MATARRESE ANTONIO

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MATARRESE ANTONIO

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Andria 4 luglio 1940

Imprenditore, dirigente sportivo membro onorario della FIGC e della UEFA, parlamentare

Laureato in economia e commercio e dottore commercialista È stato presidente prima della Lega Calcio dal marzo 1982 all’ottobre 1987 e poi della FIGC, vicepresidente della FIFA (dal 1994 al 2002) e dell’UEFA (dal 1992 al 2002). È stato anche presidente del Bari dal 1977 al 1983 ed amministratore delegato della stessa società nel biennio 2012-2014. Nel 2018 è entrato nella Hall of Fame del calcio italiano.
E’ stato deputato della Democrazia Cristiana per cinque legislature, dal 1976.
L’8 agosto 2006 è stato nuovamente eletto a distanza di 19 anni presidente della Lega Calcio di serie A e B succedendo al dimissionario Adriano Galliani. È fratello dell’ex presidente del Bari, Vincenzo (vedi scheda), del vescovo cattolico Giuseppe (vedi scheda) e dell’imprenditore edile Michele.
Il 16 luglio 2010, un anno dopo aver lasciato la presidenza della Lega Calcio. In occasione della rielezione di Giancarlo Abete alla presidenza della FIGC, viene nominato membro onorario della stessa FIGC.
Nell’intervista di Alberto Selvaggi pubblicata su La Gazzetta del Mezzogirono del 27 luglio 2020 Antonio Matarrese, oltre a parlare della sua significativa esperienza sportiva prima nella squadra del cuore del Bari e poi come Presidente della FIGC e della FIFA, che poi si è spostato nella politica,
sul forte legame familiare così si è espresso rispondendo alla domanda: Papà Salvatore, oggetto di venerazione familiare? “Dice bene, davvero al limite della venerazione. Mio padre negli Anni ‘50 incominciava ad affermarsi come costruttore. In tempo breve realizzò 36 palazzine nel quartiere popolare CEP di Bari, cioè il San Paolo di oggi. E proprio in seguito a quest’opera decise di trasferirsi a Bari con la famiglia”: A proposito di trasferimenti: vivete ancora tutti voi Matarrese nel leggendario palazzo del quartiere Japigia? «Mio padre, dotato di grande serietà e lungimiranza, ritenne saggio costruire quel “palazzo leggendario”, come lo chiama lei, di sette piani, destinando il primo a sé stesso e gli altri ai suoi sei figli. Ci diceva sempre: se un domani tra voi ci saranno dei contrasti, sarete così obbligati a incontrarvi nello stabile e quindi a ritrovarvi”
Alla domanda sull’abbattimento dei palazzi di Punta Perrotti Si può dire che dall’incenerimento di quella costruzione vista mare la storia dei Matarrese si sia complicata? la risposta è stata secca. “Certo. La nostra come buona parte della storia di Bari. La città si è divisa. La città è rimasta attonita. Le criticità a seguito di tale abbattimento sono state rilevantissime nel nostro Gruppo, anche in una certa parte dell’economia barese e con pesanti riflessi sullo sviluppo del calcio a Bari nel suo momento più esaltante. La realtà e le verità di Punta Perotti devono venire ancora alla luce. Le profonde amarezze devono ancora essere sopite”.

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LA FAMIGLIA DI COSTRUTTORI

Matarrese, Michele cede a Antonio

Cambia la governance dell’impresa

Pochi giorni prima di Natale è arrivato in dono un nuovo consiglio d’amministrazione
Il fratello più grande, dal 1976 alla guida delle aziende, molla la gestione
di Vito Fatiguso

Antonio Matarrese

BARI Cambiano i tempi. E anche i nomi si avvicendano con la speranza di tornare ai fasti imprenditoriali che furono. Così in casa Matarrese, pochi giorni prima di Natale, è arrivato in dono un nuovo consiglio d’amministrazione che probabilmente fa segnare una svolta nella storia della «Dynasty» dei costruttori baresi dalle origini andriesi. È quello dell’azienda edile (e braccio operativo del gruppo) Matarrese srl, società rientrante nel pacchetto del concordato preventivo della Salvatore Matarrese spa (quest’ultima compromessa nel 2013 dalla mole dei debiti accumulati e dalla triste vicenda del complesso edilizio Punta Perotti dove si è demolito nonostante nessuno abbia commesso reati).

Michele Matarrese

Il peso dell’avvicendamento non è irrilevante: sinora le redini delle aziende specializzate nelle grandi opere pubbliche di ingegneria civile — infrastrutture stradali, idrauliche, ferroviarie, edilizia ospedaliera, sportiva, scolastica e universitaria — erano governate da Michele Matarrese, ingegnere classe 1932 e Cavaliere del lavoro, che nel 1976 raccolse l’eredità (in qualità di figlio più grande) del papà Salvatore, fondatore del gruppo nel lontano 1945. Michele ha sempre rappresentato un punto di riferimento per l’azienda (accompagnato dal fratello Vincenzo, venuto a mancare nel 2016, che è stato anche presidente del Bari dal 1983 al 2011). Della famiglia di imprenditori fanno parte anche Giuseppe (vescovo emerito di Frascati), Amato, Antonio e Carmela. Ma da poco meno di un mese (dal 14 dicembre scorso) Michele non è più presidente del consiglio d’amministrazione della Matarrese srl (rimane presidente della Finba). Al suo posto è stato nominato il fratello Antonio, ex presidente della Federcalcio e della Lega di serie A nonché ex vice presidente della Fifa, mentre in qualità di amministratore delegato è stato riconfermato il nipote Giuseppe Matarrese (figlio di Vincenzo). Inoltre, nel consiglio figurano anche Lello Pellecchia, che ha sposato Palma (figlia di Antonio) e Giovanni Loiudice (marito di Valentina, figlia di Amato). Il cambiamento della linea di comando avrebbe potuto prevedere anche l’ingresso nell’organigramma di Salvatore (figlio di Michele). Ma quest’ultimo è dal 2013 deputato aderente al gruppo Direzione Italia e quindi impossibilitato a rivestire incarichi operativi.

“E adesso parlo io” libro di Antonio Matarrese

E adesso parlo io. Il viaggio della mia vita tra lavoro, politica e calcio

 

di Antonio Matarrese (Autore)  Alberto Cerruti (Autore)

Cairo, 2022

 

Descrizione

Dalla A di Andreotti alla Z di Zola. Antonio Matarrese parla di tutti e di tutto, intrecciando calcio e politica con la stessa passione con cui per oltre trent’anni ha

occupato diversi ruoli dirigenziali, in Italia, nell’Uefa e nella Fifa. Il racconto della sua vita, dai pranzi da bambino con i genitori a quelli da nonno con i nipoti, si trasforma così in un emozionante viaggio attraverso nuove storie che vale la pena scoprire.

Come quella volta che Aldo Moro consigliò a Matarrese, appena eletto deputato tra le fila della Democrazia Cristiana, di stare calmo, paragonandolo a un prete di campagna che poi ha fatto strada.

Oppure quando Baggio, scherzando ma forse non troppo, propose al presidente e al fratello vescovo di diventare buddhisti. O ancora quando Platini gli chiese di difenderlo dopo la squalifica.

In queste pagine c’è tanto calcio con aneddoti divertenti e amari: dal suo decisivo assist per assegnare il primo Mondiale a due Paesi, tra l’altro storicamente rivali, come Giappone e Corea del Sud alla maledizione dei rigori a Italia ’90 e a Usa ’94, mescolato alle battute di Agnelli, Berlusconi e Moratti, a cavallo della rivalità con Carraro.

Ma c’è anche tanta umanità. Dietro l’apparenza di un combattente, pronto ad alzare la voce, emerge l’affetto per i suoi c.t. che non ha mai avuto il coraggio di mandare via – la prima volta Vicini e l’ultima Sacchi -, per salvare la propria poltrona. E pure una rara sensibilità quando ripensa commosso a Paolo Rossi, o confessa di aver pianto la notte dell’Heysel. Perché dietro il presidente c’è sempre stato, e c’è ancora, un uomo che ha deciso di mettersi a nudo.

In una intervista rilasciata a Michele Pennetti sul Corriere del Mezzogiorno del 20 maggio 2022 dal titolo “SONO STATO AL CENTRO DEL MONDO CHE STRANO DARE ORDNI A RIVA, CON BARI STORIA DI AMORE E ODIO”, in occasione dell’uscita del libro “E ADESSO PARLO IO”, Cairo editore, L’On. Antonio Matarrese racconta il viaggio della sua lunga esperienza tra lavoro, politica e calcio.  «La spinta me l’hanno data i miei quattro nipoti, tre femminucce e un maschietto. Alcuni di loro sono già cresciuti. Silvia, per esempio, lavora in Lega calcio. Buon sangue non mente. Ma per me restano sempre le tre femminucce e il maschietto».

Come Capitolo iniziale dell’intervista gli viene chiesto Chi è stato per lei il capitano? La risposta è secca “il capitano, la stella polare della sua vita? Mio padre Salvatore. Banale, retorico, però è la verità. Mi ero appena laureato a Bari e lui mi vedeva, diciamo così, ancora un po’ birbante. Un giorno mi prese da parte e tuonò: devi andare a Roma, inizia ad essere utile alla famiglia. Quel giorno la mia storia è cambiata».

Secondo capitolo: alla domanda “Moro, Cossiga, Andreotti. Cosa ha rappresentato, per Antonio Matarrese, la politica? La risposta è precisa «Una scuola di vita. Ho capito che dietro i grandi uomini c’è un’enorme semplicità. Andreotti, da questo punto di vista, non aveva rivali. In realtà, però, durante il mio percorso non ho mai capito fino in fondo dove finiva la politica e cominciava il calcio, o viceversa».

Per le domanda sul calcio Antonio Matarrese passa in rassegna i ricordi dei grandi personaggi Bearzot, Vicini, Riva per arrivare alla nomina a capo della FIGC. Di qui la confessione “mi suonava strano dare ordini al mito della mia giovinezza (Riva), a uno dei giocatori che ho amato di più e che portai a fare il team manager della nazionale. Quasi non mi capacitavo. Era la stessa sensazione che provai il giorno in cui fui eletto presidente della Federcalcio”

Il quinto Capitolo su “Capitolo quinto: Le notti magiche. Ritorno ai Mondiali del 1990 in Italia.” La risposta “Più che una notte, era un tardo pomeriggio. Cerimonia inaugurale dei Mondiali, a San Siro, poco prima di Argentina-Camerun. Suona l’inno nazionale italiano. Io sono lì, sotto i riflettori di mezzo pianeta. Alzo lo sguardo al cielo, cerco mio padre. Finita la partita mi chiama Biagio Agnes, il direttore della Rai, e mi saluta così: Hai Capito che sei l’uomo più importante d’Italia”

Il nono capitolo delle domande è dedicato a Bari, Capitale del Mediterraneo Ma anche la sua città, le gioie e le contestazioni con il Bari, Punta Perrotti, Cosa rimane dentro a quasi 82 anni?.

Matarrese risponde «Mi divido tra Roma e Bari. Ogni mattina ho la buona abitudine di andare a correre. Nove/dieci chilometri di camminata veloce. Quando lo faccio a Bari, superata la ferrovia sbuco davanti al parco dove prima c’erano i palazzi di Punta Perotti che sono stati demoliti. Ogni volta è un tuffo al cuore. Quella ferita tra la famiglia e la città non si è mai rimarginata, nonostante la giustizia stia lavorando a una parziale sutura.

Matarrese conclude dicendo, a proposito di vita, che il calcio ha riempito la sua vita. “Per il calcio ho spesso trascurato la famiglia. Oggi me ne pento. Di questo chiedo scusa a mia moglie, ai miei figli, alla mia straordinaria famiglia».

In una intervista rilasciata a Roberto Calpista su La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 maggio 2022 alla domanda “I Kennedy di Puglia, i fratelli ingegneri Michele e Amato, Vincenzo, il vescovo Giuseppe, la sorella Carmela. Uno per uno, uno per tutti. Unitissimi anche come abitazione. Un piano per uno, al quartiere Japigia. Pure per don Giuseppe Al sesto ed ultimo piano: Così è più vicino al Signore…” Antonio Matarrese risponde “Sì, erano tempi grandiosi, indimenticabili. Mio padre era una persona di grandissimo livello. E’ nato scalpellino, operaio, poi è diventato Cavaliere del Lavoro, la cosa più bella. Fece costruire un palazzo e disse a noi figli “ogni piano sarà uno di voi” Solo che adesso manca Vincenzo – c’è la moglie Annamaria-; manca Laura, la moglie di Amato. Il piano del Vescovo è stato dato in usufrutto, scherzando ai familiari. Mia sorella Carmela è sposata con il senatore Mario Greco, magistrato poi entrato in politica. Ma l’intendimento di mio padre era che insieme si nasce, si cresce e si muore, e ora siamo qui ancora tutti insieme.”

Alla domanda “Amore e odio con i baresi vi accusavano quelli che non vi sopportavano di essere palazzinari.” la risposta di Antonio è secca “Si, amore e odio. Abbiamo vissuto momenti drammatici, pericolosi. Abbiamo subito attentati da delinquenti travestiti da tifosi. Abbiamo sopportato e superato tutto, le mortificazioni come le gioie. Non dimentichiamo quando il Bari è andato in serie A la città si è bloccata. Non dimentico il carro su cui stavano i giocatori e mio fratello fece salire anche me, ma stavo nello «scantinato», non come quelli che si sentivano i rappresentanti della nostra Regione, l’attuale presidente Michele Emiliano. Eravamo insieme allora, poi il rapporto si è deteriorato, perché ognuno pensava di essere nel giusto, alcuni hanno dovuto difendere il proprio ruolo, forse i propri interessi. Abbiamo sofferto e continuiamo a soffrire. Anche perché, altro che palazzinari, l’azienda di famiglia è nota anche oltre i confini nazionali per aver realizzato grandi opere, lo stadio San Nicola, autostrade, ponti, ospedali. Quando come «palazzinari» abbiamo voluto fare qualcosa di serio, non siamo stati capiti e ci hanno detto: «tutto giù».

Alla domanda “Si riferisce al capitolo Punta Perotti?” Matarrese risponde “Quando Emiliano allora sindaco, decise che bisognava abbattere le torri di Punta Perotti, ero con Vincenzo a casa sua al quinto piano. Sentimmo l’esplosione e mio fratello scostò gli avvolgibili, vide cadere quello che era stato il frutto dei suoi sacrifici, del suo impegno e crollò piangendo. Sono cose che la gente deve sapere, non per una questione di interessi, ma di orgoglio per il proprio lavoro, per aver realizzato qualcosa che avrebbe dato prestigio a tutto il territorio. Comunque chi vivrà vedrà.”

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