CAROFIGLIO GIANRICO

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CAROFIGLIO GIANRICO

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Bari, 30 maggio 1961

Ex magistrato, ex parlamentare, scrittore di grande successo per la critica ed il pubblico

Settore: Letteratura, Giustizia, Pubblica Amministrazione
Caratteristiche: Scrittore, Ex Magistrato, Parlamentare
Luoghi: Bari, Prato, Foggia, Roma

PROFILO BIOGRAFICO

Nato a Bari nel 1961, Gianrico Carofiglio si diploma presso il Liceo classico “Quinto Orazio Flacco” e consegue la laurea in giurisprudenza. Nel 1986 entra in magistratura: dopo essere stato per un breve periodo pretore a Prato, ritorna in Puglia, diventando pubblico ministero a Foggia e, in seguito, sostituto procuratore a Bari, dove segue numerose indagini sulla criminalità organizzata, presso la Direzione distrettuale antimafia.
Nel 2007 diventa consulente della Commissione parlamentare antimafia. Nelle elezioni del 13 e 14 aprile del 2008 è eletto senatore. Nel corso della XVI legislatura è nominato membro (e per un certo periodo anche segretario) della Commissione Giustizia ed entra nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari.
Nel 2013, al momento di rientrare in servizio al termine del mandato parlamentare, dà le dimissioni dalla magistratura, spiegando di volersi dedicare alla scrittura a tempo pieno.

Il suo debutto come scrittore risale al 2002, quando esce “Testimone inconsapevole”, il primo romanzo della serie che ha come protagonista l’avvocato Guido Guerrieri. Grazie al passaparola tra i lettori, diversi mesi dopo l’uscita, il libro diventa un clamoroso caso editoriale, raggiungendo le sessanta edizioni per Sellerio; inoltre conquista numerosi riconoscimenti (premio del giovedì “Marisa Rusconi”, premio Rhegium Julii, premio Città di Cuneo, premio Città di Chiavari).

Nel 2003 è pubblicata la seconda opera con Guerrieri come protagonista, “Ad occhi chiusi”, che consacra Carofiglio come autore di successo per la critica e per il pubblico: il romanzo si aggiudica il premio Lido di Camaiore e il premio delle Biblioteche di Roma. Inoltre è pubblicato anche all’estero: nel 2007 è scelto da una giuria di giornalisti e librai come “miglior noir internazionale dell’anno” in Germania. Negli anni successivi la serie dedicata al legale barese continua con “Ragionevoli dubbi” del 2006 (premio Fregene, premio Viadana 2007, Premio Tropea), “Le perfezioni provvisorie” nel 2010 (Premio Selezione Campiello), “La regola dell’equilibrio” (2014) e “La misura del tempo” del 2019, che concorre l’anno successivo come finalista del premio Strega. Inoltre, dopo aver ricevuto il Bremen Prize, assegnatogli dalla radiotelevisione di Brema, Carofiglio ottiene anche il Premio Grinzane Cavour Noir.
Col passare del tempo lo scrittore sceglie di percorrere nuove strade, allontanandosi dal personaggio di Guido Guerrieri: nel 2004 pubblica “Il passato è una terra straniera”, che si aggiudica il Premio Bancarella l’anno successivo. Nel 2008 Carofiglio collabora alla sceneggiatura dell’omonimo film di Daniele Vicari, con Elio Germano e Michele Riondino, vincitore di diversi riconoscimenti, come il premio L.A.R.A. al miglior interprete italiano al Festival internazionale del film di Roma o quelli per il miglior film e il miglior attore al Miami Film Festival.
Nel 2008 pubblica “Né qui né altrove. Una notte a Bari”: in questa sua opera la trama diventa quasi un pretesto per descrivere i cambiamenti nel corso del tempo della sua città, vera protagonista del romanzo. Tra gli altri suoi lavori vanno ricordati “Il silenzio dell’onda” del 2011, finalista al Premio Strega 2012 e “bronze winner” al Foreword Book of the Year Awards for Mystery 2013, “Il bordo vertiginoso delle cose” (2013), “Le tre del mattino”, del 2017, e il dialogo “Il paradosso del poliziotto” (2009). Inoltre Carofiglio è autore delle raccolte di racconti “Non esiste saggezza” (vincitore del premio Chiara nel 2010), della quale realizza nuova edizione nel 2020 con due storie in più, e “Passeggeri notturni” (2016), che ispira l’omonimo film a episodi per la tv.
Un altro filone di romanzi di Carofiglio ha per protagonista un maresciallo dei Carabinieri, Pietro Fenoglio: il primo a uscire, nel 2014, è “Una mutevole verità”, che si aggiudica premio Scerbanenco, al quale seguono “L’estate fredda” (2016) e “La versione di Fenoglio” (2019).
La bibliografia di Gianrico Carofiglio comprende anche i saggi “L’arte del dubbio” (2007), “La manomissione delle parole” (2010), dal quale è stato tratto uno spettacolo teatrale da lui stesso interpretato, “Con parole precise. Breviario di scrittura civile” (2015), l’intervista “Con i piedi nel fango” (con Jacopo Rosatelli, del 2018), e “Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose”, pubblicato nel 2020.
Nel 2007 Carofiglio si cimenta in una nuova impresa: “Cacciatori nelle tenebre”, graphic novel ossia romanzo a fumetti, con protagonista l’ispettore Carmelo Tancredi. L’opera è illustrata dai disegni del fratello di Carofiglio, Francesco, architetto, disegnatore e scrittore. La pubblicazione, vincitrice del premio Martoglio, è stata la prima del genere a entrare nelle classifiche dei libri più venduti nella categoria narrativa italiana. Sempre con il fratello realizza, nel 2014 “La casa nel bosco”, altra novella per immagini.
Francesco Carofiglio esordisce come scrittore nel 2005 con il romanzo “With or Without you”, seguito nel 2008 da “L’estate del cane nero”, che ottiene un buon successo di vendite. Nel 2009 realizza “Ritorno nella valle degli angeli” (premio Stresa 2010), mentre nel 2011 pubblica “Radiopirata”. Altri suoi lavori sono “Wok” (2013), “Voglio vivere una volta sola” (2014), “Una specie di felicità” (2016), “Il Maestro” (2017), “Jonas e il Mondo Nero” (2018), “L’estate dell’incanto” (2019) e “Jonas e il predatore degli incubi” (2020). In casa Carofiglio si è sempre respirata la passione per la letteratura, anche grazie all’opera della madre di Gianrico e Francesco, Enza Buono, insegnante e autrice del romanzo “Quella mattina a Noto” (2008) e della raccolta “Pettegolezzi di condominio e altri racconti” (2011).
Gianrico Carofiglio non ha mai lasciato Bari, dove vive con la moglie Francesca Pirrelli, pubblico ministero, e i due figli, Alessandro e Giorgia; in città lo scrittore – tradotto in 28 lingue e con più di sei milioni di copie vendute – ha sempre coltivato la sua passione per le arti marziali, riuscendo a conquistare – dopo anni di pratica – la cintura nera, sesto dan, di karate.

Vincenzo Camaggio

FAMOSO PER

Come scrittore ha aperto il filone del legal-thriller italiano, diventando un modello per la letteratura gialla italiana, con sei milioni di copie vendute e traduzioni in 28 lingue. Nei suoi romanzi Carofiglio utilizza le esperienze vissute e i personaggi conosciuti nella sua “precedente vita” da magistrato specializzato nella lotta alla criminalità organizzata, rielaborandole e mettendole al servizio della finzione narrativa.

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Carofiglio: “Un vero scrittore sa trasformare il materiale grezzo in narrazione
Intervista di Vito Tripi, da NanniMagazine, 24 luglio 2012

[…]
Come nasce Ginarico Carofiglio scrittore?

“La cosa potrà sembrare un po’ enfatica, ma come scrittore nasco all’età di otto anni dopo aver letto ‘Zanna bianca’ di Jack London. Quel bambino si appassionò così tanto che avrebbe voluto farlo anche lui. Così ci provò decise di mettersi a scrivere quasi per gioco alcune storie. Poi ho scritto il mio primo romanzo un po’ di tempo dopo, una trentina di anni dopo, ma come dice in una sua canzone Edoardo Bennato, ‘sono solo canzonette'”.

Quanto ha influito la sua esperienza di magistrato sul suo lavoro di scrittore?
“Fare il magistrato, il PM, l’avvocato o anche il poliziotto offre un vantaggio: l’avere accesso a un quantitativo di personaggi e situazioni pressoché illimitato. Ma ovviamente il vantaggio si ferma lì, la bravura di un vero scrittore è quella di prendere quell’enorme materiale grezzo e trasformarlo in finzione, in narrazione di romanzo che è la vera difficoltà. Però, senza dubbio, avere tutta questa ‘benzina’ può aiutare a fare più strada narrativa”.

Com’è stato il suo rapporto con le trasposizioni cinematografiche e televisive dei suoi lavori?

“La premessa e che se si accetta di vendere i propri diritti letterari per fare un film bisogna sapere che quest’ultimo non potrà mai essere la stessa cosa, ma è anche giusto che sia così. Poi ci sono scostamenti più o meno ampi e più o meno giustificati. Io credo che il film tratto da ‘Il passato è una terra straniera’ sia un buon prodotto anche se, naturalmente, ci sono delle soluzioni narrative che io non ho condiviso, ma credo che abbia colto alcuni aspetti dello scritto del romanzo”.

Lei oggi si sente più scrittore o più magistrato? E come s’immagina tra dieci anni?

“Indubbiamente sono più scrittore ormai. Per il resto non sono capace di dare una risposta precisa ed in un certo senso è un bene perché è pericoloso guardare troppo al futuro perché poi possiamo accorgerci che anche lui ci guarda!”.

Intervista a Gianrico Carofiglio, finalista del premio Strega con “La misura del tempo”
A cura di Verushka Galluccio, Veronica Mazza e Alessandra Trotta, per il sito di Scuola del libro, Roma, 18 giugno 2020

Nel libro si parla molto del tempo: il tempo che opacizza la figura di Lorenza, il tempo che impiega Guido per dimenticarla, il tempo che serve alla giustizia per fare il suo corso. Cosa rappresenta il tempo nel romanzo e quanto influenza o viene influenzato dalle scelte del protagonista?

Le tematiche del tempo e della sua inafferrabilità sono gli elementi che hanno fatto nascere il romanzo prima ancora che ci fosse una vera idea di storia. Pensavo confusamente, come capita sempre quando si comincia a scrivere un libro, con la sola certezza di ruotare attorno a due temi fondamentali: il tempo e il suo carattere paradossale, e la memoria che è collegata al tempo, unita a quest’ultimo dallo stesso carattere paradossale che spesso ci sfugge. Cerco di spiegarmi con un esempio: secondo un’accezione superficiale, la memoria è semplicemente schiacciare un pulsante metaforico e recuperare informazioni che sono stoccate nella nostra mente. Ma in realtà non funziona come con un archivio di videocassette o di pellicole, dove basta un apparecchio per rivedere quei ricordi intatti. La memoria ha una dimensione creativa, ogni volta che noi compiamo un atto di memoria, reinterpretiamo quello che stiamo ricordando. Il romanzo si muove su due piani temporali molto diversi, regolati a loro volta da meccanismi diversi. Il presente è relativamente, o apparentemente, lineare ed è scandito dal ritmo del processo e da quello che ruota attorno ad esso. Il passato, come dice lo stesso Guido Guerrieri in uno dei suoi monologhi interiori, non ha una struttura precisa, gli eventi non sono lineari e sembrano assumere le sembianze di un quadro cubista in cui gli oggetti sono scomposti in vari pezzi e per intuire il contenuto si deve guardare con attenzione.
L’idea è che il tempo sia un’entità con cui crediamo di essere capaci di interagire, ma non è così. Nel libro ho citato un famoso linguista americano il quale ci sfida a parlare dello scorrere del tempo senza usare metafore. Ma lo scorrere del tempo è essa stessa una metafora, dunque risulta impossibile. Non riusciamo a pensare o a parlare del tempo usando solo il pensiero analogico, a riprova di quanto l’oggetto sia misterioso e inafferrabile, quindi ottimo materiale narrativo.

Guido Guerrieri è protagonista di diversi suoi romanzi. Nel processo di scrittura, quali sono gli aspetti positivi e negativi nell’utilizzare il punto di vista di un personaggio già conosciuto dal pubblico rispetto al crearne uno totalmente nuovo?

Secondo me i personaggi, anche nel caso in cui ritornino, sono sempre totalmente nuovi. Pensare – anche se legittimo quando ci si riferisce ai personaggi seriali – e affidarsi a ciò che si è scritto prima, significa esercitare una pigrizia che è incompatibile con la buona scrittura. Ogni romanzo, ogni segmento di scrittura implica il rischio di andare in un territorio sconosciuto. Guido Guerrieri non lo considero un personaggio seriale. I miei romanzi sono come dei macro capitoli di un macro romanzo in cui racconto la biografia di un personaggio, di una generazione, rigorosamente in forma aperta, nel senso che non è finito. Scritto il primo romanzo, Testimone inconsapevole, che fra qualche settimana compie diciotto anni, ero convinto sarebbe stato un romanzo singolo. Dopo qualche mese dall’uscita mi chiamò Elvira Sellerio e mi disse: “Dottore Carofiglio, volevo chiederle quando mi darà un altro romanzo con Guido Guerrieri”. Io risposi: “Non ci penso proprio”. E lei: “Si sbaglia di grosso, ci pensi su” con un tono vagamente minaccioso. Io ci pensai su e mi resi conto che c’era ancora da raccontare. Dal mio punto di vista è del tutto indifferente se il personaggio è già comparso oppure no.

Nella lezione che tiene in aula ai giovani magistrati, Guido afferma: «Un giurista deve — sottolineo deve — dedicare una cospicua parte del proprio tempo a cose che con il diritto, all’apparenza, non c’entrano nulla: leggere buoni romanzi, vedere buon cinema, anche buona televisione. Insomma nutrirsi di buone storie.» Libri e film rappresentano, a parer suo, un’opportunità per studiare il reale? E al contrario, quanto il reale incide sulla creazione artistica?

Nutrirsi di buone storie è uno dei modi possibili, ovviamente non l’unico, ma uno dei più importanti. Secondo me è indispensabile per essere consapevoli di ciò che ci circonda e ritengo che le buone storie e i buoni personaggi siano un modo per farci sfuggire dalla trappola dell’ego, farci capire che il mondo è ancora più complicato di quello che ci dice il nostro punto di vista banale. Questo è importante per tutti, ma è importantissimo per chi fa il verista, in particolare per chi fa il giudice, cioè quelle persone dal cui lavoro dipende la vita e la libertà degli altri. Prendere decisioni nella consapevolezza della complessità del reale non è solo un personale punto di vista.

Guido Guerrieri appare in diversi momenti insicuro rispetto al caso trattato, tanto da trascorrere notti insonni a ridosso dei giorni del processo o da mettere in discussione le sue stesse confutazioni; ancora, nel discorso che fa ai giovani magistrati, cui abbiamo accennato sopra, afferma che un avvocato deve convivere con l’incertezza. Guido considera la giustizia una scienza non esatta?

La giustizia è una scienza non esatta e chi crede il contrario produce danni gravi perché costringe la realtà e le decisioni su questioni così importanti a un sistema matematico che in realtà non esiste. Questo non vuol dire che non ci sia un metodo. Esiste un modo razionale per affrontare i temi della giustizia, le questioni di interpretazione del diritto e la ricostruzione dei fatti del passato. Questo è il tema più delicato e rilevante quando si parla di giustizia penale. Quello che tocca ai pubblici ministeri, agli investigatori, ai giudici e agli avvocati è cercare di ricostruire in modo attendibile quello che è successo nel passato. Il passato è un territorio in cui abbiamo accesso solo tramite le tracce, i ricordi, i racconti, i documenti. Ci vuole un metodo rigoroso, consapevole del fatto che il diritto è una disciplina storica perché, come la storia, è uno strumento per ricostruire parti del passato e non è mai capace di produrre una verità assoluta come la fisica o la matematica, ma determina verità approssimative, cioè quel tipo di verità che si avvicina a come i fatti sono realmente andati tenendo in considerazione la dimensione di incertezza, la possibilità di commettere errori, specie quando si cerca attraverso indizi, ragionamenti, ipotesi. In questo la pratica del dubbio e la consapevolezza della fallibilità sono strumenti fondamentali per lavorare bene.

Nella copertina del libro è rappresentata una donna leggermente sfocata dai toni seppia. Potrebbe rimandare alla Lorenza del passato? Ci racconterebbe come siete giunti alla scelta della copertina?

Quando abbiamo parlato con gli amici della casa editrice del tipo di copertina che avremmo voluto per questo libro, siamo stati tutti d’accordo che fosse importante una figura femminile nella cui rappresentazione ci fosse un’evocazione del senso del passato, del tempo e del ricordo. Me ne hanno sottoposte tre o quattro, poi ho visto questa e ho capito immediatamente che era la copertina giusta, intanto perché la ragazza rappresentata assomiglia molto al modo in cui avevo immaginato Lorenza e non capita frequentemente di vedere l’immagine del personaggio femminile come se l’è figurata l’autore. Poi c’è quella luce quasi sovrannaturale dietro che allude proprio al mistero del ricordo del tempo, e l’immagine un po’ sfocata, sognante con quella dimensione malinconica che per certi aspetti sembra quasi presagire un senso di sconfitta. L’abbiamo scelta in un giorno, ci è apparsa perfetta per dire quello che volevamo dire.

V.C.

DICONO DI LUI

Carofiglio si fa inseguire dai suoi lettori, li affascina ma non li corteggia, li scuote e pretende da loro un piccolo impegno supplementare, come se fossero chiamati a scrivere una parte del romanzo. Una coproduzione fra autore e lettore. E il godimento di quest’ultimo sta spesso nella soddisfazione di precedere l’autore nel prevedere l’evoluzione del racconto. Un piacere impegnativo. Il lettore prende confidenza con i personaggi, comincia ad amarli riconoscendo i contorni dei caratteri, via via sempre più netti.
Ferruccio De Bortoli

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Ecco casa Carofiglio, la famiglia di scrittori
Luciana Sica, Repubblica, 15 luglio 2011

In quella famiglia barese sono in tre, anzi in quattro, a vivere accesi da fantasie letterarie. Sono fatti così i Carofiglio, tutti presi a inventare storie e a scriverle. Certo che il bestsellerista è lui, il cinquantenne Gianrico, ma il fratello più giovane – Francesco ha 47 anni – ha già firmato quattro romanzi: il più recente è “Radiopirata”. E neppure si limita alla scrittura, mescolando passioni diverse, da architetto, illustratore, attore, regista.
Poi c’è la loro mamma, Enza Buono, un’ottantaquattrenne grintosissima, che da nottetempo ha pubblicato un romanzo e ora una raccolta di racconti. Anche suo marito scrive, senza escludere di far uscire le sue pagine dai cassetti e di «annientarli tutti», s’intende i suoi cari, così almeno minaccia l’ex ingegnere Nicola Carofiglio.

In attesa dell’exploit del capofamiglia, è il magistrato in aspettativa, il senatore pidiessino, il più popolare. Tanto che Rizzoli ha imposto il top secret sul suo prossimo romanzo in uscita tra ottobre e novembre. Il titolo sarà “Il silenzio dell’onda” («al 99 per cento»), con un lancio autunnale che prevede anche una serie di spot televisivi. Dice Gianrico Carofiglio: «È una “cosa” nuova, discontinua dai miei libri precedenti». Unica certezza sul plot, non ci sarà l’avvocato Guerrieri, l’alter ego dell’autore, il protagonista di tante storie amate dai lettori.

Il figlio maggiore di casa Carofiglio fa arrabbiare la mamma quando ne definisce «ottocentesca» la scrittura. Enza Buono: «È vero che amo moltissimo i classici francesi e russi, e molto meno la narrativa anglosassone, ma quell’etichetta non è adeguata al mio stile…». Per quella sua lingua accurata che ignora la sciatteria e non idolatra la rapidità, a lei piace l’idea di rappresentare un filone narrativo raffinato, una sorta di piccolo mondo antico venato di perenni inquietudini e d’improvvise accensioni ironiche.

L’immagine calza al nuovo libro di Enza Buono dal titolo “Pettegolezzi di condominio e altri racconti” (Nottetempo). Sono cinque storie che si aggiungono a un romanzo di memorie, un lessico famigliare che affonda le radici nella Sicilia in cui è nata l’autrice, pubblicato tre anni fa sempre da Ginevra Bompiani: “Quella mattina a Noto” ha venduto più di cinquemila copie. Enza Buono, che sa del suo pubblico di nicchia, si consente una punta di civetteria: «Quando su “piazzaemezza”, il blog della casa editrice, è uscito in anteprima uno dei miei racconti, il successo mi ha sorpresa». La storia s’intitola “Randi”, dal nome di un buffissimo bastardino che ha regalato sedici anni di amore ai Carofiglio: comprato per strada da un Gianrico ancora adolescente («il signore da amare rispettare e servire per sempre»), giocosissimo con Francesco e con la stessa passione per Mozart («quando mio figlio suonava, Randi lo ascoltava immobile, rapito»), incline a poggiare il muso sulle ginocchia della mamma («cercando le mie carezze e offrendomi le sue»). È un racconto pieno di garbo e di humour che l’autrice definisce «un cuore a parte», forse il più bello di una raccolta pervasa dal sentimento della nostalgia.

Dentro quelle pagine ariose, c’è indirettamente il modo di essere di una famiglia meridionale colta, di una sua eleganza sobria: c’è l’ intensità del legame tra i Carofiglio, ben oltre la passione per la parola scritta. Non a caso i due ex ragazzi, invaghiti di quel cagnetto, oggi fanno parecchie cose insieme: anche letture, teatro, cinema, tivù. E insieme hanno firmato “Cacciatori di tenebre”, una graphic novel uscita anni fa da Rizzoli con i testi di Gianrico e i disegni del fratello.

L’illustrazione rimane uno dei tic di Francesco Carofiglio e, infatti, ora – tra i suoi nuovi progetti – c’è un romanzo di avventura costellato d’immagini. Dice lui: «Il protagonista è un bambino che vede cose che altri non vedono, una sua modalità per sconfiggere la paura e il dolore. Vorrei avesse lo stesso sapore di quelle che hanno popolato le letture della mia infanzia. Lo illustrerò come usava allora, con un disegno per ogni capitolo».

Anche il più giovane dei Carofiglio sembra alla ricerca di nuove strade narrative, dopo l’esordio autobiografico con “With or without you” (Bur) e poi «una trilogia involontaria», per dirla con l’autore: “L’estate del cane nero”, “Ritorno nella valle degli angeli” e ora “Radiopirata”, usciti da Marsilio. «Sono tre libri che raccontano piccoli e grandi eroi di una provincia del Sud in cui la dimensione del magico si impasta al quotidiano, sul crinale che divide quello che c’è da quello che non sarà più». Libri di un successo non trascurabile, se i primi due titoli hanno venduto finora sulle cinquantamila copie (il terzo, si vedrà).

Come non chiedersi quanto sarà orgogliosa della sua coppia di figli maschi, la signora Enza Buono? Senz’altro molto più di quanto sia disposta a dire. Perché: «Sono loro che dovrebbero essere fieri di me», è la sua risposta rapida e tagliente, con quel piglio che ha da leonessa indomita.

SCRITTI

Romanzi

Serie dell’avvocato Guido Guerrieri

  • Testimone inconsapevole, Palermo, Sellerio, 2002. Audio-libro letto da Gianrico Carofiglio, Emons Audiolibri, 2007, durata 7h 11′.
  • Ad occhi chiusi, Palermo, Sellerio, 2003. Audio-libro letto da Gianrico Carofiglio, Emons Audiolibri 2008, durata 5h 42′.
  • Ragionevoli dubbi, Palermo, Sellerio, 2006. Audio-libro letto da Gianrico Carofiglio, Emons Audiolibri, 2011, durata 6h 53′.
  • Le perfezioni provvisorie, Palermo, Sellerio, 2010. Audio-libro letto da Gianrico Carofiglio, Emons Audiolibri, 2010, durata 6h 54′.
  • La regola dell’equilibrio, Torino, Einaudi, 2014. Audio-libro letto da Gianrico Carofiglio, Emons Audiolibri, 2015, durata 7h 35′.
  • La misura del tempo, Torino, Einaudi, 2019.

Serie del maresciallo Pietro Fenoglio

  • Una mutevole verità, Torino, Einaudi, 2014.
  • L’estate fredda, Torino, Einaudi, 2016.
  • La versione di Fenoglio, Torino, Einaudi, 2019.

Altri romanzi

  • Il passato è una terra straniera, Milano, Rizzoli, 2004.
  • Né qui né altrove. Una notte a Bari, Roma-Bari, Laterza, 2008.
  • Il silenzio dell’onda, Milano, Rizzoli, 2011.
  • Il bordo vertiginoso delle cose, Milano, Rizzoli, 2013.
  • La casa nel bosco, con Francesco Carofiglio, Milano, Rizzoli, 2014.
  • Le tre del mattino, Torino, Einaudi, 2017.
  • La disciplina di Penelope, Il Giallo Mondadori, Milano, Mondadori, 2021.

Racconti

  • Mondi al limite, con altri autori, Milano, Feltrinelli, 2008, (la raccolta comprende il racconto Sommarie informazioni a Bogotá).
  • Il paradosso del poliziotto, Roma, Nottetempo, 2009.
  • Non esiste saggezza, Milano, Rizzoli, 2010, (l’antologia comprende il racconto omonimo, Vigilie, Intervista a Tex Willer, Giulia, Mona Lisa, Città, Sommarie informazioni a Bogotá, Il maestro di bastone, Il paradosso del poliziotto e La doppia vita di Natalia Blum); Edizione definitiva, Torino, Einaudi, (con l’aggiunta di due racconti: La velocità dell’angelo e La forma delle nuvole).
  • Cocaina, con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo, Torino, Einaudi, 2013, (la raccolta contiene il racconto La velocità dell’angelo).
  • Passeggeri notturni, Torino, Einaudi, 2016.

Saggi

  • La testimonianza dell’ufficiale e dell’agente di polizia giudiziaria, con Alessandra Susca, II edizione completamente rifatta, Collana Teoria e pratica del Diritto, Milano, Giuffré, 2005, (I edizione, Giuffrè, 1998).
  • L’arte del dubbio, Collana La memoria n.734, Palermo, Sellerio, 2007.
  • La manomissione delle parole, a cura di Margherita Losacco, Milano, Rizzoli, 2010.
  • Con parole precise. Breviario di scrittura civile, Collana I Robinson. Letture, Roma-Bari, Laterza, 2015.
  • Con i piedi nel fango. Conversazioni su politica e verità, con Jacopo Rosatelli, Collana Palafitte, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 2018.
  • Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Collana Varia, Milano, Feltrinelli, 2020.

Prefazioni

  • Arielle è andata via, di Enza Buono, Fasano, Schena Editore, 2006.
  • Canto di Natale, di Charles Dickens, Milano, BUR Rizzoli Extra, 2009.
  • Mi rifiuto di rispondere, di Dashiell Hammett, Milano, Archinto, 2010.
  • Non pensare all’elefante! Come riprendersi il discorso politico. Le tecniche per battere la destra e reinventare la sinistra, a partire dalle parole che usiamo ogni giorno, di George Lakoff – traduzione di D. Brindisi, nuova edizione rivista, ampliata e aggiornata dall’Autore, Collana Reverse, Milano, Chiarelettere, 2019.

Graphic novel

  • Cacciatori nelle tenebre, Milano, Rizzoli, con disegni di Francesco Carofiglio, 2007.

Sceneggiature televisive

  • L’avvocato Guerrieri – Testimone inconsapevole, film tv del 2007.
  • L’avvocato Guerrieri – Ad occhi chiusi, film tv del 2007.
  • La doppia vita di Natalia Blum, (serie Crimini 2 su Rai 2). Girato nel 2008 e in onda in aprile 2010.

Sceneggiature cinematografiche

  • Il passato è una terra straniera (film). Film di Daniele Vicari del 2008.

FONTI BIOGRAFICHE E SITI WEB

Carofiglio: “Un vero scrittore sa trasformare il materiale grezzo in narrazione”, intervista di Vito Tripi, NanniMagazine, 24 luglio 2012.

Ecco casa Carofiglio, la famiglia di scrittori, Luciana Sica, Repubblica, 15 luglio 2011.

Intervista a Gianrico Carofiglio, finalista del premio Strega con “La misura del tempo”, a cura di Verushka Galluccio, Veronica Mazza e Alessandra Trotta, per il sito di Scuola del libro, Roma, 18 giugno 2020 (https://www.scuoladellibro.it/intervista-a-gianrico-carofiglio-finalista-al-premio-strega-con-la-misura-del-tempo-einaudi/).
https://www.scuoladellibro.it/intervista-a-gianrico-carofiglio-finalista-al-premio-strega-con-la-misura-del-tempo-einaudi/

it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Carofiglio

it.wikipedia.org/wiki/Gianrico_Carofiglio

premiostrega.it/PS/gianrico-carofiglio-2/

Gentilezza, ascolto e coraggio nel discorso pubblico, podcast dell’incontro tra Gianrico Carofiglio e la giudice Silvana Sciarra, Corte Costituzionale, 26 febbraio 2021:

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