AZZARITA LEONARDO

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AZZARITA LEONARDO

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Molfetta, 31 gennaio 1888 – 31 agosto 1972

Un protagonista della storia del giornalismo pugliese e della terra di Bari nel secolo scorso, l’altro è suo figlio Manfredi nato nel 1912.

Leonardo nato a Molfetta il 31 gennaio 1888 – 31 agosto 1972

Manfredi nato nel 1912 e ucciso a Roma alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944

Il primo ha pagato, per la sua opposizione al fascismo, con 20 anni di oblio professionale; il figlio Manfredi è stato arrestato e ucciso dai fascisti alle Fosse Ardeatine.
Leonardo Azzarita nasce a Molfetta il 31 gennaio 1888 e a soli 17 anni inizia a scrivere sul Corriere delle Puglie un notiziario da Molfetta. Ma la sua corrispondenza si fa molto più interessante e nel 1907 la sua firma, un fatto eccezionale e rarissimo, è in prima pagina. Nel 1908 è già inviato del Corriere alla Biennale d’Arte a Venezia e, nello stesso anno il direttore del Corriere, Martino Cassano, lo chiama alla redazione centrale a Bari.
Grande personalità, gran carattere, scrittore fluviale e irruento spazia in politica interna e internazionale con una competenza inimmaginabile per un ragazzo poco più che vent’anne. E quando nel 1914, dopo Sarajevo, il redattore capo del Corriere, Ciccio Attolini, è inviato a dirigere la redazione romana del giornale, Cassano non ha alcuna esitazione nel nominare Capo della redazione centrale, il giovane molfettese.
Due anni dopo, a guerra iniziata, Ciccio Attolini muore e sarà ancora una volta Leonardo Azzarita ad assumere la direzione delle redazione romana scrivendo un diluvio di editoriali. Qualche mese prima la fine del primo conflitto mondiale, arriva l’epidemia di spagnola, mietendo, solo in Puglia migliaia di vittime. Azzarita avrà il suo primo lutto: la pandemia gli porta via il figlio Onofrio di 8 anni.
Intanto, la ‘grande guerra’ ha dato una svolta decisiva nel liberare il Paese dalla ‘mefitica’ politica giolittiana. Tempi nuovi si profilano all’orizzonte e i tanti giovani della redazione, compreso Azzarita che da ardente nazionalista affianca il fascismo, scalpitano. Martino Cassano non riesce più a controllarli, a governarli, e nel 1921 lascia la direzione del Corriere all’irruento Azzarita e al liberale Raffaele Gorjux, redattore Capo della redazione di Bari nella utopistica speranza che riescano a convivere. Ma è impossibile: il carattere, la personalità di Azzarita è debordante, e Gorjux, si dimette.
Rimasto solo alla direzione del Corriere, Azzarita si getta a capofitto nella mischia politica. Sembra voler abbracciare la causa fascista, ma non è così. Egli semplicemente fiancheggia il fascismo per l’idea rivoluzionaria che il partito di Mussolini andava predicando. Ma difronte alle violenze gratuite degli squadristi già alla vigilia dell’assassinio di Giuseppe Di Vagno, egli scrive… noi siamo devoti alle istituzioni monarchiche, amiamo l’Italia, ne conosciamo la storia e se occorre la difenderemo anche contro i fascisti.
Ma le violenze non cessano. Alla fine Azzarita sbotta… è giunto il momento di parlare chiaro e forte ai fasci e ai fascisti… abbiamo deplorato più volte le violenze selvagge cui assistevamo e che non trovano giustificazione alcuna. Adesso basta. E comincia ad osteggiarli. Poi, quando il 26 settembre 1921 una squadraccia fascista uccide, nei pressi di Mola di Bari, il parlamentare di Conversano, il Corriere non solo pubblica un’edizione straordinaria per l’efferato omicidio e commemorare l’uomo, il socialista più odiato dai fasci pugliesi, ma non manca di denunciare i sedici attentatori responsabili del crimine. Il nuovo affondo di Azzarita al Regime decreta la morte del Corriere delle Puglie che, abbandonato a se stesso, il 12 gennaio 1923 cessa le pubblicazioni.
Intanto, il 26 febbraio 1922, Raffaele Gorjux fonda, svuotando di giornalisti il Corriere, La Gazzetta di Puglia.
Leonardo Azzarita ‘paga’ la sua ribellione alla violenza fascista due volte: con un ventennale oblio professionale e con l’assassinio del figlio Manfredi, Capitano di cavalleria nato a Venezia nel 1912, da parte dei tedeschi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944 a Roma.
Nel dicembre successivo, Luigi de Secly, il nuovo direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, richiama Leonardo Azzarita alla direzione della redazione romana del giornale ed è, ancora una volta un turbine, una valanga di contributi politici straordinari che porta in primo piano, attraverso la Gazzetta, i grandi problemi, le esigenze della Puglia a cominciare dalla riapertura della Fiera del Levante di cui si fa promotore presso il Governo che lo nomina Presidente della Campionaria.
Infine, quando lascerà la Gazzetta per raggiunti limiti di età, il Consiglio di Amministrazione della società, lo chiama alla presidenza, una carica che conserva fino alla sua scomparsa il 31 agosto 1972.

Nicola Mascellaro

L’Anpi di Molfetta ricorda Manfredi Azzarita ucciso alle Fosse Ardeatine

MOLFETTA – L’Anpi (Associazione partigiani) di Molfetta ricorda che il 24 marzo del 1944 il Cap. Manfredi Azzarita (figlio del giornalista di Molfetta, Leonardo), insieme ad altri 334 civili e militari (tra i quali Don Pietro Pappagallo e il prof. Gioacchino Gesmundo di Terlizzi), venne ucciso a Roma (Fosse Ardeatine) dalle truppe di occupazione naziste.
Militare in carriera, si spese, fino al sacrificio della propria vita, per restituire alla Patria l’onore che il nazifascismo Le aveva sottratto.
«Oggi la Sezione ANPI “Giovanni e Tiberio Pansini”, di Molfetta, invita tutti, anche con piccoli gesti di civiltà (per esempio, rispettando tutte le prescrizioni stabilite per combattere il Coronavirus), a far sì che l’oblio del tempo trascorso non faccia dimenticare l’impegno di un uomo che insieme a tanti altri, donne e uomini di ogni età, diedero tutto, senza interesse personale, per ridare all’Italia la LIBERTÀ e la DEMOCRAZIA».

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