MARZI VITTORIO

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MARZI VITTORIO

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Professore ordinario di Agronomia Generale e Coltivazioni erbacee della Facoltà di Agraria di Bari, Presidente Accademia Pugliese delle Scienze , Componente del Comitato della Sperimentazione Agraria del Ministero dell’Agricoltura.

Il Prof. Vittorio Marzi ha conseguito la laurea in Scienze Agrarie con il massimo dei voti e la lode nell’anno accademico 1955-1956 presso l’Università degli Studi di Bari.

Dopo aver percorso le diverse tappe della carriera universitaria come assistente di ruolo, aiuto e libero docente, primo ternato, è stato chiamato a ricoprire la cattedra di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee nella Facoltà di Agraria di Bari nell’anno accademico 1970-1971 diventando il più giovane Professore Ordinario. Tra l’altro, ha tenuto per incarico gli insegnamenti di Fisica del terreno agrario, di Orticoltura e Floricoltura, Agronomia generale, Coltivazioni erbacee e Coltivazioni erbacee speciali, Colture officinali.
È stato Direttore dell’Istituto di Agronomia generale e Coltivazioni erbacee dal 1972 al 1986 e dal 1995- al 1999 e del Centro di Studio sull’Orticoltura industriale del Consiglio Nazionale dalla sua creazione nel 1970 fino al 1976. Ha realizzato il Centro studi sul carciofo di Polignano a Mare, di cui ne è stato il Direttore dalla sua realizzazione fino al 1986. Ha diretto il Centro Didattico Sperimentale “E. Pantanelli” dell’Università di Bari, sito a Policoro (MT) fino al 2005.

È stato componente del Comitato della Sperimentazione Agraria del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, di gruppi di lavoro internazionali sulle piante officinali, finanziati dall’UE, del Consiglio Superiore del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali. Sin dal 1983 ha partecipato ai diversi programmi finanziati dal MIPAF nel settore delle piante officinali. Nel 1997 è stato il Coordinatore generale del Progetto “Incremento della produzione di piante officinali”, al quale afferirono 18 Unità Operative su tutto il territorio nazionale.

Ha programmato numerosi congressi a livello nazionale ed internazionale, simposi, giornate di studio, conferenze, partecipando in qualità di relatore ed esperto a questi incontri. In particolare è stato l’organizzatore di tre congressi internazionali sul carciofo, tenutisi a Bari nel 1967-1973 e 1979 dei quali ha curato la pubblicazione degli Atti.

È stato responsabile scientifico di numerosi contratti di ricerca con il Centro di Studi sull’Orticoltura Industriale C.N.R., col M.A.F., con Enti ed Istituzioni diverse, e di convenzioni con società private.

Per incarico della Regione Puglia e dell’Ente Irrigazione di Puglia e Basilicata, ha redatto diversi studi sulle prospettive di sviluppo delle colture ortofloricole negli ambienti meridionali. È membro di diverse società culturali per gli studi agronomici. Vincitore di borse di studio, di premi e riconoscimenti per l’operosità scientifica, è autore di oltre 250 pubblicazioni su vari argomenti di interesse agronomico, con particolare attenzione ai problemi agricoli del Mezzogiorno.

È stato Presidente dell’Accademia Pugliese delle Scienze dal 2005 al 2013, nella cui sede sita nell’ottocentesca Villa La Rocca a Bari, ha realizzato il Giardino delle rose composto da una collezione di giardino di oltre 350 piante di rose, di ogni forma e profumo ed una collezione di piante officinali, dono della Società Specchiasol – S. Demetrio.

Attualmente è il Presidente della Sezione “Sud-Est” dell’Accademia dei Georgofili di Firenze

In quiescenza dal 2009, il prof. Marzi Ed oggi, ad 87 anni di età, continua a mantenere un’incessante interesse per il mondo scientifico, senza trascurare quello culturale, nel cui ambito ha pubblicando tra gli altri con l’editore Adda “Dal grano al pane” nel 2007, “L’Accademia Pugliese delle Scienze nel suo ottantesimo anno dalla fondazione, 1925-2005” nel 2009, “Ne faremo una grande e bella città” nel 2010, “La cucina italiana, Tradizione ed evoluzione” in collaborazione con Renato Morisco nel 2014.

MARZI VITTORIO
L’impegno dell’Accademia Pugliese delle Scienze per la crescita culturale del Mezzogiorno

A distanza di pochi mesi dalla istituzione della Università di Bari nell’anno accademico 1924–25, la primogenita nella regione pugliese voluta e realizzata con un vigoroso impegno e faticoso ma entusiasmante lavoro di tutti coloro che furono fortemente impegnati nella crescita culturale ed economica di questa terra di Puglia, a lungo dimenticata nei programmi di governo, fu data vita all’Accademia Pugliese delle Scienze, per merito dei primi docenti della Facoltà di Medicina

La cerimonia inaugurale del 10 dicembre 1925 fu il grande auspicio di molti emeriti studiosi di incentivare la crescita culturale della regione, attraverso la costituzione di una Accademia, strettamente legata all’Ateneo barese, convinti del prestigioso ruolo che queste istituzioni, alcune delle quali di ultrasecolare attività, avevano avuto nel Paese.

Dopo un anno dalla sua costituzione, l’Accademia definì il suo assetto statutario, realizzando le due classi “Scienze Fisiche, Mediche e Naturali” e “Scienze Morali”, con la finalità di coinvolgere nei programmi delle attività culturali, tutti i diversi settori disciplinari, che si andavano sviluppando nella Facoltà dell’Ateneo barese.

Nel suo discorso inaugurale—il Prof. Nicola Leotta, primo Presidente dell’Accademia sottolineava—“la scienza non può più considerarsi come un patrimonio che possa restare chiuso, così come un tesoro artistico resta custodito tra le mura di un museo e neanche come un godimento intellettuale concesso all’esteta epicureo. La scienza che noi uomini del XX secolo vogliamo e sentiamo, la scienza che vogliamo veder fiorire in questa Accademia, è quella che va intesa come il più alto ed il più nobile dei doveri a contenuto umano ma soprattutto a contenuto e fini altamente e squisitamente nazionali.

Perché, o Signori, le Nazioni in tanto camminano e progrediscono ed aumentano la loro ricchezza e si redimono dalle altre Nazioni e le Vittorio Marzi vincono e le dominano, in quanto hanno tra loro i figli scienziati in fervore di opere e di produzione”.
Ed è questo il significato antico del termine “Accademia”, che sta ad indicare un’associazione di studiosi, con propri regolamenti e statuti, volenterosi ed entusiasti di sollecitare, incentivare, promuovere studi nei vari campi dello scibile e conseguire risultati utili per il benessere dell’umanità.

Le testimonianze di questo fermento culturale in Italia si manifestano prevalentemente in epoca rinascimentale, con la nascita di diverse Accademie, alcune delle quali hanno incrementato nel tempo il loro prestigio. Anche nel Mezzogiorno d’Italia nel settecento (Minervini,1972) proliferarono con immutata energia molte Accademie.

Esse furono il segnale di una esigenza fortemente sentita di crescita culturale e di progresso scientifico, la cui carenza era maggiormente acuita dal ritardo nella istituzione delle Università, che già da secoli diverse avevano avuto modo di affermarsi nell’Italia centro-settentrionale.

Pur tuttavia l’impegno, per ottenere a Bari una sede universitaria, fu continuo ed intenso, per merito dei parlamentari locali e dei ripetuti e vivaci interventi dei Consigli provinciali e comunali. Significativa è l’iniziativa promossa dal Consiglio provinciale nel 1863 di realizzare il Palazzo Ateneo, per alloggiarvi le istituzioni dell’istruzione pubblica della città

Il palazzo Ateneo fu completato nel 1885, ma fu necessaria una ulteriore attesa di quarant’anni per dar vita alla nostra Università, con le prime Facoltà di Medicina, Giurisprudenza e Farmacia. Fu proprio per merito della Facoltà di Medicina aver voluto dar vita alla nascita di questa Accademia, con il pieno appoggio del consiglio di amministrazione dell’Università, che “con la più alta comprensione dei nostri fini e dei nostri scopi — scrive Leotta — ci ha confortato del suo incoraggiamento con un sussidio veramente munifico.

Questo nobile gesto, che rispecchia uno stato d’animo e rivela un atto di fede nell’opera nostra, ha un significato assai più vasto delle cifre e deve essere da noi profondamente meditato, perché al di là del gesto dei sapienti amministratori è l’attesa di tutta la Puglia, è l’attesa del mondo scientifico, che ha diritto di chiedere alle nostre energie una perfetta corrispondenza di opere e di lavoro fecondo”.

L’Accademia Pugliese di Scienze destinata a raccogliere nella sua L’impegno dell’Accademia Pugliese delle Scienze sfera d’azione tutta l’alta cultura pugliese, poiché presto diverrà certamente Accademia di Scienze, Lettere ed Arti, come l’Università Adriatica e come tutto ciò che nasce a Bari, ha un programma che sorpassa i limiti ed i confini regionali e prende carattere ed importanza
nazionale.

Con questi auspici nella seduta inaugurale del 10 dicembre 1925 nacque l’Accademia Pugliese delle Scienze. Con la fondazione ebbe inizio la pubblicazione annuale degli Atti, la cui periodicità quasi continua, ad eccezione di alcuni momenti difficili nel periodo bellico, è la testimonianza di un intenso e proficuo lavoro scientifico in stretta collaborazione con l’Università di Bari.
La vita dell’Accademia si svolgeva facilmente, come quella dell’Università, una navigazione governata dal vento della decisa volontà di operare alacremente, che gonfiava le vele di quella caravella che era il simbolo accademico condiviso col sigillo dell’Università, quasi a raffigurare il legame nativo e la sua indissolubilità.

Pur tuttavia, l’Accademia ebbe un periodo di sospensione dell’attività dal 1936 al 1941 per difficoltà non del tutto note. Probabilmente, le difficoltà sono da mettere in relazione al regime fascista, che consolidatosi politicamente intervenne in tutti i settori della vita italiana per renderli ligi e consoni alle proprie finalità. Fin dal 1929, il Ministero dell’Educazione Nazionale cominciò a raccogliere dati e documenti per un’esatta ricognizione di tutte le Accademie, degli Istituti Scientifici e Letterari e degli Enti di Cultura italiani.

Con successive disposizioni di leggi, il controllo dello Stato fu sempre più rigoroso, tanto che la nomina del Presidente e dei Soci Nazionali fu sottoposta alla sanzione sovrana; inoltre, nessuna nomina di soci stranieri poteva avere corso senza l’autorizzazione del Ministero dell’Educazione Nazionale.
Il malessere è avvertito da alcune critiche di personalità di governo sul ruolo dell’Accademia. Infatti, in una espressione di S.E. Volpi “l’Accademia è luogo di bizantinismo, inconcludenza, lentezza, in opposizione al rapido fare e concludere ed innovare che sembra debba essere carattere ed ideale dell’età nostra” (Atti Accademia Vol.VII Aprile–Maggio 1932), per cui nelle parole del Presidente Gaifami così fu risposto “noi l’intendiamo appunto come organismo vivo ed operante a contatto della vita quotidiana; per questo domandiamo la più vasta collaborazione ai più larghi strati della cultura biologica, medica, morale e politica. . . Con questa fede iniziamo dunque i nostri lavori”.

Purtroppo, con la pubblicazione dei volumi VIII e IX relativi alle riunioni fino all’estate del 1934 si fermò la stampa degli Atti e mancano notizie d’archivio sulla vita dell’Accademia.
Infatti, nel discorso inaugurale dell’anno accademico 1941–42 il Presidente Prof. Riccardo Ciusa, così si esprimeva: “Dopo un lungo silenzio—troppo lungo forse—l’Accademia riprende la sua attività scientifica. Come avvenne e perché l’Accademia Pugliese delle Scienze, che pur larghi consensi e così brillanti discussioni aveva saputo promuovere, abbia, dall’ormai lontano 1936, sospeso ogni sua attività, è storia che può essere anche ignorata.

Infatti, dopo il volume IX delle relazioni, tenute nelle riunioni del 1934, disponibile nella biblioteca, non si dispone di pubblicazioni fino al 1942, anno in cui con Decreto Reale dell’1 marzo 1942, a firma del Re Vittorio Emanuele III, si ebbe il riconoscimento che finalmente elevava l’Accademia Pugliese delle Scienze, con sede in Bari, a Ente Morale, definendo le due Classi, tuttora esistenti, “Classe di Scienze Fisiche, Mediche e Naturali”, “Classe di Scienze Morali” e classificando i Soci in Accademici, Effettivi, Nazionali e Stranieri.

In data 22 ottobre 1942, il Presidente secondo lo statuto prestò giuramento nelle mani del prefetto della provincia di Bari e quasi tutti gli altri accademici, sempre secondo lo statuto, prestarono giuramento accademico nelle mani del presidente.
Il 29 luglio 1942 si svolse la prima seduta inaugurale della ripresa delle attività, con un interessante convegno sul nuovo codice della navigazione, di cui si conservano le relazioni a stampa dei Proff.ri Antonio Lefebre D’Ovidio e Giovanni Leone, allora docenti nell’Università di Bari, unitamente ad un altro accademico pugliese il Prof. Resta, per aver collaborato con l’insigne Maestro Antonio Scialoia nella sua preziosa codificazione del nuovo Diritto Marittimo. Fu un grande merito per l’Università di Bari, città marinara per eccellenza, che in ogni tempo aveva legato le sue fortune alla possibilità dei traffici marittimi, aver avuto tra i suoi docenti i maggiori codificatori del nuovo diritto della navigazione, in sintonia con le finalità della politica del regime di penetrazione italiana nel Mediterraneo.

Nella relazione dell’anno accademico 1940–41, il Magnifico Rettore Prof. Toschi, evidenzia il contributo dell’Accademia all’attività scientifica: “sta per affermarsi a noi la ricostituita Accademia Pugliese delle Scienze, di cui sono in corso le pratiche per l’erezione in Ente Morale, mercé l’assidua opera del Comitato presieduto dall’esimio collega prof. Ciusa. All’Accademia dunque il nostro più fervido augurio di feconda operosità e l’assicurazione della nostra fraterna solidarietà”

In oltre ottant’anni di vita, l’Accademia ha svolto una intensa attività culturale e numerose sono state le personalità scientifiche invitate a tenere relazioni. Tra gli illustri Maestri della Medicina italiana, sono da ricordare: G. Martino, R. Paolucci, L. Condorelli, M. Bufano, P. Valdoni, N. Pende, A. Basile, P. Di Mattei, nonché clinici e biologi di chiarissima fama, Musajo–Somma, Caglioti, Bonsignore, Norudi, Ciusa, Calzolai, Nebbia, le cui dotte relazioni sono raccolte negli Atti dell’Accademia.

L’Accademia veniva compresa tra quelle più famose e prestigiose, chiamata a votare per la designazione dei membri elettivi in seno al Consiglio Superiore delle Accademie e Biblioteche. A Bari furono invitati, per tenere conferenze, gli scienziati di fama internazionale Tomizio Yoshida, Direttore dell’Istituto del cancro di Tokio ed il premio Nobel Prof. Severo Ochoa, biochimico. Con lungimiranza, l’Accademia aveva previsto la nomina di soci nazionali ed internazionali, sia per mantenere rapporti con i docenti che erano stati nell’Università di Bari, sia con studiosi stranieri, conoscitori delle problematiche dell’area mediterranea. Scriveva il Prof. Barbieri, Presidente della Classe morale: questo motivo dominante della corrispondenza accademica con il primo nucleo dei soci ex partibus externis, si può cogliere e con più precisi riferimenti, in una lettera di Francois Perroux, infaticabile direttore dell’Istituto di Scienza economica applicata, funzionante a Parigi: “Sin dall’inizio della mia attività scientifica ho considerato l’Italia come una sorgente profonda e chiara di sapere.

Numerosi viaggi mi vi hanno condotto e ricondotto. In ciascuno di essi ho appreso molto,conservo ricordi di di personalità e luoghi”. Tra gli illustri accademici stranieri va citato il celebre geografo tedesco, il Prof. Ludwig Mecking, profondo conoscitore dei problemi mediterranei, il Prof. Leopold Wenger di Vienna, quale riconoscimento ai suoi studi di Diritto romano, il Prof. Van den Brink dell’Università Cattolica di Nimega, molto impegnato nel mantenere frequenti rapporti culturali con l’Accademia.
È opportuno riprendere la tradizione della nomina di accademici stranieri, assente da diversi anni, tenendo presente che l’articolo 6 del nuovo statuto prevede la nomina ad Accademici onorari coloro che, italiani o stranieri, abbiano dato contributi di rilevante ed indiscusso interesse nel campo delle attività dell’Accademia.

Nello stesso periodo, intensa è stata anche l’attività della Classe di “Scienze morali”, che nata nel 1927 sotto la guida del Prof. Barillari si è avvalso dei contributi di illustri economisti, giuristi, letterati, tra i quali è doveroso ricordare, in particolare, la figura dei Proff.ri V. Ricchioni, G. Barbieri, G. Leone e F. Stella Maranca, Lefebre d’Ovidio, G. Semerari, M. Dell’Aquila, F. Cipriani, F. Tateo, S. Mariani, Calò, P. Corsi, G. Contento, F.M. De Robertis, A. Loiodice, P. Giocoli Nacci.
I volumi degli Atti LI e LII sono la testimonianza della cospicua attività svolta nel promuovere cicli di conferenze su molti argomenti di grande attualità nel settore storico–letterario, quali “Ripensare Leopardi”, “Repubblica napoletana del 1799”, “L’Europa di oggi e la sua lingua”, come anche nel settore scientifico le “Malattie del colon e del retto”, “Variazioni climatiche”, “Salute ed ambiente” ed argomenti diversi tenuti da relatori di varia provenienza.

In occasione dell’incontro odierno, fare una sintesi dell’opera svolta in un periodo di tempo così ampio richiederebbe una lunga esposizione, con la preoccupazione, attraverso una illustrazione frettolosa, di essere lacunoso nell’illustrare la feconda opera dei miei predecessori alla guida dell’Accademia. L’Accademia ha curato l’organizzazione di numerosi convegni, cicli di conferenze, incontri di studio con altre società, mostre ed iniziative culturali varie.
Nel primo decennio, nel 1933, particolare successo ebbe la mostra “La Puglia, alla prima esposizione nazionale di Storia delle Scienze”, organizzata dal Prof. Gallerani, su invito del Rettore Prof. Giuseppe Mariani, Presidente del comitato organizzativo del congresso della
Società Italiana per il Progresso delle Scienze. Copiosa e importante fu la messe dei cimelii e documenti relativi a scoperte, invenzioni, opere di scienziati pugliesi che hanno, nel tempo, onorato l’umanità, messe che Gallerani seppe raccogliere specialmente nel campo della biologia, della medicina ed arti ausiliarie, della fisica, della chimica, delle matematiche, dell’archeologia, dell’industria e dell’agricoltura.
L’Accademia in occasione del primo venticinquennio, con grande successo, vide la partecipazione dei soci nazionali e stranieri, numerosi delegati di altre Università ed Accademie estere, con una serie di conferenze tenute da illustri studiosi di fama internazionale. La stessa ampia partecipazione si ebbe nel 1976 per la celebrazione del 50° anniversario della fondazione alla presenza del delegato del Ministro della Sanità.
Merita, anche, citare la mostra “Principi, Imperatori e Vescovi. Duemila anni di storia a Canosa”, organizzata e realizzata a Bari nel 1992 nel complesso medioevale di Santa Scolastica, con il finanziamento della Regione Puglia e la collaborazione di eminenti studiosi. In seguito, la mostra fu ospitata a Caracas (Venezuela).
Per meglio ricordare il cospicuo lavoro di questo lungo periodo di attività, è stato di recente pubblicato il volume in cui sono riportati la relazione storica, gli statuti, i consigli direttivi, ed in ordine alfabetico l’elenco degli accademici, i titoli delle relazioni e degli autori dei lavori pubblicati negli annali, in sequenza cronologica, i discorsi commemorativi di illustri accademici, venuti a mancare nel corso degli anni, alcune relazioni di particolare valenza storica per gli argomenti trattati.

A testimonianza dell’opera svolta nella biblioteca sono conservati ben 52 volumi, con oltre 2300 relazioni. Dall’indagine di archivio il numero degli Accademici è risultato di ben 1270, la maggior parte operante nella regione, molti nazionali e diversi stranieri.
Molte sono state le personalità di spicco del mondo scientifico, che hanno avuto l’opportunità di trascorrere alcuni anni in Puglia, di cui hanno conservato un ottimo ricordo ed hanno mantenuto un continuo rapporto di collaborazione e sono stati nominati Accademici nazionali.

Nel citare i nomi si corre il rischio di gravi omissioni, pur tuttavia, mi sia concesso ricordare quelli che furono i principali fautori della nascita e crescita dell’Accademia, alcuni anche i primi Rettori della nostra Università primogenita, Pende, Neri, Simonetta, Leotta, Mariani, Barillari, Petrocelli, Toschi, Fraccacreta, Baldoni, Gaifami, Solarino, Ambrosi, Cossu, Girone. Numerose altre insigne personalità, hanno fatto parte dei Consigli direttivi dell’Accademia, i cui nomi sono riportati nel volume commemorativo, per ricordare il meritevole impegno spesso non evidenziato nel corso di una cerimonia necessariamente contenuta nei tempi.

Le attività dell’Accademia sono state caratterizzate da una strettissima collaborazione con l’Università di Bari, che anche con il supporto finanziario e l’ospitalità nelle sue strutture ha alleviato le difficoltà gestionali, sempre crescenti per la sopravvivenza di queste istituzioni culturali. Colgo l’occasione per esprimere, al Magnifico Rettore Prof. Corrado Petrocelli ed a tutti gli organi di governo dell’Ateneo barese, la più viva riconoscenza dell’Accademia e la raccomandazione a mantenere sempre viva la tradizione di un’intensa collaborazione.

Sento anche il dovere di ringraziare tutto il Consiglio direttivo, confidando nella loro fattiva collaborazione ed avvalendomi dei loro preziosi suggerimenti e proposte nell’impostazione dei programmi. Ampia è stata la disponibilità dei docenti a svolgere relazioni.
Nel frattempo si è costituito un più complesso policentrismo delle realtà universitarie pugliesi, come anche nella stessa città di Bari è nato il Politecnico, per cui molto sentita è l’esigenza di allargare la propria azione nell’ambito regionale, con l’auspicio di più intensa collaborazione con tutte le istituzioni culturali, come del resto è stata la volontà dei soci fondatori, nel chiamarla “Accademia Pugliese delle Scienze”.

L’incontro odierno è stato un’ottima occasione per ricordare il ruolo culturale di questa Accademia, pur tuttavia è necessaria una riflessione sulla vita futura di questa benemerita istituzione culturale, in relazione alle attuali ben note difficoltà di natura finanziaria, in cui a livello nazionale tutte le istituzioni con queste caratteristiche vengono a trovarsi.

Il Prof. Solarino in un convegno nazionale delle Accademie così intervenne: “la vita delle nostre Accademie, è inutile che ce lo nascondiamo è una vita assai grama, di elemosina e signori miei, questa non è vita è necrobiosi”. La stessa triste considerazione aveva fatto nel lontano 1928 il Prof. Gallerani, illustre fisiologo, che così si esprimeva: “le cose ideali, come la scienza, hanno bisogno in questo basso mondo, per affermarsi, di un’altra chiave posseduta da altri artieri che non siano i professori d’Università e dai cultori della scienza = la chiave forgiata con l’oro; l’oro che possiedono i commercianti, gli industriali, i trafficanti, e se volete, gli esibitori delle proprie facoltà meccaniche, fisiche, ma non spirituali. Questa chiave, purtroppo, apre tutte le porte”.

Purtroppo, nel tempo la stessa situazione non è cambiata ed è stato merito dei miei predecessori con immensi sacrifici mantenere in vita l’Accademia. Questo stato di disagio è stato oggetto di attenta riflessione a livello nazionale, in occasione di incontri con altre Accademie, al fine di trovare adeguate soluzioni, rinnovando strumenti e metodi di lavoro.
L’elaborazione, il confronto, l’aggregazione di idee, rappresentano fattori essenziali per aiutare a costruire qualcosa di utile, con intelligenza e civiltà e, possono costituire la forza e la vera risorsa della nostra Accademia. Idee che scaturiscono e maturano in ciascuno con le esperienze personali, con le attività professionali, con le riflessioni dettate dalla propria cultura. Ne consegue la necessità di condividere l’esigenza di più ampie e strette collaborazioni, sia nelle fasi di elaborazione dei programmi di attività che in quelle della loro realizzazione e divulgazione.

Nel concludere il mio intervento ho ritenuto doveroso un momento di riflessione, che vuol essere un invito a tutte le istituzioni regionali, con il supporto finanziario e di proposte ad una fattiva e concreta collaborazione a mantenere in vita questa Accademia per gli incarichi che può svolgere, come anche vuol essere una raccomandazione agli Accademici ad essere sempre più partecipi alla vita di questa prestigiosa istituzione, con un contributo delle loro idee e del loro sapere, ai quali desidero ricordare la parole dette, per ricordare nel lontano 1941, la scomparsa di un illustre accademico fondatore, il Prof. Giovanni Gallerani. Per Lui la scienza non era luce fredda, ma la feconda e ardente suscitatrice del bene dell’umanità.

Ed è per questa finalità, che la nostra Accademia deve continuare a vivere, facendo affidamento sulle persone che vi entrano per merito di una vita scientifica operosa, dimostrando attraverso la loro opera l’impegno per il progresso civile e culturale della nostra società.
Un sentito ringraziamento devo rivolgere al Prof. Giantommaso Scarascia Mugnozza e a tutto il Comitato Nazionale, per l’impegno profuso nel promuovere questa serie di incontri itineranti sul tema “La Scienza nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia”, nell’ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità, significativa testimonianza del cospicuo lavoro scientifico svolto dagli studiosi operanti nell’Italia meridionale, ben evidenziato dalla recente pubblicazione della ponderosa opera in tre tomi.
Vittorio Marzi Presidente Accademia Pugliese delle Scienze

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