INNELLA MICHELE

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INNELLA MICHELE

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Torremaggiore 13 gennaio 1890 – Roma 24 agosto 1959

L’ingegnere torremaggiorese uno dei quadri dirigenti dell’Acquedotto Pugliese che hanno costituito l’ossatura portante e sono stati i veri punti di forza dell’Ente.

L’Acquedotto Pugliese, una delle più grandi opere dell’Italia del Novecento, tuttora considerato il più grande dell’Europa, è stato un autentico capolavoro di ingegneria idraulica. Attorno a esso si sono avvicendati stagioni e ceti politici diversi, nonché più generazioni di tecnici e di maestranze, e grazie al quale città e paesi di Puglia sono usciti da una plurisecolare e spaventosa situazione di arretratezza civile e sociale. La storia dell’Acquedotto Pugliese fornisce spunti interessanti alla riflessione storiografica, perché fissa negli uomini il punto centrale di gravitazione degli eventi. E sono stati proprio gli uomini – operai, tecnici, ingegneri – che applicandosi nell’opera con le loro energie fisiche e intellettuali, i protagonisti non secondari delle vicende dell’Acquedotto Pugliese. Con essi, la Puglia ha rivendicato e conquistato sul fronte del lavoro molta parte della sua dignità.
All’opera imponente di costruzione dell’Acquedotto Pugliese partecipò anche l’ingegnere torremaggiorese Michele Innella, uno dei quadri dirigenti dell’Acquedotto che hanno costituito l’ossatura portante e sono stati i veri punti di forza dell’Ente. Michele Innella nasce il 13 gennaio 1890 a Torremaggiore da Bartolomeo e da Filomena D’Erminio, casalinga, primo di due figli (il fratello si chiama Giuseppe). Il padre è un viticultore, trasferitosi da Rutigliano (Ba) a Torremaggiore, motivato dallo sviluppo agricolo della cittadina dell’Alto Tavoliere e dalla possibilità di impiantare vigneti, attività nella quale, secondo la tradizione del paese di origine, era specializzato e che si presentava redditizia.

Con il vigneto, il rutiglianese Bartolomeo Innella raggiunge un benessere apprezzabile che gli consente di mantenere agli studi entrambi i figli: Giuseppe, il minore, consegue il diploma di ragioniere, Michele, invece, dopo la Licenza d’Istituto Tecnico si iscrive alla Regia Scuola Politecnica di Napoli, ma è costretto a interrompere gli studi perché chiamato alle armi, a seguito dell’ingresso italiano nella Prima Guerra Mondiale. Partecipa al conflitto come ufficiale di complemento, prima Sottotenente, dopo Tenente nell’arma del genio – 6° reggimento della IIIª Armata, distinguendosi e meritando la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Questa la motivazione della decorazione, riportata nel suo stato di servizio: «Comandante di una Stazione Fotoelettrica, si spingeva arditamente, sotto il violento fuoco avversario, al seguito delle Fanterie, sventando i movimenti delle Truppe nemiche e facilitando il tiro delle artiglierie. Accortosi che la Stazione correva pericolo di cadere nelle mani del nemico che contrattaccava, sprezzante del pericolo, provvedeva, di pieno giorno, a renderla inutilizzabile, contribuendo poi nella notte, a ricuperare totalmente il materiale. – Sallici Iamiano, lì 25 e 30 maggio e 5 giugno 1917».
Il 5 ottobre 1918 è trasferito in Puglia, alla difesa aerea di Bari, dove, al termine delle operazioni belliche è congedato il 17 agosto 1919. Conclude gli studi universitari laureandosi, a Napoli, in ingegneria civile il 30 dicembre 1920.
Dopo la laurea, inizialmente insegna «lodevolmente», come supplente, all’Istituto Tecnico “Pietro Giannone” di Foggia prima alla cattedra di Topografia e Costruzioni, e, poi, a quella di Disegno e Topografia, fino a quando, nel 1922 è assunto all’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese, assegnato all’Ufficio delle Costruzioni – Direzione provinciale di Foggia, avendo in tal modo la possibilità di partecipare alla costruzione dell’Acquedotto in terra di Capitanata.
Dai documenti dell’archivio personale di Innella, risulta che è lui come direttore dei lavori a sovrintendere ad alcune opere dell’Acquedotto in provincia di Foggia, tra cui quelle relative alla costruzione della diramazione per San Severo e Torremaggiore, che comprendono: il serbatoio di San Severo e l’impianto di sollevamento; la sub diramazione dal serbatoio di San Severo; la rete di distribuzione all’abitato di San Severo; la condotta ascendente e discendente per Torremaggiore; il serbatoio di Torremaggiore.
I lavori per la costruzione del serbatoio di San Severo e dell’edificio annesso risultano alquanto impegnativi; nella relazione tecnica, conservata tra le carte di Innella, si legge che l’opera iniziata dall’ex società concessionaria dell’Acquedotto Pugliese (Ercole Antico & c.) nel 1912, era stata interrotta e lasciata incompleta e in abbandono nel 1915, anche per il sopravvenire della Grande Guerra. L’opera, indispensabile per assicurare il rifornimento idrico ai comuni di San Severo, Torremaggiore e San Paolo di Civitate, viene ripresa, ma, risultando insufficiente alle nuove esigenze dei tre comuni, per l’aumentata popolazione, viene ampliata e perfezionata strutturalmente.
Annessi al serbatoio di San Severo vengono costruiti a Torremaggiore un impianto di sollevamento, sulla provinciale Torremaggiore – San Severo, e la torre piezometrica situata in contrada Pagliara Vecchia, a quota superiore di circa 100 m. a quella dell’impianto.
Il 25 marzo 1928, si giunge alla inaugurazione dell’Acquedotto a San Severo e a Torremaggiore.
Tra il 1928 e il 1929, Innella è impegnato, come direttore di cantiere e dei lavori su un tratto significativo dell’Acquedotto: la costruzione del serbatoio partitore per Manfredonia, Monte Sant’Angelo e della condotta dal serbatoio all’origine della distribuzione urbana di Manfredonia. Si tratta di un’opera rilevante, in quanto c’è da alimentare la città sipontina, il suo porto e la ferrovia. I lavori di adduzione dell’acqua dal Capoluogo a Manfredonia devono risolvere alcune difficoltà di carattere tecnico: il superamento del cavalcavia ferroviario e l’attraversamento del canale Candelaro, tuttavia i lavori sono speditamente effettuati e nel 1929 completata la diramazione, l’acquedotto giunge a Manfredonia (e anche a Lesina e Poggio Imperiale).
Negli anni successivi, l’ingegnere torremaggiorese continua a operare in ambito provinciale dirigendo la cantierizzazione e i lavori di costruzione dei serbatoi di Chieuti, di Serracapriola e delle reti di distribuzione delle due cittadine, successivamente sovrintendendo ai lavori di costruzione della rete idrica negli abitati di Torremaggiore, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia (in questo comune anche del serbatoio partitore), di Stornara, Stornarella, Carapelle e Ortanova, sicché l’Acquedotto può con soddisfazione prendere atto della regolarità nella distribuzione dell’acqua e del costante sviluppo delle utenze e dei consumi.
Il secondo conflitto mondiale trova l’ingegnere torremaggiorese prima a Brindisi, poi a Bari, dove intanto era stato trasferito. Nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra, Innella si deve difendere da un procedimento di “epurazione”: il 16 luglio 1945, la Commissione di primo grado per l’epurazione del personale dipendente dell’E.A.A.P. gli contesta di «aver appartenuto in qualità di ufficiale alla M.V.S.N.»
Come parte della sua memoria difensiva, Innella allega le dichiarazioni rilasciate da esponenti e dirigenti locali del Partito socialista (Prof. Angelo Maria Faienza), della Democrazia Cristiana (Avv. Mario Ricci), del Partito d’Azione (Prof. Michele Fuiano), del Partito liberale (Raffaele Sforza), del Partito della Democrazia del Lavoro (Salvatore De Vito) che attestano che l’ingegnere Innella «non ha dato prova di settarietà e di intemperanza fasciste [e] riscuote presso ogni ceto sociale stima e fiducia, essendo un galantuomo a tutta prova per onestà, attaccamento al lavoro, sentimento di Patria». Il procedimento a carico di Innella si concludeva il 25 agosto 1945, con la blanda sanzione disciplinare della censura, poiché, secondo la decisione della commissione «risulta che il giudicabile, benché abbia rivestito le qualifiche di cui innanzi [ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale], non è stato un settario intemperante […]».
Superato il procedimento epurativo, Innella continua nella sua normale attività all’Acquedotto. Dal punto di vista professionale, il periodo dalla metà degli Anni Quaranta fino alle sue dimissioni dall’Ente nel luglio 1954, è per Michele Innella denso di attività e di significative soddisfazioni. Come ingegnere principale (tale è la sua qualifica), Innella prende parte ai lavori relativi al Canale Principale, meritandosi una lettera di encomio dalla Direzione dell’Esercizio. È, inoltre, incaricato della progettazione, della organizzazione cantieri e della direzione lavori compresi nei piani finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno in provincia di Foggia e nel Basso Molise, prima come dipendente dell’Acquedotto, poi come libero professionista.
Alla lettera di encomio fanno seguito la lettera del 4 dicembre 1948 con la quale viene comunicato all’ingegnere torremaggiorese la sua promozione a Ingegnere Superiore, quella del 24 dicembre 1952 che segna la promozione del Nostro, all’epoca Capo Reparto EAAP di San Severo, a Ispettore Tecnico, nonché la lettera di elogio del 20 giugno 1953 «per tutta l’attività svolta nella direzione dei lavori e per la capacità e zelante diligenza dimostrate nel superare le difficoltà sorte durante l’esecuzione» nel corso dei lavori dell’Acquedotto nel Basso Larinese (abitati di S. Martino in Pensilis, Portocannone, Ururi e Larino), e, infine, in data 24 maggio 1954, la nomina a Capo Servizio, che nei parametri dell’Azienda del periodo era il grado più elevato della categoria tecnica.
L’Acquedotto continua ad avvalersi delle prestazioni professionali di Innella che, intanto, si è iscritto all’albo degli ingegneri della provincia di Foggia per esercitare la libera professione. Il primo incarico della direzione, contabilizzazione e liquidazione dei lavori conferito all’ingegnere torremaggiorese, come libero professionista, riguarda la costruzione della diramazione integrativa per la Capitanata. Nell’aprile 1956 a Innella è conferito l’incarico della progettazione generale delle opere di fognatura nell’abitato di Peschici, a cui seguono altri incarichi relativi a studio e compilazione dei progetti riguardanti: acquedotto e fognatura a Casalnuovo Monterotaro e a San Marco in Lamis; costruzione dell’impianto epurativo e nuovi tronchi di fognatura nell’abitato di Stornara; ampliamento acquedotto e fognatura di San Marco in Lamis; costruzione rete idrica e fognante (2° e ultimo lotto) nell’abitato di Stornarella; costruzione condotta ascendente per Ischitella e Vico del Gargano; costruzione fognatura nell’abitato di Peschici. Fra gli ultimi lavori svolti da Innella – stando alla documentazione reperita – c’è anche un incarico conferitogli dall’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania – Sezione Speciale per la Riforma Fondiaria: il collaudo, nel 1957, di un acquedotto nella frazione ‘Bancone’ in agro di Avigliano.
Colpito da un male incurabile, l’ingegnere viene ricoverato in ospedale, a Roma, nel luglio 1959, e sottoposto a intervento chirurgico, ma si spegne il 24 agosto. I funerali si svolsero a Torremaggiore.
Luigi Goffredo, giornalista e scrittore, sul n. 32 del settimanale “Il Foglietto” dell’agosto ’59, così ebbe a esprimersi sulla figura di Michele Innella: «[…] Professionista di alto valore, svolse gran parte della sua attività nell’Acquedotto Pugliese con dignità, competenza, onestà ed elevato senso del dovere. Partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale del Genio, meritando una ricompensa al valore. In ogni occasione si distinse per le sue alte doti morali, intellettuali e tecniche, per la sua bontà d’animo, per il suo senso di equilibrio, per il suo fervore operoso, riscuotendo stima, ammirazione ed affetto da parte di tutti. Cittadino esemplare, colto, di gusto raffinato, fu schivo di incarichi e di onori ma sempre sensibile ad ogni iniziativa benefica e di civile progresso. Sportivo di vecchio stampo, appassionato cacciatore, gioviale, amò profondamente la sua Torremaggiore ed i suoi cittadini, per cui la sua improvvisa dipartita ha lasciato un vuoto incolmabile. […]».

(Nota a cura del dott. Marcello Ariano)

Personalità torremaggioresi

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