ALTO FILIPPO

nuova puglia d'oro_total white

ALTO FILIPPO

nuova puglia d'oro_total white

Bari 1933 – Svizzera 1992

Pittore e artista grafico italiano del 900.

Nato a Bari ha operato a Milano, dove viveva dal 1968 (nel 1984 era stato nominato consigliere d’amministrazione alla Triennale) e in Valle d’Itria. Inizia ad esporre nel 1957, vincendo il primo premio ad un concorso per studenti. Nel 1960 tiene la sua prima mostra personale, presentato da Luigi Russo.

Consegue la laurea in ingegneria si era dedicato all’insegnamento e alla pittura, allestendo diverse personali alla Galleria dell’Aquilone di Urbino, alla Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni di Roma, alla galleria La Scaletta di Matera.

Nel 1969 espone a Bruxelles (Galerie Racines) , a Palermo (Galleria Arte al Borgo), e a Bari (Galleria La Bussola). Nel 1974 il critico Biasion lo segnala al catalogo Bolaffi con la seguente motivazione: “Pittore fine, sensibile, e autonomo, che sa essere moderno senza voltare le spalle alla tradizione”. Espone alla sala Bolaffi di Torino.

 

Nel 1978, con presentazione di Curzia Ferrari, espone alla Madison Gallery di Toronto e partecipa alla mostra “La pittura italiana contemporanea” in varie città del Canada.

Nel dicembre del 1991 rimase vittima di una serio incidente stradale che lo rese tetraplegico e che lo portò alla morte nel settembre dell’anno successivo.

Carlo Bo ha scritto di lui “Quando alto ristabilisce il contatto con il mondo delle madri, con le terra del suo sangue, egli non riesce e a dimenticare i nuovi anni e le nuove esperienze fatte nella grande città: una seconda memoria attiva”.

Scriveva Pietro Marino : “Tra Puglia e Milano, Filippo Alto ha trovato la giusta misura di rapporto umano e artistico. la sua estate pugliese è divenuta sempre più lunga e continua, una presenza recuperata anche di lavoro e non solo di incontri. Questa nuova situazione non è indifferente alla sua pittura: così bisognosa di aderire al genius loci, di alimentarsi di cose viste a lungo, pur nella libera rielaborazione di una cultura che ha meditato con intelligenza prudente sulle liberazioni moderne del linguaggio.

Così le immagini della sua terra erano negli anni Settanta soprattutto frammenti di memoria nostalgica, impressioni colte e conservate a volo come da un finestrino di treno. Oggi possono distendersi in contemplazione, e costituirsi in segni posseduti e filtrati in simboli, come in un nuovo spazio araldico. Quarti di una nobiltà fatta di brani architettonici, muri e balconi, tralci di vite e nodosi rami di ulivo. E’ come una sintesi di quella civiltà di natura e di storia che il pittore respira dalla sua residenza di campagna fra Locorotondo, Martina Franca e Cisternino.

Sintesi non certo da banale illustratore. Alto ha amato immergere i suoi stemmi pugliesi in quel colore rosso-bruno, rosso-vinaccia, rosa-viola che è ormai la sua cifra doc. Immagino che sia anch’essa un po’ natura, segno di terra e luce di tramonti; un po’ pellicola mentale. Quasi un viraggio che rende le immagini più astratte, ne fa un collante dell’immaginazione, nel caleidoscopio di frammenti.

E Renzo Biasion : “Filippo Alto è un esempio tipico del pittore di memoria che porta la natura in città. Complicato da un’altra nostalgia, ancora più fonda e antica, quella per la terra natale, la terra solare che tutti i meridionali portano nel cuore. Pittura di sentimento e di memoria, si potrebbe rapidamente definire, la sua. Attualissima, da quando è in atto il recupero dell’oggetto, e, insieme, con esigenze particolarmente sentite dai giovani, il ritorno ai sentimenti, o meglio la loro riconquista.

La pittura di memoria è squisitamente mentale. Tutta la pittura, per la verità, è mentale, perché il solo istinto non basta a organizzare un quadro (qui il discorso porterebbe lontano) ma è chiaro che nel “plein-air” certe operazioni, di scelta, di taglio, di rapporti, di eliminazione del particolare inutile, e così via, devono avvenire rapidamente, mentre nella pittura di memoria tutto passa attraverso un filtro, che lentamente depura, decanta. Filippo Alto, vivendo a Milano, dipinge il Sud, la sua Puglia. Case, cieli, alberi, che egli vede come al di là di una finestra, in un gioco compositivo che lega l’interno all’esterno. L’interno è di una casa, morbida, pigra, con oggetti di un’intimità borghese d’altri tempi, lo specchio ovale, le tende a colori, il vaso “liberty”; l’esterno è un “vero” rivissuto liricamente, sia nell’impaginazione che nella grafia e, soprattutto, nel colore.”

Anno pubblicazione: 1970 Editore: LA NUOVA FOGLIO EDITRICE Soggetti: TESTIMONIANZE DI ARTE GRAFICA DEL 900, FILIPPO ALTO

POTREBBE INTERESSARTI