nel quadro politico nazionale della seconda metà del secolo scorso.
Con queste brevi note mi propongo di sottolineare alcune delle sue caratteristiche che lo hanno fatto apprezzare come uomo, prima ancora che come politico, che forse per la sua innata ritrosia alle sovraesposizioni mediatiche non sono state ben conosciute dall’opinione pubblica.
Persona fortemente legata ai propri ideali politici e coerente con una profonda ispirazione cristiana che lo ha sempre accompagnato nelle fasi della sua vita, sia prima come medico sia dopo nella lunga militanza politica, Vito Lattanzio non ostentava mai la propria fede religiosa ma la manifestava nei comportamenti che solo chi gli era più vicino era in grado di poter riscontrare e valutare.
Un esempio per tutti: nei fine settimana, che per tradizione trascorreva a Bari per assicurare un rapporto diretto e costante con gli elettori del suo collegio, la domenica mattina si recava per ascoltare la S. Messa nella chiesa di S. Croce, alle 7 del mattino e non nelle ore di maggiore partecipazione e nelle chiese più in vista della città.
Nelle feste di Natale e Pasqua o in quelle del suo onomastico riceveva, come tutte le persone in posizione apicale, numerosi regali che sistematicamente venivano girati a parrocchie e associazioni di assistenza e beneficenza.
Insomma, un vero cattolico che operava nel silenzio e nella discrezione, sempre sensibile alle necessità del prossimo.
Dal punto di vista caratteriale era una persona corretta e rispettosa del pensiero altrui, tollerante con chi dissentiva dalla sua azione politica e dalle sue idee, sempre puntuale agli appuntamenti ed educato nelle relazioni interpersonali, culturalmente aperto alle problematiche che una società complessa quotidianamente prospettava.
Era molto chiuso e riservato con chi non conosceva bene ma aperto e cordiale con chi aveva l’opportunità di frequentarlo più spesso tanto che molte persone hanno confidato di avere avuto soggezione nei primi incontri ma di aver poi provato una piacevole sensazione una volta rotto il ghiaccio della cortina formale della mancanza di una conoscenza approfondita. Insomma, una persona affabile con chi ne aveva consuetudine di frequentazioni.
Dal punto di vista culturale aveva incoraggiato e sempre stimolato il centro studi “Mediterraneo” che per svariati anni è stato un punto di riferimento nella città di Bari con le sue iniziative culturali e sociali e alla cui presidenza si sono succeduti molti professori universitari legati alla sua persona per stima personale e non sempre per mere affinità politiche.
Ricordo, nel tempo, il prof. S. Bettocchi, il prof. N. D’Amati, il sottoscritto, il prof. B. Tatò e il prof. F. Schittulli e nel consiglio direttivo il prof. R. Polizzi, il prof. G. Grimaldi, il Comm. M. Galantino, la prof.ssa C. Piacente, il dott. L. Garrisi, e soprattutto, l’infaticabile signora Mimma Galantino, vera anima del centro e memoria storica dello stesso per tutta la sua lunga attività.
Infine, dal punto di vista strettamente politico, nella sua lunga attività è stato sempre legato al partito nel quale aveva iniziato la sua militanza, quella D.C. dalla quale non si è mai allontanato e nella quale si è sempre riconosciuto anche dopo lo scioglimento e la trasformazione nel P.P.I. rimanendogli fedele, anche per la sua forte ispirazione cristiana, rinunciando a quelle trasmigrazioni nelle formazioni politiche successive nelle quali tutti gli ex democristiani correvano a ripararsi per poter proseguire la propria attività politica.
Aveva iniziato la sua militanza giovanissimo formandosi alla scuola di A. Moro, di cui era di dieci anni più giovane e di cui era stato allievo per un anno del Ginnasio all’Istituto “Di Cagno – Abbrescia” e del quale conservava il massimo rispetto, come in qualche occasione di incontro negli ultimi suoi anni di vita, frequentandolo più da vicino, ho avuto modo di riscontrare personalmente.
Deputato nel 1958, a 32 anni, è rimasto in Parlamento fino al 1994 rivestendo per nove volte la carica di Sottosegretario, per cinque quella di Ministro, per due distinte legislature quella di Vice Presidente della Camera e a livello europeo è stato anche vice Presidente del P.P.E..
In sintesi, una persona sempre vicina al territorio che lo aveva eletto e in particolare alla sua Bari, sempre disponibile all’ascolto dei vari frequentatori della sua segreteria politica e pronto a interventi a favore non solo del suo bacino elettorale ma della intera comunità pugliese.
Per tutte queste ragioni ritengo che la città di Bari debba essergli riconoscente e l’Amministrazione comunale debba pensare, appena possibile, a intitolare una strada a questo illustre concittadino la cui memoria può essere cancellata dal tempo ma non dal ricordo di chi lo ha conosciuto e stimato.

Michele Buquicchio

POTREBBE INTERESSARTI