DE IOANNA PAOLO

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DE IOANNA PAOLO

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Docente e consigliere parlamentare.

Appassionato di sport, ha svolto anche attività agonistica, dilettantistica e semi professionistica, di calciatore, militando nella Salernitana, nel Parma e nella Reggiana tra gli anni 1958 e 1966.
Dopo la laurea in giurisprudenza a Parma, vinse alcuni concorsi pubblici, prima al Ministero della pubblica istruzione e nel 1974 al Senato, dove curò per molti anni la segreteria della Commissione bilancio, concludendo la carriera come direttore prima del Servizio del bilancio (1989-1996) e poi della biblioteca (2000-2001): di lui si è detto che «apparteneva a quella lunga e importante tradizione dei consiglieri parlamentari “prestati” alle altre amministrazioni dello Stato».
È stato infatti capo gabinetto dei Ministri del tesoro Ciampi (1996-1998) e dell’economia e delle finanze Padoa Schioppa (2006-2008); consigliere di Stato; segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (D’Alema 1 e 2: 1998-2000); presidente dell’Organismo indipendente di valutazione del MEF (maggio 2015-maggio 2018).
De Ioanna ha svolto l’attività di docente al Master di Management Politico de Il Sole 24 ORE[ e editorialista de la Repubblica.
Pubblicazioni
La decisione di bilancio in Italia: una riflessione su istituzioni e procedure, Il Mulino, 2008

A nostre spese. Crescere di più tagliando meglio, Castelvecchi, 2013.
Franco Bassanini e Andrea Manzella (a cura di), La decisione di bilancio, un cantiere che si riapre, in Per far funzionare il bicameralismo, Passigli, 2017.

Onorificenze

Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— Roma, 5 aprile 2000

http://www.fulm.org/articoli/economia/paolo-de-ioanna-affari-finanza-9-2014-burocrazia-efficiente-chiave-ripresa

Paolo De Ioanna su Affari e Finanza dell’8 dicembre 2014: “Burocrazia più efficiente la chiave della ripresa” di Paolo De Ioanna – 08/12/2014 – Economia.

La prima lettura alla Camera della legge di stabilità ha chiarito che il Governo, più che una manovra espansiva, ha messo in campo misure che consentono una mancata restrizione rispetto ai vincoli esterni, rinviando al 2017 l’obiettivo del saldo strutturale del bilancio pubblico.

Molto opportunamente si è aperta una discussione critica sul metodo con cui questo saldo strutturale viene costruito in sede europea, con specifico riferimento alla disoccupazione, e le recenti indicazioni dell’Ocse, in particolare proprio sul calcolo della disoccupazione strutturale, hanno rafforzato la posizione tecnica del Governo italiano.

In questo contesto, rimane piena la convergenza, in Italia e in Europa, sulla necessità delle riforme strutturali e di una forte ripresa degli investimenti pubblici. Per riavviare gli investimenti pubblici e privati, è necessario eliminare gli ostacoli normativi e ripensare gli strumenti di finanziamento; semplificare il quadro giuridico e riprendere con buona lena la via della riforma della pubblica amministrazione.

Comunque la si giri, per far ripartire gli investimenti occorre una PA performante…

www.ilsole24ore.com

SCOMPARSO A 73 ANNI
Addio a Paolo De Ioanna, civil servant e stratega delle politiche di bilancio

di Dino Pesole

Dal 1948 le istituzioni di bilancio in Italia «sono caratterizzate da un vincolo potenzialmente rigido», e il dibattito di fiscal policy nel nostro paese continua a ruotare intorno alla definizione di meccanismi per il controllo della spesa «che appaiono formali e opachi». In uno dei suoi ultimi libri, scritto insieme a Chiara Goretti, dal titolo “La decisione di Bilancio in Italia”, Paolo De Ioanna ha indagato a fondo i meccanismi che governano il processo di formazione delle scelte di finanza pubblica.
Scomparso nella notte a 73 anni, De Ioanna lascia un notevole contributo di saggi e scritti, indispensabili per comprendere il percorso che passa dalle decisioni in materia di politica di Bilancio adottate dai governi all’approvazione dei documenti di finanza pubblica da parte del Parlamento.

• Rivedere le regole di bilancio non viola la Carta
Ma la sua non è stata solo un’attività di studioso. Nella lunga esperienza di civil servant ha preso parte in prima persona alla complessa elaborazione delle strategie di politica economica. Consigliere di Stato, ha ricoperto incarichi di rilievo in qualità di capo di Gabinetto con i ministri del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa-Schioppa. Nella sua esperienza di governo ha trasferito conoscenze e competenze acquisite prima nella segreteria della Commissione Bilancio del Senato poi come responsabile del Servizio del Bilancio di Palazzo Madama.

Analisi, studi, dossier in cui per anni si esaminavano nel dettaglio tutti i provvedimenti economici sottoposti all’esame del Parlamento, con riferimento sia a profili di copertura che a quelli di natura economica. Il tutto con il massimo rigore e indipendenza di giudizio. Esperienza amministrativa diretta che De Ioanna ha esercitato anche in qualità di segretario generale della Presidenza del Consiglio nei due governi D’Alema, dal 1998 al 2000.
Poi ha diretto l’Organismo indipendente di valutazione del ministero dell’Economia. Diversi gli articoli scritti per il Sole24Ore, in particolare sui delicati risvolti europei delle politiche di bilancio. De Ioanna è stato inoltre apprezzato docente al Master di Management Politico del Sole24Ore. Ironico, disponibile al confronto e alla dialettica su tematiche complesse che amava declinare alla luce della sua lunga esperienza ministeriale, De Ioanna non ha risparmiato critiche alla linea di politica economica adottata in sede europea negli ultimi anni. Di fronte all’onda populista, si pone ora il tema della tenuta degli assetti democratici in Europa. La tesi di De Ioanna è che la democrazia si salva «con istituzioni efficaci e inclusive, in grado di dare risposte concrete alle domande dei cittadini».

In sostanza, l’atteggiamento più corretto non è la demonizzazione delle ricette sovraniste, quanto interrogarsi sulle cause profonde di una costruzione europeista «che ha disancorato la formazione del consenso e la scelta nazionale delle priorità dalla possibile sintesi elettorale espressa dal contesto nazionale e dai connessi strumenti di politica fiscale, per ancorarla a vincoli esterni, complicati ed inefficaci, di marca intergovernativa, che hanno alimentato crisi, rancore e populismi». In particolare, occorre cominciare a costruire «una prima e limitata categoria di beni comuni europei assegnati alle scelte democratiche dei cittadini e sottratti ai mercati. Forse per questa strada si avrebbe il tempo di ricostruire un crinale destra – sinistra fondato sul confine tra pubblico e privato, tra beni dei cittadini e mercato, e non su quello tra europeisti e anti europeisti».

Quanto alle azioni concrete da mettere in campo, andrebbe sostenuta una linea di graduale revisione del contesto regolativo europeo, a partire dal Fiscal Compact e dal cosiddetto Fondo salva-Stati. Un piano comunitario di investimenti dovrebbe essere inoltre oggetto di un nuovo fondo, «da iscrivere direttamente nel bilancio comunitario, da finanziare con un entrata propria netta aggiuntiva e con obbligazioni di scopo garantite dalla Bce e dal futuro Fondo monetario europeo».

Il nostro ricordo di Paolo De Ioanna

La notizia della morte di Paolo De Ioanna colpisce tutti noi, profondamente. Ci colpisce uno per uno sul piano personale e ci colpisce come associati a Nuova Etica Pubblica, che Paolo, da componente del Comitato scientifico, ha sostenuto col suo prestigio ed arricchito con la sua cultura ed esperienza. Era uno di noi, il migliore. Entrato nell’Amministrazione dello Stato come funzionario del Ministero dell’Istruzione ha vinto una serie di concorsi fino a diventare uno dei più autorevoli funzionari del Senato della Repubblica. E’ stato Segretario generale della Presidenza del consiglio dei ministri e Capo di gabinetto del Ministro del Tesoro.
Siamo stati testimoni del suo impegno riformatore su temi di grande complessità, dalla riforma del Bilancio dello Stato alla valutazione del buon andamento dell’Amministrazione, fino alla ridiscussione dei Trattati europei e dei vincoli che ne derivano. Ne abbiamo condiviso l’orientamento progressista e l’atteggiamento critico verso le degenerazioni della politica. Addio Paolo. Da ultimo siamo stati testimoni del tuo sereno coraggio di fronte alla malattia. Sei stato un grande esempio. Il tuo ricordo ci resterà dentro finché continueremo ad andare. Antonio Zucaro, presidente dell’Associazione “Nuova Etica Pubblica”

Ricordo di Paolo De Ioanna, a un anno dalla scomparsa, su Stato, bilancio e sviluppo produttivo
2 settembre 2019

Paolo De Ioanna, scomparso nell’agosto dello scorso anno, oltre che famoso grand commis dello Stato, capo di Gabinetto dei ministri Ciampi e, in seguito, Padoa-Schioppa, faceva onore alla nostra Associazione “Nuova Etica Pubblica” in qualità di membro del Comitato scientifico.
Riproponiamo di seguito quelli che ci sembrano gli interventi più significativi del suo pensiero intorno ai temi a lui più cari: bilancio dello Stato, politiche pubbliche, spending review, ruolo delle pubblica amministrazione nello sviluppo del Paese, Europa.
Senza pretesa di effettuare una sintesi esaustiva, i temi sempre toccati e argomentati da De Ioanna attengono ai danni di una politica “di austerità” senza orizzonti e senza prospettive e alle due condizioni necessarie per lo sviluppo della produttività generale di un sistema economico e del PIL: 1: la buona qualità della “regolazione pubblica” (leggi, regolamenti, conseguente certezza dei diritti e dei doveri per gli operatori economici) ;
2: un massiccio ricorso agli investimenti pubblici di qualità (il cui effetto moltiplicatore è pari al 2,5-3 volte la spesa effettuata e che quindi “ripagano” sempre gli equilibri della finanza pubblica a distanza di pochi anni).
La condizione necessaria perché ciò avvenga è rappresentata dall’efficienza e dalla qualità della pubblica amministrazione, il cui perimetro di intervento non va ridotto ma implementato, uscendo dalla “retorica degli sprechi” (che pure ci sono, ma non debbono costruire pretesto per intavolare affermazioni di principio sulla necessità di uno “Stato leggero”).
La sua analisi non si esaurisce sui confini di casa nostra, ma spazia verso le pubbliche amministrazioni dei Paesi più avanzati, che hanno dedicato nel secondo dopoguerra energie politiche ed intellettuali di prim’ordine ai temi della riforma dei sistemi amministrativi. Senza una pubblica amministrazione forte e capace di attuare politiche pubbliche, in primis la buona regolazione del mercato e gli investimenti di qualità, l’Italia non si libererà dalla sua condizione di bassa crescita.
Sulle riforme legate al nome della ministra Marianna Madia valgano le considerazioni brucianti di un suo articolo del 2015 “La riforma della PA in via di attuazione appare come una grande conference call virtuale, dove si sono dati appuntamento tutti i giuristi e i politici”….”se non si mettono a fuoco le cause profonde dei fallimenti di questi anni, (la riforma) potrebbe risultare un’ennesima fuga dalla realtà“.
Sull’Europa e sull’incombente deficit di solidarietà fra i Paesi membri ricordiamo e diamo conto delle sue considerazioni deluse e perplesse (senza recedere, tuttavia, di un solo millimetro dall’ideale europeo, per il quale egli si è speso concretamente per decenni, soprattutto nella fase di entrata nell’euro, come collaboratore diretto di Carlo Azeglio Ciampi).
La Valutazione delle politiche pubbliche e delle pubbliche amministrazioni come occasione di promozione del senso di appartenenza nei dirigenti e dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
La gestione dei bilanci pubblici e della spending review con il necessario collegamento fra spesa e performance che proprio lui testimonia essere stato l’idea iniziale da lui concepita nel 2006 insieme al Ministro MEF Tommaso Padoa Schioppa nel promuovere l’introduzione del bilancio per missioni e programmi.
Lo Stato lo conosceva bene Paolo De Ioanna, lo aveva studiato e praticato con amore e con rispetto. Ciò lo colloca lontano anni luce da quelle scuole milanesi/settentrionali che da decenni predicano il verbo del “Meno Stato e più mercato” e non hanno ancora compreso che l’assurda ideologia di un’inesistente dicotomia “morale” fra Stato e mercato fa male proprio al sistema della libera impresa, come, ad esempio, negli U.S.A. sanno benissimo.Sicuramente De Ioanna ha viaggiato per la sua intera vita di splendido civil servant su sponde di pensiero completamente opposte. Giuseppe Beato

https://www.giustizia-amministrativa.it/web/guest/-/3-ottobre-2018-seminario-in-ricordo-di-paolo-de-ioanna

Ricordo di Paolo De Ioanna – Svimez

A me tocca ricordare – e per me è un onore- Paolo De Ioanna consigliere di Stato. Egli fu nominato al Consiglio di Stato nel gennaio del 2001, nell’aliquota riservata al governo, e vi rimase fino all’ottobre del 2015, data del suo collocamento a riposo. Dopo il suo collocamento a riposo gli venne riconosciuto il titolo onorifico di presidente di sezione del Consiglio di Stato –leggo dalla proposta del Presidente del Consiglio di Stato Pajno- “per le sue elevatissime doti di cultura, di grandissima operosità, di equilibrio e di dedizione al servizio di questo Istituto e di altre amministrazioni dello Stato”.
Io ho avuto modo di conoscere Paolo De Ioanna molto tempo prima, tanto da non riuscire a ricordare precisamente quando, sicuramente al tempo del suo servizio al Senato. E quando fu nominato consigliere di Stato, per me era un po’ come se lo fosse sempre stato.
Egli incarnava la figura tradizionale del consigliere di Stato; e lo era al meglio delle qualità proprie di questa figura. Un uomo al servizio delle istituzioni direi geneticamente; di grande livello culturale, una cultura generale e generalista che lo ha accompagnato sempre anche quando si è trovato ad affrontare, da studioso o in incarichi operativi, le tematiche a lui più congeniali, quelle della finanza pubblica e del bilancio. E al tempo stesso, un uomo aperto al confronto e al dialogo. In una società in cui sempre più tutti pensano di avere ragione su tutto, per principio, e si rifiuta ogni confronto dialettico, Paolo era un uomo culturalmente aperto, convinto che il rifiuto del confronto impoverisca idee e contenuti di ogni dibattito e che divida, anzi che unire, i membri di una comunità.
Il periodo durante il quale avemmo maggiormente l’occasione di lavorare insieme fu quando ricoprì la carica di Segretario generale della Presidenza del Consiglio, tra il 1998 e il 2000, e io ero alla Funzione pubblica. In quel periodo, Paolo ebbe ad organizzare l’incontro dei segretari generali di governo dei Paesi aderenti all’Ocse: un grande evento in un periodo storico in cui l’Italia profuse un grande impegno, in settori istituzionali di rilievo per la crescita e lo sviluppo del Paese, penso ai conti pubblici, alla qualità della regolazione e alla semplificazione normativa e amministrativa, conseguendo notevoli e significativi risultati, come ci fu riconosciuto dall’Ocse. E quell’evento lui volle organizzarlo a Napoli. In quel momento la “sua” Napoli fu al centro di una riflessione politica ed economica di importanza mondiale, ma anche al centro dell’attenzione per il suo patrimonio culturale e artistico, secondo un percorso che Paolo volle curare personalmente, facendo in modo che gli incontri di lavoro e quelli culturali si tenessero nei luoghi più belli, non sempre i più conosciuti, di Napoli.
Quando, da segretario generale della Presidenza del Consiglio, Paolo de Ioanna passò al Consiglio di Stato, a me sembrò di ritrovare un collega rientrato da un’esperienza in altre amministrazioni, non un neo collega. Questo perché –come dicevo- già prima di esserlo Paolo vestiva un abito che non andava dismesso al momento del suo ingresso nella magistratura amministrativa, ma semmai rimodellato e arricchito.
Ed è quello che fece Paolo. Pur avendo già toccato i vertici dell’Amministrazione del Senato e dell’amministrazione governativa, Paolo si tuffò nel suo lavoro di consigliere di Stato, arricchendo il Consiglio di Stato, fin dall’inizio, delle sue esperienze pregresse e portando ancora, all’interno dell’Istituto, le riflessioni che egli avrebbe maturato a seguito degli ulteriori incarichi che avrebbe ricoperto, questa volta nella veste di consigliere di Stato (penso soprattutto all’incarico di capo gabinetto del Ministero dell’economia e delle finanze, dove egli torna nel 2006 con Tommaso Padoa Schioppa, dopo l’esperienza del 1996 con Ciampi).
Nel Consiglio di Stato egli “ricomincia a studiare”, dovendo “rimodellare” il suo sapere al nuovo “lavoro”. Il suo apporto fu considerevole –e c’era da aspettarselo- nelle sezioni consultive del Consiglio di Stato, e segnatamente nella prima e nella seconda; e soprattutto nella sezione consultiva per gli atti normativi, dove egli potette riversare tutta la sua esperienza e il suo sapere, non solo giuridici, nell’esaminare i provvedimenti normativi che il Governo sottoponeva all’esame del Consiglio di Stato prima della loro emanazione. Contribuendo così a una giurisprudenza consultiva attenta agli impatti economici delle norme da emanare e alla loro collocazione sistematica nell’ordinamento giuridico e nel quadro della finanza pubblica.
Ma Paolo de Ioanna era troppo curioso intellettualmente per non vivere l’esperienza di consigliere di Stato a tutto tondo; e così volle essere assegnato, per un certo periodo, anche a una sezione giurisdizionale, la Quinta, dove egli seppe fare il mestiere di “giudice” come se, anche questo, facesse parte del suo dna e lo avesse fatto da sempre. Nel ricordo di un suo amico e Collega (al Senato e in Consiglio di Stato, Damiano Nocilla), Paolo “aveva una particolare attitudine ad esporre i princìpi con una tranquillità di accenti ed una apertura agli interlocutori tali che alla fine si poteva raggiungere un punto di equilibrio soddisfacente per tutti”. Mi ha altresì colpito quanto scritto da un cugino di Paolo in una lettera, letta dalla figlia Marta al funerale, in cui si sottolinea “una certa ricerca di giustizia nelle cose, la volontà di capire e poi di sapere, e la gentilezza”, doti che un buon giudice deve portare con sé nella propria indole; forse aiutato –come suggerisce il cugino- dal suo essere napoletano: una Napoli che lascia “un’impronta, come un marchio fatto di leggerezza, di distacco anche, ma di ironia, cortesia, flessibilità, attenzione”.
Per tutto questo – come dicevo all’inizio – Paolo ha incarnato la figura del consigliere di Stato anche prima e dopo esserlo stato: giudice, consulente neutrale del governo dentro e fuori il Consiglio; uomo colto e raffinato, attento alle dinamiche istituzionali, sempre libero intellettualmente ma solo dopo un aperto confronto con l’altro e con le idee altrui.
E, oltre alle sue doti intellettuali, egli ha portato in Consiglio le sue doti umane e di carattere: sorridente e pacato anche quando arrabbiato, appassionato ma anche ironico e talvolta distaccato nella lucidità delle sue analisi, “napoletano” quanto basta (cultura e ironia il suo mix di napoletanità), uomo del Mezzogiorno e delle istituzioni tutte. Come ciascuno di noi ambisce ad essere.
Se è vero l’ammonimento di Foscolo “Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dall’urna”, Paolo non corre questo rischio.

Filippo Patroni Griffi
Presidente del Consiglio di Stato
Pubblicato il 3 ottobre 2018

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