MODUGNO DOMENICO

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MODUGNO DOMENICO

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Cantautore tra i padri della musica leggera italiana. Artista a tutto tondo, ha interpretato diversi ruoli cinematografici e televisivi. Più volte vincitore del Festival di Sanremo, vanta un Premio Grammy per la celebre canzone “Nel blu dipinto di blu” e la vittoria della prima edizione del Premio Tenco.

Domenico Modugno fin dai primi vagiti visse circondato dal blu del cielo e del mare. Era nato a Polignano a Mare il 9 gennaio 1928, da Vito Cosimo Modugno, comandante della Polizia locale, e da Pasqua Lorusso, originaria della vicina Conversano. Mimì, come venne chiamato sin da bambino, era il quartogenito dopo due fratelli e una sorella. Nel 1935, in seguito al trasferimento del padre presso il comando di San Pietro Vernotico, tutta la famiglia dovette abbandonare le coste polignanesi per reinsediarsi nei pressi delle sabbiose e lucenti spiagge brindisine. Domenico aveva sette anni, era in piena età scolare. Accanto all’istruzione elementare, tuttavia, Mimì fece pratica del dialetto salentino, che nel sanpietrano non suonava poi così distante dal siciliano. La passione per la musica giunse presto, incoraggiata dal padre Vito, grazie al quale Mimì imparò nell’adolescenza a suonare chitarra e fisarmonica. Le sue prime canzoni, mai incise, risalgono al 1945, e sono probabilmente un esempio della ricerca di spensieratezza di un adolescente dei tempi di guerra. Nello stesso periodo, Modugno si era allontanato dal brindisino per compiere gli studi di ragioneria a Manfredonia.

A quasi vent’anni, stanco dei lenti ritmi di paese, nella sua vita avvenne una svolta determinante: munito di valigia e pochi indumenti, all’insaputa della famiglia, si trasferì nel 1947 a Torino. Nella città della Mole trovò presto il sostegno di una famiglia di compaesani, che lo accolsero come cameriere in un bar poco distante dalla stessa stazione da cui Modugno era giunto. Vitto e alloggio garantiti dai generosi compaesani non erano comunque abbastanza, e con la successiva chiusura dell’attività Domenico si vide costretto a un impiego in una fabbrica di pneumatici. La musica, già da quel periodo, riempiva le sue giornate e allietava le serate di chi lo ascoltava armato di chitarra e fisarmonica in alcuni locali torinesi. Ma la vita piemontese non era affare assai sostenibile. Dopo la leva militare a Bologna, messi da parte tutti i risparmi degli ultimi mesi, Modugno decise di far ritorno al paesello nel 1949. Ma soltanto per qualche mese.

A inizio anni Cinquanta lo spirito artistico di Domenico Modugno aveva ormai rivelato quale doveva essere il suo futuro: oltre a figurare come musicista nelle feste locali, l’ambizioso giovane si mostrò interessato agli studi teatrali. Forse in virtù di questa ispirazione e per via della solita vita stretta della provincia brindisina, tornò per un breve periodo a Torino, per far poi ritorno a Roma attratto dal mondo del cinema. La speranza è l’ultima a morire, e dopo tanti tentativi, Modugno venne scritturato come comparsa per il film I pompieri di Viggiù di Mario Mattoli nel 1949. A Roma, grazie a borsa di studio, frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si distinse per le sue capacità attoriali. Per arrotondare la borsa di studio di 50.000 lire, il giovane cantautore si esibiva di sera al Circolo degli Artisti. Negli anni del Centro Sperimentale di Cinematografia conobbe la siciliana Franca Gandolfi, sua futura moglie dal 1955.

Gli studi procedevano, e parallelamente si avveravano i primi traguardi personali. Nel 1951 Modugno ebbe un ruolo in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, opera tipica del teatro napoletano. Seguirono diversi ruoli, sempre a teatro, come nel caso del Borghese gentiluomo di Molière nel 1952. Il 1952 fu anche l’anno in cui Modugno compì un piccolo balzo in avanti nella carriera cinematografica: ricoprì il ruolo di un soldato siciliano nel film Carica eroica di Francesco De Robertis; con l’esposizione sul grande schermo, giunse la fama. Nel film, infatti, Modugno cantò una ninna nanna popolare. Ciò valse a far notare il suo talento canoro e a far sì che nel ’52 diventasse presentatore della trasmissione radiofonica Il trampolino.

Avvenne in questa occasione un fatto curioso: la parte nel programma prevedeva che il giovane polignanese si dichiarasse siciliano. La Sicilia, infatti, aveva una tradizione musicale ben più spendibile per il grande pubblico, e risultava funzionale ad arricchire la celebrità del programma e di chi lo presentava. Modugno accettò, dando così inizio al fraintendimento sulle sue origini pugliesi. Seguirono diversi programmi radiofonici, tra cui Amuri…Amuri…, in cui, con la collaborazione della futura moglie Franca, intratteneva le tarde serate italiane con la sua musica.

Gli anni successivi trascorsero alle prese con le prime incisioni musicali. L’invito a lasciare un segno della sua musica, era pervenuto nientemeno che da “the Voice” Frank Sinatra, il quale, ospitato da Modugno, ne riconobbe presto il valore ed il talento. Le prime interpretazioni furono in dialetto siciliano. La prima canzone incisa in italiano, nel 1954, divenne Vecchio frac. Il testo fu vittima di censura per alcuni espliciti riferimenti al contatto fisico. Incisi i primi LP, nel giugno del 1955 Domenico Modugno e Franca Gandolfi convolarono a nozze. L’anno successivo, avvenne l’esordio a Sanremo, da autore non da interprete, per la canzone Musetto di Gianni Marzocchi. Modugno sarebbe tornato a Sanremo, per restare impresso nei ricordi degli italiani, e in veste di cantautore, la sera del 30 gennaio 1958: Nel blu dipinto di blu avrebbe segnato la storia della musica leggera italiana. È da quel momento che Modugno partorì la figura del “cantautore”, sino ad allora sconosciuta. Nella musica italiana, è stato detto, è come se esistesse un “prima di Modugno” e un “dopo Modugno”, come nelle datazioni storiche. Interpretata con Johnny Dorelli, Nel blu dipinto di blu sbaragliò qualsiasi concorrenza, trionfando al Festival con l’unanime approvazione del pubblico e dei critici. Da quel momento in poi, la fama di Modugno accrebbe sempre più: tournée ovunque, Nel blu dipinto di blu venne premiato come disco dell’anno ai Grammy Awards e nel 1959, l’anno successivo, persino il secondo trionfo sanremese col brano Piove.

Gli anni Sessanta donarono al Paese un Modugno onnipresente. Accanto all’attività canora, grazie alla quale vinse un altro Festival di Sanremo nel ’62 col brano Addio… Addio… (con Claudio Villa), proseguiva l’impegno cinematografico e teatrale. Sul grande schermo prese parte a ben dieci film, collaborando con grandi registi del livello di Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini e lo stesso Mario Mattoli che lo aveva lanciato nel cinema anni prima. Nel 1963 Modugno ebbe il suo esordio anche come regista, col film autobiografico. Tutto è musica.

Proseguiva su un doppio binario, intanto, l’impegno teatrale e, ovviamente, quello musicale: tra il 1960 e il 1970 Modugno registrò più di quaranta singoli in 45 giri e dieci album in 33 giri. Nel 1966 giunse anche la vittoria del quarto Festival di Sanremo, con il brano Dio, come ti amo. Gli anni Settanta non sarebbero stati da meno, anche se con attività più ridotta per via dei tanti impegni che ormai costellavano la sua vita da star. Sul piano musicale, nel 1974, alla sua prima edizione, giunse il prestigioso riconoscimento del Premio Tenco, destinato ai cantautori in memoria di Luigi Tenco.

A 56 anni, nel 1984, mentre la carriera di Modugno era ancora sul suo costante apice, l’artista venne colpito da un ictus. La causa era dovuta al vizio del fumo, verso cui era abbastanza accanito. Nella sua vita il cantautore non si era mai disinteressato della politica: al contrario, aveva anche sostenuto il Partito Socialista devolvendo parte dei diritti di alcuni suoi brani nel corso degli anni Settanta. Ma gli anni Ottanta furono stravolti dall’affermarsi sulla scena del Partito Radicale e delle sue controverse battaglie. Nel 1986 Modugno decise di iscriversi al partito, per poi candidarsi ed essere eletto deputato il 15 giugno dell’anno successivo. Mise così a disposizione delle grandi cause la sua fama e la sua influenza pubblica, come accadde per le battaglie contro le condizioni disumane dei pazienti dell’ospedale psichiatrico di Agrigento, per i quali, nel 1989, tornò ad esibirsi in concerto dopo l’ictus. Ma ormai il male del 1984 aveva messo fuori gioco la prestanza fisica e l’entusiasmo precedente.

Nell’estate del 1991 tenne un nuovo concerto presso le Terme di Caracalla, ma soltanto qualche mese dopo, ad ottobre, venne colpito da un lieve attacco cardiaco. Seguirono altri pochi concerti, in Italia e negli USA, fino all’ultimo, del 1993, nella natale Polignano. Fu il momento in cui, sulla via dell’anzianità, Modugno ristabilì un legame con i suoi concittadini, “traditi” dal suo essersi dichiarato siciliano a inizio carriera. Fu un evento epocale, di tre giorni e che vide partecipare circa 70.000 persone. Fu un vero e proprio show, tra esibizioni in barca e in automobile lungo la costa barese, che prese il nome “Modugno torna a casa”. Anche nel titolo, traspariva tutta la volontà di riconciliazione tra l’artista e le sue origini. Qualche mese dopo, Modugno incise la sua ultima canzone, Delfini. La salute era ormai ad alto rischio, però. Il 6 agosto 1994, a Lampedusa, fu stroncato da un attacco cardiaco. Venne seppellito al Cimitero Flaminio di Roma.

Il tempo, in effetti, avrebbe ricomposto la frattura tra Domenico Modugno e Polignano. Oggi, sulla costa polignanese, sorge una statua del celebre artista, nella sua posa a braccia aperte resa nota dalla prima e trionfale esibizione sanremese. Il segno lasciato da Modugno nella cultura canora, cinematografica e popolare italiana è indelebile. Alla sua morte hanno seguito numerosi tributi, ricordi e commemorazioni. Le città di Polignano e di Sanremo, nel 2008, a cinquant’anni dalle popolari note di Volare, hanno dedicato all’artista un francobollo celebrativo. L’attore Beppe Fiorello, nel 2013, ha portato in scena sulla televisione pubblica il personaggio di Modugno, in una rappresentazione della sua vita, attraverso il film Volare – La grande storia di Domenico Modugno. Tanti, e ancora apprezzatissimi, sono i riferimenti culturali verso l’attore e musicista polignanese, la cui traccia è lontana dall’essere dimenticata tra diverse generazioni.

Fabio Lusito

Domenico Modugno, puro genio della canzone: con ‘Volare’ incantò un’intera nazione

Il ricordo a 25 anni dalla morte di un monumento della canzone italiana: l’unico uomo capace di portare un intero paese a tuffarsi nel blu, ovviamente dipinto di blu

 

Di GINO CASTALDO

 

Quando Ennio Morricone e Pier Paolo Pasolini ebbero l’idea di musicare i titoli di testa di Uccellaci e uccellini, sapevano di poter contare sull’unico talento in grado di rendere non solo credibile, ma anche decisamente gustosa, un’operazione così bizzarra. Guardare per credere. Mimmo Modugno era così, un concentrato di energia vitale, un guerriero, uno spavaldo moschettiere in grado di dar vita praticamente a qualsiasi cosa, anche a un arido elenco di nomi. Una personalità talmente prorompente da spingerlo a essere tante cose diverse: attore, rumorista, autore di canzoni, cantante, comico, politico, ma soprattutto, questo va ricordato e ribadito, un puro e finissimo genio della canzone.

 

Prima ancora di mettere mano, insieme a Franco Migliacci, alla canzone che ne avrebbe per sempre segnato il destino a livello planetario, e che parlava di un metaforico salto nel blu infinito capace di incantare un’intera nazione, aveva già scritto e inciso canzoni degne di una carriera di primo piano, anche se in pochi se n’erano accorti. Una su tutte: Vecchio frac, che risale addirittura al 1954, capolavoro assoluto e caso esemplare di canzone che riusciva a coniugare un crudo, tristissimo caso di cronaca vera, ovvero il suicidio del principe Raimondo Lanza di Trabia, e la visione notturna di una città magistrale e indolente che respira come una quinta teatrale.

 

Era Mimì per gli amici, l’uomo di ‘Volare oh, oh, cantare oh, oh’ per il pubblico, per tutti padre della nostra canzone, capace di rivoluzionare la concezione di musica pop fino a varcare i confini nazionali, arrivando persino alle orecchie di gruppi sideralmente distanti dal suo mondo, come i Metallica, che gli hanno reso omaggio durante un loro recente passaggio dal vivo nella Penisola. Nato a Polignano a Mare, in Puglia, dove ogni anno la rassegna ‘Meraviglioso Modugno’ lo ricorda, nella sua lunga storia artistica si è buttato in più di un campo: il cinema, in primis, ma anche nella tv in veste di presentatore e ancora in qualità di regista e persino come personaggio politico: impegnato con il Partito Socialista, aveva donato i diritti d’autore del brano ‘L’anniversario’ per la causa.

 

Di Modugno, prima ancora delle melodie avvolgenti, prima ancora delle storie, degli accenti dialettali, della malìa da cantastorie, arrivava l’energia, lo slancio vitale di un uomo che sembrava incarnare il più ancestrale desiderio umano di comunicare. Su questo era davvero invincibile, affrontava e domava qualsiasi mezzo, fosse il teatro musicale di Rinaldo in campo, o le urla pagane di Lu pisci spada, fossero le macchiette comiche della donna riccia e della sveglietta, oppure il festival di Sanremo, che ha occupato con tale convinzione da vincerne ben quattro edizioni.

 

Sapeva far ridere, sapeva essere il più romantico dei romantici quando carezzava il dialetto napoletano di Resta cu’mme, poteva essere epico o sbarazzino, toccare la vetta sublime di Meraviglioso, e poi scadere nella melma di Piange il telefono, o peggio ancora de Il maestro di violino.

Glielo chiesi, da apprendista e timido giornalista: maestro, mi tolga una curiosità, non riesco a spiegarmelo, perché mai ha inciso una canzone come Piange il telefono? Per scommessa, rispose Modugno, e in quella risposta c’era tutto un mondo.

 

Quando Ennio Morricone e Pier Paolo Pasolini ebbero l’idea di musicare i titoli di testa di Uccellaci e uccellini, sapevano di poter contare sull’unico talento in grado di rendere non solo credibile, ma anche decisamente gustosa, un’operazione così bizzarra. Guardare per credere. Mimmo Modugno era così, un concentrato di energia vitale, un guerriero, uno spavaldo moschettiere in grado di dar vita praticamente a qualsiasi cosa, anche a un arido elenco di nomi. Una personalità talmente prorompente da spingerlo a essere tante cose diverse: attore, rumorista, autore di canzoni, cantante, comico, politico, ma soprattutto, questo va ricordato e ribadito, un puro e fiissimo genio della canzone.

 

Prima ancora di mettere mano, insieme a Franco Migliacci, alla canzone che ne avrebbe per sempre segnato il destino a livello planetario, e che parlava di un metaforico salto nel blu infinito capace di incantare un’intera nazione, aveva già scritto e inciso canzoni degne di una carriera di primo piano, anche se in pochi se n’erano accorti. Una su tutte: Vecchio frac, che risale addirittuta al 1954, capolavoro assoluto e caso esemplare di canzone che riusciva a coniugare un crudo, tristissimo caso di cronaca vera, ovvero il suicidio del principe Raimondo Lanza di Trabia, e la visione notturna di una città magistrale e indolente che respira come una quinta teatrale.

 

Domenico Modugno, 25 anni dopo ‘vola’ ancora oltre il ‘blu dipinto di blu’

 

Era Mimì per gli amici, l’uomo di ‘Volare oh, oh, cantare oh, oh’ per il pubblico, per tutti padre della nostra canzone, capace di rivoluzionare la concezione di musica pop fino a varcare i confini nazionali, arrivando persino alle orecchie di gruppi sideralmente distanti dal suo mondo, come i Metallica, che gli hanno reso omaggio durante un loro recente passaggio dal vivo nella Penisola.

 

Nato a Polignano a Mare, in Puglia, dove ogni anno la rassegna ‘Meraviglioso Modugno’ lo ricorda, nella sua lunga storia artistica si è buttato in più di un campo: il cinema, in primis, ma anche nella tv in veste di presentatore e ancora in qualità di regista e persino come personaggio politico: impegnato con il Partito Socialista, aveva donato i diritti d’autore del brano ‘L’anniversario’ per la causa.

 

Di Modugno, prima ancora delle melodie avvolgenti, prima ancora delle storie, degli accenti dialettali, della malìa da cantastorie, arrivava l’energia, lo slancio vitale di un uomo che sembrava incarnare il più ancestrale desiderio umano di comunicare. Su questo era davvero invincibile, affrontava e domava qualsiasi mezzo, fosse il teatro musicale di Rinaldo in campo, o le urla pagane di Lu pisci spada, fossero le macchiette comiche della donna riccia e della sveglietta, oppure il festival di Sanremo, che ha occupato con tale convinzione da vincerne ben quattro edizioni.

 

Sapeva far ridere, sapeva essere il più romantico dei romantici quando carezzava il dialetto napoletano di Resta cu’mme, poteva essere epico o sbarazzino, toccare la vetta sublime di Meraviglioso, e poi scadere nella melma di Piange il telefono, o peggio ancora de Il maestro di violino. Glielo chiesi, da apprendista e timido giornalista: maestro, mi tolga una curiosità, non riesco a spiegarmelo, perché mai ha inciso una canzone come Piange il telefono? Per scommessa, rispose Modugno, e in quella risposta c’era tutto un mondo.

 

Webnotte, la confessione di Sangiorgi: “Non volevo cantare ‘Meraviglioso'”.

 

La vita era una sfida, da affrontare tutti i giorni, sempre e comunque, un film dopo l’altro, palcoscenico dopo palcoscenico, ogni canzone era un grido di bellezza lanciato verso il cielo, un’invocazione di complicità rivolta alla gente, anche quando arrivò un colpo terribile, una malattia che avrebbe piegato chiunque, ma che per lui diventò un’altra sfida, l’ennesima. C’erano mille violini suonati dal vento, c’erano tutti i colori dell’arcobaleno, ciao ciao bambina, un bacio ancora, il suo modo di far canzoni era il film del sentimento collettivo. L’unico uomo capace di portare un intero paese a tuffarsi nel blu, ovviamente dipinto di blu.

GINO CASTALDO 06 agosto 2019 La Repubblica

Link: https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2019/08/06/news/domenico_modugno_puro_genio_della_canzone-232919906/

Polignano pronta per Meraviglioso Modugno: ospiti ed emozioni per celebrare “la voce”

Sul palco, tra gli altri, anche The Zen Circus: «Un onore avere la possibilità di riarrangiare ed eseguire dal vivo un capolavoro come “Amara terra mia”»

Tutto pronto per l’unidicesima edizione di Meraviglioso Modugno Show, la serata-evento dedicata a Domenico Modugno che quest’anno per la prima volta diventa anche un programma tv per Rai1, in onda il 3 settembre alle 23.30. L’appuntamento è per domani, lunedì 29 agosto, alle 21 a Polignano a Mare, con la partecipazione di Giuliano Sangiorgi, a cui verrà anche conferito il Premio Modugno 2022 e la cittadinanza onoraria, Malika Ayane, Gaia, Enrico Ruggeri, Sangiovanni, Tosca, The Zen Circus e La Municipàl. Presentano Enrico Ruggeri e Maria Cristina Zoppa.

L’evento tv, format di Franca Gandolfi Modugno (moglie di Domenico Modugno) e Maria Cristina Zoppa (direttrice artistica di Meraviglioso da dieci anni, inviata Rai Italia e Radio Tutta Italiana), è prodotto da Massimo Bonelli (iCompany), con il sostegno del Comune di Polignano a Mare, della Regione Puglia e del Consorzio Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito della Programmazione TPP/PUGLIAPROMOZIONE – Operazione finanziata a valere sul PO PUGLIA FESR FSE 2014/2020 Asse VI azione 6.8.

Il tema dell’edizione 2022 è «Un angelo vestito da passante», snodo-chiave della canzone “Meraviglioso” per raccontare in musica tutti quei momenti in cui in questi tre anni surreali di pandemia, guerra in Europa e ricerca di un equilibrio “ambientale e sociale” più sostenibile abbiamo incontrato “angeli” sul nostro cammino o siamo stati noi stessi “angeli” per l’altrui esistenza.

«Polignano è orgogliosa di ospitare nuovamente questa manifestazione, che rende un doveroso omaggio al nostro illustre concittadino – spiega il sindaco Vito Carrieri – Domenico Modugno, attraverso il suo talento ed i suoi testi, ha veicolato la musica italiana in tutto il mondo, valorizzando la nostra terra, dove si sente il mare, dove c’è la nostra casa, nascosta tra gli ulivi. Quest’anno l’evento propone un cast d’eccezione, tanto da meritare la trasmissione e diffusione su Rai, grazie al supporto della Regione».

A rendere omaggio a Domenico Modugno ci saranno Malika Ayane con “Dio, come ti amo!”; Gaia con “Nel blu, dipinto di blu” in una versione in italiano e portoghese; Sangiovanni con “Piove”; Tosca con “Vecchio Frack” e “Lu Tambureddu”; gli Zen Circus con “Amara Terra Mia”. E proprio Andrea Appino, leader della band, ha dichiarato: «È veramente un onore avere la possibilità di riarrangare ed eseguire dal vivo un capolavoro come “Amara terra mia”, nella città natale di Domenico Modugno. Il testo è -purtroppo- ancora molto attuale (e globale), sostenuto da una melodia scura e popolare, che rende ogni parola un vero e proprio sasso nel deserto dell’abbandono della propria terra e dei propri cari».

Previste anche le esibizioni di Enrico Ruggeri con “Stasera pago io” e “Notte di luna calante”, e quelle de La Municipàl (resident band dell’intero evento) con “L’Avventura” e “Malarazza”.

Redazione online 28 agosto 2022 Gazzetta del Mezzogiorno

Link: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/cultura-e-spettacoli/1355782/polignano-pronta-per-meraviglioso-modugno-ospiti-ed-emozioni-per-celebrare-la-voce.html

Le canzoni di Modugno, biografia di una nazione

 

Doppio anniversario, i sessant’anni di Volare e i novanta dalla nascita del grande cantautore. Per l’occasione la Carosello annuncia ristampe mentre la Sony pubblica una tripla antologia

 

Sessant’anni fa bastò un ritornello, facile e accattivante come quel «Volare oh oh» che, agganciato alla tradizione ma arrangiato in modo così innovativo, ruppe gli angusti argini della canzone popolare e melodica italiana. E ci vollero anche un palco e un microfono affinché la canzone che lo conteneva potesse saltare quegli ostacoli con tutto «il corpo» del suo autore, come notò acutamente Don Backy. Dunque, alcune volte è la stessa tradizione a suggerire il suo superamento e Sanremo se resta ancora il Festival della canzone italiana, dopotutto, lo deve ancora a Domenico Modugno e Franco Migliacci e alla loro Nel blu dipinto di blu. In doppio anniversario, con i sessant’anni del brano cadono anche i novant’anni della nascita di Modugno, la Carosello Records che detiene quasi l’intero catalogo del cantautore di Polignano a Mare, apre la serie di progetti ed iniziative proprio con la riedizione in 45 giri della sola canzone nazionale ad aver vinto tre Grammy Awards ed aver conquistato addirittura il primo posto nella classifica Billboard USA.

 

Uscito nei giorni del Festival, il vinile ha una tiratura limitata diretta proprio alla celebrazione dell’anno della sua prima pubblicazione con le sue 1958 copie (allora per cavalcare l’inaspettato successo di vendite la casa discografica distribuì lungo tutto l’anno la canzone doppiando però il lato B con brani differenti: Vecchio Frack, Strada ‘nfosa, Lazzarella). Inoltre il cofanetto contiene lo spartito stampato su carta ad effetto «invecchiato» e la sua vendita si effettua solo sulle piattaforme di e-commerce. In tale contesto celebrativo si segnala anche l’uscita per la Sony dell’antologia in 3 cd Domenico Modugno.

 

Volare che raccoglie nel disco di mezzo una serie di interpretazioni d’autore (dai Negramaro a Ruggeri, passando per Ranieri, Mina, Ermal Meta, la Vanoni e Morandi tra gli altri) e nelle ali, invece, è allestito un originale percorso della carriera del cantante.

Qui tra le canzoni compare anche La cicoria cantata con la moglie, l’attrice d’origine siciliana Franca Gandolfi. Quest’inno a Modugno, vista anche la Sanremo’s List 2018, ha tutta l’aria di un corpo a corpo generazionale tra chi ha scritto grandi e piccole pagine di storia della canzone italiana. Che stando a quanto diceva l’indimenticabile Gianni Borgna hanno disegnato anche parte del costume nazionale se non proprio l’italiano. Insomma le canzoni di Modugno sono, oggi come allora, una parte di quella grande biografia di una Nazione, scritta proprio da chi presentandosi ad uno show della radio televisione svizzera italiana nel 1978 si descriveva come «aviatore».

FABIO FRANCIONE 14 febbraio 2018 il Manifesto

Link: https://ilmanifesto.it/le-canzoni-di-modugno-biografia-di-una-nazione

Quando Volare vinse il Festival di Sanremo

Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno è forse la canzone italiana più famosa di sempre nel mondo

 

Il primo febbraio 1958 va in scena al Casinò di Sanremo e in diretta in Eurovisione la finale dell’ottava edizione del Festival della musica italiana. A condurre c’è Gianni Agus, affiancato da Fulvia Colombo. È un’edizione particolare perché a vincerla è la canzone italiana probabilmente più famosa di sempre. Si intitola Nel blu dipinto di blu ma viene da subito ribattezzata dal pubblico Volare, come canta il suo liberatorio ritornello. Domenico Modugno, autore e interprete di quel capolavoro, diventa una star internazionale e contribuisce proprio con quella canzone ad accrescere in maniera esponenziale la fama del Festival di Sanremo.

 

LA STORIA DI “NEL BLU DIPINTO DI BLU” – Modugno non aveva mai partecipato alla kermesse se non da autore. Anni prima era praticamente fuggito dalla Puglia, sua terra natale, per dedicarsi al sogno dell’arte: del cinema e della musica. A Roma aveva conosciuto Franco Migliacci, nato a Mantova e cresciuto in Toscana, illustratore e aspirante attore. È a Migliacci che si deve la genesi della canzone italiana più famosa di sempre. Comincia tutto in un pomeriggio estivo del 1957. Migliacci sta aspettando Modugno per andare al mare. Passano le ore e Migliacci perde le speranze, si compra una bottiglia di vino Chianti per 300 lire e torna a casa. Si addormenta mezzo ubriaco e quando si sveglia resta a guardare le riproduzioni di due quadri di Marc Chagall che ha in camera. Sono Le Coq Rouge dans la nuit e Le peintre et son modèle. Di getto gli vengono le prime frasi che diventeranno del brano che comincia a scrivere. È incredibile ma Migliacci non ha mai scritto prima di allora una canzone.

 

Modugno alla fine arriva a casa di Migliacci. I due litigano un po’ e poi si chiariscono e si mettono a parlare di quello che ha scritto Migliacci. L’artista pugliese è sicuro che con quel pezzo possono andare a Sanremo. Dopo mesi di scrittura e riscrittura, i due non riescono a trovare nessuno che canti Nel blu dipinto di blu: una regola non scritta del Festival suggeriva allora che l’autore dovesse essere persona diversa dall’interprete. Alla fine, Modugno decide di cantare lui. Ad accompagnarlo – all’epoca ci si presentava in coppia – è Johnny Dorelli. Il pezzo passa le audizioni con la quasi totale maggioranza dei voti della giuria.

 

È il 31 gennaio del 1958 quando Nel blu dipinto di blu entra per la prima volta nelle case degli italiani. Di quella esibizione passerà tutto alla storia, anche il papillon e lo smoking carta da zucchero che indossa il cantante. Soprattutto farà scuola l’interpretazione schietta e informale di Modugno: completamente diversa dall’impostazione ingessata dagli artisti di quegli anni. Diventa iconica la maniera nella quale quello che diventerà di lì a quale giorno Mr Volare allarga le braccia proprio come per spiccare il volo. Ovviamente l’esibizione è un successo e la finale di qualche giorno dopo una formalità dall’esito scontato.

 

Nel blu dipinto di blu diventa la colonna sonora del Miracolo Italiano, il boom economico che l’Italia vive tra il 1958 e il 1963. Volare racconta anche il sogno di evasione e di libertà dell’essere umano. La canzone viene trasmessa continuamente dalle radio. L’industria discografica ne trae grandi profitti e secondo alcuni è per via delle grandi richieste che viene adottato in Italia il formato 45 giri. Ma il successo non si ferma alla penisola: il brano è richiestissimo e trasmesso nelle radio di tutto il mondo e resta in vetta alla classifica Hot 100 di Billboard per due settimane. In poco più di un mese si vendono circa due milioni di dischi e alla prima edizione dei Grammy Awards, i cosiddetti Oscar della musica, Volare vince i premi per miglior disco e miglior canzone senza essere tradotta o adattata in inglese. Nel blu dipinto di blu è ormai entrata nel circolo dei grandi classici della canzone internazionale. Saranno in molti da quel momento a volerla interpretare: Frank Sinatra, David Bowie, Paul McCarteney, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e i Gipsy King in una celebre versione flamenco. Modugno da quel momento diventa una star internazionale, il modello dell’artista italiano di successo e comincia le sue turnée mondiali.

 

ANTONIO LAMORTE 18 ottobre 2019 Il riformista

Link: https://www.ilriformista.it/quando-volare-vinse-il-festival-di-sanremo-696/

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