LORUSSO FAMIGLIE

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LORUSSO FAMIGLIE

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Altamura – Bari

La cui storia si può far partire da Giovanni Lorusso, illuminato agricoltore ed imprenditore altamurano

Tralasciando le generazioni anteriori la storia attuale della Famiglia Lorusso la si può far partire da Giovanni, illuminato agricoltore ed imprenditore altamurano.

Al fine di unificare lo scenario completo in cui si è evoluta la Famiglia e per intenderne con più facilità le discendenze, rendendo comprensibili anche i collegamenti con i due testi ormai storici di Puglia D’Oro del 1936, si antepone una sintetica genealogia della discendenza di Giovanni Lorusso evidenziando i due figli che diedero prosieguo alla famiglia: Antonio e Giacinto, nonché i loro rispettivi figli che ampliarono la progenie. Dei nipoti di Giovanni quindi si esamineranno le rispettive discendenze arrivate oggi, partendo dal capostipite, alla sesta generazione.

Giovanni Lorusso (n.1851- n.d.)
Figlio di Antonio (n.1824) e di Anna Calia (n.1824) ambedue altamurani, fu il discendente di una progenie da sempre dedicata all’agricoltura. Cominciò la sua ascesa in tale settore con la presa in fitto di alcune masserie appartenenti ai Principi Orsini di Gravina in territorio del Garagnone a Poggiorsini.
Egli si dedicò con passione ed alacrità al dissodamento e trasformazione dei terreni da pascolo a seminativi e vigneti, rendendoli significativamente produttivi anche con l’introduzione sistematica delle nuove macchine agricole a motore che si andavano affacciando sul mercato. I risultati furono sorprendenti tanto da permettergli, favorevoli anche le circostanze, di acquisire la masseria di Poggiorsini, che divenne Poggiolorusso, di cica 400 Ha e la masseria Fontana di Vita, in agro di Matera, che era appartenuta ai Conti Gattini di Matera.
In quanto imprenditore Giovanni Lorusso, insieme con il Conte Pasquale Sabini ed altri altamurani, fu il cofondatore della “Banca Sabini, Lorusso & C.” di Altamura. Per tali capacità imprenditoriali gli fu concessa la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia.
Nel 1899 completò la costruzione del palazzo in p.zza Mercadante
Sposatosi con Teresa Losquadro ebbe cinque figli di cui due maschi, Antonio e Giacinto, e tre femmine.

Antonio Lorusso (1882-1952), e la sua discendenza.

Primogenito di Giovanni, Antonio sin dall’età di quindici anni collaborò strettamente col padre assumendo una profonda esperienza sia nel settore cerealicolo che nella zootecnia. Sposatosi nel 1905 a soli 23 anni, non solo continuò a collaborare nelle aziende del padre ma si dedico alla gestione della Masseria Fontana di Vita che aveva ricevuta in dote dal padre e, con tenacia e perseveranza, continuò ad attivarsi per incrementare il suo personale patrimonio.
Fu il Presidente della Banca Agricola Commerciale di Altamura.
Fu un grosso imprenditore agricolo e tra quelle ereditate e quelle da lui acquistate gestì varie masserie: Selva San Lioce-Gravina; Parisi, Prisciulo, Privitelli e Ovile S. Chiara in Altamura; Fontana di Vita –Matera. Costruì nel 1923 il secondo palazzo Lorusso di piazza Mercadante vicino il teatro omonimo, che è ancora di proprietà della Famiglia.
Ebbe vari riconoscimenti: Stella di bronzo al Merito Rurale; Cav. della Corona d’Italia, Pioniere nella meccanizzazione agricola.
Dalla moglie Teresa Liuzzi, anche lei di famiglia di agricoltori altamurani ebbe nove figli di cui solo otto sopravvissero: quattro maschi: Giovanni, Leonardo,Giacinto 1, Vincenzo e Giacinto 2, e quattro femmine:Teresa(Sita), Filippa(Pina), Anna e Giulia.
Giacinto 1°, morì di spagnola nel 1918. Vincenzo (1916-1939) e Giacinto 2 rimasero celibi. Teresa(1909-2011) sp. Vito Petruzzi; Pina (1910-1938)sp. Nicola Violante, da cui Marisa, sp. Salvatore Leone De Castris, da cui Piernicola Leone De Castris. Anna (1912-1980) sp. Italo Labriola, senza prole. Infine Giulia(1921-1968), sp. Giuseppe Mancusi Materi, da cui Luigi Mancusi Materi, sp.1° Giovanna Ceci, da cui Giuseppe Mancusi Materi; sp.2° Elena Labriola, da cui Giulia e Nicolo Mancusi Materi.
I due figli maschi Giovanni e Leonardo, gli unici sposatisi, continuano la discendenza di Antonio. A questi si uniranno i discendenti di Teresa che, adottati dal fratello Giacinto 2°, proseguono come Lorusso Petruzzi.

Giovanni Lorusso (1906-1980), primogenito di Antonio iniziò già in età giovanile a collaborare attivamente col padre nelle attività agricole della famiglia, tanto da diventare suo punto di riferimento per tutto l’asset finanziario e di gestione del patrimonio famigliare.
Ricevuta dal padre la masseria Fontana di Vita si rese autonomo dedicandosi con passione alla sua conduzione.
Oltre le attività di natura agricola ne ebbe altre: fu per vari anni Presidente della Banca Popolare della Murgia poi divenuta sotto la sua conduzione Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Sposato con Nunzia Montaruli, ebbe un’unica figlia La dr.ssa Anna Maria a cui passerà la proprietà della masseria e dei terreni agricoli.

Anna Maria Lorusso Bolettieri (1953-2017)
Storica dell’Arte, funzionaria della Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali, per vari anni Direttrice del Castello Normanno Svevo di Bari; in tale arco di tempo contribuisce, attraverso l’organizzazione di mostre di profilo internazionale, al risveglio della vita culturale pugliese.
Dall’unione nel 1983 con l’imprenditore agricolo Roberto Bolettieri (1952-2016), nascono due figli: Fausta (1984) e Giovanni Lorenzo (1987). La primogenita, laureata in economia Aziendale si trasferisce in Inghilterra nel 2014 e consegue un Master Degree in: Culture, Criticism and Curation presso la prestigiosa Università Central Saint Martin di Londra; il secondogenito Giovanni Lorenzo
laureato in ingegneria meccanica.
Anna Maria ereditata la Masseria, con il consistente aiuto del marito Roberto, si dedicarono all’attenta conduzione della stessa e nel 2014 ne iniziarono il restauro e la trasformazione.
Per la morte improvvisa prima di Roberto, nel 2016, e poi di Anna Maria, nel 2017, Fausta e Giovanni Lorenzo si trovarono improvvisamente a dover affrontare la gestione agricola e la conclusione dei lavori di trasformazione.

La Masseria Fontana di Vita

Masseria Fontana di Vita

Notturno

 La Cappella illuminata

La Masseria Fontana di Vita fu costruita dai conti Gattini di Matera nel XVIII secolo in posizione panoramica su di un’altura che domina Matera, circondata da un oliveto e da centinaia di ettari coltivati a grano e cereali. Lo stemma araldico dei Gattini, costituito da: “D’azzurro al gatto passante, su di un monte di tre cime di verde, tenente una vipera tra i denti” campeggia sull’arco d’ingresso della corte interna di accesso alla Masseria.
Il nome Fontana di Vita deriva dalla presenza nella masseria di una sorgente naturale che alimenta un laghetto, non lontano dalla costruzione centrale. La tradizione narra che l’acqua sorgiva era così pura che gli abitanti di Borgo Venusio venivano ad attingere acqua in Masseria.

Prima dell’ampliamento del 1806 la consistenza degli immobili comprendeva la residenza nobiliare al primo piano e grandi magazzini voltati a botte destinati alla conservazione del grano a piano terra. Altri spazi erano usati come stalle e depositi articolati intorno alla corte.
All’inizio del 1900 la Masseria diventa proprietà dell’imprenditore pugliese Giovanni Lorusso. Da questo momento in poi la Masseria verrà notevolmente ampliata e dotata di alloggi per i salariati, chiamati “lamielle”, perché coperti da piccole volte a botte “a lamia”, oltre ad ampi magazzini per l’attività aziendale ed ad una cappella sormontata da una vela campanaria. La trasformazione dette vita ad un vero borgo rurale abitato da circa 40 famiglie dedite alla coltivazione e lavorazione del tabacco nel periodo estivo.

Il restauro della Masseria

Oggetto dell’attento restauro conservativo iniziato proprio da Annamaria Lorusso e da suo marito Roberto Bolettieri nel 2014 sono stati il corpo centrale della masseria e le lamielle, convertite in sale ricevimenti ed albergo. La lungimiranza dei due proprietari è stata credere nella crescita esponenziale di Matera e del “fenomeno masseria” che si stava propagando già nella valle d’itria. Dalla prima ristrutturazione sono state ricavate 13 suites, 1 sala meeting e mostre, 2 grandi sale ricevimento, 1 wine bar, 2 sale lettura.

   

Il progetto generale è stato volto alla riqualificazione degli immobili storici e dell’area circostante in modo da rendere Masseria Fontana di Vite una residenza turistica di charme in campagna.

 

Fausta e Gian Lorenzo Bolettieri

Questi, per la prematura e improvvisa scomparsa di entrambi i genitori, sono stati catapultati di fronte ad inaspettati doveri dovendo affrontare immediatamente non solo la prosecuzione della conduzione dell’Azienda agricola, di non trascurabile estensione, ma anche il completamento della ristrutturazione degli stabili che loro padre aveva quasi concluso.
Dal 2017 il progetto è stato assunto in pieno da Fausta e Giovanni Lorenzo che hanno ampliato la struttura alberghiera, creando altre 7 camere; una piscina con vista a strapiombo sulla campagna lucana e convertendo i capannoni, una volta dediti alla lavorazione del tabacco, a residenza d’arte.

La piscina

 

 

Ogni anno infatti Masseria Fontana di Vita ospita artisti internazionali con lo scopo di produrre opere d’arte site specific per gli ambienti interni ed esterni della masseria. L’obiettivo della residenza è creare un vero parco dell’arte contemporanea all’interno della proprietà, fruibile da tutti i clienti della masseria.

   

LEONARDO LORUSSO (1907-1996), e MARIELLINA LORUSSO CIPPAROLI (1921-2020)

Leonardo Lorusso nasce ad Altamura il 16 maggio 1907 quale secondogenito di Antonio e di Teresa Liuzzi. Visse gli anni giovanili della sua vita tra Altamura, aiutando il padre nella gestione delle varie Masserie di famiglia, e Bari che frequentava per ossigenarsi nella vita mondana che non disdegnava affatto.
Nel settore agricolo ebbe l’intuito e l’iniziativa di introdurre sui terreni di proprietà la coltivazione del tabacco trasformando così una delle masserie in un’azienda dedita alla coltivazione, essicazione e lavorazione del tabacco. Analogamente ripeté l’operazione anche su terreni di sua proprietà nel territorio di Ceglie del campo.
La vita però per lui aveva in serbo altri importanti obiettivi imprenditoriali.

Matrimonio Leonardo Lorusso e Mariellina Cipparoli
A Bari, conosciuta casualmente nella casa paterna, Mariellina, la giovanissima figlia dell’Avvocato Beniamino Cipparoli e Bianca Bellomo, se ne invaghì e dopo breve tempo la sposò nel 1938.

Il suocero lo pregò di occuparsi di una piccola azienda di proprietà che produceva caffè, che aveva creato finanziandola insieme col fratello Giovanni, detto Nannino, che la conduceva personalmente.

Avv. Beniamino Cipparoli e Bianca Bellomo

Purtroppo l’azienda era in difficoltà ed era stata presa la decisione di liquidarla. Don Leonardo invitato a questo, si accinse a farlo ,
Dopo aver preso visione dei documenti e aver verificata la situazione concreta della piccola azienda si rese conto che il settore specifico offriva delle opportunità e l’azienda aveva significative potenzialità che non erano state né individuate né sfruttate. Convinse allora il suocero che l’azienda non andava chiusa ma che dovesse essere ricapitalizzata, cosa che fece con capitali propri e con alcuni parenti tra cui i Cipparoli e gli Abbruzzini, realizzando il progetto di rilancio.

La sua intuizione era corretta! Nacque così la: SAICAF SPA (Società Anonima Italiana Caffè S.P.A.), quella che, con una corretta gestione ed amministrazione, sarebbe diventata negli anni un punto di riferimento par Bari e una delle aziende di caffè più performanti del Meridione.

Negli anni 50 intraprese altre 2 iniziative: La prima in campo turistico e la seconda in campo commerciale.
Trasformò un piccolo lido di nome EDEN, di proprietà della moglie, situato dietro il Lido di S. Francesco all’Arena, trasformandolo nel primo e più elegante stabilimento balneare della Puglia, ma in realtà dell’intero Meridione, creando anche una grande piscina, per i tempi del tutto avveniristica, che fu chiamata “il Trampolino”

   

In campo commerciale invece, con Ferdinando Abbruzzini, diedero vita ad una nuova azienda per la commercializzazione di auto, rilevarono una vecchia concessionaria FIAT, la ri-denominarono: S.C.A.I. , e la rilanciarono. Questa, ebbe a lungo gli uffici nei locali laterali del teatro Petruzzelli.

Negli anni 60, la sua grande capacità intuitiva da avveduto imprenditore, lo spinse ad una nuova iniziativa nel campo agricolo e turistico. Immaginò un progetto “agrituristico” del tutto nuovo per il tempo. Costituì con alcuni soci una nuova società la: SVAM. Acquistò circa 550 ettari di boschi e pascoli, che includevano una masseria e vari “jazzi”, sulla Murgia tra Toritto Grumo e Altamura.
Il progetto del tutto innovativo fu purtroppo demotivato dalle richieste di quelle che potremmo definire ”pastoie amministrative locali”. L’idea quindi fu fatta naufragare privando la Puglia di un progetto antesignano ed innovativo che avrebbe potuto anticipare di quasi 50 anni l’attuale sviluppo turistico della Regione.

Negli anni 1967/1974 fu amato Presidente del Circolo della Vela, importante ed esclusivo Circolo Velico. In quegli anni, dovendo rimodernare totalmente il Circolo, ebbe un’idea vincente scaturita dalla sua immaginazione. Propose al Consiglio di creare una nuova categoria di Soci: Il Socio Vitalizio. Lo diventava chi, tra i vecchi soci, accettava di anticipare l’equivalente della quota annuale di 10 anni in una unica soluzione. Li convinse, molti aderirono e i lavori straordinari si realizzarono.

Uomo di grande generosità che ha sempre aiutato i più bisognosi. E’ interessante leggere nel libro, “Come eravamo”, di Vito Maurogiovanni, il capitolo: “Pecore per i profughi”. L’aneddoto raccontato da Carlo Azelio Ciampi di come Don Leonardo era riuscito ad aiutare, dopo il “tutti a casa”, dell’8 Settembre, un gruppo di profughi ritrovatisi a Scanno in Abruzzo, dove era lo stesso Ciampi. Per assicurare la sussistenza dei profughi escogitò un arguto sistema di finanziamento; strinse un accordo personale con i pastori locali basato unicamente sulla fiducia e una stretta di mano. I pastori avrebbero sfamati i profughi e, per ogni 1000 lire date a quel fine, avrebbero avuto una pecora (ogni capo valeva 1.000 lire). Il credito lo avrebbero riscosso a fine guerra. Così sulle montagne abruzzesi riuscì a mettere in salvo tante persone sconosciute, come avrebbe fatto un vero padre. E fu appunto Antonio Lorusso, padre di Leonardo che, a fine guerra quando i pastori abruzzesi si presentarono ad Altamura, mantenendo la parola e l’impegno preso dal figlio, consegnò le 150 pecore dovute che nel frattempo, a causa dell’inflazione, avevano decuplicato il valore.

Indubbiamente la coppia con Mariellina Cipparoli era vincente: “La Donna dei Tempi Nuovi” come l’aveva definita il settimanale Gente in uno dei suoi editoriali, è stata una compagna di vita dinamica intelligente ed innovativa. Non erra il detto: “Al fianco di un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
Donna di gran gusto e innata classe si e’ cimentata negli anni in tante attività imprenditoriali cosa non usuale per i suoi tempi.
Sua prima attività fu una sartoria dove si confezionavano, per le signore bene di Bari, abiti molto belli e raffinati.
Una delle cose che più l’appassionarono, realizzata con il marito, fu il lancio e la gestione iniziale del Trampolino, il nuovo ed esclusivo stabilimento balneare di Bari che, innovativamente per l’epoca, fu dotato di una grande piscina con oblò e, su suo suggerimento, tutte le cabine furono dotate di artistiche targhe in maiolica, ideate e realizzate dal maestro Belardinelli e ciascuna riportava il nome della cabina scelto tra esemplari della fauna e flora marina spesso molto rari: ancor’oggi, dopo tanti decenni, molti ricordano lo strano nome della propria cabina.

Le storiche targhe artistiche in maiolica di Belardinelli

Ma a Mariellina non bastava un lavoro stagionale per cui con la sua amica Amalia D’Alesio mise su un laboratorio dove si producevano mobili in ottone e ferro laccato chiamandolo: “Marialessia”. Dopo qualche anno con la figlia Simonetta aprì un negozio: “Marialessia Seconda” che con gli anni diventò punto di riferimento per l’arredamento in città. Abbracciava vari settori: Tessuti e carte da parati, piatti, bicchieri e posaterie di tutte le più esclusive marche nazionali ed europee, mobili ed oggetti antichi. Occupava 7 vetrine all’angolo tra via Nicolò dell’Arca e via Prospero Petroni. Col suo innato gusto ha arredato molte case della città e della provincia e perfino il teatro dialettale “Il Purgatorio” creato, negli anni ’70, da Beppe Stucci.
In realtà non aveva un chiara visione imprenditoriale, ma il suo motto era: “Non ti preoccupare, ho 6 nipoti, tranquilla, compra e se non si vendono … li darò a loro”.
E’ stata una donna senz’altro fortunata, ha lavorato divertendosi, cosa che non capita a tutti.
La sua vita però non é stata solo di gioie ma anche di dolori come la morte del suo secondogenito Beniamino, morto tragicamente all’età di 7 anni.
In quella tristissima circostanza con il marito decisero di donare un terreno al confine tra Santo Spirito e Giovinazzo sul mare per farne una ”colonia estiva” per i Bambini meno fortunati.
La “Comunità Terapeutica Beniamino Lorusso Cipparoli” oggi è entrata a far parte della fondazione “Opera S.S. Medici Cosma e Damiano – Bitonto – Onlus”e si occupa, oltre che delle problematiche legate alle droghe, anche delle nuove dipendenze quali le ludopatie.

Per anni Donna Mariellina ha sostenuto la Comunità ed ebbe una bellissima idea quando creò la “Compagnia quasi stabile” un gruppo di oltre cento privati cittadini che per beneficienza si sono cimentati in spettacoli diretti da noti registi locali: Rosanna Amati, Nico Cirasola, Nicola Valenzano e “Danzarte” di Savina Pinto, esibendosi nei teatri cittadini: Kursal Santalucia, Piccinni e Petruzzelli.

Chorus Line – uno degli spettacoli realizzati al Teatro Petruzzelli

In una vita molto intensa ha avuto anche il tempo di scrivere 5 libri fondamentalmente ispirati al suo vissuto, molto gradevoli e leggibili.

Donna Mariellina e uno dei suoi libri

Per un tangibile riconoscimento, nel 2011 in occasione dei suoi novant’anni, il sindaco di Bari Michele Emiliano volle consegnarle le chiavi della Città con una simpatica cerimonia nella Sala Consigliare del Comune.

Dalla loro unione sono nati 4 figli: Antonio, Beniamino (1941-1948), Giovanna e Simonetta.

Antonio Lorusso (1940) .
(Vedi scheda

Giovanna Lorusso Patroni Griffi (1942)
Sposata con Antonio Patroni Griffi, Avv. Prof. da cui: Ugo, Leonardo e Bianca Elena, (vedi scheda Patroni Griffi)

Giovanna, Antonio e Simonetta Lorusso

Simonetta Lorusso Lenoci (1949)

E’ la più piccola dei figli di Leonardo e Mariellina
Sposa giovanissima nel 1968, a 19 anni, Vito Vittorio Lenoci, avv.,prof. e Deputato al Parlamento nelle file del Partito Socialista Italiano.

Simonetta

Negli anni ‘70 dedica la sua vita esclusivamente alla famiglia e collabora alla vita politica del marito e nel contempo attendendo agli studi di Giurisprudenza con l’obiettivo di seguire lo studio legale del marito.
Dal loro matrimonio nascono 2 figli: Mariellina e Stefano.

Nel 1978 Titino, cosi lo chiamavano con affetto in tanti, muore tragicamente.
La vita cambia completamente e Simonetta si trova a dover pensare ai 2 figli piccoli e a reinventarsi a soli 29 anni.
Partendo da un piccolo laboratorio artigianale di produzione di mobili metallici creato dalla madre e già operativo, decise con la stessa di aprire un grande negozio di arredamento ad angolo di piazza Umberto in via Nicolò dell’Arca: “Marialessia Seconda”. L’attività programmata prevedeva di operare a 360 gradi, nel campo dell’arredamento e della decorazione d’interni, sia sul moderno sia sull’antico e trattando anche l’oggettistica per la casa e per la tavola.
Nello stesso tempo cominciò a seguire la gestione dell’altra azienda di famiglia: il Trampolino.

Alcuni anni dopo, nel 1995, il padre le chiese di entrare in Saicaf, la principale Azienda della famiglia.

Simonetta in realtà era attratta anche da interessi di natura politica che aveva scoperto e coltivato durante la vita del marito attivissimo nel mondo politico socialista. Bettino Craxi, che aveva avuto modo di conoscere bene negli anni ‘70, l’aveva voluta nel Comitato Centrale del PSI.
L’interesse per gli ideali politici continuò anche dopo la scomparsa del marito; coltivando le amicizie e le frequentazioni instaurate negli anni antecedenti conservò ed ampliò i tanti contatti creati nel tempo.

Il sindaco Michele Emiliano, quando insediò la sua prima Giunta Comunale, le chiese di entrare a far parte della stessa come Assessore.
La possibilità di vivere quella nuova esperienza amministrativa era troppo stimolante.
Simonetta accettò la proposta e le fu affidato l’onere di un assessorato di grande impegno e responsabilità: quello dei Lavori Pubblici.

Coerente alla sua personalità, come primo atto, si pose in aspettativa dalla Saicaf, azienda di famiglia dove prestava la sua opera ormai da nove anni, e condotta dal fratello Antonio e dal socio Nicola Signorile.

Quella esperienza risultò esaltante. Nei primi mesi si dedicò con perseveranza a studiare la “macchina” amministrativa, a capirne i meccanismi ed il funzionamento ed a “conoscere gli uomini” che lavoravano per l’assessorato entrando in sintonia con gli stessi. Dopo questo tirocinio iniziò ad apportare il suo contributo all’amministrazione comunale.
Nei 5 anni del mandato furono avviati tutti i progetti che erano nel programma del sindaco e si andò anche oltre.
Convinta personalmente della necessita di avere la “Bellezza” in ciò che ci circonda, da Assessore ai Lavori Pubblici sostenne che si dovesse cercarla e realizzarla anche nelle opere pubbliche, come riscontrabile in quelle del passato; quindi durante il suo mandato considerandolo come un obiettivo a cui tendere operò concretamente in quella direzione.

Ricorse più volte allo strumento dei concorsi pubblici, a cui parteciparono decine di studi di architettura anche internazionali, per poter assicurare imparzialità e ottenere proposte di buona architettura per la Città.
Così nacquero: la Nuova Via Sparano e il Concorso per la riqualificazione del Murattiano.
Il restyling completo del fronte mare di San Girolamo, ed il Ponte sull’asse Nord Sud (Ponte Adriatico).
Si completarono anche i progetti finanziati dai fondi europei destinati alla riqualificazione dei quartieri periferici, individuati dalla precedente amministrazione quali aree di intervento: Santa Rita, Ceglie del Campo, Carbonara e il San Paolo.
Si ristrutturarono anche 24 piazze e giardini delle periferie della Città.

   

Inaugurazione del “Ponte Adriatico” – Pres. del Consiglio Renzi Simonetta Lorusso sul Ponte Adriatico
Pres. Reg.Puglia, Emiliano, Simonetta Lorusso, Sindaco Bari, Decaro

Il lavoro serrato di tutti gli uffici, sapientemente coinvolti e responsabilizzati dal carattere aggregante ed “ecumenico”, ma anche spronante, di Simonetta, consentì di completare l’iter amministrativo di moltissimi progetti.

Fu istituito anche un albo dedicato ai giovani architetti perché potessero partecipare a bandi di progettazione, a loro specificamente indirizzati, onde consentir loro di poter fare curriculum.

Con Maria Maugeri, Assessore all’ambiente, furono avviate le bonifiche della Fibronit, dell’ex Gasometro di via Napoli e di torre Quetta: Tre vere bombe ecologiche che pesavano sulla città e sulla salute dei cittadini.

Si dice sempre che il Meridione non riesce a spendere i fondi messi a disposizione dell’Europa; in quegli anni invece l’Assessorato riuscì a impiegare e vincolare alle progettazioni definitive, tutti, i fondi europei disponibili ed anzi il comune di Bari ottenne delle premialità recuperando quote di fondi non spesi da Comuni meno virtuosi.

Alla partenza del secondo mandato comunale Michele Emiliano volle riconfermarla per un nuovo mandato nello stesso Assessorato ma lei, seppur grata, declinò l’invito per motivi personali.

Terminata quell’esperienza politico/amministrativa, subito ne intraprese un’altra. Nel 2013 fu eletta Presidente del Circolo della Vela di Bari, apportando una ventata di novità: La Presidenza era stata sempre appannaggio maschile. Era la prima donna a coprire quell’incarico. Anche in quella veste si cimentò con entusiasmo ed immaginazione tendendo a modernizzare l’immagine del Circolo che nei suoi oltre 80 anni di vita aveva avuto una storia importante per la Città.
Anche in quel caso l’organizzazione del “gioco di squadra” funzionò e, con l’ausilio del Consiglio, degli atleti, degli istruttori e dei tanti soci coinvolti in varie “commissioni” si raggiunsero ottimi risultati.
Rieletta nel 2017 all’unanimità ebbe la grande soddisfazione di vedere premiato l’impegno di tutti sia sotto l’aspetto agonistico, con vittorie a livello nazionale, europeo ed internazionale sia in quello sociale, e così il Circolo, dopo il 2018, anche nel 2019 ottenne il premio: Velista dell’Anno FIV 2019, per il secondo anno consecutivo, cosa mai verificatasi prima e con una pregnante motivazione: “Punto di riferimento per il territorio, riesce a combinare promozione della Vela, organizzazione di numerose manifestazioni culturali e sportive. Unanime consenso della giuria popolare e di quella tecnica.”

Simonetta e Vito Vittorio Lenoci ebbero due figli: Mariellina (1969), che vive a Bari ed esercita la professione di Notaio; e Stefano(1972), che vive a Milano e svolge la professione di Fiscalista d’Azienda.

On. Vito Vittorio Lenoci (1934-1978)

Avv. Vito Vittorio Lenoci

Vito Vittorio Lenoci amichevolmente chiamato Titino era figlio dell’Onorevole Stefano Lenoci e Rosa Matronardi di Acquaviva. Si laureò giovanissimo in Giurisprudenza ed appena laureato partecipò al concorso nazionale per la docenza in materie giuridiche ed economiche superandolo brillantemente ed ottenendo la cattedra di Diritto ed Economia all’istituto tecnico Vivante di Bari.
In contemporanea avvia lo studio legale e la sua attività di avvocato penalista.

Seppur ancora giovane difese Tommaso Fiore in un accorato processo che lo vedeva imputato in qualità di Direttore del foglio “lotta partigiana”, come ben lo descrive Cesare Laterza nella prefazione al Libro “ Vito Vittorio Lenoci, una Vita un Impegno”.

Il suo impegno democratico e civile inizia sin dai tempi del liceo, si iscrisse giovanissimo al PSI e fu dirigente provinciale del movimento giovanile.

Sempre molto amato e seguito fu il primo degli eletti alle elezioni amministrative del 1966, e divenne capogruppo socialista.
A 33 anni, fu eletto deputato nelle file del Partito Socialista Italiano per la prima volta nel 1968 e poi rieletto per le legislature del 1972 e 1976.

Appena eletto, l’onorevole Loris Fortuna lo volle Relatore di maggioranza per la legge sul divorzio. Fu un’importante battaglia sociale che, dopo un lungo e combattuto dibattito parlamentare, si concluse con l’approvazione della legge il 1° Dicembre 1970.

Il suo costante impegno lo portò a seguire e contribuire alla legge di riforma del Diritto di Famiglia, che concluse l’iter nel 1975.
Dal 1973 al 1975 fu sottosegretario alla Pubblica Istruzione dove cercò di portare avanti le politiche innovatrici concordate con la Sezione Nazionale Scuola del Partito Socialista insieme all’On Codignola; innovazioni che trovavano spesso l’opposizione della DC , come dimostrarono le sue parole piene di amarezza pronunciate al congresso di Montecatini.

Significativo il ricordo che ne lasciò Sandro Pertini nel volume sopra citato: “Vive sempre in me il ricordo del compagno ed amico Vito Vittorio Lenoci, uomo dalla coscienza retta, dalla forte intelligenza e dall’animo sempre proteso verso la libertà e gli interessi della classe lavoratrice. In Parlamento ha saputo prendere, con lucidi discorsi, posizioni riguardanti i lavoratori e il progresso civile nel nostro paese….”.

Purtroppo muore tragicamente giovanissimo , all’eta’ di 44 anni, nel 1978, lasciando la moglie Simonetta con due figli piccoli e privando la Puglia di uno dei suoi politici più amati e stimati.

Vito Vittorio e Simonetta con Mariellina e Stefano

Aggiornamento della scheda “Azienda GIOVANNI LORUSSO” di “Puglia d’Oro” di Renato Angiolillo Vol. 1° ed. 1936, Laterza & Polo pag. 199 e della ristampa dei tre volumi curata dalla Fondazione Carlo Valente onlus, edizione Giuseppe Laterza, Prima edizione Marzo 2008, Prima Ristampa Novembre 2018, pag. 215.. (Vedi volume storico)

Giacinto Lorusso (1896-1981) , e la sua discendenza.
Figlio maschio secondogenito di Giovanni (n. 1851) nasce ad Altamura il 22.07.1896, dove vive nel palazzo di famiglia. Sposa nel 1922 Rosetta Nardone figlia di Michele Nardone, nobile e colto Gravinese, e di Giuseppina Benchi figlia di Michele Benchi e Apollonia D’urso da Ruvo.
Da Giacinto e Rosetta nascono Teresa, Giovanni ed infine Giuseppina.
Muore il 19 Maggio1981.

Giuseppina, Giovanni e Teresa Lorusso

Teresa Lorusso (1923 – 2019)
Teresa, primogenita, frequenta il collegio in Roma di Villa Pacis dove apprende, tra l’altro, perfettamente la lingua francese. Terminati gli studi torna a Bari, dove nel frattempo la famiglia si è trasferita, e sposa nel 1942 l’avvocato Raffaele Cisternino discendente di una tradizionale famiglia di legali e proprietari terrieri in Brindisi, dal loro matrimonio nascono due figli Martino e Barbara
Nella prima parte della vita Teresa si dedica all’antiquariato che colleziona e commercia partecipando a numerose e prestigiose mostre sul territorio nazionale, con dedizione e soddisfazione, diventandone esperta. Fa parte delle Soroptimist di Bari.
Nel 1981 si ritira a vivere nella nascente comunità francescana di Betania in Terlizzi condotta da Padre Pancrazio Gaudioso e da laica partecipa con fervore e abnegazione a tutte le attività spirituali, comunitarie e caritatevoli restando sempre legatissima ai suoi familiari.
Nel febbraio 2019 all’età di 95 anni viene a mancare e attualmente riposa nel cimitero della Fraternità di Terlizzi.
Il figlio primogenito di Teresa, Martino (1943-2020) uomo mite e di animo gentile, si forma quale funzionario presso una importante banca nazionale e si sposa con Annunziata Fiore.
Sempre attento e disponibile per la famiglia, viene a mancare nel 2020.
La figlia Barbara (1950) rimane nel campo dell’arte divenendo Direttore Conservatore Restauratore dei laboratori della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Esperta del restauro dell’arte contemporanea studia e sperimenta tecniche nuove per la conservazione di materiali particolari e partecipa come relatore a master, convegni e incontri di studio sull’argomento, anche all’estero, accompagnando le medesime opere del Museo in tutto il mondo.
Si sposa nel 1978 a Roma con il Barone dottor Alessandro Perfumo, farmacista, ha due figli Marcello (1981), laureato in odontoiatria e Claudio (1984), laureato in economia che, oltre alle loro professioni, si occupano dei terreni di Poggiorsini ereditati dalla nonna Teresa.

Giovanni Lorusso (1926 – 2008)
Il secondogenito di Giacinto, Giovanni, nato il 10.01.1926, completa gli studi conseguendo il diploma di perito agrario e si dedica totalmente alla conduzione dell’azienda agricola familiare “Poggiolorusso”, prima sotto la guida del padre e alla sua scomparsa in prima persona.

Azienda Agricola “Poggiolorusso” – Antica Casa Padronale – Poggiorsini
Nel 1953 sposa la signorina Natalizia ( Natalia ) De Corato (13/02/1933 – 23/08/2018) figlia di Antonietta Ceci e Pasquale De Corato, quest’ultimo cofondatore insieme al fratello dell’azienda vitivinicola Rivera, in Andria. Dalla loro unione nascono: Rosella, Maria Antonietta e Gloria.

Seguendo le orme paterne, Giovanni apporta numerose innovazioni nel campo agricolo, ed introduce, in particolare negli anni 70’ la coltura del tabacco mai prima di allora introdotta nella zona murgiana e completa il ciclo della lavorazione del tabacco, aprendo la manifattura su Concessione dei Monopoli di Stato.
Uomo sempre attento non solo all’agricoltura ma anche ai lavoratori ed alla famiglia.
Edifica nell’azienda abitazioni rurali dando così ospitalità alle famiglie degli operai esperti nella lavorazione delle foglie di tabacco provenienti dalla provincia di Lecce.

Amante delle innovazioni tecnologiche, è il primo nell’Italia meridionale negli anni 80’ a far arrivare dall’America, via nave a Napoli, il primo trattore Jonh Deere snodato di 350 cv ricevendo, anche per tali ragioni, riconoscimenti a livello nazionale premianti il rinnovamento tecnologico nella coltivazione agraria.
Realizza inoltre in azienda un allevamento di cavalli purosangue pluripremiati nelle competizioni nazionali.
Nel corso della seconda guerra mondiale l’azienda viene posta sotto sequestro dal Governo di Occupazione Americano e trasformata in un campo di aviazione (1944) diventando sede operativa del 460TH BOMB GROUP, Cacciabombardieri al comando del Collonello Crowder che stabilisce la sua sede nel corpo principale della masseria. Da quella base sono partite numerose missioni di guerra in tutto il mondo.

460th Bombardment Group

Il rapporto con i reduci Americani è rimasto vivo nel tempo anche attraverso reciproci scambi epistolari con i loro familiari che sono ritornati più volte nei luoghi della guerra in qualità di ospiti della famiglia Lorusso.
Ai giorni nostri l’azienda è condotta dalla figlia Gloria con i figli di Rosella e Maria Antonietta.

Rosella Lorusso (1953)
Primogenita nasce ad Andria consegue il diploma di segretaria d’azienda e seguendo la passione
paterna per il mondo equestre, diventa abile amazzone ottenendo numerose vittorie a livello
nazionale e diventando motivo di orgoglio per l’amato padre. Sposa l’imprenditore Nino Musolino ed ha due figli Priscilla (1979) e Giovanni (1989).

Maria Antonietta Lorusso (1956)
Secondogenita, nasce ad Andria si diploma al Liceo Artistico delle Orsoline a Roma. Ha una spiccata vena creativa, insegue il sogno di diventare interior designer ed entra giovanissima nello studio degli architetti Morelli e Pastore in Bari. Resta nel mondo della progettazione di interni mantenendo con le sorelle Rosella e Gloria la conduzione dell’azienda agricola di famiglia. Coniugata con il dottor Piero Trabace coordinatore dello sviluppo economico della Regione Puglia, ha due figli Michele (1983), diplomato perito agrotecnico e Riccardo (1989), laureato in Economia e Commercio, dottore commercialista e revisore legale. Entrambi entrano nell’azienda agricola di famiglia e tutt’ora si interessano della stessa.

Gloria Lorusso (1970)
Nasce a Bari, consegue il diploma di maturità scientifica e inizia a lavorare nell’azienda agricola accanto al padre Giovanni.

Azienda Agricola “Poggiolorusso” – Prospetto casa padronale – Poggiorsini

Entra a far parte dell’Associazione nazionale giovani Agricoltori e diventa responsabile della
sezione cerealicola e vice presidente di sezione.
Si laurea in giurisprudenza trattando la tesi in Diritto Agrario Comunitario. Consegue l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, ma l’amore e l’attaccamento verso l’azienda agricola familiare trasmessole dal padre prevalgono, tanto che si dedica a tempo pieno alla conduzione diretta della stessa.

Sposa il dottor Giulio Gargano, primario di ginecologia oncologica in Bari, ha due figli , oggi studenti, Giuseppe e Natalia.

Azienda Agricola “Poggiolorusso” – Antica Cappella – Poggiorsini

Giuseppina Lorusso (1928 – 2015)
E’ la figlia minore di Giacinto e Rosetta Lorusso, Giuseppina sposa l’avvocato Adolfo Atti di nobile famiglia originaria di Todi trasferita a Bari dove vivono da tre generazioni e dove si affermano come imprenditori raffinati e colti.
Giuseppina soggiorna a Taranto per circa 20 anni dove il marito è agente generale dell’INA e si dedica per il suo animo gentile e caritatevole, intensamente, all’assistenza e alla cura dei bambini più deboli e svantaggiati degli asili della città vecchia, seguendo talvolta personalmente le vicende delle famiglie più bisognose. Entrambi di carattere generoso ed estroverso si circondano sempre dell’affetto di amici, parenti e nipoti.
Oggi, dopo sessantacinque anni di matrimonio, riposano nel cimitero di Gravina di Puglia.

Gloria Lorusso
Barbara Cisternino Perfumo

Aggiornamento della scheda “Azienda GIACINTO LORUSSO” di “Puglia d’Oro” di Renato Angiolillo Vol. I 1° ed. 1936, Laterza & Polo pag. 187 e della ristampa dei tre volumi curata dalla Fondazione Carlo Valente onlus, edizione Giuseppe Laterza, Prima edizione Marzo 2008, Prima Ristampa Novembre 2018, pag. 202..(Vedi volume storico)

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