DI CROLLALANZA ARALDO

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DI CROLLALANZA ARALDO

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Il realizzatore. Ministro dei Lavori Pubblici

Mola di Bari 19 maggio 1892 – Bari 18 gennaio 1986

Alto, molto alto e magro, più che magro filiforme, per la statura e la corporatura della sua generazione,Araldo Di Crollalanza nasce a Mola il 19 maggio 1892. È figlio di Goffredo e Maria, Giuseppina, Amalia Noya, baroni di Bitetto, una famiglia di nobili che…detenevano con arroganza il potere municipale di Mola… scriveva il molese Piero Delfino Pesce.
Dopo gli anni di Magistrale, il giovane Di Crollalanza si dedica al giornalismo politico militante. Elegante, veste quasi sempre in doppio petto grigio con ampi risvolti, come si usavano all’epoca…appariva burbero, rigoroso, inflessibile. Caratteristiche impresse nel suo viso dal profilo tagliente e il mento sporgente, ma il sorriso era accattivante… dirà sua figlia Perla al giornalista Pasquale Tempesta in una intervista del 2001.
Difficile che passasse inosservato. Anche per il suo modo di camminare, la sua caratteristica andatura barcollante: se gli camminavi accanto avevi l’impressione che stesse per rovinarti addosso ad ogni passo, tanto era dondolante. Frate Menotti, il geniale vignettista barese a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, lo disegna con grande precisione.
Per ironia della sorte, Di Crollalanza inizia le sue prime esperienze giornalistiche proprio con la rivista mensile Humanitas, fondata nel 1911 a Bari da Piero Delfino Pesce, che nel frattempo aveva individuato altri bersagli per le sue frecce. Il nuovo ‘nemico’ era il sindaco di Mola Vito Alberotanza, che Delfino Pesce accusava di abusi e illegalità nella gestione municipale.
I Di Crollalanza intanto si erano trasferiti a Bari e Araldo, ricco di quegli entusiasmi tipici dei giovani, condivide gli stessi ideali politici e sociali di Piero Delfino Pesce: era mazziniano, interventista,socialista e repubblicano. Da qui, la collaborazione con la rivista Humanitas. Poi arriva l’offerta de Il Quotidiano di Trani che gli chiede di fare il corrispondente da Bari mentre frequenta regolarmente i colleghi di redazione del Corriere delle Puglie dove nel 1914 inizia a collaborare usando diversi pseudonimi.
Nello stesso anno Benito Mussolini divorzia dai socialisti, per contrasti politici insanabili: lui era Direttore dell’Avanti,interventista e quindi in contrasto con l’indirizzo del partito contro l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Lascia, dunque, la direzione del’Avanti sbattendo la porta, viene espulso dal Partito e a novembre il futuro Duce fonda a Milano Il Popolo d’Italia. Di Crollalanza è chiamato a curare l’ufficio di corrispondenza dalla Puglia.
Fin qui la storia ‘ufficiale’ di Araldo Di Crollalanza scritta dagli ‘eredi’ del fascismo. Ma nel maggio del 2002 l’eclettico giornalista Gianni Custodero, addetto stampa della Regione Puglia nonché scrittore e storico, scopre, fortunosamente presso lo schedario politico della questura di Bari, un fascicolo riguardante Araldo Di Crollalanza, giornalista, residente a Mola di Bari, che a causa delle sue idee repubblicane, veniva sorvegliato dagli sbirri monarchici.
La nota dello schedario era datata 20 aprile 1914 e si legge che… il soggetto è di buona condotta morale, ma non così quella politica perché di fede repubblicana. Non è pericoloso, tanto che risulta iscritto al circolo repubblicano diretto dall’avv. Pier Delfino Pesce. Circolo, invero, ritenuto non dannoso data l’esiguità del numero dei soci. Collaboratore del giornale dell’avv. Pesce, Di Crollalanza è pure corrispondente del Quotidiano di Trani e direttore del giornale La Puglia. Vive esclusivamente della collaborazione dei giornali.
In un’altra nota del 6 ottobre 1915 si legge che… arruolatosi volontario per partecipare al conflitto mondiale, è incorporato nel 34° Reggimento fanteria Garibaldi, ma per la sua non buona condotta politica si ritiene che non possa conseguire la nomina di ufficiale… che Di Crollalanza invece ottiene poiché, mandato al fronte e ferito due volte, guadagna la Croce di Ferro venendo in tal modo promosso fino al grado di colonnello. Durante la convalescenza nell’ospedale di Verona, Di Crollalanza conosce una crocerossina, Anna Strabello, che impalma subito dopo il conflitto mondiale.
Tornato a casa, in un quadro politico generale convulso e caotico, i suoi orientamenti politici cambiano. Prima s’inserisce nell’Associazione Nazionale dei Combattenti di Puglia, contestando quella borghesia che si era arricchita durante la guerra mentre il proletariato moriva sui campi di battaglia. Poi, nel 1919partecipa e aderisce ai Fasci di Combattimento fondati nella riunione di piazza San Sepolcro a Milano e,tornato a Bari, non lascia l’ANC che alle elezioni politiche del 1919 riesce a far eleggere deputato al parlamento nazionale Gaetano Salvemini.

Giornalista al Corriere delle Puglie

Nel 1920 Mussolini lo chiama alla guida dei fasci di combattimento di Puglia e Lucania mentre all’interno dell’ANC egli diventa sempre più influente tanto da traghettare tutto il Movimento Combattentistico verso il fascismo. Nel 1921 è assunto come redattore ordinario dal Corriere delle Puglie e,alle elezioni politiche dello stesso anno, dove i fascisti avevano ottenuto solo 35 seggi,Di Crollalanza approva l’affermazione di Mussolini che dirà… i fascisti non si presenteranno alla inaugurazione della nuova legislatura in cui è presente il Re perché la nostra tendenza politica è repubblicana… suscitando un vespaio di polemiche e defezioni specie nei nazionalisti che credevano di aver trovato una casa comune.
Nel 1922 Di Crollalanza viene nominato Segretario regionale dei Fasci e il 28 ottobre guida i fascisti pugliesi, insieme al cerignolese Giuseppe Caradonna, alla marcia su Roma che porta Mussolini al potere. Ancora dopo, nel 1923, diventa Segretario federale del Partito di terra di Bari. Tuttavia egli non fa parte di quella cerchia che frequenta abitualmente Mussolini.Discreto, altero ma non altezzoso, non ama la platealità di Achille Starace e Giuseppe Caradonna depositario di quello squadrismo spavaldo della borghesia agraria. Di Crollalanza non ha seguaci, ne ama mettersi in mostra,non ha clientele personali né ha mai partecipato a spedizioni punitive. Le cose cominciavano a cambiare nel Partito, e in fretta, specie dopo l’assassinio di Giuseppe Di Vagno, il 25 settembre 1921, proprio nello stesso periodo in cui i fascisti sono impegnati in un patto di pacificazione con i socialisti di Turati e Treves.
Dopo il misfatto e le violenze, Mussolini mette ben in chiaro che non tollererà più gesti, manifestazioni violente…un partito di governo non può più consentirsi di continuare a sostenere estremisti locali… che formano squadracce violente e organizzano spedizioni punitive contro i socialisti con ‘punizioni’ che andavano dall’imposizione del bicchiere di olio di ricino,alle bastonate, all’assassinio.
È tempo che il Partito entri nella legalità. La legge e l’ordine devono essere garantiti dagli organi dello Stato. Non è più consentito avere dirigenti del partito che, pur con titoli accademici, usano ancora un linguaggio minaccioso, triviale, com’è il caso del Segretario provinciale del Fascio barese, l’avvocato Mario Limongelli.
Don Araldo, persona profondamente legata alla sua città, alla sua terra, vuole vederla prosperare. Lui ha intuito prima e meglio di tanti altri le potenzialità del fascismo per un profondo rinnovamento delle strutture di Bari e della Puglia per una effettiva politica di sviluppo. E, alle elezioni politiche del 6 aprile 1924 si candida al Parlamento nella coalizione Fascio e Aquiladove viene eletto insieme all’arrogante Caradonna e a Giuseppe Di Vittorio.
Pochi mesi dopo, il 12 novembre, Di Crollalanza scrive sulla Gazzetta di Puglia, il suo primo editoriale da parlamentare e rimette all’ordine del giorno un progetto da tempo evidenziato dal poeta Armando Perotti e accarezzato dai reggitori della Camera di Commercio: l’istituzione di una Fiera permanente.
Dopo decenni di incomprensioni, di cecità, di politica nefasta, di rinunzie e di tentennamenti, – scrive Di Crollalanza – l’Italia ufficiale fatta grande e rispettata, ritrovi finalmente la sua missione nel mondo mentre la sua politica estera entra decisamente nelle grandi competizioni nazionali. La nostra civiltà, gravitando fatalmente verso i Balcani, non poteva assegnarci campo più fecondo di quello del Levante.
Ha giovato più, alla politica estera nazionale… quella che per molti lustri fu l’opera tenace e silenziosa della gente costiera di Puglia, fecero di più i piroscafi della Società di Navigazione Puglia ed i trabaccoli con l’effige del Santo di Mira per l’opera di italianità che spiegavano in Adriatico, che non i vari consolati e ambasciate. E afferma… quell’opera tenace di piroscafi che si spingevano arditamente nello Ionio e nel Mediterraneo deve riprendere,rinsaldando i vecchi legami, creandone dei nuovi e, attraverso Bari, l’Italia può riprendere ad espandersi nel Mediterraneo, per riconquistare gradatamente il primato in Oriente.
Una missione non certo scevra di difficoltà… e la responsabilità di questa crociata è affidata alla nostra città che per un complesso di fattori è la più idonea ad esercitare la funzione di testa di ponte fra l’Italia ed il Levante. A rendere più agevole questa missione il Governo ha concesso a Bari l’ampliamento del porto e la prima cellula della grande Università Adriatica.
Con questa… missione Bari si è assunta una grande responsabilità di fronte a se stessa e di fronte all’Italia… dobbiamo perciò dimostrare che i baresi non dormono… Bari deve imporre maggiormente il suo nome in Italia e all’estero, deve attrezzare fin da ora la sua funzione col predisporre la Fiera del Levante. Questa idea, non è mia né è nuova: essa forma da tempo uno stato d’animo, ma oggi deve essere un comandamento. Deve uscire dalla mente di un Poeta che la sognò e deve diventare la vasta coscienza della vita economica della città.
La Fiera che io propongo deve essere nazionale e internazionale e deve essere voluta da Bari con grandi proponimenti… deve entrare nella coscienza delle nazioni la funzione che si appresta ad esercitare la metropoli pugliese. Molte saranno le difficoltà, ma se i baresi vorranno, sapranno vincerle dotati come sono di chiaroveggenza e di tenacia.
Una dichiarazione d’amore, un atto di fede e di fiducia nelle capacità dei suoi concittadini che Di Crollalanza saprà portare avanti con l’esempio, abnegazione e coraggio senza pari segnando non solo la storia di Bari ma anche la sua immagine urbanistica.
Ma per la nuova missione, già manifestamente sentita dai vecchi suoi figli – scrive lo storico Augusto Cerri – Bari non deve esser più divisa nei due borghi. Dev’essere unica e diventare immensa. E quel che più conta, deve guardare al mare. Sul mare sono state e saranno le vie della sua fortuna, e lo saranno specialmente oggi che le si aprono le porte dell’Oriente, ove essa recherà liberamente il fremito, la possanza e la gloria del genio italiano.

Podestà di Bari

Due anni dopo, nel 1926, il fascismo abolisce gli organi elettivi delle amministrazioni locali e la figura del Sindaco è sostituita dal Podestà che il 24 dicembre Mussolini conferisce ad Araldo Di Crollalanza…un uomo che esprime la sua volontà e la sua fiducia – scrive la Gazzetta – e che spezza le vecchie clientele annullando i ludi cartacei.
E qualcosa comincia a cambiare. Di Crollalanza aveva già in mente un’idea per una sostanziale trasformazione del territorio e avviare il ‘disegno’ della Grande Bari condiviso dall’architetto Saverio Dioguardi.
Intanto cominciano a saldarsi i primi anelli del famoso ponte verso l’Oriente preconizzato da Benito Mussolini. Il Presidente della Camera di Commercio, Antonio De Tullio, ha costituto una Camera Italo-Orientale e la Gazzetta, prima inaugura una rubrica ‘Un occhio sui Balcani’, poi pubblica una pagina settimanale dal titolo ‘La voce dell’Oriente’. Inoltre, il 1° agosto 1926, s’inaugura il primo collegamento aereo verso l’Oriente: Brindisi-Atene-Costantinopoli.
Ma non è solo Di Crollalanza il fautore della rinascita della Puglia e di Bari in particolare. Michele Viterbo conduce sulle pagine della Gazzetta una campagna di stampa serrata per ottenere dalle banche lo stesso trattamento creditizio riservato alle industrie del Nord riuscendo a sensibilizzare il Governo che s’impone al Banco di Napoli la nomina di un Commissario con il compito di aprire a Bari una sezione speciale e agevolare il credito agrario necessario allo sviluppo dell’agricoltura pugliese.
Così, mentre inizia il rilancio dell’economia agricola, Bari diventa il centro amministrativo, culturale e commerciale dell’intera regione. Attori competenti e inesauribili di questo nuovo risorgimento pugliese sono: Antonio De Tullio, il podestà di Bari Araldo Di Crollalanza, il commissario dell’Acquedotto Pugliese Gaetano Postiglione ed il colto ed esperto Michele Viterbo nominato, a settembre del 1927, Regio Commissario alla Provincia di Bari.
Sono uomini che non hanno nulla in comune con il fascismo rivoluzionario dei Caradonna e dei Farinacci. Sono personaggi che tracciano un solco netto fra l’abbandono dei governi liberali e la rinascita, il risveglio sociale e civile della Puglia. Sono uomini legati da una passione comune: l’amore per la loro terra unitamente al desiderio di riscatto morale e civile della popolazione. Tutti e quattro inoltre hanno una dote eccezionale: sono capaci ed efficienti amministratori, uomini di fatti concreti, tenaci sostenitori di riforme radicali tanto da sollevare la Puglia dalla secolare emarginazione.
Certo, con il fascismo non si possono scegliere gli amministratori della ‘casa comune’, manca la democrazia, la libertà, l’opposizione. Ma quando c’era tutto quello che non c’è con il fascismo, c’era anche la fame, le discriminazioni, c’era un Paese diviso fra quanti mangiavano due volte al giorno e tanti, tanti altri che vivevano di stenti.
Il fascismo azzera tutto:cancella quanto c’era di buono e cancella le distorsioni del liberalismo e affrancatosi ormai da ogni forma d’opposizione lancia tre sfide: lotta all’inflazione, indipendenza economica e alimentare, ricostruzione dell’industria al Nord e dell’agricoltura al Sud.
Fin dal 1926 la Puglia è un immenso cantiere. S’inizia l’opera di bonifica di vaste zone malariche del Salento e della Capitanata;grazie al foggiano Gaetano Postiglione, attivissimo commissario dell’Acquedotto Pugliese, si completa in massima parte la distribuzione dell’acqua in provincia di Bari e in Capitanata, l’acqua arriva poi a Taranto e a Lecce. Vengono costruiti centinaia di chilometri di canali d’irrigazione, tornano fertili migliaia di ettari di terra. La nuova politica creditizia, le agevolazioni al credito agrario, invogliano migliaia di piccoli e medi coltivatori ad investire nell’agricoltura; viene ampliata la rete aviaria, elettrica e telegrafica.
Ma è Bari ad avere le maggiori attenzioni dal Regime. Di Crollalanza era convinto che le numerose opere pubbliche avrebbero sollecitano la borghesia imprenditoriale e commerciale ad aprire i cordoni della borsa che, infatti, investono soprattutto nell’edilizia privata grazie al decreto che autorizza l’elevazione, dal primo al secondo piano, della maggior parte delle abitazioni nel borgo murattiano.

Il lungomare e il sogno della ‘Grande Bari’

La città sta crescendo a dismisura. Dal 1923 la popolazione barese aumenta al ritmo di 10mila residenti l’anno. Bari si avvia a diventare quella Regina delle Puglie tanto invocata da Martino Cassano sulle pagine del Corriere. Ma Cassano non è più. Si è spento a Roma il 9 febbraio 1927 senza vedere l’incredibile trasformazione della sua città, senza vedere la metamorfosi della città che diventa sempre più bella grazie anche al lavoro, al gustodell’architetto Saverio Dioguardi, che sogna di costruire una ‘Grande Bari’.
C’è un gran fervore d’iniziative dunque e l’Amministrazione guidata dal Podestà, diventa concreta ed efficiente. Riesce a mettere d’accordo, dopo anni di litigi, dispetti e carte bollate, le tre società elettriche che gestiscono l’illuminazione urbana; completa l’impianto d’illuminazione al rione Madonnella, dov’è appena terminata la costruzione della Chiesa di San Giuseppe; delibera la municipalizzazione del servizio tranviario, dopo otto anni d’interruzione; apre un cantiere di edilizia popolare vicino alla Manifattura dei Tabacchi, al rione Libertà, per alloggiare le varie decine di famiglie rimaste senza tetto dalla disastrosa alluvione del 1926; vengono appaltati i lavori di ampliamento dei ‘canaloni’ per portare al mare le acque alluvionali che scendono dalla Murgia; inizia la costruzione del sottovia Quintino Sella; proseguono i lavori per la costruzione del gran Porto e del molo Foraneo; si lavora per il rispristino del fossato al Castello Svevo, sgombrato dai detenuti che andranno a riempire le celle del nuovo carcere a Carrassi. Soprattutto si lavora al nuovo splendido lungomare il cui primo tratto è consegnato alla cittadinanza il 21 aprile del 1927.
Il 21 aprile è una data simbolo per il fascismo: è proclamata Festa Nazionale e celebra la nascita della città di Roma, nel 753 a.c.,sostituendo l’abolita festa dei lavoratori.
A quel primo tratto di lungomare – intitolato a Nazario Sauro e in tempi più recenti a Di Crollalanza -lo stesso giorno di due anni dopo è inaugurato il secondo tratto che inizia dalla‘rotonda a mare’ e finisce a piazza Gramsci. La prima parte è già abbellita da numerosi palazzi signorili, l’ultimo dei quali ospita, insieme a spaziosi ed eleganti appartamenti, il Kursaal Santalucia, con sale convegno e un piccolo, modernissimo cineteatro. Nel secondo tratto di Lungomare sorgeranno poi magnifiche costruzioni istituzionali compreso la Caserma dei Carabinieri, il Palazzo della Provincia e l’Albergo delle Nazioni.
Anche corso Cavour si sta abbellendo. L’imponente palazzo della Banca d’Italia è quasi ultimato mentre dall’altra parte del Petruzzelli sta nascendo il grande albergo d’Oriente con annesso un altro cinematografo. In molti palazzi – sorti in via De Giosa e in tutta la zona alle spalle della stessa strada, detta ‘quartiere umbertino’, oltre che in via Melo vicino alla stazione – domina lo stile eclettico, liberty e il neo-classico di Saverio Dioguardi. In via Sparano, che da quest’anno assume il toponomastico di via Vittorio Veneto, si sta costruendo un altro magnifico palazzo: i grandi magazzini di abbigliamento della famiglia Mincuzzi.
L’iniziativa dei privati darà, anche questa volta, ottimi risultati, scrive ancora Augusto Cerri. Non vedete quale gara di sontuose costruzioni si manifesta dappertutto? E questo avviene da un decennio, con rapidità sbalorditiva. Bari, che aveva le sue caratteristiche case a uno e a due piani, non avrà, fra breve, edifici più bassi di un quarto piano. E se andrà di tal passo, avremo forse, da stupirci? Io m’attendo quanto v’è di meglio dalle iniziative dei baresi, non è vero che i baresi siano apatici. Basta per essi cominciare e la loro opera diventa d’un tratto, con tenacia compensatrice, un susseguirsi di miracoli di volontà.
Mio padre… dirà ancora Perla la figlia di Don Araldo a Pasquale Tempesta… si alzava prestissimo al mattino e percorreva a piedi mezza città per controllare i vari lavori appaltati e vedere con i propri occhi che tutto fosse in ordine. E quando divenne sottosegretario si faceva relazionare dall’attento Vincenzo Vella.
Mi è stato affidato un mandato semplice… disse Di Crollalanza il giorno del suo insediamento… raggiungere le mete radiose di Bari il più celermente possibile con la maggiore fattività e con i più tangibili risultati.
Ma il capolavoro del Podestà sarà il pareggio di bilancio del Comune, un disavanzo di oltre 6 milioni di lire, ottenuto in meno di 18 mesi in gran parte attraverso drastici tagli al personale amministrativo del Municipio; la revisione delle tabelle salariali, la soppressione delle spese per il personale in sovrannumero e l’eliminazione dei compensi per il lavoro straordinario. Furono collocati a risposo, licenziati o trasferiti 230 dipendenti, personale che per varie motivazioni non erano più in grado o non erano meritevoli di restare nei posti occupati. Dagli esuberi 30 furono aggregati al corpo dei Vigili Urbani al solo scopo di fare cassa: infliggere sanzioni a raffica verso…categorie di appaltatori o concessionari di servizi pubblici e a semplici cittadini, al fine di educarli a modificare inveterate abitudini in spregio alle leggi e regolamenti, nonché agli ordini dell’autorità municipale.
Degli altri duecento dipendenti ritenuti in esubero, soltanto una minima parte sarà reinserita nella burocrazia comunale, pochi altri saranno sostituiti con ‘elementi devoti al Regime o con ex combattenti mediante rigorosa selezione attraverso pubblici concorsi e limitando a pochissimi casi il sistema della nomina diretta’.
Difficile elencare, sia pure in minima parte, le opere realizzate e avviate da Di Crollalanza in meno di due anni alla guida del Comune, ma poste le premesse per dar vita ad un ampio riassetto urbanistico, inizia innanzitutto con un parziale risanamento della città vecchia, migliora i servizi igienici, tramviario, illuminazione e verde pubblico. Elimina lo sconcio del mercato ortofrutticolo sul lato della Chiesa di San Ferdinando, riordina piazza Ferrarese, farà smantellare la vecchia pensilina accanto al mercato del pesce, piastrellare il mercato di salsamenteria situato nell’odierna sala Murat, saranno asfaltate e sistemate decine di strade, dà inizio ai lavori per la costruzione del nuovo macello, farà costruire in corso Vittorio Emanuele un moderno Albergo Diurno. Decreta la sopraelevazione degli edifici ad un solo piano e il completamento di quelli interrotti, specie nel quartiere murattiano, ordina la ristrutturazione e la pulizia delle facciate; vengono appaltate nuove scuole primarie e istituite scuole serali per adulti. Infine, allarga il perimetro cittadino accorpando a Bari Carbonara, Ceglie, Santo Spirito, Palese e l’antico borgo di Torre Pelosa, odierna Torre a Mare.
C’era lavoro per la mano d’opera barese e per i ‘forestieri’ che affluivano a migliaia dalla provincia. Bari sembrava risorta… grazie alla disciplina operosa di questa città che costruisce, con il lavoro incessante di tutti i suoi figli, il suo prossimo, grande avvenire… scrive egli stesso prima di lasciare il Comune di Bari.

Ministro dei Lavori Pubblici

Né cessava di portare le istanze, le necessità del Mezzogiorno in Parlamento con dignità e fermezza. Non cercava nei bilanci delle altre regioni questa o quella cifra per constatare che l’Italia Settentrionale assorbiva capitali di gran lunga maggiori a quelli del Mezzogiorno…perché egli rifugge dalla critica sterile e negativa – scrive Luigi de Secly – egli dice: sta bene, il Settentrione ha diritto alla vita,né mi dispiacerebbe vedere le strade magnifiche della Lombardia e del Veneto in tante strade pavimentate, poiché, indiscutibilmente, quelle sono regioni che per il traffico meritano di essere tenute in particolare considerazione, ma se è necessario che vengano cassate dai bilanci molte spese che si continuano a fare e che non hanno alcun carattere di urgenza e che molte volte invece hanno carattere di lusso e costituiscono un bisogno assolutamente locale di questa o quella regione del nord, abituate a chiedere e ad ottenere facilmente per privilegio inveterato, per consuetudine politica di questo o quell’uomo di Stato allora, onorevole Ministroio penso che non si debba esitare un sol minuto a negarle.
È dunque a quest’uomo sobrio e tenace che Bari deve tanta parte del suo rinnovamento, commenta Luigi de Secly, il solo antifascista dichiarato nella redazione della Gazzetta.
Ad aiutare il Podestà nella marea delle disposizioni, regolamenti e decreti c’èrail dottor Vincenzo Vella, un amministratore eccezionale, una persona così onesta e affidabile che quando Di Crollalanza è chiamato ad assumere la carica di sottosegretario ai lavori pubblici, il 18 luglio 1928, volle lo stesso Vella a dirigere le sorti del Comune di Bari, praticamente in sua vece, quale Commissario straordinario per altri sette anni.
Il 19 giugno 1929, a poco meno di un anno dalla sua nomina, Di Crollalanza tenne una relazione a Palazzo Madama sulle cose fatte e da fare. Al termine prende la parola il Duce… Il mio intervento in questa discussione non ha loscopo di aggiungere alcunché al discorso che avete ascoltato con molta simpatia. Ma voglio evidenziare che l’on. Araldo Di Crollalanza è uno dei migliori giovani del Regime,ha una solida preparazione politica e amministrativa e praticamente regge il Ministero dei Lavori Pubblici, mentre io mi limito a dare le direttive di ordine generale.
Parole che non vollero essere soltanto un elogio al discorso in se, commenta ancora Luigi de Secly, ma un riconoscimento anche all’attività pratica, tecnica, amministrativa e politica di Araldo Di Crollalanza quale Sottosegretario ePodestà di Bari.È troppo vivo il ricordo di lui in questa città dove visibili e preponderanti sono i suoi interventi nella soluzione dei grandi problemi cittadini.
Sei mesi dopo, il 22 dicembre 1929, un gravissimo lutto colpisce la sua famiglia: si spegne, improvvisamente e prematuramente la moglie Anna. Aveva 32 anni e lascia sei figli, Maria, Perla, Goffredo, Onda, Eja e Liù la più piccola di pochi mesi.
Il 3 febbraio 1930 muore anche il senatore Michele Bianchi, titolare del dicastero dei Lavori Pubblici, e Mussolini non ha alcuna esitazione ad accollare l’incombenza ad Araldo Di Crollalanza che di lì a poco offre al Governo una grande prova di efficienza e capacità organizzativa affrontando con coraggio un disastro immane: nella notte fra il 22 e 23 luglio 1930 un terremoto del decimo grado della Scala Mercalli colpisce gran parte della Basilicata, Campania e Puglia provocando 1404 vittime e oltre quattromila feriti. Il sisma fu di una tale violenza da radere al suolo il 70% degli edifici e migliaia di altre abitazioni di uno o due piani costruiti alla meglio, com’era normain quelle zone dimenticate, con tufi, calce e malta di bassa qualità.
I centri più colpiti furono Lacedonia, Aquilonia e Bisaccia completamente rase al suolo. Poi Melfi, Ariano Irpino e Rionero. Molti altri piccoli centri: Rapolla, Barile, Atella, Cervinara, Cancellara, Villanova ecc. subirono danni soprattutto alle case. Andarono distrutte migliaia di fattorie e case campestri mentre le vittime non furono molto di più, rispetto alle distruzioni, perché la zona era abitata in massima parte da agricoltori i quali si trovavano in campagna per la mietitura del grano.
Di Crollalanza apprende la notizia a Montecatini dove soggiornava per un periodo di riposo. Aggiornato telefonicamente inviò subito sul luogo il presidente della Croce Rossa e il suo sottosegretario senatore Leoni. I primi soccorsi furono affidati ai Prefetti, ma subito dopo Di Crollalanza manderà reparti dell’Esercito e della Milizia, mentre a Foggia farà attrezzare un convoglio ferroviario con materiali di prima necessità,una carrozza per le comunicazioni e camion con carabinieri e militari del Genio.
Il 24 luglio, tornato a Roma, assunse la direzione dei soccorsi e il 25 è sui luoghi terremotati. Il 26 anche il Re visiterà il Vulture. Il Regime si getta a capofitto nell’opera di ricostruzione. Di Crollalanza stesso assicurerà che…non si ripeteranno gli scandali del terremoto di Reggio e Messina del 1908… dove 22 anni dopo la gente sinistrata viveva ancora nelle baracche. E mantenne la parola.
L’impegno profuso nell’assistenza e ricostruzione delle zone disastrate, gli valsero due medaglie d’oro:una della Croce Rossa, l’altra dalla Provincia di Potenza. Melfi, invece, gli attribuì la cittadinanza onoraria.
Poi durante il suo mandato di Ministro sarà tutto un susseguirsi di opere pubbliche grandiose. Egli aveva una straordinaria visione organica delle necessità nazionale oltre ad una particolare attenzione rivolta alla Puglia che vedrà Bari trasformarsi da centro industriale alimentare – olio, vino, conserve, farine e altro – a centro di mediazione commerciale e di servizi direzionali del territorio.
Ci si è soffermati, in tempi più recenti, sulla scelta di Di Crollalanza per aver avviato un modello di sviluppo basato più sul ruolo mercantile della città piuttosto che industriale. Una osservazione retorica poiché Bari non ha mai avuto una vocazione industriale, tanto meno una cultura industriale, tant’è vero che le poche industrie esistenti all’epoca erano tutte di imprenditori stranieri. Inoltre, quando negli anni Sessanta il percorso fu invertito, il risultato è stato fallimentare, vuoi per le crisi economiche, vuoi per assenza di cultura operaistica, vuoi per la latitanza della classe politica meridionale.

Lavori Pubblici (Leggi anche)

Fino al 23 gennaio 1935, quando è costretto a lasciare il dicastero dei Lavori Pubblici in osservanza alla regola fascista della rotazione dei ministri imposta da Mussolini,che per sé deteneva sette ministeri, Di Crollalanza, ‘uomo del fare’, fece, e molto:la direttissima ferroviaria Firenze-Bologna; la costruzione della camionale da Genova verso la Lombardia; fondò l’Azienda Autonoma delle Strade Italiane con il compito di creare infrastrutture stradali ferroviarie e portuali in modo da ammodernare l’intero sistema di comunicazione del Paese con migliaia di chilometri di strade statali e provinciali;la posa in opera di 4.000 chilometri di linee ferroviarie; ampliati e migliorati 82 porti; arginati e resi navigabili 1.700 chilometri di fiumi; bonificati migliaia di ettari di terreno e potenziatigli impianti di energia elettrica; creati oltre 100 strutture per invasi, serbatoi idrici e dighe; furono approvati decine di piani regolatori per città totalmente sprovviste; farà costruire il ponte che unisce Venezia alla terra ferma, a Mestre; saranno costruiti oltre duecento edifici pubblici; scuole e case per l’edilizia popolare.
Uomo dall’intelligenza creativa, vedeva sempre più in là perfino di molti urbanisti, un trascinatore lucido con… Bari nel cuore. Era per Bari e su Bari che egli poneva costantemente il suo sguardo, che riservava la maggiore attenzione. Dal 1927 come Podestà e fino al 1935 quale Ministro, Di Crollalanza farà costruire tante di quelle opere da riempire, e non basterebbe, una intera pagina di questo volume per elencarle tutte. Aveva un sogno, un progetto: edificare una grande città metropolitana.
Soltanto la realizzazione del magnifico lungomare, da levante a ponente, da piazza Gramsci fino all’ingresso monumentale della Fiera del Levante, consentirà alla città uno sviluppo e una dimensione inimmaginabile anche al barese più scettico, facendo di Bari, trent’anni prima delle istituzioni delle Regioni, una città-regione degna di rappresentare il capoluogo della Puglia.
La Fiera del Levante, che lui aveva auspicato fin dal 1924, candidava Bari quale città-guida per lo sviluppo economico pugliese. E poi, tutti quei palazzi che si stagliavano da un capo all’altro del costa cittadina, davano ai baresi un senso di fierezza mai provato prima. E dopo la Fiera il Policlinico, che lui stesso, il 10 aprile 1933, volle vedere avviato dando il primo colpo di piccone; il Palazzo delle Poste, in piazza Cesare Battisti, all’epoca il più moderno centro postale polifunzionale d’Italia; lo Stadio, a ridosso della Fiera, la Banca d’Italia e i magnifici palazzi in corso Cavour; il maestoso Palazzo delle Finanze, l’Istituto Superiore di Scienze Economica, in piazza Fraccacreta, odierna anagrafe comunale e il nuovo carcere giudiziario nel 1928; senza contare il completamento delle opere di canalizzazione per la difesa delle acque alluvionali, già iniziate nel 1916, dopo la seconda alluvione di Bari, che a causa della guerra o forse per l’assenza di fondi, non venne portato a termine. Diversamente la città non avrebbe subito il disastro dell’ultima alluvione, il 6 novembre 1926, con un bilancio tragico di 20 morti e migliaia di senza tetto.
Sono, queste, solo una minima parte delle opere concretamente realizzate a Bari ed erano opere grandiose che con il metro di valutazione odierno appaiono tozzi, inadeguati e poco pratici alle esigenze delle Amministrazioni moderne, ma quelli erano i modelli architettonici dell’epoca.
Avvicendato al Ministero dei Lavori Pubblici e acquisita ormai una forte personalità politica, nell’aprile del 1935 Mussolini gli affida la presidenza dell’Opera Nazionale Combattenti con un’autonomia molto più ampia del Ministero e Di Crollalanza torna ad essere un ‘fattore’ di opere perla modernizzazione del Paese realizzando imprese colossali ancora più importanti come il rilancio della ruralizzazione e la lotta ai proprietari terrieri assenteisti e parassiti,ai tanti che rifiutavano qualunque miglioria, pena l’esproprio, pur di non pagare le spese dirette.
Inizia dal Lazio, nell’Agro Pontino, con la bonifica di migliaia di ettari di terreno malarico, la costruzione di centinaia di case coloniche e l’ampliamento ola realizzazione di nuovi centri urbani quali Latina, Aprilia, Pomezia, Sabaudia e poi Fertilia in Sardegna e in Campania. Poi, completati i lavori nell’Agro Pontino, dal 1940 inizia la bonifica del Tavoliere di Puglia, già ‘granaio d’Italia’, senza fare eccezioni campanilistiche poiché subito mette in chiaro il ruolo dell’Opera Nazionale Combattenti… il nostro è l’unico Ente specializzato e attrezzato per compiti così grandiosi. Il Tavoliere non può più essere strumento di vasta speculazione per gli imprenditori agricoli ed i grossi fittavoli. Nessuno si faccia illusioni, l’Opera si sostituirà anche ai proprietari assenteisti.
E continua a bonificare e costruire anche in Capitanata con Incoronata e Segezia insieme a borghi rurali come Arpi, Giardinetto, Cervaro, Loconia, Mezzanone, Tavernola e, ancora, centinaia di case coloniche. Con l’O.N.C. Di Crollalanza bonificherà una vasta zona della Dalmazia, la colonizzazione dell’Etiopia e la trasformazione agraria in Albania.
Ma non c’è più tempo ormai per l’uomo del fare: il 20 giugno del 1940 il Paese entra nel secondo conflitto mondiale e il ‘castello’, l’Impero, creato da Mussolini, si sgretola e crolla.
Dopo l’arresto e l’evasione del Duce, Di Crollalanza seguirà Mussolini nella Repubblica Sociale di Salò, ma non accetterà un nuovo incarico ministeriale,si limiterà a svolgere compiti prevalentemente amministrativi.

Dal fascismo alla Repubblica

Liberato il Paese dai nazifascisti, finita la guerra, il 13 giugno 1946… si lascia arrestare e processare – scrive Indro Montanelli – per ‘atti rilevanti’ mai provati. Némai una voce si levò ad accusarlo di qualcosa. Assolto in istruttoria, il 1° luglio torna libero e il 20 marzo 1950 sarà prosciolto definitivamente… ogni indagine al suo patrimonio risulterà vana. L’uomo che aveva costruito città e redento province, non aveva una casa, né un palmo di terra, né un conto in banca, conclude Montanelli.
L’uomo che aveva maneggiato centinaia di milioni, non aveva niente. Perfino la casa barese, dove abitava insieme alla sua numerosa prole, era di proprietà dell’INCIS.
Con la Repubblica e la libertà, Di Crollalanza diventa un cittadino qualunque e, come tutti gli italiani,attraversa gli anni duri e difficili del dopoguerra con grande difficoltà: doveva provvedere ai sei figli della prima moglie e agli altri due, Aldo e Polly, avuti dalla seconda moglie, Zina.
E non aveva un lavoro. Era stato reintegrato nell’albo dei giornalisti professionisti, poteva tornare ad esercitare la sua professione, ma molti quotidiani si guardavano bene dall’assumere un ex fascista. Perciò, cominciò a fare il rappresentante itinerante di una casa editrice vendendo anche porta a porta. Finalmente, dopo qualche anno, venne assunto dal Giornale d’Italia, come responsabile della pagina pugliese dell’organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano.
Nel 1953 gli suggeriscono di candidarsi alle elezioni politiche della seconda legislatura, nel Collegio senatoriale di Bari, come indipendente nelle liste del MSI.Viene eletto e poi sempre confermato per tutte le successive legislature. A Bari pure, si presenta alle Amministrative del 1956 e resterà consigliere comunale fino al 1976.
Non risponde al vero, però,la favola che non fece mai una campagna elettorale. Non spendeva e spandeva com’era consuetudine, ma durante il periodo elettorale Di Crollalanza veniva a Bari, spesso accompagnato dall’on. Ernesto De Marzio,di Serracapriola, che ‘correva’ per il Parlamento, scendevano insieme all’Albergo Miramare e, sempre insieme a De Marzio, un grande comiziante, faceva qualche discorso in piazza Fiume accolto da una marea di baresi. Non mancava certo di farsi vedere per Corso Vittorio Emanuele o nella città vecchia.
Durante i 33 anni di assidua presenza nell’aula di Palazzo Madama, Di Crollalanza non ha mai fatto pesare al suo partito o alla maggioranza di Governo, la sua enorme esperienza politica. Non ha mai chiesto incarichi nel partito. Nel 1976 viene eletto, per acclamazione, presidente del gruppo senatoriale del MSI-Destra nazionale; non ha mai elargito suggerimenti e consigli, ma si prestava di buon grado, e solo se richiesto, a dare le sue opinioni ai giovani colleghi.
Nel 1982, a compimento dei suoi 90 anni,in una manifestazione a Palazzo Madama, il presidente del Senato Amintore Fanfani, gli conferisce una medaglia d’oro.
Quattro anni dopo, il 18 gennaio 1986, muore. Il 19, il direttore della Gazzetta, Giuseppe Giacovazzo, commemora l’uomo e la figura di un vero rappresentante dello Stato… una delle virtù che nessuno mai poté contestargli, e che lo rese caro oltre la propria cerchia politica, è l’onestà. Un valore al quale potremmo fare a meno d’inchinarci, se non vivessimo tempi sotto questo profilo avvilenti. Un valore così coerentemente vissuto che fa tacere oggi il dissenso ideologico per lasciar posto a un vivo sentimento di cordoglio.

Nicola Mascellaro

Tratto da “BARI dal borgo alla Città – I protagonisti” di Nicola Mascellaro, Di Marsico, Libri, luglio 2018

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